Aprile 28th, 2019 Riccardo Fucile
LEI ACCUSA UNA RAGAZZA DI SINISTRA, DIVERSI TESTIMONI NEGANO… DI FRONTE A UN COSI’ GRAVE PRESUNTO REATO COSA ASPETTA SALVINI A FAR INTERVENIRE I RIS PER L’ANALISI DEL DNA?
Elena Donazzan, assessora all’istruzione della Regione Veneto, ha scritto ieri su Facebook di aver ricevuto uno sputo sulla sua automobile a Bassano del Grappa:
“Sono andata a riprendere l’auto, dopo una bella serata al #Museo Civico per la promozione dell’#asparago bianco dop, in compagnia di Davide. Alla fine di via Museo, fuori da una sede — credo comunale in concessione ad una serie di associazioni — noto un gruppetto di persone che non mi guarda benissimo. Pace! mica posso piacere a tutti…però quando esco dal parcheggio, uno di loro cammina ostentatamente verso la mia auto cercando di rendermi difficile l’uscita, mentre una ragazza mi sputa sulla carrozzeria. Sputa, si, sputa! Un segno di disprezzo, un gesto di volgare arroganza, un evidente odio verso di me. Così fermo l’auto e chiedo ragione, innanzitutto presentandomi con nome e cognome e chiedendo il suo. Silenzio! Anzi, il suo amichetto — quello che mi voleva sfidare con la camminata contro l’auto — mi intima di andarmene e mi dice che loro avrebbero negato visto che erano in tanti.
La versione del Laboratorio Politico di Ricerca ed Espressione Critica però è completamente diversa:
Mentre — dopo la presentazione della mostra sul 25 aprile — tornavamo alle nostre macchine, nel parcheggio lì adiacente, notiamo il veicolo dell’Assessore. Dopo averlo superato in fila indiana — nessuno ha impedito il transito dell’autoveicolo come da lei sostenuto -, la suddetta scende dalla macchina intimando a una nostra amica e compagna di fornirle il nome, causa un fantomatico sputo che sarebbe stato rivolto verso il veicolo, mentre era rivolto all’asfalto dovuto al raffreddore della ragazza.
Al rifiuto di fornire le generalità , ci ha minacciati di chiamare la polizia avvalendosi della sua posizione pubblica, e nel momento in cui l’è stato fatto notare che la bilancia dei testimoni pendeva decisamente dalla nostra parte (essendo noi in sei e lei accompagnata da un uomo solo) se n’è andata dandoci dei vigliacchi. Il post su Facebook — ovviamente — non ha tardato a comparire, con una ricostruzione fantasiosa degli eventi e una terribile accusa, quella di essere antifascisti. Per primo, ci sentiremmo di dire, che chi pensa che una ragazza con un brutto raffreddore, che prosegue da giorni, sputi per terra non per alleviare il fastidio ma per aggredire forse soffre un po’ di manie di persecuzione — interpretazione che ci sembra confermata dalla sua ricostruzione dei fatti, che ci vede come temibili aggressori quando le si è semplicemente fatto notare che dinnanzi a un fatto che non sussiste eravamo di più a sostenere la nostra versione piuttosto che la sua. Nei suoi post non è fatto menzione che nello spazio in questione si tenesse una mostra fotografica dell’ANPI di Malo sulla Resistenza nell’alto Vicentino (che peraltro a Bassano ha già trovato spazio in altre occasioni), ma si asserisce a una fantomatica assemblea.
(da “NextQuotidiano”)
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Aprile 28th, 2019 Riccardo Fucile
I TITOLONI DELLA PADANIA NELL’AGOSTO 2011: “TAGLI EPOCALI AL COSTO DELLA POLITICA, LA CASTA COLPITA AL CUORE”
Ieri un progetto di legge che prevede il ritorno all’elezione diretta delle province, su cui
stanno lavorando Stefano Candiani della Lega e Laura Castelli del MoVimento 5 Stelle, ha triggerato Luigi Di Maio che si è opposto all’idea del suo stesso governo.
Oggi invece Gian Antonio Stella sul Corriere riepiloga tutte le volte che la Lega si è schierata per l’abolizione delle province che oggi rivuole in auge:
«La riforma è stata compromessa dalla finanziaria 2015, con tagli irragionevoli al bilancio delle Province», sostiene Achille Variati, che fino a febbraio ha vissuto da presidente Upi tutta la fase cruciale, «Dal 2017 va un po’ meglio. Ma a fronte dei costi per la manutenzione di oltre 5mila scuole e 130mila chilometri di strade i tagli avevano ridotto del 60% la capacità di investimenti. Che i costi siano aumentati, poi!».
Certo è che l’insistenza leghista sul ripristino delle vecchie entità locali ha qualcosa di paradossale.
Era stato il Carroccio infatti, d’accordo con Silvio Berlusconi («delle Province non voglio parlare, vanno abolite»), a decidere il primo storico taglio radicale degli organismi di cui oggi invoca la resurrezione: una Provincia su tre, tutte quelle sotto i 300.000 abitanti.
Via. Abolite. Era il 14 agosto 2011, Ferragosto. Titolo a tutta pagina della Padania: «Costi della politica, tagli epocali / Difesi risparmi comuni virtuosi».Titolone a pagina 3: «La “Casta” colpita al cuore/ Calderoli: tagliate 50.000 poltrone». Il grafico con la mappa dei tagli era già più cauto: «Le 36 Province a rischio»…
Con le regole immaginate nella bozza di riforma, il consiglio provinciale non cancellerebbe l’assemblea dei sindaci, cioè l’organo di secondo livello (votato cioè dagli amministratori locali del territorio e non dai cittadini) creato dalla riforma Delrio. E le Province tornerebbero a vivere anche nei territori delle Città metropolitane, affiancate dagli organi della Città che si limiterebbero alle zone davvero metropolitane. Altri posti, altre poltrone. Per una politica affamata.
(da “NextQuotidiano”)
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Aprile 28th, 2019 Riccardo Fucile
SOLO 61 SU 330 HANNO VERSATO IL CONTRIBUTO CHIESTO DA CASALEGGIO… NON HANNO PAGATO NEANCHE DI MAIO, TAVERNA, TONINELLI E GIULIA GRILLO
Quattro grillini su cinque non pagano i 300 euro per Rousseau. Il Giornale ne parla oggi in un articolo a firma di Giuseppe Marino:
È sufficiente un’occhiata ai resoconti da poco pubblicati dalla piattaforma, dopo innumerevoli e pressanti richieste da parte dei parlamentari M5s, per scoprire che nei primi due mesi dell’anno meno di uno su cinque (61 su un totale di oltre 330) hanno versato regolarmente i 300 euro al mese.
Non hanno più pagato anche molti big: nell’elenco manca perfino Luigi Di Maio, oltre a esponenti del governo come Giulia Grillo, Danilo Toninelli, Laura Castelli e la vicepresidente del Senato Paola Taverna. Per il capo politico e vicepremier si tratta di una grana visto che non è in grado di ottenere «fedeltà » dai suoi eletti.
Il Giornale scrive che parecchi parlamentari stanno contestando la gestione di Rousseau, temono il rischio schedatura già denunciato da questo quotidiano, protestano per i malfunzionamenti ed esigono chiarimenti sulla gestione dei propri dati personali.
E alcuni hanno avviato approfondimenti legali per capire come bloccare il pagamento.
I «fondatori» l’avevano previsto e, incredibilmente, hanno inserito nelle regole del M5s l’obbligo di servirsi di Rousseau, in barba al conflitto di interessi di Davide Casaleggio, che è al contempo presidente e tesoriere dell’associazione Rousseau e socio fondatore del M5S. La via d’uscita è sospendere i pagamenti, in attesa di chiarimenti
Forse non è un caso che i resoconti sui 300 euro si fermino a febbraio. «Confesso che da tre mesi non sto versando i 300 euro — ammette coraggiosamente, vista la facilità con cui si finisce sulla lista nera, la deputata pentastellata Veronica Giannone — ho chiesto tante volte invano spiegazioni sui problemi della piattaforma. Se poi è vero che ci sono fascicoli su di noi, è una cosa che mi fa incazzare».
(da “NextQuotidiano”)
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Aprile 28th, 2019 Riccardo Fucile
I DATI PRODOTTI DA MARESCOTTI E DI MAIO CHE ABBASSA LA TESTA NON SONO STATI GRADITI DAI TALEBANI GRILLINI
Alessandro Marescotti, cittadino di Taranto e Presidente di PeaceLink, sul suo profilo
Facebook ha detto oggi di aver ricevuto insulti per ILVA: “Sto ricevendo una discreta quantità di insulti per aver letto a Di Maio i dati delle centraline Arpa che smentiscono le sue dichiarazioni. Molti di quelli che insultano non sanno che il sottoscritto ha presentato l’esposto da cui è nato #AMBIENTESVENDUTO e l’arresto di tutti i personaggi chiave dell’inchiesta ILVA, compreso esponenti del PD, inchiesta da cui è derivata anche gran parte della fortuna elettorale del M5s a Taranto”.
Cosa ha fatto di male Marescotti? Ha chiesto a Di Maio di leggere il testo della nuova norma sull’immunità il ministro si è rifiutato di farlo.
Di Maio allora ha raccontato che c’è un miliardo di euro da spendere che però non si sta spendendo. Quei soldi — stanziati da Renzi nel 2015 — però sono già in parte spesi.
Ma non è solo questo che ha fatto arrabbiare i tarantini.
Ad esempio durante l’incontro Alessandro Marescotti ha ricordato al ministro di quando nel settembre del 2018 aveva annunciato un taglio delle emissioni. «Abbiamo installato tecnologie a Taranto che riducono del 20% le emissioni nocive» a pochi giorni dall’accordo in un video messaggio in cui annunciava che il M5S e il governo avevano risolto la crisi Ilva. Le emissioni però non sono diminuite, sono aumentate. PeaceLink riporta che:
In cokeria si registra un incremento del 160% per il benzene, del 140% per l’idrogeno solforato e del 195% per gli IPA totali. Sono tutti inquinanti cancerogeni e anche neurotossici.
Per quanto riguarda le polveri sottili misurate attorno alla cokeria, l’Arpa Puglia registra un incremento fra il 18% e il 23% per il PM10 (a seconda del campionatore ENV o SWAM) e del 23% per il PM2,5.
Le tecnologie che Di Maio aveva detto che erano state installate non sono mai state installate. Di Maio spiega tecnologie non ci sono ancora perchè «nel cronoprogramma [delle operazioni di bonifica che termineranno nel 2023 NdR] ancora non sono previste». Allora a settembre del 2018 perchè Di Maio ha fatto credere agli italiani che i filtri fossero già stati installati?
Qualcuno potrebbe chiedersi in che modo sia stata risolta la crisi dell’Ilva, perchè il famoso cronoprogramma non detta solo i tempi del risanamento ambientale ma anche quelle delle assunzioni di coloro che al momento sono in cassa integrazione.
Ma Marescotti aveva anche un’altra domanda da fare, una domanda per la ministra della Salute Grillo che durante l’incontro non ha aperto bocca. In che anno ci sarà il picco dei tumori a Taranto? Incredibilmente la ministra della Salute, che era a Taranto per parlare dell’ex-Ilva, non ha saputo rispondere perchè “si deve documentare”.
Ma allora cosa ha fatto in questi mesi il governo del Cambiamento, a parte fare annunci su cose che non sono vere? Forse qualcuno pensa che a Taranto si muoia e ci si ammali secondo il cronoprogramma o che si possa continuare a lungo a dare la colpa “a quelli di prima”?
(da “NextQuotidiano”)
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Aprile 28th, 2019 Riccardo Fucile
HA ACCOMPAGNATO LA LISTA CON SOLO DUE FIRME CONTRO LE 10.000 NECESSARIE
La commissione elettorale ha respinto il listino regionale di Casapound, che quindi resta al momento escluso dalle elezioni regionali del prossimo 26 maggio.
“La commissione elettorale regionale ha escluso il listino, mentre abbiamo notizia che la nostra lista sia stata accettata in alcune province — afferma Panero -. Attendiamo di avere il quadro completo della situazione e poi faremo sicuramente ricorso al Tar”.
La lista era stata presentata questa mattina senza le 10mila firme richieste.
“Abbiamo presentato solo due firme, la mia e quella di Giangi Marra, perchè la scorsa tornata elettorale — spiega Panero — abbiamo sostenuto Gilberto Pichetto (candidato del centrodestra, ndr), che è risultato eletto grazie alla somma dei voti delle liste. Ci sono sentenze della Cassazione che dicono che abbiamo ragione. Per questo motivo — ribadisce — faremo ricorso”.
Anche l’ufficio elettorale provinciale di Torino, dopo quello regionale, ha escluso la lista CasaPound — Destre Unite — Azzurri Italiani, che sosteneva il candidato alla presidenza della Regione Piemonte, Massimiliano Panero.
Anche in questo caso, secondo i magistrati, la lista e’ stata depositata senza le firme necessarie.
Tempi stretti e tante incertezze che vedono davvero difficile un possibile ripescaggio di Casa Pound-Destre Unite all’interno della corsa per la presidenza della regione.
La notizia dell’esclusione del gruppo ha scatenato le reazioni della politica: a gioire per la notizia sono stati il consigliere comunale del Movimento 5 Stelle Damiano Carretto (che ha commentato con un ironico «come mi dispiace…») ma anche di un altro candidato come Augusto Montaruli, presente nelle liste regionali di Liberi Uguali Verdi (che ha accolto la notizia con un altrettanto ironico «questa notte non dormirò»).
A conti fatti, però, l’esclusione della lista può far felice principalmente il centrodestra stesso che si troverà con un competitor in meno posizionato alla sua destra. Un piccolo vantaggio non trascurabile che libera dei voti “sovranisti” altrimenti intercettati dai militanti della “tartaruga” e che lascia come unico altro candidato ideologicamente conservatore opposto a Cirio il professore Valter Boero del Popolo della Famiglia.
(da agenzie)
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Aprile 28th, 2019 Riccardo Fucile
IL CONVOGLIO ERA DIRETTO A NAPOLI, A LANCIARE L’ALLARME IL CAPOTRENO, E’ INTERVENUTA LA POLFER
Il treno Frecciarossa 9604 delle 5,17 in partenza da Brescia e diretto a Napoli è stato
soppresso perchè i due macchinisti erano ubriachi.
A lanciare l’allarme è stato il capotreno, se n’è accorto perchè non riusciva a salire sul convoglio: i due macchinisti infatti non erano in grado di aprirgli.
Sul posto è intervenuta la Polfer insieme con la Polstrada.
Gli agenti hanno sottoposto al test dell’etilometro i due macchinisti. Il più grande (35 anni) è risultato positivo (aveva 1,95 all’alcoltest) mentre l’altro di 21 anni ha chiesto l’intervento dei medici del 118 ed è stato trasportato in codice verde all’ospedale Città di Brescia.
I 65 passeggeri sono stati trasferiti in treno alla stazione Milano Centrale per poi proseguire su un altro Frecciarossa per Napoli.
(da agenzie)
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Aprile 28th, 2019 Riccardo Fucile
A MONREALE SALVINI SI APPOGGIA A UN EX DI CUFFARO, A GELA A UN EX DI ALFANO, LISTE CON TANTI EX GRILLINI E FORZISTI
A Monreale ha pranzato nella villa di un ex enfant prodige dell’Udc di Totò Cuffaro. A un certo punto lo hanno addirittura imboccato: spicchi di arance di Ribera direttamente dalle mani del capo dei leghisti locali. E tanto di foto ricordo scattata da un ex fedelissimo di Rosario Crocetta.
A Gela il suo candidato è un commercialista alla prima esperienza politica, ma alle spalle ha anni di militanza in Libera, l’associazione antimafia di Luigi Ciotti. Che c’entra Libera con la Lega? “Io sono cattolico, non potevo certo andare con chi ha fatto le unioni civili“, dice il diretto interessato. A sceglierlo è stato Alessandro Pagano, un deputato che stava con Angelino Alfano prima di saltare a bordo del Carroccio.
La “padanizzazione” della Sicilia
Riciclati, cambiacasacca, ma anche attivisti alla prima esperienza politica che ricordano le modalità di selezione del Movimento 5 stelle. E in effetti è proprio dal M5s che proviene qualche nuovo leghista in salsa sicula.
Saranno le urne a stabilire se le folle arrivate per Salvini siano composte più da elettori che da curiosi. Nel frattempo Stefano Candiani, il sottosegretario spedito da Tradate — Varese — a fare da commissario nel profondissimo Sud, può permettersi di sorridere. “Era più semplice fare il sindaco nel mio Comune”, dice l’uomo inviato dal ministro dell’Interno a “padanizzare” la Sicilia.
Cambiacasacca e riciclati
Padanizzare la Sicilia? Solo qualche anno fa sarebbe sembrata una bestemmia. E invece il mini tour del segretario ha fatto registrare sold out su sold out. Piazza stracolme, file infinite per ottenere un selfie ricordo, comitati di accoglienza per questo ennesimo uomo forte venuto dal Nord a salvare la Sicilia. “Dove abbiamo più possibilità di vincere? Non lo so, l’importante è esserci”, gongola Candiani. Consapevole che a questo giro la Lega rischia di eleggere per la prima volta sindaci in centri importanti della Sicilia.
D’altra parte lo stesso Candiani è stato spedito sull’isola dopo di un’inchiesta per voto di scambio che ha coinvolto i vertici regionali del partito.
Uno è stato addirittura arrestato: si chiama Salvino Caputo ed era il primo politico decaduto per la legge Severino dopo una condanna per tentato abuso d’ufficio. Aveva messo in lista il fratello ma per i pm truffava gli elettori sostenendo di essere lui il candidato.
Quell’inchiesta ha coinvolto anche l’ex alfaniano Pagano, che però è deputato: al contrario di Caputo non è stato allontanato dai leghisti ma è rimasto da militante. Retrocesso in seconda linea è stato pure Angelo Attaguile, un democristiano per tutte le stagioni scelto per guidare Noi con Salvini, il primo esperimento di leghismo del Sud.
Lo hanno candidato alle Europee ma Candiani sta affidando il partito ad altri. I leghisti, infatti, hanno capito che l’etichetta di riciclato non porta bene. Soprattutto in Sicilia, inesauribile granaio di voti per i 5 stelle. Ed è ai grillini che Salvini vuole rubare i voti siciliani.
Facce nuove per rubare voti ai grillini
Le chiavi del Carroccio isolano sono state affidate a due facce più o meno nuove: Igor Gelarda Palermo, consigliere comunale scippato ai 5 stelle, e Fabio Cantarella a Catania.
L’orizzonte vicino è quello delle Europee, ma Salvini pensa già a una mega campagna acquisti per la sua Lega nazional sovranista.
Per questo motivo continua a flirtare col governatore Nello Musumeci (il primo presidente della Sicilia invitato a Pontida) ed è pronto ad accogliere Salvo Pogliese, il votatissimo sindaco di Catania appena uscito da Forza Italia. Insomma la Lega in Sicilia ha deciso di stringere leggermente il filtro degli ingressi, mixando facce vecchissime e qualche novità .
Il derby di governo in attesa delle Europee
L’obiettivo è far apparire il partito più vecchio del Parlamento come “nuovo”.
Alte possibilità di accedere al ballottaggio per i leghisti arrivano anche da Mazara del Vallo, altra roccaforte grillina visto che ha dato i natali al guardasigilli Alfonso Bonafede. Il Carroccio punta a conquistare la città italiana più vicina alla Tunisia con Giorgio Randazzo, 28 anni ma già varie esperienze in partiti di destra.
Più difficile la padanizzazione di Caltanissetta, la città di Giancarlo Cancelleri dove Luigi Di Maio ha chiuso la campagna elettorale: al centro della Sicilia il grillino Roberto Gambino è dato in vantaggio rispetto al leghista Oscar Aiello.
Il gioco di prestigio: far dimenticare gli insulti —
Ma va bene così. In vista delle Europee anche un paio di candidati al ballottaggio nei centri principali sarebbero un successo per Salvini. Che nel suo mini tour siciliano è riuscito in un secondo gioco di prestigio: fare dimenticare totalmente gli insulti lanciati per anni dal suo partito ai siciliani.
Il nuovo nemico sono i clandestini, i migranti che rubano il lavoro ai siciliani onesti. Ma non erano i siciliani a non avere voglia di lavorare, almeno secondo la Lega? Non era il Carroccio che li chiamava terroni? Non era lo stesso Salvini a definire i meridionali “lontani anni luce” e “troppo distanti dalla nostra impostazione culturale, dallo stile di vita e dalla mentalità del Nord”?
“No, quella era la vecchia Lega di Bossi. Ora è diverso”, dicono un po’ tutti quelli venuti ad ascoltare il “capitano“. A Monreale, come a Bagheria o Corleone. O a Chiusa Sclafani, tremila abitanti tra le colline, dove solo due settimane fa il sindaco, il vice sindaco, un assessore, il presidente del consiglio comunale e due consiglieri sono entrati in blocco nel Carroccio. Sono andati ad allungare la folla di leghisti di Sicilia.
In molti adesso hanno appuntato al bavero della giacca la spilla di Alberto da Giussano, il leggendario eroe della battaglia di Legnano, 1.500 chilometri a Nord. Cosa rappresenta questa spilla? “Giussani“, rispondono alcuni. E che ha fatto Giussani? “E che ha fatto? Niente ha fatto. Uno apposto è“.
Chissà come la pensano a Legnano.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Aprile 28th, 2019 Riccardo Fucile
CALTANISSETTA UNICO CAPOLUOGO, TRA I GRANDI CENTRI ANCHE MONREALE, BAGHERIA, MAZARA, GELA, CASTELVETRANO E ACI CASTELLO
Oggi 498 mila elettori siciliani sono chiamati al voto in Sicilia, dalle 7 alle 23, per eleggere
sindaci e consiglieri in 34 Comuni. Tra questi un capoluogo di provincia, Caltanissetta, e altri grandi centri come Monreale, Bagheria, Mazara del Vallo, Castelvetrano, Gela e Motta Sant’Anastasia, nel quali si vota con il maggioritario a doppio turno: l’eventuale ballottaggio (necessario se nessuno dei candidati ottiene almeno il 40 dei consensi) si svolgerà il 12 maggio.
Negli altri 27 comuni, con popolazione inferiore a 15 mila abitanti, viene eletto chi conquista più voti al primo turno.
L’arrivo nell’isola, nei giorni scorsi, di Matteo Salvini, Luigi Di Maio e Nicola Zingaretti, dà la misura di quanto il mini test elettorale sia sentito dai partiti.
A Caltanissetta la Lega presenta un proprio candidato, Oscar Aiello, dopo il mancato accordo con i tradizionali alleati del centrodestra, da Forza Italia ad Udc, Mpa ed Fdi, che sostengono Michele Giarratana.
Il centrosinistra punta su Salvatore Messana, i 5 stelle su Roberto Gambino.
A Bagheria il candidato uscente del M5S, Patrizio Cinque (con pendenze giudiziarie), non si ricandida e lascia a Romina Aiello, assessore della sua giunta, il compito di sfidare Gino Di Stefano, sostenuto dal centrodestra quasi al completo: FdI, infatti, sostiene un altro candidato.
Il centrosinistra e un pezzo dei centristi sostiene invece Filippo Tripoli.
Gela, che nella scorsa tornata ha eletto un sindaco pentastellato, espulso dal movimento poco dopo l’elezione, il candidato cinquestelle è Simone Morgana, che avrà come avversari Giuseppe Spata, esponente della Lega, ex dirigente di Libera, sostenuto da un centrodestra che conta anche sui dissidenti di Forza Italia vicini all’area dell’ex deputato Pino Federico.
I forzisti legati a Gianfranco Miccichè hanno fatto un accordo con il Pd in chiave antipopulista e sostengono di Lucio Greco.
A Castelvetrano, Comune sciolto per mafia due anni fa, il Pd (che solo qui presenta il proprio simbolo, mentre altrove si presenta all’interno di liste civiche) punta su Pasquale Alamia, al quale Zingaretti ha dato il suo esplicito sostegno recandosi nel paese che ha dato i natali al boss latitante Matteo Messina Denaro.
I 5 stelle candidano Enzo Alfano, Fdi va da sola con Davide Brillo, il centrodestra che rimane sostiene Calogero Martire, di area Lega è Antonio Giaramita, che perà non ha il simbolo del partito di Salvini, e sempre di area destra è la civica Vita Alba Pellerito.
A Mazara del Vallo la Lega va da sola con Giorgio Randazzo, il centrosinistra candida Pasquale Safina, mentre l’ex sindaco Nicola Cristaldi punta su Mariella Martinciglio.
I 5 stelle lanciano Nicola La Grutta.
Si vota anche a Monreale, dove tra i 7 candidati c’è anche l’uscente Pietro Capizzi, appoggiato da una parte del Pd e da pezzi del centrodestra. Qui è candidato anche Salvino Caputo, sostenuto da Forza Italia, e le Lega va da sola con Giuseppe Romanotto, in campo per la corsa a sindaco anche Alberto Arcidiacono,sostenuto da autonomisti e Diventerà bellissima, Roberto Gambino, Alberto Arcidiacono
Fabio Costantini dei 5 stelle, Massimiliano Lo Biondo e Benedetto Madonia.
In Sicilia lo scrutinio inizierà subito dopo la chiusura delle urne.
(da agenzie)
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Aprile 28th, 2019 Riccardo Fucile
UN MORTO E TRE FERITI, TRA CUI ANCHE UN RABBINO… LO SPARATORE E’ UN GIOVANE RAZZISTA CHE SI ISPIRA A HITLER
Si chiama John T. Earnest e ha 19enne lo “sparatore” che sabato ha preso d’assalto una sinagoga a Poway – vicino a San Diego – uccidendo una persona e ferendone tre, tra le quali anche un rabbino.
Sebbene il movente non sia ancora confermato, le autorità ne hanno individuato uno possibile in una “lettera aperta” postata online sui forum di 8chan. Il documento – zeppo di epiteti razzisti e antisemiti, estratti suprematisti e teorie complottiste – è simile a quello pubblicato dall’assassino neozelandese di Christchurch.
E proprio quest’ultimo fatto di sangue, e l’assalto alla sinagoga Tree of Life di Pittsburgh – di esattamente sei mesi fa e che costò la vita a 11 persone – sarebbero le ispirazioni principali dell’attentatore
Sempre secondo gli inquirenti Earnest avrebbe tentato di trasmettere via web con una diretta streaming il suo assalto, senza però riuscirci per qualche tipo di inconveniente tecnico. Un guasto avrebbe interessato anche la sua arma da fuoco semiautomatica, inceppatasi durante la sparatoria.
L’arresto, riporta l’ufficio dello Sceriffo, è avvenuto senza complicazioni. Una volta identificato dalla volante di ronda, il ragazzo si è arreso subito scendendo dalla sua vettura con le mani alzate.
Il diciannovenne di San Diego che ha aperto il fuoco contro i fedeli di una sinagoga di Poway, in California, avrebbe scritto alcune lettere in cui denuncia il suo odio verso gli ebrei e altre persone.
Lo scrive Rita Katz, la responsabile del sito specializzato Site che monitora il web e i social media. Il ragazzo avrebbe scritto di essersi ispirato a Brenton Tarrant, l’uomo che ha fatto una strage in una moschea e in un centro islamico di Cristchurch, in Nuova Zelanda.
Sempre secondo Katz, il diciannovenne avrebbe postato una lettera in cui invita altri bianchi suprematisti a condurre attacchi. Lettera in cui spiegherebbe di aver impiegato quattro settimane per pianificare il suo attacco e svela di aver appiccato con la benzina un incendio a una moschea nella località di Escondito la settimana dopo l’attentato in Nuova Zelanda.
Il ragazzo avrebbe anche scritto una lista di persone a cui si ispirerebbe, tra cui figura anche Adolf Hitler.
(da agenzie)
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