Agosto 6th, 2020 Riccardo Fucile
PINI E FAVA SCRIVONO AL COMMISSARIO DELLA LEGA NORD IEZZI PER POTER UTILIZZARE IL LOGO CON ALBERTO DA GIUSSANO
Nuova iniziativa della minoranza ‘nordista’ della Lega che contesta la scelta del leader Matteo
Salvini di eliminare la parola Nord dal simbolo della Lega per trasformarlo definitivamente in un partito nazionale denominato ‘Lega Salvini premier’.
Gli ex deputati Gianluca Pini e Gianni Fava – quest’ultimo ex sfidante di Matteo Salvini al congresso del 2017 – si fanno portavoce della richiesta di poter utilizzare il vecchio simbolo elettorale della “Lega Nord”, fondata da Umberto Bossi negli anni Novanta, alle prossime amministrative nei Comuni romagnoli, a Mantova e a Viadana, nel Mantovano.
“Siamo ancora iscritti a un partito, la Lega Nord per l’indipendenza della Padania, e uno degli obiettivi di ogni partito è partecipare alle tornate elettorali”, spiega Fava. “Da più parti mi è giunta la richiesta di poter correre sotto l’egida della Lega Nord per l’indipendenza della Padania. Non si capisce perchè un Movimento che ha un tesseramento non possa partecipare alle elezioni. La ‘Lega Salvini premier’ è un altro partito, è libera di correre con altri candidati”.
Per questo, sia Fava che Pini hanno inviato una richiesta al commissario federale della Lega Nord Igor Iezzi di poter utilizzare il simbolo con il guerriero Alberto da Giussano.
“A Viadana”, spiega Fava, “per esempio sosterremmo la candidata sindaca di area civica Alessia Minotti, contro l’esponente di Fratelli d’Italia Nicola Cavatorta”.
Dall’ultimo congresso del 21 dicembre 2019, la Lega Nord è stata progressivamente trasformata in una ‘scatola vuota’.
A febbraio è partita la campagna per le iscrizioni al nuovo partito salviniano con più trazione nazionale e meno “questione settentrionale”, con la possibilità di pagare 10 euro per la tessera, mantenendo gratuitamente la “vecchia” tessera della Lega Nord.
Il nuovo movimento nazionale, la ‘Lega Salvini premier’ per l’appunto, nelle competizioni elettorali usa il simbolo dell’Alberto da Giussano su concessione del consiglio federale della ‘vecchia’ Lega
Nei giorni scorsi, Pini, ex deputato ed ex segretario romagnolo, non ricandidato per aver sostenuto l’amico Fava al congresso del 2017 (appoggiato anche da Umberto Bossi), aveva scritto a Iezzi per chiedere chiarimenti sul tesseramento e per sollecitare la convocazione di un nuovo congresso per scadenza termini.
“La ricezione nelle scorse settimane delle tessere di socio sostenitore militante della Lega Nord per l’indipendenza della Padania ha orgogliosamente risvegliato un mai domo spirito autonomista in tantissimi di loro, tanto che un nutrito gruppo di militanti, in virtù del mio vecchio ruolo di rappresentare dell’ala autonomista della Lnip – scrivono Fava e Pini nelle missive sostanzialmente gemelle’ -, mi ha chiesto di farmi latore di interesse legittimo presso la sua persona al fine di ottenere dalla SS.VV. la delega – prevista dalle leggi in materia elettorale – per l’utilizzo del simbolo della Lega Nord per l’indipendenza della Padania e presentare una propria lista autonoma alle imminenti elezioni amministrative di Viadana e Mantova in ossequio al raggiungimento dello scopo sociale del movimento citato nell’articolo 1 dello statuto”.
“Nel rammentarle la centralità dello scopo sociale della Lnip – si legge ancora nelle lettere – e gli obblighi morali prima che legali dei dirigenti rispetto a tale scopo e la responsabilità sociale di chi riveste ruoli dirigenziali nei confronti delle istanze della base, rimango in attesa, sottolineandone l’urgenza, di una sua celere risposta affermativa alla richiesta dato che a breve scadranno i termini per la presentazione delle liste. Liste che chiaramente Le verranno sottoesposte per approvazione come da regolamento vigente che solo in alcuni casi prevede la presenza di candidati che non siano militanti”.
(da agenzie)
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Agosto 6th, 2020 Riccardo Fucile
IL PARTITO DELLA “BUONA DESTRA” FA SPERARE PER IL FUTURO DELL’INTELLIGENZA
Ora che Filippo Rossi ha fondato il partito-movimento della Buona Destra, lo possiamo dire, era lui, in tempi adesso già incredibilmente remoti, ad avvisare amichevolmente gli altri, su quanto fosse da sciocchi pensare che Giorgia Meloni avesse sincero talento politico, e non fosse lì a brigare con le carte truccate della demagogia, ciò accadeva quando in molti, sinceri democratici, dicevano: quelli di Forza Italia sono analfabeti in politica, mentre la Meloni invece lei, sì, che ci sa fare, d’altronde è cresciuta in una forza politica dove lo studio era un dovere…
Ora che Filippo Rossi azzarda il varo della Buona destra, una formazione moderata, per nulla conservatrice, dinamica, che non si presenti con lo stuzzicadenti in bocca, c’è da sperare, se non altro, per il futuro dell’intelligenza, del Discorso.
“C’è una voragine politica: i partiti di destra moderata sono ovunque eccetto che in Italia. Penso ai repubblicani francesi, la Cdu in Germania, penso all’Austria dove la destra liberale governa con i verdi”, parole sue.
Filippo Rossi, già ideologo di Gianfranco Fini in Futuro e Libertà , si appresta intanto a depositare simbolo e logo, immaginando il mare aperto delle elezioni che presto verranno.
Rossi detesta la destra “sovranista a trazione Salvini che spaventa le persone e fabbrica odio”.
A ottobre, a Roma, l’assemblea costituente destinata a guardare “al mondo di An e Forza Italia”, a “uno spazio moderato”. L’avventura muove dal suo libro “Dalla parte di Jekyll. Manifesto per una buona destra” (Marsilio).
Verrebbe quasi da offrirgli un possibile, pratico, solo in apparenza insolente, slogan.
Sia pure, nella sua essenzialità , da leggere come ulteriore rifugio dialettico lontano dai lessici squadristici di Matteo Salvini e della cima Meloni: una destra cui puoi finalmente prestare il tuo accappatoio.
Un’immagine, se è concessa una citazione letteraria, presa in prestito, neanche a farlo apposta, da “Fratelli d’Italia”, romanzo-summa nazionale di Alberto Arbasino, dove si immagina uno che, nottetempo, porta in casa alcuni sconosciuti incontrati sul lungotevere dov’è il Museo dell’arma del Genio, gli stessi si comporteranno egregiamente, non perderanno il tappo del “Badedas”, e neppure ballaranno il cha-cha-cha, con addosso quell’indumento, uscendo dalla doccia.
Conosco Filippo Rossi, gli sono perfino debitore, nei momenti in cui ho subito i peggiori torti da parte dalla “mia” sinistra l’ho avuto, “buono”, al mio fianco, a sostenermi pubblicamente, a comprendere le mie ragioni libertarie, l’anticonformismo, e con lui Flavia Perina, all’epoca direttore del “Secolo d’Italia”, e Luciano Lanna, suo vice…
E qui il discorso potrebbe farsi molto più ampio, portando con sè un interrogativo doppio, cioè come sia stato possibile che nell’ultimo decennio certe effervescenze, fantasie, lussi, appunto libertari, perfino molto eros, siano giunti nel dibattito politico e culturale proprio da una destra intellettualmente sontuosa, lontana dallo spirito reazionario in doppiopetto? Una destra in grado di rispondere al giansenismo di sinistra di Michele Serra e all’idea stessa penitenziale della “vocazione maggioritaria”?
Mentre dico questo, provo a immaginare ciò che della “brutta” e “cattiva” destra di Salvini e Meloni il suo manifesto consegna alla pattumiera differenziata della storia: il tema della paura, il sentire plebeo destinato ad aizzare la peggio umanità in senso razzista, provinciale, strumentale.
Adesso qualcuno potrà dire, facendo anche pratici esempi, che complessità e riflessione sono nemiche del consenso ovunque, ma ancor di più a destra, dunque assai meglio innalzare il ghigno e le pose ottuse che Mino Maccari, corrispondendo con Ennio Flaiano, attribuiva alla tradizione reazionaria italiana.
E’ vero, la parole destra confligge con il sentire libertario, che sempre muove dal motto nè Dio nè padroni, ma sarebbe impagabile se Rossi e i suoi amici di strada riuscissero intanto a marcare ogni distanza da chi innalza patria e famiglia nel modo più rionale.
In questo senso, anche la sconfitta del progetto, meglio, la sua essenza minoritaria, potrebbe essere letta comunque in termini di vittoria.
Come, pensando a un’altra storia, accompagnata invece dalle prime bandiere rosse, accadde al conte Carlo Pisacane, la cui sciabola dimora intatta ancora adesso, in una teca, nel Museo del Risorgimento, ventre del Vittoriano.
Sembrerà un paradosso, ma forse la Buona destra potrebbe riuscire dove ha fallito la sinistra convinta innaturalmente di fare propri i temi storici della sua controparte.
(da “Huffingtonpost”)
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Agosto 6th, 2020 Riccardo Fucile
AL BUNDESTAG SONO 709, ALL’ASSEMBLEA NAZIONALE 577, AL PARLAMENTO BRITANNICO 650 … DA NOI BASSA DEMAGOGIA PER UN RIDICOLO RISPARMIO ECONOMICO
La riduzione dei parlamentari da 630 a 400 alla Camera e da 315 a 200 al Senato è solo
l’espressione dell’antiparlamentarismo dei Cinque Stelle che hanno fatto della demagogia la loro identità proiettata a distruggere la democrazia rappresentativa, pilastro liberale dell’Italia repubblicana.
Su Huffington Gianfranco Pasquino e Nadia Urbinati hanno già argomentato le ragioni per cui il taglio dei parlamentari con qualsiasi legge elettorale è una misura fasulla e un autentico aborto istituzionale.
Basta confrontare la proposta con le misure delle grandi nazioni d’Europa: 709 sono i membri del Bundestag tedesco, 577 dell’Assemblea nazionale francese, e 650 del parlamento britannico.
Da parte mia vorrei chiarire la reale ispirazione del taglio dei parlamentari giustificato con un ridicolo risparmio economico.
Si è trattato della spinta antiparlamentare che, in mancanza di altri progetti, ha ispirato i Cinque Stelle che ne hanno fatto un altro avamposto della loro marcia volta a squalificare quel tanto che rimane dei caratteri democratici e liberali delle istituzioni italiane.
Gli atti antiparlamentaristici del M5S si sono inanellati l’uno con l’altro.
Dapprima è stato proposto di abolire il parlamento da sostituire con l’informatica che avrebbe permesso a tutti i cittadini di votare ogni provvedimento senza inutili perdite di tempo.
Poi si è preteso che ogni deputato e senatore pagasse a una entità estranea al parlamento (Casaleggio) con la firma di una obbligazione che avrebbe dovuto costringere i disobbedienti a dimettersi contro il dettato costituzionale (art. 67: “Ogni membro del parlamento rappresenta la nazione ed esercita il mandato senza vincolo di mandato”).
Quindi si è armato una canizza contro i “vitalizi” dei parlamentari che non esistevano più, apostrofando la residua schiera dei rappresentanti del popolo del passato come farabutti. Quando poi gli organi costituzionali hanno decretato l’incostituzionalità della proposta dei 5S, questi hanno pretestuosamente ostacolato il corso della giustizia previsto dagli organi costituzionali di garanzia.
A tutto ciò va aggiunto il disprezzo dei 5S verso la democrazia parlamentare e costituzionale insito nel modo in cui sono state affrontate le responsabilità di governo. Con la proclamazione che tutti sono ugualmente qualificati a ricoprire ruoli di alta responsabilità , gli elettori hanno dovuto digerire che a capo dei principali ministeri fossero designati incompetenti senza esperienza se non quella dell’arroganza del potere, e che alla testa dei grandi gruppi economici controllati dallo Stato fossero inseriti compagni di scuola, amici, compagni e simili.
Questo intervento potrebbe apparire una lamentela di un superstite del passato ma forse non lo è. Conosco bene le regole della maggioranza nella democrazia che ho praticato con responsabilità di fronte ai cittadini che mi hanno eletto alla Camera e al Senato nelle liste del Partito radicale che di tutto poteva essere accusato fuorchè di essere espressione della casta.
Ma l’accettazione delle regole della maggioranza non implica che si deve stare zitti di fronte agli abusi del potere che fanno leva sulla credulità alimentata artificiosamente.
Il mio “grido di dolore” vuole essere un richiamo su due questioni che segnano la decadenza dell’Italia.
Il primo riguarda il fatto che i Cinque Stelle con le loro fanfaluche riescono a convincere i cittadini che le loro fake news sul taglio dei parlamentari sono una vittoria della democrazia contro la casta.
Il secondo è un appello affinchè le forze politiche – a sinistra, destra e centro – abbandonino la loro passiva rassegnazione di fronte ai diktat di Di Maio senza avere il coraggio di aprire un dibattito pubblico.
Nel referendum del 20 settembre gli italiani subiranno ancora gli inganni dei seguaci di Grillo, e i partiti resteranno ancora nel colpevole silenzio per paura dell’impopolarità ?
Massimo Teodori
(da “Huffingtonpost”)
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Agosto 6th, 2020 Riccardo Fucile
TIPICO DELLA LEGA ACCANIRSI CONTRO UNA MINISTRA DONNA, UN UOMO POTREBBE SEMPRE RIEMPIRLI DI SCHIAFFI
Proseguono le battaglie della Lega nei confronti di Lucia Azzolina. Questa mattina due rappresentati del Carroccio, Massimiliano Romeo e Riccardo Molinari (rispettivamente capigruppo di Senato e Camera), hanno denunciato un presunto conflitto di interessi da parte della ministra dell’Istruzione in merito all’avviso di assunzione (pubblicato sul sito del Miur il 4 agosto) di 458 nuovi dirigenti scolastici. Il tutto basandosi sulla graduatoria del concorso del 2017, al quale ha partecipato la stessa Azzolina (all’epoca docente).
A questa accusa, il Ministero dell’Istruzione ha risposto con una nota.
«Con riferimento a notizie che circolano in Rete e alle dichiarazioni di alcuni deputati della Lega, il Ministero dell’Istruzione fa sapere che non c’è nessun conflitto di interessi in merito al concorso per dirigenti scolastici. Le assunzioni e lo scorrimento della graduatoria di merito del concorso, cui la Ministra Lucia Azzolina ha legittimamente partecipato, sono di stretta competenza del Ministero (cioè dell’Amministrazione) e non della Ministra, in base a un principio di netta separazione del potere politico dalla funzione amministrativa (‘all’esclusivo servizio della Nazione’, secondo l’art. 98 della Carta Costituzionale).
Dette assunzioni, a maggior ragione in periodo di emergenza sanitaria, servono a dare dirigenti scolastici alle istituzioni scolastiche. Smettere di assumere solo perchè fra i vincitori di quel concorso figura anche la Ministra, che si è iscritta alle prove nel 2017, quando era solo una docente, e lo ha regolarmente superato, sarebbe un illecito, oltre a ledere l’organizzazione delle scuole».
L’attuale capo dell’Istruzione ha partecipato a quel concorso nel 2017 che ha dato vita alla graduatoria pubblicata nel 2019. Lucia Azzolina risultò idonea, classificandosi all’interno dei 2900 nominativi che hanno superato la prova (risulta al 2539 posto con 158,5 punti). Insomma, non tra le primissime.
L’esito di questo concorso, però, è stato sospeso nel giugno di quest’anno dal Tar e l’elenco dovrà essere rifatto. Il tutto in attesa del pronunciamento del Consiglio di Stato che metterà la parola fine sulla questione.
(da agenzie)
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Agosto 6th, 2020 Riccardo Fucile
LA FOTO SATIRICA E UNA TARGA CHE IN EFFETTI ESISTE
Qualche ora fa Andrea Scanzi ha pubblicato sulla sua pagina Facebook una foto scherzosa che ritrae
Matteo Salvini accanto ad un’auto con la targa non censurata e quindi ben visibile: CA220NE. S
canzi ovviamente accompagna l’immagine con una promozione al suo libro che guarda caso si chiama “I cazzari del virus”:
La foto ha iniziato a girare come è ovvio che succedesse. Nei commenti qualcuno, ma sono davvero tanti, dice “Sembrava un fotomontaggio, però mi hai fatto ridere molto”. Insomma c’è chi crede che l’immagine sia reale. E’ così? Scanzi non ha in realtà inventato niente, la foto gira da parecchio:
Ma è vera? L’immagine è un po’ vecchiotta, come si può constatare era presente in una agenzia di Askanews del 2019: Qui la targa è correttamente censurata però.
Quindi come possiamo sapere se è vera o no? Il forum di Quattroruote ci spiega che la targa “CA220NE esiste, è di una Peugeot 206 grigia.”
L’auto nella foto di Salvini è una Volkswagen.
Non c’era bisogno di controllare visto che è uno scherzo vecchio quanto l’internet, ma c’è gente che ci crede. E allora…
(da agenzie)
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Agosto 6th, 2020 Riccardo Fucile
LA DIMOSTRAZIONE CHE UN MINISTRO INTELLIGENTE SA ACCOGLIERE LE PROPOSTE SENSATE DELLE MINORANZE… A DIFFERENZA DI CHI SA SOLO CRITICARE E SPARARE CAZZATE
“Nel prossimo decreto di cui stiamo discutendo c’è anche una risposta a un’interrogazione che mi fu fatta da FdI” sul rinvio delle prestazioni sanitarie aumentando le liste di attesa.
Così il ministro della Salute, Roberto Speranza, durante l’informativa in Senato sull’emergenza Coronavirus. “Ho proposto al ministro dell’Economia di poter individuare risorse aggiuntive per mezzo miliardo di euro, perchè il Servizio sanitario nazionale possa recuperare quelle visite, quegli screening e quegli interventi che in queste settimane di Covid non siamo riusciti a portare avanti”, aggiunge.
“Accogliamo con favore l’annuncio del ministro Speranza di voler proporre nel prossimo decreto mezzo miliardo di euro, affinchè il Servizio sanitario nazionale recuperi quelle visite, quegli screening e quegli interventi che in queste settimane di Covid non sono state svolte. Fratelli d’Italia l’aveva portata all’attenzione del ministro Speranza nel corso del Question Time della scorsa settimana. Prendiamo, quindi, atto delle parole del ministro Speranza e dell’impegno annunciato in Aula che conferma nuovamente la correttezza del nostro operato ispirato ad una logica propositiva, mai pregiudiziale, ed attenta agli interessi dell’Italia e degli italiani”.
(da agenzie)
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Agosto 6th, 2020 Riccardo Fucile
ALTRA DENUNCIA CONTRO MONTELLA: LA FIDANZATA SI ERA FATTA FARE DEI LAVORI DA UN ARTIGIANO PER 20.000 EURO E VOLEVA PAGARLO CON SOLO 1.000 EURO, SPALLEGGIATA DA MONTELLA CHE MINACCIO’ E AGGREDI’ IL TITOLARE DELL’IMPRESA
“Io ritengo di aver fatto il mio dovere fino in fondo. Credo nell’Arma dei carabinieri, in cui presto
servizio da 26 anni, e nella giustizia”.
Così il maggiore Rocco Papaleo, comandante della Compagnia carabinieri di Cremona, ai giornalisti, al termine del lungo incontro avvenuto in Procura a Piacenza dove è stato sentito dai pm e dal procuratore Grazia Pradella, sulla vicenda che ha portato all’arresto di sei militari e al sequestro della caserma Levante in cui prestavano servizio. Proprio grazie alla segnalazione dell’ufficiale, che ha comandato per dieci anni il nucleo investigativo a Piacenza, ha preso il via a gennaio l’indagine poi condotta dalla Guardia di Finanza.
Il maggiore Papaleo è stato sentito a sommarie informazioni come persona informata sui fatti. All’uscita, dopo più di tre ore di colloquio, ha ribadito di non voler rilasciare dichiarazioni in merito alla vicenda.
A chi gli ha chiesto se abbia mai detto di non fidarsi dei vertici dell’Arma, ha risposto di aver visto in questi giorni “tanti virgolettati e articoli in cui qualcuno ha voluto interpretare il silenzio giustamente impostomi dal mio dovere e anche dall’autorità giudiziaria con interpretazioni di cui ognuno si assumerà le proprie responsabilità e laddove riterrò di procedere, anche a querela”.
“Leggetevi alcuni titoli di giornali – ha aggiunto – alcuni sono stati seri e hanno sottolineato quello che è stato il mio reale ruolo nella vicenda, altri probabilmente spinti o mossi da qualche personaggio o mio detrattore, si sono avventurati in voli pindarici o addirittura progetti machiavellici, gettando ombre sul mio passato, sul mio operato piacentino”.
Intanto arriva ancora una denuncia nei confronti dell’appuntato dei carabinieri Giuseppe Montella, in carcere nell’ambito dell’inchiesta Odysseus della Procura di Piacenza, che ha portato anche al sequestro della caserma della stazione Levante. A presentare querela, attraverso l’avvocato Stefano Germini, racconta il Tgr Rai Emilia-Romagna, è un artigiano del piacentino, che si è deciso a muoversi solo dopo la notizia degli arresti, dal momento che prima aveva paura di ritorsioni.
L’episodio risale all’estate del 2016. L’artigiano aveva fatto dei lavori per la compagna di Montella, Maria Luisa Cattaneo, anche lei finita agli arresti. La donna, ha riferito l’imprenditore, aveva accumulato debiti per circa 20mila euro. Un giorno si sarebbe presentata in ufficio con mille euro, chiedendogli di firmare per chiudere la questione. Lei lo avrebbe minacciato e, di fronte al suo rifiuto, avrebbe chiamato in supporto Montella che, secondo il racconto dell’artigiano, lo avrebbe spintonato e buttato contro le transenne, minacciandolo a propria volta.
Il confronto poi è proseguito in un bar vicino, dove ancora una volta Montella gli avrebbe messo le mani addosso. Era in borghese, ma “aveva il tesserino ben in vista”, spiega il legale. La denuncia è, tra l’altro, per tentata estorsione e ipotizza anche l’omissione di atti d’ufficio nei confronti dei carabinieri di Pontenure che, intervenuti, non avrebbero fatto nulla.
(da agenzie)
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Agosto 6th, 2020 Riccardo Fucile
IN MEZZO AL POPOLO LIBANESE CHE LO INVOCA: “LIBERACI DA QUESTI CORROTTI, GLI AIUTI LI GESTISCA LA FRANCIA”
Il Libano è ”un Paese di speranza”, ma i francesi ”non firmeranno un assegno in bianco” per aiutarlo a risollevarsi. Lo ha dichiarato il presidente francese Emmanuel Macron nel corso di una conferenza stampa a Beirut dove, in arabo e tra gli applausi, ha detto ”Libano, io ti amo”. “Quando i tempi sono difficili, noi saremo lì per fornire assistenza, ma non scriveremo un assegno in bianco”, ha sottolineato.
Entro pochi giorni la Francia contribuirà a organizzare ”una conferenza internazionale di sostegno e assistenza a Beirut e alla popolazione libanese per mobilitare finanziamenti internazionali da parte di europei, americani e di tutti i paesi della regione e oltre”, ha assicurato Macron spiegando che l’obiettivo è quello ”di fornire medicine e cibo e tutto ciò che è necessario per l’alloggio”.
Macron ha quindi affermato che qualsiasi finanziamento raccolto nella prossima conferenza internazionale per aiutare il Libano sarà gestito con “piena trasparenza”.
Gli aiuti destinati al Libano ”andranno direttamente alle ong”, le organizzazioni non governative, ha annunciato il presidente francese.
”Verrà messa in piedi una governance chiara e trasparente per garantire il corretto utilizzo degli aiuti internazionali”, aggiungendo che gli aiuti saranno “forniti direttamente alla popolazione locale, alle ong e alle squadre che si trovano sul posto e che ne hanno bisogno”.
Quindi, ha annunciato: ”Tornerò il primo settembre. Sarò qui perchè il Libano ha bisogno di fare un passo in avanti. Non c’è altra via da percorrere”.
(da agenzie)
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Agosto 6th, 2020 Riccardo Fucile
L’INDICE RT NAZIONALE E’ ARRIVATO A 1.01 MENTRE IL NUMERO TOTALE DELLE VITTIME E’ SALITO A 35.187
L’indice di trasmissione nazionale (Rt) calcolato sui casi sintomatici, è pari a 1.01. 
Lo rileva il monitoraggio settimanale Iss-ministero della Salute.
L’età mediana dei casi diagnosticati nell’ultima settimana ”è ormai intorno ai 40 anni” e “questo comporta un rischio più basso nel breve periodo di un possibile sovraccarico dei servizi sanitari”.
“Undici Regioni e Province autonome hanno avuto un aumento nel numero di casi diagnosticati rispetto alla settimana precedente che non può essere attribuito ad un aumento di casi importati.
È quanto si legge nel report settimanale delle Regioni sul coronavirus a cura della cabina di regia, con ministero della Salute e Istituto superiore di sanità , secondo cui “in nessuna delle Regioni e Province autonome sono stati identificati segnali di sovraccarico dei servizi sanitari e i focolai presenti sono prontamente identificati ed indagati”.
Salgono ancora i contagi per coronavirus in Italia. Nelle ultime 24 ore, secondo i dati del ministero della Salute, si sono registrati 402 nuovi casi, 6 in più di ieri, che fanno salire il totale a 249.204. In calo, invece, il numero delle vittime: 6 in un giorno a fronte delle 10 registrate mercoledì. Complessivamente, le vittime dall’inizio dell’epidemia sono 35.187.
(da agenzie)
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