Novembre 6th, 2020 Riccardo Fucile
NESSUNA PROVA E FALSI GIA’ VERIFICATI
Il discorso di Donald Trump per sostenere l’esistenza dei brogli elettorali era privo di prove e ricco di falsità già verificate
Nella serata del 5 novembre 2020, fuso orario americano, Donald Trump si è rivolto alla nazione sostenendo che i repubblicani — e lui in particolare — siano stati derubati attraverso degli «evidenti» brogli elettorali.
Trump ha parlato a ruota libera, ripetendo più volte le accuse, negando ai giornalisti la possibilità di fare domande preferendo ritirarsi insieme al suo staff.
Cinque colleghi di PolitiFact hanno sottoposto a verifica il suo intervento, rivelando numerosi casi di disinformazione:
«In 17 minuti», riportano nell’introduzione dell’articolo, «Trump ha fatto molte affermazioni imprecise sui conteggi in diversi Stati e sul voto per corrispondenza in generale»
«Molti voti sono arrivati in ritardo»
Come avevo spiegato nell’articolo riguardo ai ritardi nel Nevada, è prevista una tolleranza di sette giorni per l’arrivo dei voti postali purchè siano stati inviati entro il giorno delle elezioni, in questo caso il 3 novembre e con data di scadenza dell’arrivo il 10. Questa è una soglia di tolleranza massima, ma i risultati arrivano ben prima di tale data.
I colleghi di PolitiFact, infatti, riportano che alcuni stati — per legge statale — prevedono un periodo di tolleranza per l’arrivo delle schede via posta, purchè la data riportata nel timbro postale non sia successiva al giorno del voto
«Stiamo vincendo in molte posizioni chiave, poi i nostri numeri calano miracolosamente»
Come in ogni elezione, non sempre il risultato dei primi risultati — diffuso a seguito delle prime segnalazioni dai seggi — si riflette per tutto il periodo dei conteggi fino alla loro conclusione. Trump fa riferimento ai casi della Georgia, del Michigan, della Pennsylvania e del Wisconsin, dove il suo margine di vantaggio si è ridotto e in alcuni casi si è visto superato dall’avversario Biden. Quest’ultimo ha vissuto le stesse esperienze in altri Stati, come la Florida, il North Carolina, l’Ohio e il Texas.
Quella di Trump non è una prova e certe situazioni non sono affatto una novità .
Il voto postale è un «sistema corrotto»?
Molti cittadini americani hanno preferito esprimere le loro preferenze evitando le code e gli assembramenti nei seggi elettorali a causa della Covid19. Il voto postale non è una novità , esiste ed è stato più volte monitorato da esperti e analisti che smentiscono la narrativa di Trump che definisce tale sistema «corrotto» senza — ancora una volta — presentare uno stralcio di prova.
I colleghi di PolitiFact riportano che negli anni il numero dei voti fraudolenti riscontrati attraverso il voto postale è estremamente raro e di minuscole proporzioni.
A sostegno della loro spiegazione riportano due report, uno svolto da un think tank conservatore e uno da parte di un istituto di politica liberale, dove entrambi rivelano l’estrema rarità del broglio elettorale via posta.
I voti postali sono soprattutto pro Biden?
Possibile e Trump potrebbe essere il principale colpevole, del resto lui stesso ha svolto un’intensa campagna denigratoria contro il voto postale e i suoi sostenitori potrebbero aver seguito il suo monito andando a votare personalmente ai seggi. In vista dei rischi di contrarre la Covid19, che Trump ha preso fin troppo alla leggera, i sostenitori di Biden avrebbero preferito l’opzione del voto postale per evitare il contagio attraverso gli assembramenti ai seggi.
La presunta mancanza di verifica delle schede
Trump sostiene che milioni di schede non siano verificate e ritenute, di conseguenza, idonee per essere conteggiate. Vista la situazione legata alla Covid19, gli Stati americani hanno intrapreso delle verifiche sul voto postale. In Nevada, dove il risultato potrebbe assegnare la vittoria a Biden, viene effettuata una rigorosa verifica delle firme per ogni scheda elettorale ricevuta via posta. In alcuni stati, come il New Jersey e la California, è stata pubblicata una guida del processo di verifica delle firme:
Trump, sostenendo che non vi sia un processo di verifica delle firme nel voto postale, riporta il falso.
In Pennsylvania il voto postale è privo di identificazione?
Trump sostiene che in Pennsylvania starebbero conteggiando i voti postali senza alcuna identificazione dell’elettore. I votanti, invece, devono identificarsi per poter ricevere la scheda elettorale, fornendo un proprio documento come la patente o il numero di previdenza sociale.
Il vantaggio nel North Carolina
Trump sostiene che i Repubblicani erano in ampio vantaggio nel North Carolina, ma starebbero improvvisamente trovando schede elettorali a tal punto da ridurre il distacco. In realtà , Biden era in testa nel North Carolina fino a quando non erano stati conteggiati l’80% dei voti, solo in seguito è stato superato da Trump. Insomma, il Presidente ha praticamente scambiato i protagonisti, ribaltando i fatti.
Il caso del tubo scoppiato in Georgia e le «sospettose» 4 ore di stop
Durante il suo discorso Donald Trump sostiene che in Georgia sia successo qualcosa di strano. Il conteggio sarebbe stato interrotto per 4 ore — dove poteva succedere di tutto, secondo lui — a causa di un tubo dell’acqua scoppiato lontano dal seggio.
In realtà , l’incidente è accaduto presso lo State Farm Arena nel centro di Atlanta, luogo in cui effettivamente venivano svolte le operazioni di conteggio, e il fatto risale alle 6 del mattino del giorno delle elezioni risolto in un paio d’ore, ritardando però l’inizio dei lavori di 4 ore.
Il luogo in cui si era rotto il tubo conteneva effettivamente schede elettorali, ma la direttrice degli Affari esteri della Contea di Fulton, sede di Atlanta, ha dichiarato ai colleghi di PolitiFact che nessuna di queste è stata danneggiata.
Trump, alla fine, dichiara il falso sostenendo che l’incidente sia avvenuto in un luogo estraneo alle elezioni.
Il sistema elettorale in Georgia è in mano ai democratici?
Le elezioni in Georgia sono condotte da una divisione speciale del Segretario di Stato Brad Raffensperger, un repubblicano. Anche in questo caso l’affermazione di Trump non corrisponde al vero
A Philadelphia gli osservatori sono tenuti lontani dal seggio?
Trump ha dichiarato che a Philadelphia gli osservatori sono stati tenuti lontani dai seggi, costretti a usare dei binocoli per controllare i conteggi. Non solo, le finestre dei seggi sarebbero state coperte con fogli di carta e cartoni per impedire di vedere al loro interno
PolitiFact spiega che gli osservatori e i rappresentanti dovevano tenere la distanza di sicurezza per via dell’emergenza Covid19. In merito all’oscuramento delle finestre nei seggi i sostenitori di Trump, e lo stesso Presidente, pare facciano riferimento al caso avvenuto a Detroit, nel Michigan, dove gli addetti ai lavori si erano intimiditi dai manifestanti che scattavano foto e video non autorizzati.
Alcuni di questi battevano contro le porte e la finestre, impedendo che il lavoro venisse svolto in serenità
Impedito l’accesso degli osservatori a Detroit?
Si tratta di un’altra accusa del Presidente Trump nei confronti dei seggi in Michigan, in questo caso di Detroit. In realtà , l’accesso è stato negato sia a democratici che repubblicani perchè il numero massimo consentito di osservatori per parte era già stato raggiunto: all’interno erano presenti 134 Rep, 134 Dem e 134 apartitici.
Voti duplicati in Michigan?
Trump non ha prove in merito, anche in questo caso. Il dubbio potrebbe venir fuori in base al voto via posta elettronica concesso agli elettori militari all’estero o con disabilità . I funzionari dei seggi devono replicare correttamente il voto nella scheda per essere poi inserita nelle macchine predisposte al conteggio del voto. Nel caso ci fosse un errore, come il duplice passaggio nella macchina della scheda elettorale, verrebbe comunque rilevato dal Board of Canvassers composto sia da democratici che repubblicani, i quali hanno il compito di certificare questi voti.
A Detroit sono arrivate schede in ritardo?
Come sempre Trump non riporta alcuna prova, ma potrebbe aver preso spunto da un video diffuso da alcuni blog e social dove un uomo, al termine della scadenza della consegna dei voti al seggio, sarebbe entrato all’interno del seggio nascondendo dentro delle borse delle schede elettorali.
In realtà l’uomo in questione era un operatore di WXYZ Detroit che stava portando con se l’attrezzatura da lavoro. Il blog che aveva inizialmente pubblicato il video, il Texas Scorecard, ha poi aggiornato l’articolo rettificandolo
(da Open)
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Novembre 6th, 2020 Riccardo Fucile
NELLE SCHEDE MANCA IL CODICE A BARRE, I CAZZARI SPUTTANATI
Circola nei canali Telegram italiani un video in cui un fantomatico votante democratico pro
Biden brucia letteralmente 80 schede elettorali con il voto a favore di Donald Trump.
Che sia una prova plausibile per sostenere che negli Stati Uniti sia in corso un mega complotto per far cadere Trump? No!
La verifica arriva direttamente dai funzionari delle elezioni a Virginia Beach, il luogo dove verrebbero usate proprio le schede del video.
In realtà non è vero, perchè quelle schede sono fasulle: sono dei semplici fac-simile
Come riportano i funzionari del seggio, nelle schede del video mancano i codici a barre presenti invece nell’esempio della scheda originale.
(da agenzie)
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Novembre 6th, 2020 Riccardo Fucile
“IN CERTI STATI CI SONO STATI PIU’ VOTI CHE ELETTORI”… SALVINI RIPRENDE E DIFFONDE UNA FAKE NEWS: ECCO INVECE LA VERITA’
Visto quello che sta succedendo a livello mediatico, con un presidente degli Stati Uniti che
diffonde bufale incontrollate su fantomatiche elezioni rubate, è opportuno fermare una pericolosa azione di disinformazione di Salvini e elezioni Usa.
Oggi, nel corso della sua intervista a 24 Mattino su Radio 24, il leader della Lega ha messo in dubbio la regolarità del voto negli Stati Uniti: «Sul fatto che in alcune contee ci siano più schede che cittadini, mi sembra giusto e necessario vederci chiaro fino in fondo. È come se a Milano ci fossero due milioni di schede, mentre votano 1,2 milioni di persone. Poi chi vince, vince. L’America resta una grande democrazia».
Mentre negli Stati Uniti le televisioni tolgono la parola al presidente della «più grande democrazia del mondo», in Italia Salvini può parlare senza contraddittorio e senza contestualizzare quella che è un’accusa molto grave.
Tanto più che il leader della Lega non ha detto oggi per la prima volta questa cosa, ma lo ha fatto anche nel corso di una sua diretta Instagram nelle ultime ore.
È davvero possibile che ‘in alcune contee’ ci siano più schede che elettori iscritti nelle liste? E, se sì, in quali? Salvini non lo dice.
Quindi proviamo a ricostruire noi la fonte di questa affermazione.
Nelle scorse ore, subito dopo l’inizio dello scrutinio, su alcuni siti statunitensi e su account dei social network vicini alla propaganda di Donald Trump si era diffusa la notizia di una mancata corrispondenza tra le schede scrutinate e il numero di elettori in North Carolina e in Wisconsin.
Ma questa cosa è vera? Innanzitutto, occorre dire una cosa: quando questi post compaiono su Facebook e Twitter, vengono puntualmente segnalati dalle piattaforme, dal momento che contengono evidenti fake news.
La versione più diffusa, ad esempio, è che in Wisconsin siano state contate 3.239.920 schede, ma che solo 3.129.000 elettori siano stati registrati nello stato.
Il dato è facilmente smontabile consultando lo United States Census Bureau: 3.129.000 era il numero degli elettori iscritti in Wisconsin nel 2018, durante le elezioni di midterm.
Questo numero è cresciuto nei due anni successivi e il sito che monitora il corpo elettorale (e che fa direttamente capo all’amministrazione) ha riportato — il 1° novembre — un numero di elettori pari a 3.684.726 elettori registrati attivi.
Già da solo questo numero basterebbe a smontare la teoria diffusa sui social network e proposta in Italia anche da Matteo Salvini (visto che i voti scrutinati sono stati 3.239.920), se non fosse che il numero di 3.684.726 non include nemmeno i neo-maggiorenni che si sono iscritti nelle liste elettorali nelle ultime ore.
Quindi siamo abbondantemente all’interno della regolarità .
Un discorso analogo è stato fatto anche per la North Carolina (stato che, tra le altre cose, andrà sicuramente a Donald Trump): qui la differenza tra i voti conteggiati e il corpo elettorale è addirittura vicina ai due milioni (ovviamente, a favore del corpo elettorale), ma si era comunque diffusa una teoria che si basava sul numero di elettori iscritti nelle liste nel 2018.
Bufale da propaganda che in Italia, a quanto pare, vengono utilizzate senza ritegno dai sostenitori di Donald Trump come Matteo Salvini.
(da agenzie)
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Novembre 6th, 2020 Riccardo Fucile
GLI INSULTI SESSISTI DEL CONSIGLIERE COMUNALE LEGHISTA DI TORTONA… LA SIGNORA ANNUNCIA LA QUERELA E LO SMANETTONE DA TASTIERA CHIEDE SCUSA
“Signora deduco che lei non ha seguito il mio consiglio dell’altra sera, usare le sue dita per il suo piacere personale….”. La frase shock e sessista arriva dal consigliere comunale leghista di Tortona, Niccolò Castellini.
Destinataria la signora Anna Maria Sciutto, colpevole di aver criticato un post del sindaco Federico Chiodi.
La discussione era nata su di un gruppo Facebook di nome “Tortonesi” dove il primo cittadino aveva postato la richiesta fatta alla regione sull’ospedale di Tortona destinato a diventare Covid Hospital.
La richiesta del sindaco era che l’ospedale riservasse dei posti letto anche per i pazienti tortonesi. La signora aveva ricordato che negli ospedali non si possono riservare i posti come “si fa nelle balere con gli amici”, da lì si è aperto il dibattito ed è arrivato il commento sessista che non è rimasto l’unico del giovane consigliere comunale.
La signora ha cercato di rispondere in modo educato ma fermo: “Bravissimo Niccolò Castellini, l’altra sera ho lasciato correre, adesso passo lo screenshot al mio legale”. Tutto questo nella serata di ieri dopo il caos dell’ospedale di Tortona con la fila di ambulanze in attesa, e con tutti pazienti torinesi.
Successivamente i commenti sono stati cancellati e Castellini si è scusato: “Ieri sera in una discussione riguardo l’attuale situazione del nostro ospedale ho rivolto un gravissima affermazione verso la signora Anna Maria Sciutto, me ne scuso con lei e con tutte le donne”.
Forse è inutile sottolineare che le scuse, e il fatto che i commenti siano stati tutti cancellati, servono a poco.
Girano in rete e sui gruppi Messanger e WhatsApp tutti gli screenshot. Sul web si può perdonare, ma è difficile dimenticare.”
(da agenzie)
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Novembre 6th, 2020 Riccardo Fucile
IL DEPUPATO RIBOLLA, IL SEGRETARIO FASSI E IL CONSIGLIERE ROVETTA PERCHE’ NON VANNO SOTTO CASA DI FONTANA, RESPONSABILE DELLA ZONA ROSSA IN LOMBARDIA E DELLO SFASCIO DELLA SANITA’ LOMBARDA?
Il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, giovedì sera, si è trovato sotto casa un corteo di alcune
centinaia di persone, “ristoratori, commercianti e partite iva, insieme a gruppi organizzati di estrema destra, negazionisti e alcuni esponenti della Lega“, che hanno manifestato per un’ora sorvegliati dalla polizia, scandendo slogan, con bandiere, striscioni e fumogeni. Il gruppo aveva manifestato contro la zona rossa e le chiusure davanti al Comune di Bergamo, per poi spostarsi sotto casa del primo cittadino.
Esponenti locali e nazionali del Carroccio erano in piazza a Bergamo a aizzare la folla che decideva di scagliarsi contro il sindaco, ieri sera. Poi le prese di distanza, ma solo parziali: “In fondo nessuno ha distrutto nulla”
La pagina ufficiale della Lega Salvini Premier di Bergamo, tutto il suo sdegno lo ha concentrato in un “post scriptum” striminzito.
Lo ha fatto condividendo il post di Alberto Ribolla, consigliere comunale del capoluogo orobico e deputato del Carroccio. Dove però, di fatto, c’era una sostanziale rivendicazione della manifestazione appena svolta.
“Centinaia di persone stasera in piazza davanti al Comune di Bergamo per protestare pacificamente contro il lockdown. Commercianti, negozianti e imprenditori esasperati. Si sente la rabbia della gente. Tutta la mia solidarietà “. Poi, appunto, la laconica presa di distanze: “Ps inopportuno il corteo sotto casa del sindaco”.
Divertente il fatto che questi 300 privilegiati, visto che prendono pure i soldi per rompere i coglioni al prossimo e violare la legge, urlassero oltre a “libertà ” (di contagiare il prossimo) anche “coniglio”.
Forse si riferivano a quegli esponenti della Lega che prima hanno aizzato la teppaglia e poi hanno ritirato la mano?
O alla giunta della Lombardia che non ha proclamato la zona rossa a tempo debito determinando migliaia di morti o infilando nella Rsa i contagiati?
Oggi piovono condanne per una manifestazione “sottocasa” del sindaco da parte di tutti i partiti, ma perchè si è permesso che costoro ci arrivassero? Il questore di Bergamo perchè non lo ha impedito?
Fermo restando che ognuno è libero di aspettare sotto casa chi gli pare, mettendo in preventivo (visto che si parla di “conigli”) di trovarsi a sua volta qualcun altro che lo attende sotto casa.
E a quel punto si riempiono i reparti di traumatologia e non più quelli di Covid.
(da agenzie)
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Novembre 6th, 2020 Riccardo Fucile
MULTINAZIONALI, UN OLIGARCA RUSSO, UN FINANZIERE CON RESIDENZA A DUBAI, 60 MILIONI INVESTITI IN TITOLI E IMMOBILI… E QUESTA SAREBBE LA DESTRA CHE LOTTA CONTRO I POTERI FORTI?
Donazioni da grandi multinazionali, un oligarca russo, un petroliere britannico con residenza a Dubai, un ex dipendente di Cambridge Analytica, e poi quasi 60 milioni di euro investiti in immobili e titoli.
È la radiografia finanziaria della galassia europea di cui fa parte Fratelli d’Italia, il partito di Giorgia Meloni.
Secondo l’ultima rilevazione di “Tecnè”, si tratta del terzo partito italiano dietro Lega e Pd, con il 17% dei consensi. Merito della retorica nazionalista della Meloni, nominata il 29 settembre scorso anche presidente dell’Ecr, il Partito dei Conservatori e dei Riformisti Europei, di cui fanno parte anche lo spagnolo Vox e il Conservative Party del premier britannico Boris Johnson.
Ed è proprio dall’Europa che arrivano i principali finanziamenti di cui beneficiano anche i meloniani entrati a far parte di Ecr a fine 2018.
Quest’anno l’Ecr ha raccolto finora 85mila euro da privati (soldi incassati, è bene ripeterlo, dal partito dei conservatori europei e non da Fd’I). Un record assoluto, visto che gli altri partiti non hanno beneficiato di donazioni.
Tra i finanziatori del partito europeo presieduto dalla Meloni ci sono alcuni nomi noti dell’economia, soprattutto britannica. Diciottomila euro sono arrivati ad esempio dalla Aquind Limited, società inglese che progetta di costruire un cavo sottomarino da 1,2 miliardi di sterline per connettere la rete elettrica britannica a quella francese.
Aquind è diretta dall’oligarca Alexander Temerko, 54 anni, nato nell’ex Unione Sovietica e residente nel Regno Unito dal 2011.
Come riportato dal Guardian, Temerko negli ultimi anni ha donato 1,3 milioni di sterline ai conservatori inglesi. Con quale obiettivo è difficile da dire. Lui si definisce infatti un oppositore di Putin e della Brexit, ma secondo un’inchiesta pubblicata l’anno scorso da Reuters è in realtà un sostenitore dell’uscita del Regno Unito dalla Ue e ha lavorato in passato per il ministero della Difesa russo.
Altri 18mila euro sono arrivati quest’anno all’Ecr da Richard Upshall, britannico con residenza a Dubai, azionista di maggioranza di varie aziende tra cui il gruppo petrolifero Oes. Tra i finanziatori c’è poi anche l’italiana Milano Business Consulting, società di consulenza costituita l’anno scorso da Luigi Mollese.
Attraverso la sua società , Mollese, ex esponente di Futuro e Libertà , aveva donato all’Ecr altri 17.500 euro al partito presieduto dalla Meloni già nel 2019.
Milano Business Consulting non ha risposto alle domande del Fatto sui motivi delle sue donazioni, nè su eventuali lavori svolti per enti pubblici o aziende private a controllo pubblico.
Nella lista dei maggiori finanziatori dell’Ecr c’è poi la CI Consult&Research, azienda basata a Praga e controllata da Ivan Langer, ex ministro dell’Interno della Repubblica Ceca nel governo di centro destra presieduto da Mirek Topolanek.
L’azienda ceca quest’anno ha donato in totale 36mila euro: 18mila euro al partito, direttamente, e altri 18mila alla New Direction, fondazione europea amministrata da vari esponenti dell’Ecr tra cui l’ex presidente della Regione Puglia Raffaele Fitto, che riveste la carica di vice presidente.
Nelle casse della fondazione New Direction sono arrivati circa 200mila euro negli ultimi due anni. New direction e l’ex uomo di Cambridge Analytica.
Tra questi ci sono i denari donati da due delle più grandi multinazionali al mondo: il gigante delle telecomunicazioni AT&T, e la British American Tobacco, uno dei più grandi produttori di sigarette.
Nomi che contraddicono la retorica di Giorgia Meloni, sempre pronta a schierarsi a parole contro multinazionali e lobby varie. Nella lista dei finanziatori del partito europeo di cui fa parte Fd’I c’è poi un nome che rimanda direttamente all’internazionale sovranista: è quello della Voter Consultancy, società controllata dal britannico Thomas Borwick, che alla fine del 2019 ha donato 18mila euro all’Ecr. Esperto di comunicazione digitale, 33 anni, Borwick ha lavorato negli anni scorsi per Cambridge Analytica, la società fondata dall’ex consigliere di Donald Trump, Steve Bannon, e finita al centro dello scandalo per aver sfruttato i dati di 87 milioni di utenti di Facebook con l’obiettivo di influenzare le ultime elezioni americane a favore di Trump e il referendum sulla Brexit nel Regno Unito.
Sulle donazioni a Ecr, il tesoriere di Fd’I, Roberto Mele, spiega: “Ecr è un altro partito, che ha una sua struttura organizzativa di cui non rispondiamo. I finanziamenti di Ecr, come impone la legge, non sono assolutamente utilizzati per eventi elettorali legati a Fd’I. Possono fare degli eventi ai quali partecipano anche i nostri parlamentari europei eletti con Fd’I e che aderiscono a Ecr. Ma sono eventi fatti da Ecr su territorio italiano, ungherese, polacco e così via”.
L’associazione i veri ricchi tra appartamenti e titoli
Se in Europa Ecr non disdegna le donazioni delle multinazionali, in Italia Fd’I vive per lo più grazie alle donazioni del 2 per mille e alle erogazioni liberali. Stando al bilancio 2019, il partito in quell’anno ha ricevuto 1,1 milioni di euro dal 2 per mille, e poco più di un milione dalle erogazioni liberali, cioè dalle donazioni degli stessi parlamentari e di qualche piccola impresa.
Il patrimonio di Fd’I è scarno, meno di 1 milione di euro, fatto per lo più da liquidità depositata in banca. La vera ricchezza è custodita nelle casse di un ente molto vicino a Fd’I. Si tratta della Fondazione Alleanza Nazionale, nata nel 2011 e presieduta da Giuseppe Valentino, un ex senatore di An.
Sebbene sia ufficialmente slegata dal partito della Meloni, la fondazione intrattiene legami politici ed economici con Fd’I. Basti citare i nomi di alcuni membri del comitato esecutivo: i deputati di Fd’I Ignazio La Russa, Edmondo Cirielli, Francesco Lollobrigida (cognato della Meloni) e poi c’è anche l’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno e il forzista Maurizio Gasparri.
“I rapporti istituzionali originano dal fatto che l’Assemblea della Fondazione An del 2014 ha concesso in uso a Fd’I il simbolo di Alleanza Nazionale”, spiega al Fatto il vicepresidente vicario della fondazione, Antonio Giordano. La fondazione ha un patrimonio di 59,6 milioni di euro, fatto soprattutto di titoli finanziari e di immobili. Nel 2019 gli investimenti iscritti bilancio valevano 24,6 milioni di euro, in aumento di quasi 5 milioni rispetto all’anno precedente. Soldi in buona parte usati per comprare titoli di Stato, si limita a spiegare Giordano senza aggiungere dettagli.
Gli affitti del partito: 4166 euro per la sede a Roma
Il resto del patrimonio è costituito da case. La Fondazione detiene due società , Italimmobili e Immobiliare Nuova Mancini, proprietarie di una serie di immobili sparsi su tutto il territorio nazionale e messe a bilancio per un valore di quasi 20 milioni di euro. Alcuni di questi immobili vengono affittati alle sedi di Fd’I, come quello in via della Scrofa, in pieno centro a Roma, per la quale il partito della Meloni paga un affitto mensile di 4.166 euro al mese. E poi ci sono alcuni appartamenti sparsi per l’Italia che invece vengono affittati a sedi locali del partito.
Ma quanto incassa in totale la Fondazione da Fratelli d’Italia in canoni d’affitto? A questa domanda Giordano si è limitato a rispondere che la fondazione non ha “rapporti di comodato gratuito con partiti politici”.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Novembre 6th, 2020 Riccardo Fucile
I SERVIZI SEGRETI MANDANO RINFORZI A PROTEZIONE DI BIDEN E DELLA SUA FAMIGLIA
Nelle ore in cui gli scrutini per le elezioni presidenziali procedono in Pennsylvania, l’Fbi ha
aperto un’indagine su un programmato attacco contro il Convention Center di Philadelphia dove si sta svolgendo la conta dei voti.
Secondo il canale locale Action News, la polizia ha infatti avuto una soffiata su un gruppo di persone che si stava dirigendo a bordo di un Hummer verso il Convention Center. Due uomini sono stati arrestati e, presumibilmente, sono entrati in città , armati di pistole.
Uno di loro potrebbe non avere il permesso di portare un’arma da fuoco. I due sarebbero sostenitori dell’infondato movimento cospirazionista QAnon, secondo quanto scrive il Philadelphia Inquirer: sul finestrino posteriore del veicolo sul quale si trovavano si vede un adesivo del movimento complottista, che per la prima volta ha anche eletto una sua simpatizzante al Congresso.
La tensione resta alta in tutto il Paese, fomentata dalle continue e infondate dichiarazioni di Trump secondo cui ci sarebbero irregolarità , in particolare legate al voto postale. La Pennsylvania è uno degli stati su cui sono puntati gli occhi insieme con Georgia, Arizona e Nevada.
Intanto, scrive il Washington Post, il Secret Service ha inviato una squadra di rinforzi a Wilmington, in Delaware, per aumentare la protezione attorno a Joe Biden e la sua famiglia. Si tratta di un chiaro segnale che il candidato democratico sarebbe pronto a tenere il discorso della vittoria nella corsa alla Casa Bianca già nelle prossime ore.
Un altro indizio è che la sua campagna avrebbe allungato di almeno un giorno l’affitto delle sale del Wilmington Convention Center, da dove Biden intende parlare al Paese una volta eletto presidente.
(da agenzie)
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Novembre 6th, 2020 Riccardo Fucile
L’INTERNAZIONALE CRIMINALE SOVRANISTA HA PERSO LA TESTA… L’ITALIA DICHIARI COME INDESIDERATO QUESTO INFAME RAZZISTA CORROTTO
La proposta di “decapitare” Anthony Fauci è costata a Steve Bannon una sospensione da parte di YouTube e Facebook e la cancellazione del suo account Twitter @WarRoomPandemic, per violazione delle regole contro la violenza.
L’ex stratega di Donald Trump aveva suggerito al presidente di cominciare il suo secondo mandato decapitando l’epidemiologo che ha gestito l’emergenza Covid e il direttore dell’Fbi Christopher Wray.
“Tornerei ai vecchi tempi dei Tudor”, affermava l’ideologo dell’Alt Right nel filmato della sua pocast “The War Romm”, subito rimosso. “Metterei le loro teste su pali ai due angoli della Casa Bianca come avvertimento ai burocrati federali. Se non sei d’accordo, sei finito”, aveva auspicato, pur osservando che “il presidente e’ un uomo di cuore” e quindi si limitera’ a licenziarli.
YouTube ha rimosso il video per l’incitamento alla violenza e ha emesso un avvertimento contro l’account da cui non potranno essere caricati video per almeno una settimana. Stessa linea da Facebook che ha rimosso due video dalla sua pagina ufficiale mentre Twitter ha definitivamente chiuso l’account.
(da agenzie)
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Novembre 6th, 2020 Riccardo Fucile
CON I 16 DELEGATI DELLA GEORGIA BIDEN ARRIVA A 269, IN ATTESA DEL NEVADA, DELL’ARIZONA E DELLA PENNSYLVANIA
Joe Biden è passato in vantaggio in Georgia, storica roccaforte repubblicana. Con il 99% delle
schede scrutinate, il candidato dem è passato in vantaggio con 1096 voti. Grazie alla popolosa comunità afroamericana che si è mobilitata, si è annullata la distanza tra i due, che era di 18mila voti all’inizio della giornata di ieri.
Una eventuale vittoria di Biden in Georgia sarebbe un successo notevole: l’ultima volta che un democratico vinse in Georgia fu con Bill Clinton, 28 anni fa.
Malgrado i ritardi, il candidato dem è sempre più vicino alla Casa Bianca (a differenza di Trump, ha più strade aperte verso lo Studio Ovale).
Ma dalla Georgia dipendono anche le ambizioni della sua futura presidenza. Lo Stato del sud infatti — ritrovatosi campo battaglia, dopo essere stato a lungo roccaforte repubblicana – sembra pronto per due ballottaggi gemelli il 5 gennaio per stabilire quale partito controllerà il Senato.
Il democratico Jon Ossoff sembra destinato a sfidare il senatore repubblicano David Perdue. Il democratico Raphael Warnock sfiderà il senatore repubblicano Kelly Loeffler. I risultati significano la differenza tra una maggioranza democratica al Senato — che permetterebbe più agilmente a Biden di dare forma alla sua agenda — e una maggioranza repubblicana – guidata dal senatore del Kentucky Mitch McConnell, pronto a contrastare ogni mossa del presidente.
(da agenzie)
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