Agosto 19th, 2020 Riccardo Fucile
UN RESPONSO POSITIVO AL TAMPONE COMPORTA LA PERMANENZA SUL POSTO PER DUE SETTIMANE… MA COSI’ IL PROBLEMA SI TRASFERISCE NELLA CAPITALE
Una grande fuga da Porto Rotondo e dalla Costa Smeralda. La racconta oggi Il Messaggero facendo
sapere che molti dei 40 romani in vacanza in Sardegna a rischio COVID-19 hanno deciso di abbandonare l’isola senza test del tampone, visto che un responso positivo avrebbe comportato la permanenza sul posto.
Per questo, spiega il quotidiano, molti giovani del gruppo di Roma Nord non se la sono sentita di chiedere un ulteriore credito ai genitori, in caso di tampone positivo, per confinarsi in una casa in Sardegna per chissà quanto tempo. E allora meglio imbarcarsi e rientrare nella Capitale.
Testimone di questo esodo è Paolo, romano di 20 anni.
Paolo ha contratto la malattia, ed è un componente dell’ormai famosa comitiva dei 40 di Roma Nord che dal 4 agosto all’undici hanno frequentato tutti i locali più rinomati della costa nord — orientale dell’Isola.
Paolo è anche tra i 6 ragazzi rimasti a Porto Rotondo. Adesso vive isolato in una stanza dell’appartamento di famiglia. Ecco il suo racconto: «Ho la fortuna di avere una casa di proprietà . Quelli che sono fuggiti erano in affitto». «In molti sono letteralmente scappati dalla Costa Smeralda quando si è diffusa la notizia del coronavirus».
«Lo hanno fatto — continua — perchè avevano paura di aver contratto la malattia, erano in affitto per 4 giorni al massimo e non volevano correre il rischio di dover pagare altri soldi per la locazione», spiega Paolo. E aggiunge: «Hanno usato una doppia mascherina però quando sono saliti sull’aereo». Prova a giustificarli.
Poi il 20enne si interroga sulla validità del tampone o la sincerità di alcuni suoi amici che sono rimasti in Costa Smeralda. «Ho fatto il tampone e sono risultato positivo. L’ho detto a dei miei amici (romani in vacanza a Porto Rotondo, ndr). Parlo di ragazzi che hanno bevuto dalla stessa bottiglia da cui ho bevuto io, che hanno fumato la stessa sigaretta. Ebbene mi hanno detto di essere negativi». Paolo si ferma e poi aggiunge perplesso: «Ma è possibile?».
Paolo a volte ha la febbre a 38 e mezzo, che però la sera scende. «Dal 4 all’11 agosto — racconta Luca un altro 20enne del gruppo di Roma Nord — siamo andati in almeno sette locali». Li elenca, a partire dal Billionaire a Porto Cervo.
Ed è di ieri la notizia che un dipendente sardo, di Sassari, del locale è risultato positivo. Intanto, spiega il Corriere della Sera, la Asl romana ieri ha dato conferma di altri sei casi, che si aggiungono agli otto già accertati lunedì.
E sempre dalla Sardegna tornano nella Capitale due giocatori della Primavera della Roma, asintomatici ma positivi. La loro versione è difficile da verificare: «In discoteca? Mai».
Le immagini della festa al Country Club di Porto Rotondo, esclusivo locale che il 9 agosto ospitava l’evento Blackhole, continuano a fare il giro del web, e a far preoccupare chi, in un modo o nell’altro, è entrato in contatto con quel luogo e con chi lo frequentava. Lorenzo Palazzi, uno dei dj di quella serata, ha ammesso di essere risultato positivo al test, effettuato il 15 agosto.
Ma la festa si è tenuta appunto il 9, quindi alcuni giorni prima. Così è scattato il panico. Anche perchè, oltre alla calca in pista, tutti stipati e senza mascherine, tra i ragazzi ci sono state molte altre occasioni d’incontro. Seduti a un tavolo a bordo piscina si sono fotografati Palazzi, Alemanno e Riccardo Carnevale, anche lui tra i dj ospiti dell’evento.
La notizia della positività dell’amico è subito rimbalzata tra chat e social.
Alemanno ieri ha voluto spiegarsi su Instagram: «Appena appreso il rischio del potenziale contagio ho effettuato un primo tampone, risultato negativo, e successivamente un secondo che ha confermato l’esito negativo dopo 5 giorni – racconta il figlio di Gianni Alemanno e Isabella Rauti –. In seguito a quanto accaduto, abbiamo deciso tutti responsabilmente di fare il tampone». Poi l’attacco: «Cercare un episodio zero in Sardegna è assurdo e pretestuoso considerata l’affluenza nei vari locali, spiagge e ristoranti della Costa Smeralda e mi permetto di dire di tutta Italia».
(da agenzie)
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Agosto 19th, 2020 Riccardo Fucile
CONTINUANO LE RICERCHE DEL PICCOLO GIOELE… LA DONNA AVEVA “FRATTURE COSTALI ANTERIORI E POSTERIORI” CHE MAL SI CONCILIANO CON UNA CADUTA DAL TRALICCIO
«Un certificato dell’ospedale di Barcellona Pozzo di Gotto, datato 17 marzo, dice che Viviana aveva paranoia e crisi mistiche. Era stato il marito a rivolgersi all’ospedale Covid, perchè la moglie era agitata durante il lockdown»: ieri l’avvocato Claudio Mondello, cugino del marito di Viviana Parisi, ha chiarito la vicenda della malattia della donna e aggiunto elementi che potrebbero essere decisivi nell’indagine.
Repubblica spiega oggi che quel certificato non ha avuto poi alcun seguito in ospedale. «La famiglia aveva invece una forma di vigilanza su Viviana, tutti le stavano vicino», dice ancora il legale. Quel certificato i poliziotti della Stradale l’hanno trovato nell’auto della donna, ed è stato sequestrato. Dice ancora Claudio Mondello: «Io non credo che possa aver fatto del male al bambino. Era molto protettiva nei suoi confronti»
«Aveva uno sguardo assente quando è fuggita con il bambino oltre il guard rail», ha raccontato il testimone, l’imprenditore lombardo, che si è presentato domenica alla polizia. Altro indizio: le lesioni alla colonna vertebrale e le fratture, che racconterebbero dell’ultimo disperato lancio dal traliccio. Anche se sul traliccio non ci sono impronte, ma la Scientifica ha spiegato che la struttura è realizzata con un materiale particolare sui cui non restano tracce.
Ora, la seconda ipotesi, l’aggressione, che magistrati e investigatori declinano secondo più filoni di approfondimento. Il primo: qualcuno ha tentato di aggredire sessualmente Viviana. Il secondo: l’aggressione è avvenuta per un’altra ragione, magari perchè uno degli animali che circolano liberamente sui terreni in montagna (tutti di privati) ha fatto del male al bambino, e a quel punto va eliminata una testimone scomoda.
L’ipotesi dell’aggressione è alimentata soprattutto da un dato dell’autopsia, che parla di «fratture costali anteriori e posteriori». Un esperto radiologo nominato dalla procura sta approfondendo.
E, intanto, l’ipotesi dell’aggressione viene rilanciata dall’avvocato Venuti, che commenta, mentre si incammina verso la zona del traliccio: «Quassù, probabilmente, qualcuno sa e non parla». C’erano dei raccoglitori di sughero su quel tratto di montagna, e anche dei pastori, sono stati ascoltati dalla polizia. «Possibile che nessuno abbia visto o sentito nulla?», ripete il legale. Il procuratore ha chiesto tutti i tabulati dei cellulari della zona.
Arriverà anche l’esercito per cercare ancora. E questa mattina ci sarà pure il papà del piccolo, Daniele Mondello, che ieri ha lanciato un appello su Facebook: «Vi aspetto alle 7.30, al centro di coordinamento della protezione civile, al distributore Ip di Caronia, sulla statale 113. Tutti insieme cerchiamo Gioele».
(da “NextQuotidiano”)
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Agosto 19th, 2020 Riccardo Fucile
IL GOVERNO FAREBBE BENE A NON DARE ALCUN INDENNIZZO ALLA CATEGORIA DOPO IL RICATTO: “RITIRIAMO IL RICORSO IN CAMBIO DI CONTRIBUTI”… BASTA CON UN PAESE SOTTO RICATTO DI MILLE CATEGORIE CHE PENSANO SOLO A SPILLARE QUATTRINI
Il Tar ha detto no alla richiesta di riaprire le discoteche. La decisione di chiudere i locali da ballo,
dopo i contagi avvenuti fra i giovani, era stata presa domenica 16 agosto con un’ordinanza del Ministro della Salute, in tema di misure urgenti per il contenimento e la gestione dell’emergenza epidemiologica da Covid-19, che aveva anche introdotto l’obbligo di mascherina nei luoghi pubblici dove c’è il rischio di assembramenti.
Il sindacato Silb-Fipe-Associazione Italiana Imprese di Intrattenimento da Ballo e di Spettacolo il giorno dopo aveva presentato un ricorso al Tar. Oggi il presidente della terza sezione quater del Tar del Lazio, con un decreto monocratico, ha respinto la richiesta di sospensione cautelare urgente del sindacato. Già fissata il 9 settembre l’udienza in camera di consiglio per la valutazione collegiale del ricorso.
La decisione del Tar Lazio è stata depositata stamattina alle 9, a meno di 24 ore dall’istanza del Silb. Si tratta di una decisione cautelare monocratica, in attesa della decisione collegiale già fissata per la prima udienza utile, quella del 9 settembre. Il Tar Lazio respinge la richiesta dei sindacati delle associazioni da ballo, in quanto nel bilanciamento degli interessi la posizione dell’Associazione dei gestori delle sale da ballo “risulta recessiva rispetto all’interesse pubblico alla tutela della salute nel contesto della grave epidemia in atto”.
Il Tar Lazio, nell’ordinanza presidenziale spiega anche che “la natura dei danni ne consente in linea di principio la successiva reintegrazione anche per equivalente, nel caso che il giudizio abbia esito favorevole alla parte ricorrente” e fa cenno anche alla “comune volontà della Conferenza dei presidenti delle regioni e del Ministero dello sviluppo economico di aprire con immediatezza un tavolo di confronto con le Associazioni di categoria, al fine di individuare gli interventi economici di sostegno nazionali al settore”.
(da agenzie)
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