Destra di Popolo.net

UNGHERIA, NEONAZISTI APPICCANO INCENDIO A UN CENTRO CULTURALE EBRAICO

Ottobre 24th, 2019 Riccardo Fucile

PRIMA HANNO MARCIATO INDISTURBATI PER LE STRADE DI BUDAPEST CON BANDIERE NEO-NAZISTE E CON SLOGAN OMOFOBI E RAZZISTI… SONO IL PRODOTTO DEI SOVRANISTI COME ORBAN

Un attacco neo nazista nel cuore della capitale ungherese. È accaduto la scorsa notte a Budapest, dove il centro culturale Aurora, frequentato in gran parte dalla comunità  ebraica è stato danneggiato da alcuni gruppi neonazisti.
Durante la notte il gruppo aveva marciato per le strade di Budapest, in divise nere e con bandiere neo-naziste, urlando cori omofobi e razzisti e bruciando bandiere di Israele.
La comunità  Aurora è nota a Budapest per le sue attività  a favore dei diritti Lgbtq, dei migranti, dell’integrazione dei rom ed è maggiormente supportata dalla comunità  ebraica locale.
Al momento del blitz, nel centro non c’era nessuno e il gruppo di manifestanti — che non riuscirà  mai a entrare — ha provato ad appiccare un incendio.
La porta ben sprangata ha permesso ai militanti di non entrare, racconta Adam Schonberger, direttore di Marom, associazione ebraica che gestisce ed è proprietaria del centro.
Già  nel 2017 attivisti di estrema destra si erano filmati mentre affiggevano manifesti con la scritta: «Basta operazione Soros». Creato nel 2014 con il supporto dell’organizzazione Marom, il centro Aurora è diventato negli anni il quartier generale di diversi gruppi, tra cui il centro stampa della comunità  rom, il Budapest pride, un’organizzazione legata ai diritti dei gay, oltre ad altri gruppi che si occupano di tematiche sociali legate all’integrazione e all’immigrazione.

(da agenzie)

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A ROMA SPUNTA PURE LA FELPA CON LA SCRITTA CASAMONICA

Ottobre 24th, 2019 Riccardo Fucile

ORA LA VICINANZA A UNA FAMIGLIA MAFIOSA DIVENTA PURE UN LOGO DA ESIBIRE

Oggi, nel clima di tana-libera-tutti che si respira dopo la sentenza della Cassazione, anche altri gruppi che la procura considera mafia diventano un logo da esibire.
Col nome della famiglia accusata di usura, estorsione, traffico di droga e associazione mafiosa
Mafia Capitale si è dissolta: non era mafia, ma solo bande. E i banditi hanno da sempre il loro fascino. Soprattutto a Roma, dove la Magliana si è trasformata da romanzo criminale a fenomeno popolare, confondendo fiction e verità  nell’esaltazione del Freddo, del Libano, del Dandi e del Nero, che poi sarebbe il giovane Massimo Carminati: le loro frasi sono entrate nel linguaggio comune, condivise a ogni livello sociale e in ogni quartiere.
Così a pochi metri da San Pietro e dal Tribunale, nel signorile quartiere di Prati, si può incontrare in un bar gelateria una persona con la felpa marchiata Casamonica. Va in giro, sereno e compiaciuto, ostentando sulla schiena una grande scritta con il nome della famiglia accusata di usura, estorsione, traffico di droga e associazione mafiosa.
Chissà  cosa aveva in testa l’uomo che ha comprato o si è fatto realizzare la maglia spot per il clan. Non conosciamo il suo nome. Si è allontanato tranquillo a bordo di una Smart intestata a una persona che non risulta avere precedenti penali, nè rapporti diretti con i brutali picchiatori della periferia, violenti persino con una donna disabile. Chi siano i Casamonica, però, oggi lo sanno tutti: forse i giudici non li riconosceranno come una mafia, ma di sicuro non c’è niente di cui essere orgogliosi.

(da “La Repubblica”)

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CONTE A SALVINI: “SOLO UN MISERABILE PUO’ CERCARE DI LUCRARE CONSENSO SU UNA TRAGEDIA”

Ottobre 24th, 2019 Riccardo Fucile

NON C’E’ STATO NESSUN TAGLIO ALLE FORZE DELL’ORDINE, A PARTE QUELLO DEL PAGAMENTO DEGLI STRAORDINARI DI CUI E’ RESPONSABILE PROPRIO SALVINI

“Se qualcuno si permette di fare speculazioni su un fatto del genere in campagna elettorale lo trovo miserabile”. Risponde così Giuseppe Conte agli attacchi di Matteo Salvini in seguito all’omicidio   di Luca Sacchi, il ragazzo di 24 anni, ucciso con un colpo alla testa, mentre difendeva la fidanzata da uno scippo, davanti a un pub a Colli Albani, alla periferia di Roma.
“Qui rischio di arrabbiarmi, Si può ingrassare il consenso in tutti modi, ma se si pensa di lucrare consenso in questo modo lo trovo davvero miserabile”.
Il leader della Lega aveva subito puntato il dito contro l’attuale esecutivo.   “Da ex ministro dell’Interno fa ancora più male vedere tutta l’insicurezza della capitale governata dai 5Stelle e i tagli disastrosi che Renzi, Conte e Zingaretti fanno al fondo per le forze dell’ordine”
Una menzogna indecente dato che non c’è stato alcun taglio al fondo. Semmai è colpa di Salvini non aver pagato ancora gli straordinari 2018-2019 agli agenti.
Immediata la reazione del presidente del Consiglio: “Mi ha molto addolorato la morte di questo ragazzo di 24 anni, anche per la sua brutalità : sono molto vicino alla famiglia, ai suoi cari, la sua fidanzata. E’ un fatto che ci addolora molto, un fatto che ci rende consapevoli di assicurare la massima sicurezza ai cittadini” spiega Conte. “Da questo punto di vista non bisogna abbassare la soglia, ho parlato con Gabrielli, faranno di tutto per assicurare alla giustizia i responsabili di questo omicidio. Ma è un episodio e c’è un contesto generale”   ma   “allo stesso tempo ragionando in termini più ampi Roma resta una delle metropoli più sicure in Europa se guardiamo agli indici di delittuosità ” conclude Conte.

(da agenzie)

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“E’ CACCIA A DUE ITALIANI”: SONO GLI ASSASSINI DEL RAGAZZO ROMANO CHE VOLEVA DIFENDERE LA SUA RAGAZZA DA UNO SCIPPO

Ottobre 24th, 2019 Riccardo Fucile

IL DRAMMATICO RACCONTO DELLA FIDANZATA DI LUCA: “GLI HANNO SPARATO UN COLPO IN TESTA”… INVESTIGATORI SULLE TRACCE DI DUE ITALIANI SUI 30 ANNI CON ACCENTO ROMANO

Voleva difendere la sua ragazza da un rapinatore e impedire che le rubassero lo zaino. Ma il bandito ha impugnato la pistola e gli ha sparato un colpo alla testa, ferendolo mortalmente. L’aggressore poi è fuggito con un complice a bordo di una Smart.
Un dramma quello che si è consumato ieri sera intorno alle 23.30 in via Bartoloni, a Colli Albani. La vittima si chiamava Luca Sacchi, faceva il personal trainer e aveva 24 anni. La sua fidanzata, Anastasia Kylemnyk, è una babysitter di 25 anni.
Quando è stato soccorso dagli operatori del 118 nella tarda serata, il giovane era ancora vivo ma è apparso subito in condizioni gravissime. Trasportato d’urgenza all’ospedale San Giovanni, è stato anche sottoposto ad intervento chirurgico. Nello stesso ospedale è stata accompagnata anche la fidanzata per un contusione alla testa.
La violenta aggressione è avvenuta poco distante da un pub, il John Cabot, tra via Teodoro Mommsen e via Bartoloni, vicino al parco della Caffarella. Il locale a quell’ora era aperto e affollato e l’allarme sarebbe partito proprio da lì. Un bossolo è stato ritrovato anche all’interno del locale..
I primi ad arrivare sul posto sono stati i medici. Hanno stabilizzato il giovane e trasportato in codice rosso all’ospedale e ricoverato, fino al decesso avvenuto nella tarda mattinata di oggi, nel reparto di terapia intensiva.
“Quei ragazzi stavano venendo verso il locale – raccontano alcuni testimoni- quando due persone che li seguivano da qualche minuto su una Smart bianca all’improvviso sono scese e hanno cercato di strappare la borsa alla ragazza. È scoppiata una colluttazione e hanno colpito il ragazzo col calcio della pistola e poi gli hanno sparato. Un altro colpo è finito all’interno del locale senza però ferire nessuno”.
Sul caso indagano i carabinieri di piazza Dante insieme ai militari del Nucleo Investigativo che stanno procedendo con i rilievi e la ricostruzione della brutale aggressione. Si stanno inoltre esaminando quattro telecamere puntate della zona La procura sta procedendo per omicidio volontario. Il fascicolo è affidato al pm di turno esterno Nadia Plastina. Già  ieri notte gli investigatori hanno ascoltato a lungo la ragazza della vittima, di nazionalità  ucraina, anche lei ferita ma in modo lieve.
“Eravamo appena usciti dal pub. Mi sono sentita strattonare da dietro, mi hanno detto: ‘dacci la borsa’. Gliela stavo consegnando quando mi hanno colpito con una mazza.
A questo punto è intervenuto Luca che ha reagito bloccando il ragazzo che mi aveva aggredito, quindi è intervenuto l’altro aggressore che gli ha sparato alla testa”. Secondo quanto riferito dalla giovane, lei e il fidanzato erano andati nel locale dopo una giornata di lavoro per bere una birra. La ragazza ha riferito agli inquirenti che i due aggressori sarebbero fuggiti a bordo di una Smart. Altri testimoni hanno invece raccontato che i due sarebbero fuggiti a piedi. A dare l’allarme è stato un tassista che si trovava a passare in via Bartoloni.
Gli investigatori sono sulle tracce di due italiani sui 30 anni con accento romano
L’intero quartiere è sotto shock: “Questo è un quartiere tranquillo, non riesco a crederci”. Incredulità  e amarezza: sono questi i sentimenti che regnano tra i cittadini della zona. “Qui cose del genere non sono mai accadute. Dobbiamo aver paura anche uscire di casa ora?”, si chiede una donna, titolare di un’attività  poco distante dal lungo dell’agguato.
“Non riesco a crederci. Sono sconvolta. Povero ragazzo”, aggiunge commossa una signora anziana che ha appreso di quanto accaduto solo stamattina passando davanti al pub di Colli Albani dove si sono radunati giornalisti e telecamere. “Ma veramente? non è possibile”, commenta incredulo un cittadino della zona che abita poco distante. “Io sono nato qui e posso dire che è sempre stato un quartiere tranquillissimo”. Intanto sul luogo dell’omicidio sono comparsi gigli, margherite e alcune rose bianche.
Intanto è iniziato un via vai di omaggi sul luogo dellUn mazzo di rose rosse, margherite. A deporre mazzi di fiori sono anonimi cittadini del quartiere che non conoscevano la vittima. “No, non conoscevo Luca ma quello che è successo è una tragedia incredibile che mi ha commosso”, racconta una donna con un passeggino, venuta a lasciare alcune rose davanti al pub John Cabot dove Luca, insieme alla compagna, stava per entrare prima di essere ucciso.
Lo sport, gli amici, la famiglia e Anastasia: erano queste le passioni di Luca. “Un bravissimo ragazzo” continuano a ripetere in via Vittorio Fiorini, all’Appio, dove viveva insieme ai genitori e al fratello. “Non possiamo credere che sia morto così” dicono scuotendo la testa. Era un appassionato di moto e moto cross. Avrebbe compiuto 25 anni il prossimo febbraio Luca che dopo il diploma scientifico – conseguito al liceo Kennedy   – aveva coltivato la sua passione per lo sport ed era diventato un personal trainer. Una passione, quella per la palestra, che condivideva anche con la sua fidanzata: “Li vedevamo spesso insieme in giro per il quartiere con il loro cane, Jenna – raccontano i vicini di casa – erano davvero una bella coppia. Lui un ragazzo educato e sempre gentile con tutti. Siamo sicuri che abbia reagito per difenderla – aggiungono – ancora non riusciamo a credere a una morte tanto assurda”.

(da agenzie)

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IL GIORNO DELLO SCIACALLO

Ottobre 24th, 2019 Riccardo Fucile

LA FIGURACCIA DI SALVINI CHE TENTA DI SPECULARE SULLA MORTE DI LUCA SACCHI

Siccome tra poco si vota in Umbria e ha finito gli alberi da abbracciare, Matteo Salvini sente l’assoluto bisogno di sciacallare sull’omicidio di Luca Sacchi avvenuto a Roma e già  che c’è ci aggiunge anche qualche ulteriore sciocchezza per far dimenticare le sue mancanze.
Questa è la nota stampa di Salvini sulla vicenda:
“Oggi, commosso e addolorato, prego per Luca e sono vicino alla sua famiglia. Ma sono anche incredulo e sdegnato perchè è inconcepibile quello che è accaduto. Da ex ministro dell’Interno fa ancora più male vedere tutta l’insicurezza della capitale governata dai 5stelle e i tagli disastrosi che Renzi, Conte e Zingaretti fanno al fondo per le forze dell’ordine”
Ora, a parte che non si sa ancora nulla di quello che è accaduto, va segnalato in primo luogo che non ci sono tagli alle forze dell’ordine di Renzi, Conte e Zingaretti ma in compenso è Salvini quello che ha promesso i soldi degli straordinari alle forze dell’ordine e poi se li è “dimenticati”.
Nel frattempo il governo ha promesso di rimediare (e vediamo se lo farà ).
In secondo luogo in questa intervista rilasciata al Messaggero il proprietario del pub davanti al quale si sono svolti i fatti spiega che quella in cui è accaduto il fatto è una zona presidiata dalla polizia anche perchè c’è un commissariato a pochi passi.
“La polizia è arrivata subito perchè su questa via c’è il commissariato e questa è la via che usano per andare verso il centro quindi da qua ci passano sempre, ogni quarto d’ora dieci minuti passa una volante, poi ci sono anche le telecamere…”.

(da “NextQuotidiano”)

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CON SALVINI BOOM DI IRREGOLARI: 140.000 IN PIU’

Ottobre 24th, 2019 Riccardo Fucile

RAPPORTO ISOS: CON I DECRETI SICUREZZA I SENZA PERMESSO DI SOGGIORNO SARANNO 670.000 NEL 2020

Centoquarantamila nuovi invisibili. Un effetto sicuro i decreti sicurezza lo hanno già  avuto: i 530mila stranieri irregolari stimati a inizio 2018 in Italia, lieviteranno entro il 2020 a oltre 670mila.
Cresce dunque il popolo dei “senza permesso di soggiorno”, confinato ai margini della legalità . E non è tutto: «La mancata risoluzione della questione della cittadinanza sta contribuendo ad avviare processi di disaffezione e anche di abbandono dell’Italia». Eccola l’ultima fotografia scattata dal Dossier statistico immigrazione 2019: un duro j’accuse verso le politiche migratorie del nostro Paese.
Boom di irregolari.
Ogni anno il Dossier del Centro studi e ricerche Idos (con la rivista Confronti, cofinanziato dall’Otto per mille della Chiesa Valdese) offre centinaia di pagine e dati sul “Pianeta immigrazione”. Quest’anno parte dall’analisi delle ultime norme volute dal Viminale: «Tra le estati 2018 e 2019 è indubbiamente trascorso un annus horribilis per l’immigrazione, con ben due decreti “sicurezza”, immediatamente convertiti in legge, che hanno colpito sia gli immigrati già  presenti in Italia, il primo, sia quelli diretti verso il Paese, il secondo. È verosimile che a causa del primo decreto sicurezza siano sensibilmente aumentati gli stranieri irregolari: questo decreto, infatti, da un lato ha abolito i permessi per protezione umanitaria, rendendone impossibile rinnovi e nuovi rilasci, dall’altro, istituendo permessi “speciali” più labili e difficilmente rinnovabili, ha ridotto e reso più precaria la platea dei beneficiari. Anche a seguito di tali revisioni, dai 530.000 stranieri irregolari stimati a inizio 2018, si è calcolato che entro il 2020 possano arrivare a oltre 670.000».
Le morti in mare.
«Il crollo degli arrivi via mare — scrivono i ricercatori — è stato ottenuto al prezzo di un elevato numero di migranti, o fermati lungo la traversata dalla Guardia costiera libica (appositamente finanziata, addestrata e rifornita di mezzi dall’Italia e dall’Unione europea) e riportati nei campi di detenzione del Paese nordafricano (dove sono tornati a subire sevizie, stupri e torture), oppure annegati lungo la rotta del Mediterraneo centrale, ancora la più letale al mondo con più di 25.000 morti o dispersi accertati dal Duemila ad oggi: oltre la metà  di tutti quelli calcolati nelle rotte marittime a livello mondiale».
Il crollo dei flussi.
«Se alla drastica riduzione degli arrivi via mare si aggiunge la sostanziale chiusura, da diversi anni, dei canali regolari di ingresso per i non comunitari che intendano venire a lavorare stabilmente in Italia, ben si capisce perchè in realtà  è da almeno 6 anni che la popolazione straniera non è in espansione. Anche nel 2018 essa è cresciuta di appena il 2,2%, arrivando a 5.255.000 residenti, pari all’8,7% di tutta la popolazione. Una tendenza che stride con l’andamento mondiale delle migrazioni, se si pensa che nello stesso anno i migranti nel mondo sono aumentati di oltre 14 milioni».
Calano anche i figli di immigrati.
«Tra gli stranieri residenti in Italia, all’aumento netto di 111.000 presenze rispetto all’anno precedente, hanno contribuito anche i 65.400 bambini nati nel corso del 2018 da coppie straniere già  presenti nel Paese, i quali non sono quindi “immigrati”. Anche il loro numero, comunque, continua a calare insieme a quello delle nuove nascite nel loro complesso: 439.700 nel 2018, il livello più basso registrato da decenni, delle quali poco più di un settimo riferite a genitori stranieri (14,9%).
È un dato preoccupante, che conferma l’inesorabile declino demografico dell’Italia, prossima ad avere oltre un terzo della popolazione complessiva con più di 65 anni e giovani minorenni solo ogni 8 abitanti».

(da agenzie)

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INTERVISTA AL MAGISTRATO EUGENIO ALBAMONTE: “CON IL CARCERE AGLI EVASORI, LA MACCHINA DELLA GIUSTIZIA RISCHIA IL CAOS”

Ottobre 24th, 2019 Riccardo Fucile

“SENZA CORRETTIVI SI RISCHIA IMBUTO PER I PROCESSI”

“L’Apocalisse dal 1° gennaio 2020 non ci sarà  per il semplice fatto che il regime della prescrizione sarà  applicabile ai reati che saranno commessi a partire da quella data. È evidente che gli effetti si produrranno dopo”.
Eugenio Albamonte, magistrato a Roma, risponde così alle parole pronunciate davanti alla commissione Giustizia della Camera dal ministro della Guardasigilli Alfonso Bonafede.
L’inquietudine dei magistrati sul tema riguarda le ripercussioni che la riforma sulla prescrizione – così come l’introduzione del carcere per i grandi evasori – potrà  avere sulla macchina della giustizia italiana. A meno che il legislatore non intervenga subito con dei correttivi.
Dottor Albamonte, nel mondo giuridico è in corso un importante dibattito sullo stop alla prescrizione. Qual è il timore dei magistrati?
Le conseguenze delle riforme – purtroppo soprattutto di quelle fatte male – sono destinate a durare a lungo. Il rischio che corriamo, se non si interviene subito, è che tra tre o quattro anni ci ritroveremo di fronte a problemi gravi per il funzionamento del sistema della giustizia.
Quali, ad esempio?
Senza correttivi, ci sarà  un ingolfamento totale dei processi. Soprattutto in alcuni ‘colli di bottiglia’ del procedimento, come il passaggio tra il giudizio di primo grado e la Corte d’Appello. In quel frangente ad oggi confluiscono, come in una specie di area di stoccaggio, centinaia, migliaia di procedimenti che poi diventano difficili da smaltire. Senza cambiamenti, quell’imbuto è destinato a diventare una strozzatura di qui a qualche anno. O si agisce subito, oppure una volta che la norma sarà  entrata in vigore sarà  difficile arginarne le conseguenze.
E in che modo si potrebbe evitare che si creino questi imbuti, o meglio che se ne aggravino le condizioni?
Il pacchetto che Bonafede aveva portato in Consiglio dei ministri nel corso del governo precedente prevedeva misure troppo blande, che non andavano ad arginare quei rischi a cui facevo riferimento prima.
Cosa mancava in quel disegno?
Una depenalizzazione ulteriore, ad esempio. Uno dei problemi del processo penale è anche l’enorme carico di reati. Non tutti questi corrispondono a situazioni effettivamente meritevoli della sanzione penale. È la tendenza del legislatore, del resto: quando c’è un problema, un allarme sociale, si risponde con una norma penale. E questo stesso ragionamento è stato fatto anche con il decreto sull’evasione fiscale.
C’è poi un altro aspetto: sarebbe necessario un più ampio ricorso ai riti alternativi, come l’abbreviato e il patteggiamento. Bisognerebbe incentivarli in modo che gli eventuali effetti negativi della sospensione della prescrizione dopo il primo grado siano compensati con un maggiore ricorso ai riti alternativi. Ma difficilmente si farà  questo step: si tratterebbe, infatti, di una decisione in controtendenza rispetto alle decisione prese dal governo Lega M5s, nel corso del quale è stato introdotto un provvedimento che esclude il rito abbreviato per i reati per i quali è previsto l’ergastolo. Peraltro, anche questa norma determinerà  un ulteriore rallentamento della macchina del processo. Sa, i procedimenti davanti alla Corte d’Assise sono lunghi e impegnativi. Ciò determinerà  un assorbimento di risorse e il rischio di impasse.
A proposito del carcere per gli evasori, Bonafede ha parlato di svolta culturale. Lei come interpreta questo provvedimento?
Io credo che uno dei problemi principali sul tema sia quello relativo ai controlli. Se questi fossero efficaci, sarebbero sufficienti, almeno in alcuni casi. Ma, d’altro canto, noi abbiamo il sistema che indulge spesso con i condoni, che creano una sorta di aspettativa, della serie “quello che non pago oggi, nella peggiore delle ipotesi lo pagherò domani”. Ecco, sono questi i temi culturali che dovrebbero essere affrontati in primis. Quanto alle sanzioni penali, io dico una sola cosa: una volta disposte per legge, bisognerà  fare i le indagini, e poi i processi. Noi ci troviamo in una struttura che è quasi al collasso, che assolutamente non riuscirà  a sostenere l’impatto del blocco della prescrizione dopo il primo grado, figuriamoci cosa può succedere se incrementiamo il carico con nuovi reati.
È per questo motivo che ha definito, in un recente intervento sul tema, il carcere agli evasori “una norma manifesto”?
Sì, perchè se la misura viene messa all’ordine del giorno, anche con una certa enfasi, ma poi non ci sono i controlli su chi evade, è chiaro che diventa una norma manifesto. Il rischio è di trovarsi di fronte a una presa di posizione formale che però non si traduce in una maggiore severità  del sistema nei confronti degli evasori, diventa una minaccia poco credibile.
Tra le proposte sul tavolo in tema di giustizia – anche alla luce dell’inchiesta sulle nomine della procura di Perugia – ce n’è una di cui si dibatte da mesi: quella della riforma elettorale del Csm. Bonafede sembra aver fatto un passo indietro rispetto al sorteggio. Ma, secondo lei, è necessario riformare il modo di eleggere i consiglieri? E in che modo?
La magistratura, nella sua quasi totalità , ha sempre sostenuto che il sorteggio fosse una scelta sbagliata. È una chiave di approccio al tema che non è condivisibile. Mi fa piacere che il ministro abbia cambiato idea. Detto ciò, bisogna ricordare che il sistema elettorale attuale del Csm è una dalle cause che ha prodotto i fatti che sono venuti alla luce a primavera (il caso Palamara, ndr). Come avviene in ogni sistema elettorale, quando va verso il maggioritario uninominale, il risultato è un rafforzamento del potere di chi propone le candidature. È successo in passato in politica, e nel passato più recente è accaduto in magistratura. Gli eletti venivano selezionati e nominati dalle correnti. Area aveva pensato al sistema compensativo delle primarie, altre correnti non hanno pensato a strumenti che potessero colmare il gap di rappresentatività  che si era venuto a creare con il sistema elettorale. E così si è venuto a creare un meccanismo per cui gli eletti erano condizionabili dai soggetti che, all’interno delle correnti, avevano la capacità  di gestire il consenso. Parte di quello che è successo è sicuramente conseguenza di questo sistema. Quindi, il sistema elettorale va rivisto
Come?
Occorre avvicinare l’elettore all’eletto e consentire una maggiore possibilità  di scelta agli elettori. Una delle caratteristi dell’attuale sistema è quello del collegio unico nazionale, che comporta, ad esempio, il fatto che un magistrato di Caltanissetta possa essere chiamato a votare per un magistrato di Milano che non ha mai sentito nominare in vita sua. Se dà  la preferenza a quel nome, molto probabilmente lo fa perchè il circuito della corrente cui appartiene glielo suggerisce. Diventa una scelta in bianco. Se noi sostituiamo il collegio unico nazionale con un sistema con più collegi elettorali avviciniamo il candidato all’elettore.
A proposito di eletti ed elettori. C’è un’altra questione che non si può più procrastinare, quella delle cosiddette porte girevoli tra politica e magistratura. Come si affronta?
Ci sono due linee guida che, a mio parere, andrebbero seguite. Sono quelle delineate già  da tempo dall’Anm: la prima è che non si possono porre limiti alla libertà  del magistrato di candidarsi. È suo diritto farlo, come per ogni cittadino. Tema diverso è, invece, cosa fare quando il mandato politico finisce. Area ritiene che una volta compiuto un incarico politico, la toga non possa continuare a fare il magistrato, ma che possa essere destinato a funzioni diverse, amministrative. Il legislatore dovrà  decidere se questa destinazione debba essere temporanea oppure a tempo indeterminato. Certamente è necessario un distacco.
Riforma del processo e del Csm a parte, c’è un altro disegno che in questo momento è in discussione Parlamento e riguarda i magistrati. Mi riferisco alla proposta di legge di iniziativa popolare sulla separazione delle carriere, lanciata dalle Camere penali e sostenuta in primis da Forza Italia. Cosa ne pensa?
Come la stragrande maggioranza dei magistrati italiani sono contrario alla separazione delle carriere. Credo che la figura del pm, per come è stata disegnata in Costituzione e nel codice di procedura penale, sia una figura di garanzia. Non vedo perchè dovremmo privarci di un sistema che presuppone un pubblico ministero terzo e imparziale. Detto ciò, vorrei ricordare che questa proposta introdurrebbe una serie di modifiche che poi inciderebbero sull’indipendenza di tutti i magistrati, anche dei giudicanti. Mi riferisco, ad esempio, alla creazione di due Csm che sarebbero composti dallo stesso numero di togati e laici. Se vogliamo guardare a tutto tondo le vicende di maggio, non possiamo non ricordare che a quelle riunioni partecipavano anche i politici. La politica, nelle sue articolazioni meno nobili, ha sempre coltivato l’idea di normalizzare la magistratura, di esercitare un controllo sulle toghe. Se passasse questo progetto, tale disegno riuscirebbe a trovare concretezza.
La proposta è in commissione. Il Pd, almeno per quanto riguarda la separazione delle carriere, non ha mostrato particolari resistenze. Un atteggiamento che stupisce?
Che il Pd abbia avuto una posizione blanda su questi temi è stato per me una sorpresa. Anche perchè non mi sembra che all’interno del partito ci sia stato un dibattito che l’abbia condotto da una posizione a quella diametralmente opposta. Questa tesi della separazione delle carriere era un cavallo di battaglia del centro destra. Ora, improvvisamente, è diventato un tema comune. E questo lascia perplessi.

(da “Huffingtonpost”)

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MA IL M5S CHE CHIEDE A SALVINI DI PARLARE DI SAVOINI E’ LO STESSO CHE HA BOCCIATO LA COMMISSIONE D’INCHIESTA SUL RUSSIAGATE?

Ottobre 24th, 2019 Riccardo Fucile

SUL SITO UFFICIALE: “SALVINI RISPONDI”, MA IL 10 OTTOBRE HA AFFOSSATO LA RICHIESTA DI UNA COMMISSIONE D’INCHIESTA PER FARE CHIAREZZA

Oggi il MoVimento 5 Stelle si è svegliato con la voglia di saperne di più su questa storiaccia del Metropol, di Gianluca Savoini e dei rapporti con Matteo Salvini.
Il partito di Grillo e Casaleggio ha pubblicato sul suo sito ufficiale un elenco di quattro domande all’ex ministro dell’Interno in merito alla vicenda della trattativa moscovita finalizzata all’acquisto di petrolio la cui vendita avrebbe dovuto (stando all’audio di BuzzFeed e all’inchiesta dell’Espresso) finanziare la campagna elettorale della Lega per le europee.
Verrebbe da dire meglio tardi che mai. Ma la situazione è meno lineare di così.
Non solo perchè le richieste del M5S appaiono quanto mai tardive. Quando il MoVimento era al governo con la Lega non ha mai fatto pressioni affinchè l’ex ministro dell’Interno andasse a riferire in Aula. Anzi, al Senato alla fine ci andò il Presidente del Consiglio Conte, a fare da parafulmine per Salvini senza ovviamente riuscire a chiarire molto di quello che gli italiani vorrebbero sapere (al di là  della presenza di Savoini alla cena in onore di Putin).
Ci sono poi dei risvolti comici. Ad esempio la prima delle domande del #SalviniRispondi del M5S non ha alcun senso. Perchè Salvini non ha mai detto di non conoscere Savoini, anzi ha sempre detto un’unica cosa: che è una persona che conosce da oltre vent’anni. Ma forse al M5S non hanno colto il senso dell’inchiesta di Report nè hanno capito che la vera domanda non è se Salvini conosce Savoini ma che cosa ci facesse Savoini in Russia ogni volta che ci andava un ministro del loro governo.
Ma c’è un aspetto ancora più divertente di questa ritrovata passione per le domande scomode del M5S. Perchè qualche giorno fa, il 10 ottobre per l’esattezza, il Parlamento Europeo ha votato riguardo la possibilità  di istituire una Commissione speciale d’inchiesta sulle «ingerenze elettorali straniere e sulla disinformazione».
In Aula però è passato un emendamento dove si chiedeva di eliminare dalla risoluzione poi approvata dall’Europarlamento la proposta del Partito Democratico.
Quell’emendamento, passato con 320 voti a favore e 306 contrari, è stato votato anche dai 13 eurodeputati del M5S presenti in Aula.
Il MoVimento ha votato così, assieme alla Lega, contro la proposta di istituire una commissione d’inchiesta che avrebbe indagato anche sulle vicende relative all’audio del Metropol e alle ingerenze della Russia nei processi democratici dell’Unione Europea. Ovvero esattamente quello su cui ha iniziato a fare luce la puntata di Report dell’altra sera.
Oggi quello stesso M5S che con il suo voto ha affossato la nascita di una Commissione d’Inchiesta sui rapporti tra la Lega e la Russia (ma non solo) si sveglia e inizia a fare domande a Salvini proprio sul Russiagate, su Savoini, e su tutto quello che ci gira intorno.
Quindi non solo il M5S ha perso l’occasione di portare l’ex ministro in Parlamento quando era al governo, ha anche votato contro l’istituzione di una commissione d’inchiesta che poteva trovare le risposte alle domande del #SalviniRispondi. Sul perchè lo abbia fatto nessuno lo sa.
È invece facile intuire come mai ora voglia fare pressing sul suo ex alleato: propaganda.

(da “NextQuotidiano”)

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STEFANIA PUCCIARELLI, LA SENATRICE LEGHISTA “SCONVOLTA” PERCHE’ ERA L’UNICA ITALIANA NEL SUO VAGONE

Ottobre 24th, 2019 Riccardo Fucile

UN TESTIMONE: “ERA DI FRONTE A ME SU UN TRENO ALTA VELOCITA’ E ILVAGONE ERA VUOTO”

Avevamo lasciato la Senatrice della Lega Stefania Pucciarelli quando era stata eletta — non senza una certa sorpresa visto quanto pubblicamente espresso su Facebook a proposito di immigrati, Rom e gay — Presidente Commissione per i Diritti Umani del Senato.
La ritroviamo in questi giorni al centro di una gustosa polemica a proposito di treni, passeggeri e biglietti non pagati.
Qualche giorno fa infatti la senatrice si stava recando a Torino quando è successo un fatto increscioso. La nostra senatrice si è trovata a viaggiare (per una breve tratta) in un vagone pieno di neri.
Avere letto bene, la Presidente della Commissione per i Diritti Umani del Senato, è stata costretta a condividere il suo sacro spazio vitale con degli stranieri.
E questo è accaduto in Italia, su un treno, mica in Francia o in Tenneesee.
A raccontarcelo è lei stessa, in un drammatico video testimonianza fatto tutto sottovoce per non farsi sentire dagli stranieri (che però in quel momento stando a quanto racconta erano già  scesi).
Ma cosa è successo? La senatrice Pucciarelli nel suo video la racconta così: «stamattina sono diretta a Torino e volevo raccontarvi quanto mi è successo. Mi sono ritrovata all’altezza di Novi Ligure ad essere l’unica italiana nel vagone, in un vagone pieno di stranieri tutti di colore tutti sprovvisti di biglietto».
Qual è il problema? Il fatto che ci fossero dei passeggeri sprovvisti di biglietto? Non sembra.
Anzi il problema, seguendo l’ordine della narrazione, era il fatto che il vagone fosse pieno unicamente di stranieri (la senatrice ha controllato la cittadinanza di tutti i presenti?), in particolare di colore (quale? nero, ovviamente).
Certo, c’è anche la questione del biglietto non pagato, ma è marginale e di certo non sono solo gli “stranieri” a non pagarlo. Anche perchè se il problema fosse il mancato pagamento del biglietto la soluzione non potrebbe certo essere su base etnica nè è compito di una senatrice verificare il titolo di viaggio dei passeggeri.
Invece il fatto che la senatrice Pucciarelli sottolinei che il vagone era pieno di stranieri fa subito venire in mente come durante la segregazione razziale certi stati del Sud degli USA avessero risolto il problema: con carrozze, sedili o scompartimenti dedicati ai neri.
In modo che i bianchi non dovessero venire in contatto (anche visivo) con i loro concittadini. Qualche anno fa il leghista Borghezio fu protagonista di una disinfestazione (letterale) dei cittadini stranieri a bordo di un treno.
Oggi la Pucciarelli si lamenta che in un vagone ci sono solo stranieri (gli italiani magari hanno l’auto di proprietà ) come se questo fosse un crimine o un reato. E ancora qualcuno dice che la Lega non è un partito xenofobo
Ma dov’era la Pucciarelli quando Salvini riempiva l’Italia di irregolari?
Ad   un certo punto, racconta la Pucciarelli, i portoghesi scendono e il controllore, che improvvisamente sa che l’unica passeggera “italiana” è una senatrice, le chiede con quale partito sia
stata eletta. Immaginiamo che l’esponente della Lega abbia avuto modo di far sapere di essere una senatrice della Repubblica. Segue il classico sfogo del controllore sull’essere lasciati soli e avere le mani legate (in Piemonte governa il centrodestra, la Lega è stata al Governo per quasi un anno e mezzo).
Ma è solo un pretesto. Perchè quello che la senatrice Pucciarelli vuole dire è che il PD ha fatto «invadere la nostra nazione» e che solo “Matteo” e la Lega potranno «dare dignità  di ripristinare i confini».
Insomma, il solito disco rotto su come quando c’era Salvini il Paese era più sicuro perchè c’erano i porti chiusi. Dimenticando però che quando c’era Salvini è aumentato il numero degli irregolari, visto che con il Decreto Sicurezza il governo gialloverde ha tolto la protezione umanitaria di fatto lasciando un gran numero di stranieri privi di permesso di soggiorno senza riuscire al tempo stesso a rimandarli a casa loro.
Qualcuno nei commenti al post dice che quello che racconta la senatrice non è vero, perchè in realtà  stava viaggiando su un Treno ad Alta Velocità  in prima classe.
Ma di questa affermazione non ci sono prove
Non è importante se la storia sia vera o falsa, è importante rilevare come lo scandalo sia il fatto di avere un vagone pieno di “stranieri” (che non è certo una cosa illegale, scandalosa o pericolosa).
Riguardo al fatto che quei passeggeri non avessero pagato il biglietto ci limitiamo a ricordare che la Lega è quel partito che dice che fare le multe per qualche scontrino non battuto non è una vera lotta all’evasione.
E allora perchè dovremmo preoccuparci di qualche biglietto non pagato?

(da “NextQuotidiano”)

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