Agosto 16th, 2020 Riccardo Fucile
VERGOGNOSO CHE NESSUNA DELLE FORZE DELL’ORDINE PRESENTI INTERVENGA
Non è passata inosservata l’ennesima visita, nel corso delle campagne elettorali per le regionali, di Matteo Salvini ad aziende del territorio.
In particolare, alla vigilia di Ferragosto, il leader della Lega si è recato in un caseificio di Acciarolo, in provincia di Pisa, dove ha scattato alcune fotografie con i dipendenti dell’azienda.
Un caseificio molto noto, non soltanto a livello locale, ma anche a livello nazionale. Nello specifico, l’immagine di Matteo Salvini nel caseificio con la mascherina abbassata, che annusa il formaggio (quello speciale, con il binomio con il pistacchio, che il leader della Lega ha esaltato), ha fatto discutere ed è diventato un tema politico.
Le norme anti Covid nelle industrie alimentari sono rigidissime.
I dipendenti devono essere assolutamente protetti e devono utilizzare sempre le mascherine, in modo tale da evitare la trasmissione di contagi tra loro, ma soprattutto la manipolazione del cibo senza profilassi.
Matteo Salvini, invece, ha annusato il pecorino con la mascherina abbassata. E il gesto ha sollevato una protesta dei Cobas, che hanno evidenziato il comportamento del senatore della Lega: «Un esempio pessimo — hanno scritto in una nota — che irride i protocolli di sicurezza nei luoghi di lavoro: non è accettabile che un Senatore della Repubblica pieghi le norme, mettendo a rischio i lavoratori, per la sua campagna elettorale. E che lo faccia dandogli risalto sui social».
I sindacati, nell’ultimo periodo, si stanno battendo in maniera molto seria per chiedere alle aziende la messa in sicurezza dei luoghi di lavoro, affinchè tutti possano portare avanti in sicurezza il proprio mestiere. In un momento in cui, tra le altre cose, si fa appello alla responsabilità di tutti per evitare questo aumento di contagi che si sta verificando negli ultimi giorni, un comportamento del genere sembra davvero fuori luogo.
(da agenzie)
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Agosto 16th, 2020 Riccardo Fucile
IL RIANIMATORE: “IN UN PAESE CIVILE QUESTE PAROLE AVREBBERO SORTITO UNA SOLLEVAZIONE POPOLARE”
“Li sedevano e li lasciavano morire come cani. Sono degli assassini”. Con queste parole Carlo
Taormina, uno che è stato parlamentare del centrodestra e addirittura sottosegretario all’Interno in un governo Berlusconi, ha definito i medici e i sanitari che, per mesi, hanno lottato, combattuto e sono anche morti, in prima linea, nella dura battaglia, in trincea, contro questo virus infido e letale.
E così io sarei un assassino. Un criminale.
Sono giorni che penso e ripenso a queste parole. Che penso e ripenso alle notti insonni, alle preoccupazioni, al dolore e allo strazio che ho visto con gli occhi miei, alle lacrime che ho versato e alla carezze che ho riservato ai miei malati.
Erano le carezze di un assassino, quelle?
Queste parole non mi offendono soltanto, mi indignano. E penso che solo in Italia personaggi come questo Taormina possono assurgere a ricoprire importanti incarichi istituzionali. In qualunque altro Paese civile sarebbero sottoposti a un Tso e certe dichiarazioni avrebbero sortito una vera e propria sollevazione popolare.
Ne sono sicuro.
Parola di medico.
Parola di assassino
Felice Spaccavento, anestesista e rianimatore della Asl di Bari
(da agenzie)
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Agosto 16th, 2020 Riccardo Fucile
LA CATENA DEL TRACCIAMENTO NON FUNZIONA
Il ministero della Salute ha previsto che le persone che, da qualche giorno, stanno rientrando da Paesi a rischio Covid (come la Spagna, la Grecia, la Croazia, Malta) devono essere sottoposte obbligatoriamente a tampone.
Ci sono tutte le indicazioni per come fare, anche all’aeroporto di Malpensa, ma — a quanto pare — non sono pochi i disservizi che sono stati segnalati in Lombardia, soprattutto in questo periodo di week-end di Ferragosto.
Nella giornata di ieri, ad esempio, Selvaggia Lucarelli per TPI ha raccontato la storia di un ragazzo arrivato a Milano di ritorno da Mykonos. Quest’ultimo ritiene di essere positivo al coronavirus, dal momento che i suoi amici sono stati contagiati, che presenta qualche sintomo (febbre e perdita dei sapori) e che, però, non riesce a fare il tampone in Lombardia: la Asl gli ha chiesto di aspettare fino alla prossima settimana, mentre lui aveva chiesto l’esame il 13 agosto, tre giorni fa.
Oggi, invece, è la giornalista di Sky Tg 24 Monica Napoli a segnalare alcuni disservizi all’aeroporto di Malpensa. Mentre la cartellonistica indica cosa bisogna fare per segnalare la propria presenza in Italia di rientro dalla Grecia, dalla Spagna, dalla Croazia e da Malta, la giornalista ha incontrato diversi ostacoli.
Monica Napoli parte da una domanda: «Partire per una trasferta e trascorrere le ferie in casa. Non è tanto questo che infastidisce ma non avere regole chiare al ritorno. Come si configura la quarantena? Quando farò il tampone visto che oggi scadono le 48h dal mio ritorno?».
La giornalista sottolinea come il numero in Lombardia sia errato e la chiamata venga dirottata ad Ats, che chiede all’utente di registrarsi sul sito, spiegando come — al momento — la segnalazione sia stata completata.
Ma del tampone nelle 48 ore, nemmeno l’ombra. Ovviamente, ci sono delle circostanze esterne da valutare (come il periodo particolarmente complesso in termini di disponibilità di personale), ma vale la pena ricordare che l’epidemia non va in vacanza. Anzi: durante le vacanze sembra aver approfittato di questo strano senso di sicurezza che abbiamo acquisito.
(da agenzie)
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Agosto 16th, 2020 Riccardo Fucile
L’INCONTRO “SEGRETO” TRA SALVINI E CASALEGGIO” NEL 2017 C’E STATO
Calabresi vs Casaleggio 2-0. Sarebbe questo il risultato se quello tra l’ex direttore di Repubblica e il
figlio del fondatore del Movimento CinqueStelle fosse un incontro di calcio. Invece si tratta di cause in tribunale e all’Ordine dei giornalisti per un articolo uscito su Repubblica nel giugno 2017 che parlava di un incontro tra Casaleggio e Matteo Salvini aprendo per la prima volta alla possibilità di un accordo tra Lega e Movimento che poi si è effettivamente verificato dopo le elezioni del 2018.
Calabresi vs Casaleggio, dove nasce la causa
A far arrabbiare Casaleggio non era stato tanto l’articolo a firma di Matteo Pucciarelli che raccontava l’incontro con Salvini, quanto l’editoriale, il tweet e un video pubblicati tra il 15 e il 16 giugno del 2017 da Calabresi per commentare la notizia. Casaleggio sosteneva di essere stato diffamato ma il giudice di Ivrea Paola Cavarero ha bocciato la sua tesi, esattamente come l’Ordine dei giornalisti aveva respinto la sua richiesta di provvedimento disciplinare contro l’ex direttore di Repubblica. Calabresi vs Casaleggio è quindi la storia di uno scoop giornalistico e di come il Ceo della Casaleggio Associati abbia cercato di coprirlo accusando il giornale che lo ha pubblicato di diffamazione. Tentativo andato a vuoto visto che il giudice oltre a confermare il contenuto dell’articolo di Pucciarelli ha obbligato Casaleggio a pagare le spese processuali. Un successo festeggiato da Calabresi con un tweet.
In molti in rete hanno però voluto non tanto sottolineare la vittoria di Calabresi in tribunale quanto ricordare le reazioni arrivate dal fronte pentastellato all’epoca dell’uscita dell’articolo. Le reazioni sul Blog delle stelle fu immediata e molto forte. Casaleggio definì la notizia “falsa” e parlò di “Metodo Repubblica” per definire l’uso di fake news contro lui e il Movimento.
Alla conferma di Calabresi sui contenuti dell’articolo poi i CinqueStelle reagirono negando l’incontro col futuro alleato di governo mentre Casaleggio fece causa all’allora direttore del quotidiano di Largo Fochetti dando il là a quello che Calabresi chiamò a sua volta il “Metodo CinqueStelle”.
(da agenzie)
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Agosto 16th, 2020 Riccardo Fucile
“CRESCONO I CASI COVID-19, BASTA POCO PER RIPIOMBARE NELL’EMERGENZA”
Ranieri Guerra, direttore aggiunto dell’Oms «distaccato» a Roma per seguire da vicino i fatti italiani, tecnico del Cts, il comitato tecnico scientifico del governo, in un’intervista al Corriere della Sera spiega che ci troviamo di fronte a una fase di crescita dei casi di Coronavirus e può bastare poco per ripiombare nell’emergenza:
Nell’ultimo rapporto del ministero della Salute è scritto chiaramente che c’è rischio di peggioramento. Eppure?
«Eppure sembra che la gente non abbia compreso quanto siamo in pericolo. È adesso che dobbiamo agire, dopo potrebbe essere troppo tardi. Ci vuole un battito d’ali per rientrare nella criticità . Man mano che i casi di nuovi positivi si accumulano i tempi di moltiplicazione dei contagi si accorciano. Significa che la crescita dell’epidemia da lenta diventa rapida e si ha una progressione geometrica»
Però fino alle scorse settimane sembrava che la situazione fosse in pugno.
«Ed è ancora così. Potremmo tenerla in pugno se tutti, dico tutti, mostrassero senso di responsabilità rispettando le tre regole base. Mascherina, distanziamento e igiene delle mani. Faremmo ancora in tempo a tornare indietro, a cambiare marcia. Invece si vedono movide, affollamenti in spiaggia, giovani che tornano infetti dalle vacanze e spesso diffondono il contagio in famiglia. No, no va per niente bene».
Qual è il rischio?
«Arrivare a ridosso della ria=pertura delle scuole con un numero di casi che la renderebbero pericolosissima. Perchè è matematico che la curva col ritorno in aula salirebbe ancora».
E allora?
«Allora o azioniamo il freno o andiamo a sbattere. L’Italia per incidenza di nuovi casi è ancora in coda rispetto ai grandi Paesi europei. Guardiamo cosa succede in Francia e Spagna. Però rispetto a qualche settimana fa il nostro Paese mostra una sequenza di tanti, troppi piccoli focolai che tengono alta la circolazione del virus»
(da agenzie).
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Agosto 16th, 2020 Riccardo Fucile
IL FIGLIO ERA APPENA RIENTRATO DALLA CROAZIA
Papà in terapia intensiva: il figlio era appena tornato dalla vacanza in Croazia. 
Un paziente positivo al coronavirus è stato trasferito nei scorsi giorni in terapia intensiva nell’ospedale Marche Nord di Pesaro: è il papà 60enne di un giovane di Fano nelle Marche rientrato nei giorni scorsi dalla Croazia, dove si registra un boom di positivi al virus.
La news è riportata da Il Messaggero.
Sono proprio i casi di ritorno la maggiore delle cause di aumento dei contagi in Italia. Tantissimi i focolai di giovani tornati da vacanze in Croazia, appunto, Spagna e Grecia. Per arginare questa nuova “ondata” il Governo ha imposto il tampone al rientro.
Il governo torna sulla stretta alle discoteche dopo lo scontro, nei giorni scorsi, con le Regioni sulla proposta di limitare l’attività dei luoghi da ballo per evitare assembramenti di giovani nelle località balneari e turistiche.
Alle 16 di oggi si terrà , secondo quanto si apprende, una riunione del coordinamento tra governo e Regioni dedicato alle discoteche. Per il governo parteciperanno i ministri Francesco Boccia, Roberto Speranza e Stefano Patuanelli.
Nel week end di Ferragosto i locali sono rimasti aperti e alcuni governatori, come Stefano Bonaccini in Emilia Romagna e Luca Zaia in Veneto, hanno emesso delle ordinanze preventive per evitare le chiusure, introducendo mascherina obbligatoria e dimezzando la capienza.
Ordinanze che hanno portato alla sospensione di locali come è accaduto a Jesolo, dove il ‘King Club’ è stato sospeso per 5 giorni perchè gli avventori erano senza mascherina.
Scopo del governo è arrivare a misure condivise su tutto il territorio nazionale per regolare la ‘movida’ notturna in accordo con le regole sul distanziamento sociale.
(da agenzie)
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Agosto 16th, 2020 Riccardo Fucile
ANCHE CINQUE GIOVANI PUGLIESI CHE HANNO CONTRATTO IL VIRUS IN GRECIA SONO STATI RICOVERATI IN GRAVI CONDIZIONI
Si sono aggravate le condizioni della ragazza palermitana tornata da una vacanza da Malta e risultata positiva al Covid-19: ora è in terapia intensiva all’ospedale Cervello.
Nonostante gli esperti abbiano dato l’allarme sul fatto che l’età media dei contagiati si sa pericolosamente abbassata, continua la campagna negazionista portata avanti da chi, senza alcuno scrupolo, utilizza l’insofferenza verso il Covid-19 per prendere voti e attaccare il Governo.
Probabilmente mai, a memoria di questo paese, si è assistito a un momento così basso e tanto pericoloso come quest’estate dove si va a ballare spensierati quando fino a quattro mesi fa non sapevamo più dove mettere le bare.
Le condizioni di chi torna dalle vacanze all’estero preoccupano: ieri cinque giovani pugliesi, tra i 20 e i 30 anni, sono stati ricoverati in condizioni gravi, dopo aver contratto il virus in Grecia.
Le strette del Governo sulle discoteche sono misure che arrivano troppo tardi: si è preferito dare un senso di falsa sicurezza che ha solo contribuito a confondere ancora di più le idee sulla pericolosità di un virus che non se n’è mai andato, ha solo abbassato la sua potenza. Nulla impedisce una seconda ondata invernale, solo la nostra responsabilità , che gettiamo alle ortiche quando ‘dimentichiamo’ la mascherina o ci ammassiamo nei locali.
Agostino Miozzo, coordinatore del Cts, ha dichiarato: “Abbiamo anche persone giovani in Rianimazione. Nessuno è invulnerabile”.
“È una questione di probabilità : se si contagiano molti giovani una quota, seppur minima di essi, si ammala gravemente” riflette l’epidemiologo Pierluigi Lopalco, capo della task force regionale della Puglia: “Cinque pazienti tra i 20 e i 30 anni sono in condizioni critiche”.
Chi invece sta male e viene ricoverato anche senza finire in Terapia intensiva? “L’età media adesso è intorno ai 50 anni”, sintetizza l’assessore alla Sanità della Lombardia Giulio Gallera. Tutto ciò è la conseguenza del fatto che i nuovi positivi – come evidenzia l’Istituto superiore di Sanità – hanno spesso meno di 40 anni.
(da agenzie)
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Agosto 16th, 2020 Riccardo Fucile
NELLA SPIAGGIA DI BARCARELLO GLI ABUSIVI ATTACCANO ANCHE I CARABINIERI, E’ ORA CHE LO STATO FACCIA PULIZIA
Una giornalista che stava riprendendo lo sgombero di una tendopoli nella spiaggia di Barcarello,
nella borgata marinara di Sferracavallo a Palermo, è stata aggredita insieme ad un’amica da un gruppo di una trentina di bagnanti.
In soccorso della reporter, che è stata presa a calci e pugni, sono dovuti intervenire i carabinieri.
Le due donne sono finite al pronto soccorso dell’ospedale Cervello in codice rosso. Nella zona dove è avvenuta l’aggressione ci sono alcune telecamere e i carabinieri stanno cercando di identificare coloro che hanno picchiato le vittime. Per sedare la rissa sono intervenute anche le volanti della polizia.
La giornalista ha raccontato così quanto accaduto: “In tanti anni di attività non avevo mai visto una cosa così. La rabbia, la violenza senza motivo sfogata senza remore”. E ha aggiunto: “Quello che ferisce di più, però, è stata l’indifferenza di tanti che hanno assistito alla scena. Ho chiesto aiuto, mi hanno detto ‘no’. C’era anche chi faceva un video con il telefono cellulare”.
Una signora le aveva chiesto di non riprendere i bambini. “Le ho detto che non li avrei ripresi, ma in quell’istante un gruppo si è scagliato contro di me. Mi sono ritrovata per terra – ha detto – contro di me schiaffi, calci, pugni. Una ragazza mi ha dato dei pugni sul naso. Erano donne, tante. Gli uomini guardavano. La mia amica, che mi attendeva in auto, mi ha raggiunto per difendermi ma anche lei è stata aggredita.
La cronista ha poi riferito che “il gruppo, erano tanti, ha aggredito anche i militari che prima ci hanno offerto riparo nella loro auto e poi ci hanno detto di andare via”.
Noi siamo scappate e abbiamo raggiunto il pronto soccorso dell’ospedale Cervello, dove i medici ci hanno visitato. Abbiamo un prognosi di cinque giorni, ma io dovrò fare degli accertamenti perchè ho molti dolori al torace”.
(da agenzie)
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Agosto 16th, 2020 Riccardo Fucile
IL TERRIBILE RACCONTO DELLA REPRESSIONE POLIZIESCA IN ATTO NEL REGIME CORROTTO DEL DITTATORE AMICO DI PUTIN TRA MIGLIAIA DI ARRESTI E TORTURE
In queste ore a Minsk in Bielorussia migliaia di persone hanno sfilato nel nome di Alexander Taraikovsy, il 34enne ucciso dalle forze di polizia nel secondo giorno delle proteste che hanno seguito la controversa rielezione del presidente in carica da 26 anni, Alexander Lukashenko.
Si tratta soltanto di una di molte storie che gradualmente stanno emergendo sulle violenze, i soprusi, le vere e proprie torture perpetrate ai danni dei cittadini bielorussi che hanno osato dire “no” a chi voleva far loro ingoiare l’ennesima elezione farsa.
La violenza con cui è stato represso il dissenso nel Paese ha fatto storcere il naso all’Ue, che ha annunciato di non accettare il risultato elettorale.
Lukashenko, sempre più isolato, ha respinto le proposte di mediazione e si è rivolto al presidente russo Vladimir Putin per lamentarsi di quella che definisce «aggressione che sta montando contro di noi».
Nel colloquio telefonico avvenuto tra i due, Putin si è detto «fiducioso» che in Bielorussia si trovi una rapida soluzione alla crisi. Nel frattempo, in piazza migliaia di manifestanti invocavano a grande voce la sfidante di Lukashenko, Svetlana Tikhanovskaya, che dal suo esilio a sua volta ha invocato la formazione di un governo di transizione.
Dopo le foto degli arresti e delle manifestazioni, i filmati di poliziotti che prendono a manganellate i manifestanti in piccoli “branchi” o dei giovani — giovanissimi — ragazzi che si filmavano nelle camionette mentre andavano a combattere contro i loro connazionali come se fossero in un videogioco, adesso i canali social dei media indipendenti e di alcuni giornalisti bielorussi trasmettono le storie dell’orrore dei sopravvissuti ai centri di isolamento e detenzione.
Tra loro c’è anche Maxim (nome di fantasia), 16enne di Minsk, che racconta di essere stato arrestato mentre attraversava la strada in compagnia di sua madre e della sua ragazza. Anche i suoi genitori sono stati arrestati: il padre è stato rilasciato soltanto ieri, la madre il giorno prima. Lui invece dopo circa 6 ore passate in cella, senza motivo.
«All’improvviso sono arrivati due furgoni piene di persone con il viso coperto. Mia madre e la mia ragazza sono riuscite a scappare. Io invece sono stato picchiato e mi hanno portato via, mi hanno trasferito su un camion della polizia e hanno gettato altre quattro persone nel camion, uno sopra l’altro, e ci hanno picchiati duramente. Eravamo in cinque in una piccola cella nel camion che potrebbe racchiudere una sola persona. Stavamo soffocando».
Poi cos’è successo?
«Poi ci hanno portato nella stazione di polizia — eravamo in tutto un centinaio di uomini — e ci hanno fatto sdraiare con le facce a terra. Sono stato in quella posizione per circa 6 ore prima che mi liberassero».
Ti hanno spiegato perchè sei stato arrestato?
«No, non stavo nemmeno protestando, stavo solo attraversando la strada. Non riesco nemmeno a crederci quando ci penso. Hanno inventato le accuse, dicendo che avevo attaccato la polizia in un posto diverso da quello in cui mi trovavo. In Bielorussia accade così adesso, le persone vengono catturate, picchiate e detenute. I miei genitori sono stati arrestati più tardi sempre quella sera. Erano venuti a cercarmi in una stazione della polizia e improvvisamente è arrivato un altro camion delle forze dell’ordine. Mia madre è stata rilasciata dopo due giorni, mio ​​padre dopo tre. Quello che è successo a loro è ancora peggio»
Perchè?
«Li hanno mandati in un posto speciale, un centro sulla strada Akrescina a Minsk. In questo momento sembra davvero un campo di concentramento. Le condizioni erano terribili, li hanno costretti a cantare l’inno nazionale e a recitare preghiere, sono stati picchiati uno di fronte all’altro, denudati e minacciati. Mia madre ha il diabete e le sono state negate le medicine».
Che violenze avete subìto?
«Io ho molti lividi e anche i miei genitori li hanno — in questa prigione dove si trovavano hanno anche messo le persone in una posizione tale per cui le loro mani iniziavano a fare molto male. A me hanno minacciato di cacciarmi dall’università e che mi avrebbero trovato e ucciso. Hanno anche minacciato mia madre quando ha chiesto di chiamare un medico, dicendo che le avrebbero lanciato una granata»
Conoscete altre persone che hanno vissute esperienze simili?
«Molti dei miei amici sono stati arrestati. Uno di loro, 18 anni, è stato condannato a una pena di 25 giorni: adesso si trova in ospedale perchè è stato picchiato così duramente che non riusciva più a muovere le mani. Alcuni dei miei amici sono scomparsi, siamo riusciti a trovarne la maggior parte, ma alcuni mancano, perchè le persone vengono mandate da Minsk in altre città , visto che le carceri qui sono sovraffollate. Anche mio zio è stato arrestato».
Adesso che è libero tornerà in piazza?
«Penso che prenderò parte alle manifestazioni. Secondo alcuni media il nostro ministro dell’Interno ha condannato le azioni della polizia, ma noi non ci crediamo, perchè è stato lui a ordinarle. L’intero sistema deve cambiare. Il nostro presidente ha perso le elezioni e deve accettarlo. Avevo preso parte alle proteste anche prima delle elezioni per via del fatto che gli altri candidati erano stati esclusi e ho partecipato alle manifestazioni del 9 agosto, nel giorno delle elezioni. Le proteste stanno continuando in questo momento, sono molto pacifiche e penso che mi unirò».
Cosa pensa del gesto di portare dei fiori alla polizia in segno di pace, come hanno fatto alcuni e alcune manifestanti in questi giorni?
«Penso che, come ha detto Jimi Hendrix, ‘quando il potere dell’amore supererà l’amore per il potere’, il mondo sarà un posto migliore. Approvo fermamente queste azioni e penso che questa sarà una forte mobilitazione di pace. Penso che molte di queste persone non abbiano modo di capire cos’è l’amore e cos’è la misericordia, ma penso che sia un ottimo modo per dimostrare che le nostre proteste sono pacifiche».
L’Unione europea sta facendo abbastanza?
«Sono grato agli Stati baltici e alla Lituania e ai diversi paesi per aver espresso la loro posizione in modo molto chiaro, rifiutando di riconoscere Lukashenko, tuttavia ritengo che debbano essere imposte sanzioni severe e il tribunale internazionale debba agire come fece dopo le guerre in Jugoslavia».
Oggi è fiero di essere bielorusso?
«Abbiamo sempre avuto un problema con il governo: Lukashenko è al potere da 26 anni, da 10 anni prima che io nascessi. Le proteste vanno avanti da molto tempo: amo il mio Paese e la mia gente, ma c’è uno stato di polizia brutale e penso che sia arrivato il momento di affrontarlo».
(da Open)
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