Novembre 23rd, 2020 Riccardo Fucile
“I SUOI UOMINI INFILTRATI NEL CUORE DI UN’EUROPA DISTRATTA, DELLA GALASSIA LUI E’ IL FRONTMEN, NON L’ANIMA: ORMAI E’ OSTAGGIO DEL SUO STESSO POTERE”….OLIGARCHI, CRIMINALI, EX AGENTI DEI SERVIZI
“I capi della criminalità organizzata russa, i suoi membri, i suoi associati, si stanno spostando
in Europa occidentale, stanno acquistando immobili, stanno aprendo conti bancari, stanno fondando aziende, si stanno infiltrando nel tessuto della società , e quando l’Europa se ne accorgerà sarà troppo tardi”.
Le parole di Bob Levinson, ex agente speciale dell’Fbi, si leggono sulla prima pagina della mastodontica opera di Catherine Belton, ex corrispondente a Mosca del Financial Times.
La reporter, dopo anni di lavoro passati a investigare sul posto, ha raccolto in un saggio solo – quasi 800 pagine, edito adesso in Italia dalla Nave di Teseo – storie e segreti de “Gli uomini di Putin”.
Uno per uno, la Belton ritrae oligarchi, criminali, ex agenti dei servizi segreti sovietici e poi russi, che “hanno concentrato nelle loro mani un potere immenso e spaventoso, e, nonostante i tanti libri a riguardo, c’è molto ancora che non abbiamo capito sull’arrivo di Putin e del Kgb al vertice russo dopo il collasso dell’Unione Sovietica”, dice l’autrice da Londra.
Parliamo de “Gli uomini di Putin”, con le loro storie e segreti, ma soprattutto milioni e fondi bancari.
Negli anni ’90 si è formata quella generazione di oligarchi che ha beneficiato delle privatizzazioni e ha cominciato a investire in Occidente, ma in quegli anni i tycoon rimanevano ancora indipendenti e non controllabili dal Cremlino. Anzi, in principio dettavano le regole negli anni di Eltsin. Dopo un paio di processi spettacolo agli uomini più ricchi della Federazione, le cose sono cambiate: adesso i magnati possono rimanere a capo delle loro compagnie solo rimanendo nella lista degli alleati di Mosca. Quando il capo della compagnia Yukos, Michail Khodorskovsky, è finito in tribunale, sono stati bravi a non spaventare la comunità finanziaria internazionale, che si abituò all’idea che sarebbe finito in galera. La pena inflittagli fungeva da avviso per gli altri oligarchi, che avrebbero fatto la stessa fine, se non fossero risultati obbedienti al sistema. Negli anni successivi noi corrispondenti a Mosca eravamo impegnati a scrivere dell’emergere della classe media russa durante la ripresa economica, sono gli anni in cui Putin stringe un patto con la popolazione dopo il caos degli anni Eltsin: non questionare il potere finchè l’economia avanza e gli standard di vita migliorano.
Un patto che esiste ancora?
È molto fragile ora, soprattutto dopo la decisione di modificare l’età pensionabile, che i russi hanno letto come un tradimento. Poi c’è la sfida dei prezzi del petrolio che oscillano, le conseguenze della pandemia, l’impoverimento e la crisi economica, peggiorata dalle sanzioni occidentali.
Quando investigava i casi di corruzione nella Federazione, poteva immaginare di doverlo fare un giorno per le operazioni russe in Europa o America?
Assolutamente no: non pensavo che lo schema corruttivo russo funzionasse così bene da arrivare oltre confine, o che il regime Putin ottenesse tanto successo ad Ovest. Quando sono andata via da Mosca, ho capito che le operazioni si erano mosse fino a qui, in Europa, con il finanziamento di partiti di estrema sinistra ed estrema destra, Italia compresa, per dividere l’Ue. Gli inquirenti dell’agenzia anti-crimine britannica, per esempio, non sono riusciti ad investigare adeguatamente i fondi russi finiti nella campagna Leave durante il referendum per la Brexit. In generale decine di milioni di dollari in arrivo dalla Russia non vengono tracciati, servono a corrompere ufficiali, finiscono in hedge fund, se non vinceremo la sfida della trasparenza, la nostra democrazia verrà sovvertita da questi capitali.
Europa e America, dove le urne sono state appena chiuse. Lei scrive in un capitolo del libro: “all’inizio l’attività di Trump non era altro che un comodo strumento attraverso cui trasferire fondi negli Stati Uniti…, a un certo punto è diventato un’opportunità politica per il Cremlino. Trump corrispondeva ai sogni di molti putiniani del Kgb”. Nel suo libro racconta anche dettagliatamente come, molto prima del 2016, la fauna ex sovietica di magnati, criminali, ex agenti o informatori del Kgb, circondava Trump già ai tempi della costruzione dei suoi casinò Taj Mahal.
Trump ha portato benefici al Cremlino: ha sbilanciato l’equilibrio dell’ordine nato alla fine della Guerra Fredda, ha eroso la potenza americana, ma la sua amministrazione ha reagito imponendo sanzioni alla Russia. Quando Trump fu eletto, al Cremlino rimasero sorpresi e contenti: nemmeno loro in principio pensavano si trattasse di un candidato eleggibile. L’influenza di Mosca alle elezioni 2016 è stata palese, quasi come se volessero essere scoperti, e non c’è stata un’elezione più importante di questa appena conclusasi negli ultimi anni. Alla luce dei risultati, penso a quello che Putin disse un paio di anni fa ad un mio collega del Financial Times: “la democrazia liberale è finita”. Non so con quanta certezza potrebbe affermarlo ora.
In un passaggio del suo libro un altissimo ufficiale dice: Putin “all’inizio aveva l’idea di arricchirsi e godersi la vita, sistemare problemi personali. E in linea di massima lo ha fatto alla svelta, ma durante i primi quattro anni del suo mandato, ha capito che erano successe cose che non gli avrebbero mai consentito di tornare indietro”. Il presidente ha creato la sua cerchia o la cerchia ha creato lui? Se Putin volesse, potrebbe abbandonare la carica?
Si è assicurato la possibilità di rimanere al potere con il referendum e cambio della Costituzione, ma non so se davvero voglia rimanerci fino al 2036, credo che sia stanco di essere presidente e forse anche larga parte dell’èlite di Mosca è stanca che lo sia. I quadri intorno a lui però sono nervosi per le conseguenze che potrebbero arrivare dai cambiamenti, o di quanto possa essere destabilizzante una transizione. Della galassia lui è il frontman, non l’anima e si è lasciato poco spazio di manovra. Putin è ostaggio del suo potere e del sistema che ha creato.
(da “Huffingtonpost”)
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Novembre 23rd, 2020 Riccardo Fucile
MAI STATO ARRESTATO E LA FOTO E’ QUELLA DI UN ATTORE
Il 28 settembre 2020 il sito Thegatewaypundit.com pubblica un articolo in cui si riporta che il responsabile della campagna elettorale di Joe Biden in Texas, tal Dallas Jones, sarebbe stato accusato di aver condotto un’operazione volta a frodare il responso elettorale.
L’articolo è diventato fonte di ispirazione per le teorie sui presunti brogli elettorali ai danni di Donald Trump.
Il 14 novembre, giorni dopo la conclusione del voto, circola la voce che Dallas Jones sia stato arrestato dall’FBI a seguito di «molteplici prove che lo coinvolgono nell’incetta e nell’impegno di schede elettorali illegali inviate via posta».
Per la cronaca, in Texas ha vinto Donald Trump e Dallas Jones non è stato arrestato.
Nessuna testata del Texas o americana riporta la notizia del presunto arresto. La falsa notizia è stata diffusa attraverso i social.
Non risultano procedimenti a suo carico dal sito del Tribunale della Contea di Harris, luogo dove sarebbe stato arrestato secondo i rumors.
Utenti online pubblicano lo screenshot di un video in cui sostengono venga mostrato l’arresto di Dallas Jones, ma non è lui quello ritratto nell’immagine (è un attore arrestato nel 2019).
Il 15 novembre un account Twitter pubblica la notizia del presunto arresto e persino uno screenshot del video in cui gli agenti portano Dalla Jones ammanettato fuori da un edificio
La stessa immagine venne condivisa da un utente italiano, ma il 13 novembre 2020 con il seguente testo: «Nel silenzio più assoluto viene arrestato da FBI il responsabile campagna elettorale di Biden …Dallas Jones….i giornalisti comunisti italiani non lo dicono però!».
C’è un motivo per il quale quell’immagine e il relativo video non vengono ripresi da eventuali articoli dei media italiani, così come c’è un motivo se nessun giornalista «comunista» o «fascista» italiano ne abbia parlato.
Infatti, quello nell’immagine è l’attore Cuba Gooding Junior arrestato nel 2019 con l’accusa di aver molestato una donna a New York:
Immagine falsa a parte, la diffusione della notizia del presunto arresto diventa virale tra i sostenitori di Donald Trump negli Stati Uniti e in Italia, dove viene condivisa anche dalla leghista Patrizia Rametta che scrive via Twitter: «ARRESTATO IL DIRETTORE DELLA CAMPAGNA DI BIDEN PER FRODE ELETTORALE. Non si rendono conto del danno di immagine che hanno provato a fare agli Stati Uniti. Cancellare il voto del popolo con un software o con i morti che votano distrugge la democrazia».
Patrizia Rametta condivide un articolo del 15 novembre del sito britannico ThePointNews.uk, neanche di uno americano. Nell’articolo leggiamo che l’operazione sarebbe avvenuta nella contea di Harris, Houston.
FactCheck.org, sito di fact-checking americano, smentisce l’arresto di Dallas Jones una volta contattato telefonicamente il 16 novembre: «This is completely make believe and they’re running with it».
Ciò che sappiamo, come riporta Factckeck.org, è che c’è stata un’accusa nei confronti dei democratici da parte dei repubblicani. Nel sito della Contea di Harris era stata depositata una denuncia che, tuttavia, era stata dichiarata come infondata e respinta dalla Corte Suprema dello Stato.
Fatti ai quali si aggiunge la mancanza totale della notizia del presunto arresto, datato dai rumors a metà mese di novembre di Dallas Jones, nelle testate texane. Factcheck.org è andata oltre, controllando anche la documentazione disponibile nel sito del Tribunale della contea di Harris senza trovare traccia di procedimenti penali nei suoi confronti.
Le notizie riguardo il presunto arresto di Dallas Jones, responsabile della campagna elettorale di Joe Biden in Texas, sono prive di ogni fondamento.
Le immagini che gli utenti utilizzano per sostenere l’esistenza dell’arresto non mostrano affatto Dallas Jones, ma l’attore Cuba Gooding Junior arrestato nel 2019.
(da Open)
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Novembre 23rd, 2020 Riccardo Fucile
MANO TESA DI BERLUSCONI CHE APRE UNA FASE NUOVA PER IL SUO PARTITO
È la settimana della mano tesa, se non dell’abbraccio: mercoledì va in aula lo scostamento di
bilancio e Forza Italia apre la sua nuova fase, dopo aver annunciato la disponibilità a votare la legge assieme alla coalizione giallorossa.
Passaggio importante, che potrebbe addirittura costituire lo snodo della legislatura. Da parte di Silvio Berlusconi, come dei leader della maggioranza che sostiene Conte (e del premier medesimo), è stato chiarito che questo passaggio non costituisce un allargamento del perimetro di governo. Ma tale fatto, che certamente non è un dettaglio, nulla toglie a quella che, per gli azzurri, è a tutti gli effetti una scelta di campo.
In primo luogo, il sostegno annunciato potrebbe rivelarsi decisivo: per approvare lo scostamento di bilancio, infatti, serve la maggioranza dei voti in Senato. Significa 161 sì, senza sconti. Pd e M5S fanno sapere di essere autosufficienti, ma basterà qualche forfait, o una presenza accentuata di positivi al virus o quarantenati, per far traballare Conte. I consensi di Fi, insomma, rischiano di pesare oltremodo. E la circostanza non potrà che dare un significato ancora maggiore all’appoggio preannunciato dal Cavaliere.
Poi, al di là del dato numerico, ci sono le circostanze in cui è nato questo patto per l’emergenza a delinearne meglio i contorni: l’accoglimento, netto, da parte di Berlusconi dell’appello alla collaborazione del Capo dello Stato, è stato visto con diffidenza se non con fastidio dal resto dell’opposizione, che nelle stesse ore in cui ciò accadeva, apriva una campagna acquisti nei confronti di Fi e prendeva le distanze dalla norma salva-Mediaset.
Non è solo una questione di toni – quelli dell’ex premier sono da sempre molto più dialoganti rispetto a quelli di Salvini e Meloni – ma si è aperta una vera e propria frattura dentro la minoranza in Parlamento, con Berlusconi che sembra volgere le spalle alle posizioni sovraniste.
Ed è una scelta, dentro Fi, finora avversata dai leader parlamentari ma vista con favore da molti deputati e senatori soprattutto del centrosud, fra cui alcuni nomi noti nel partito forzista. Non ultimo l’ex presidente del Senato Renato Schifani, da poco nominato consigliere politico di Berlusconi.
In settimana, peraltro, vanno all’esame del Parlamento altri provvedimenti significativi: c’è l’avvio dell’iter della manovra e c’è il decreto immigrazione, che archivia i decreti Salvini e approda nell’aula di Montecitorio venerdì. Altri, fondamentali, banchi di prova per la nuova, “responsabile”, Forza Italia.
(da “La Repubblica”)
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Novembre 23rd, 2020 Riccardo Fucile
SARANNO ARRIVATI ORDINI DALL’ALTO
Il loro amore appena nato è già finito. A sancire la fine della relazione a distanza (ma neanche troppo) tra i famosi Gilet Arancioni e Forza Nuova è stato lo stesso leader del movimento dal colore sgargiante, salito agli onori della cronaca per aver organizzato e preso parte alla maggior parte delle manifestazioni negazioniste che si sono tenute in Italia negli ultimi mesi.
Poi il clamore mediatico (suo e del suo movimento) è andato via via scemando. E ora anche il sodalizio con il movimento di estrema destra è giunto al termine. Ufficilmente per motivi di opportunità .
«Un sodalizio che non poteva durare troppe differenze ideologiche. Pur condividendo lo spirito Patriottico e Liberale di Fn, i Gilet Arancioni intendono sospendere il percorso politico iniziato, restando ancora il suo partito nell’immaginario collettivo legato ad un passato, che potrebbe condizionare le nostre scelte».
Questo è il testo — riportato da AdnKronos — della lettera firmata dall’ex generale dell’Arma dei Carabinieri (e leader dei gilet arancioni) inviata al segretario di Forza Nuova Roberto Fiore.
Fine di un amore nato in piazza e sui social. Ma non tanto per rinnegare le battaglie (negazioniste) fatte insieme in varie zone d’Italia (tra Milano e Roma, per esempio), ma per motivi di opportunità . L’ex generale Pappalardo, infatti, si è reso conto che quel pensiero politico nostalgico di Forza Nuova non può che screditare l’immagine dei suoi gilet arancioni (sì, questa è la sintesi e potete anche sorridere, ndr).
Ecco che il leader dei gilet arancioni prova a ricostruirsi una verginità nella sua immagine pubblica. Come se l’aver negato l’esistenza del virus fosse un qualcosa degno di una medaglia.
(da agenzie)
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Novembre 23rd, 2020 Riccardo Fucile
“CONTRO DI ME SI E’ SCATENATO L’INFERNO SOLO PER AVER DETTO PAROLE DI BUON SENSO: LE AZIENDE PRODUTTRICI INVECE DI CONDIVIDERE I DATI HANNO FATTO PROCLAMI NON SOSTANZIATI DA EVIDENZE”
Le sue affermazioni sul vaccino anti-Covid hanno sollevato un vespaio, con prese di posizioni ufficiali
anche da parte del Comitato tecnico scientifico e dell’Agenzia del farmaco.
Ma Andrea Crisanti, direttore del dipartimento di Microbiologia e Virologia all’Università di Padova, ribadisce nuovamente il concetto in una lettera al Corriere della Sera. “Sono a favore del vaccino, ma serve la massima trasparenza” afferma il virologo.
″Ho formulato un concetto di buon senso che non esprimeva alcun giudizio negativo sulla bontà del vaccino nè tantomeno metteva in discussione la validità della vaccinazione come il mezzo più efficace per prevenire la diffusione delle malattie trasmissibili″, scrive Crisanti, spiegando le proprie recenti dichiarazioni a Focus life nelle quali aveva affermato che non si sarebbe vaccinato finchè non fossero stati messi a disposizione, sia della comunità scientifica sia delle autorità che ne regolano la distribuzione, i dati di efficacia e di sicurezza del vaccino.
E ancora:
“La mia dichiarazione che credo abbia interpretato il sentimento di tanti, è stata ispirata dalla modalità con cui le aziende produttrici hanno comunicato i risultati raggiunti senza accompagnarli ad una adeguata informazione almeno per quanto riguarda la Fase 3. La trasparenza è la misura del rispetto che si nutre nei confronti degli altri e genera un bene prezioso, la fiducia. In questi giorni le aziende produttrici, invece di condividere i dati con la comunità scientifica, hanno fatto proclami non sostanziati da evidenze”.
Crisanti prosegue sottolineando:
″La notizia che dirigenti delle due aziende produttrici abbiano esercitato il loro diritto, ne sono certo legittimo, a vendere le azioni per sfruttare i vantaggi legati al rialzo di prezzo non ha contribuito a generare fiducia. A poche ore dalla mia intervista si è scatenato un inferno senza precedenti: illustri colleghi in coro hanno fatto a gara per censurare le mie parole definite irresponsabili. Secondo alcuni avrei addirittura messo in pericolo la sicurezza nazionale […] ‘Il vaccino funzionerà ‘, tuonano indignati. Io sono il primo ad augurarmelo, mi permetto tuttavia di obiettare che il vaccino non è un oggetto sacro”
Il virologo prosegue affermando che la sua “dichiarazione ha toccato un nervo scoperto” e che “senza strumenti per controllare l’epidemia a meno di affidarsi a severe misure restrittive e senza una linea di difesa contro una seconda e possibile terza ondata, le opzioni a disposizione sono drammaticamente ridotte”. Le speranze vengono dunque riposte nel vaccino:
“Come la pioggia per un popolo assetato nel deserto. Questo non giustifica la demonizzazione di chi possa avere dubbi, di chi chiede spiegazioni e di chi chiede trasparenza. Continuare su questa strada è il modo migliore per alimentari sospetti e fornire argomenti a chi si oppone all’uso dei vaccini″.
(da agenzie)
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Novembre 23rd, 2020 Riccardo Fucile
QUELLO DI ASTRAZENECA SAREBBE EFFICACE AL 70%, MA COSTA MENO ED E’ PIU’ SEMPLICE DA CONSERVARE
Rispetto a quella annunciata da Pfizer e Moderna, la percentuale di Astrazeneca è più bassa. Ma i produttori del vaccino sviluppato con l’Università di Oxford chiariscono che l’efficacia sale al pari dei concorrenti con un richiamo dopo un mese
Anche se con una percentuale minore rispetto ai candidati di Pfizer e Moderna, la società farmaceutica Astrazeneca ha diffuso i dati di validità della propria formula in sperimentazione, annunciando il 70% di efficacia nella protezione contro il virus. Il farmaco, sviluppato con l’Università di Oxford e l’italiana Irbm di Pomezia, per il momento quindi si piazza molto indietro rispetto ai concorrenti, che nelle scorse settimane avevano anticipato una validità al 90%, poi corretto al 95%, per Pfizer e al 94,5% per la società Moderna.
Sono due le differenti tipologie di dosaggio che hanno dimostrato l’efficacia annunciata dall’azienda farmaceutica svedese-britannica, con una percentuale di ospedalizzazione pari a zero e nessun caso critico di Covid-19 registrato tra i partecipanti.
Le informazioni diffuse da Astrazeneca sono relative alla sperimentazione in corso in Gran Bretagna e Brasile e riguardano 131 casi positivi, trattati con due differenti regimi. Il primo, con la somministrazione di mezza dose di vaccino iniziale e una dose piena dopo un mese, ha mostrato un’efficacia pari al 90%.
Il secondo, con due dosi piene somministrate a distanza di un mese, è arrivato al 62% di validità . Da questi due risultati la media annunciata del 70%. L’efficacia dichiarata da Astrazeneca ha riguardato diverse fasce d’età , compresa quella degli anziani, per un tempo di validità ancora da dover stabilire. «L’annuncio di oggi» ha commentato la professoressa di vaccinologia presso l’Università di Oxford, Sarah Gilbert, «ci porta un altro passo avanti verso il momento in cui potremo usare i vaccini per porre fine alla devastazione causata dal Covid-19».
I punti di forza
Nonostante una percentuale di efficacia più bassa rispetto a quelle a cui ci avevano abituato gli ultimi annunci di Pfizer e Moderna, i punti di forza sottolineati da Astrazeneca per il proprio candidato vaccino sono il costo più economico rispetto agli altri due e la più facile conservazione. Sul secondo punto la conseguenza vantaggiosa sarebbe anche una maggiore facilità di distribuzione in tutto il mondo.
«La semplice catena di distribuzione del vaccino e il nostro impegno senza scopo di lucro affinchè ci sia un accesso ampio, equo e tempestivo» ha dichiarato l’amministratore delegato di AstraZeneca, Pascal Soriot, «significa che sarà conveniente e disponibile a livello globale, fornendo centinaia di milioni di dosi». E proprio a questo proposito il governo britannico avrebbe già ordinato 100 milioni di dosi del vaccino messo a punto dall’Università di Oxford, abbastanza per immunizzare 50 milioni di persone.
(da agenzie)
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Novembre 23rd, 2020 Riccardo Fucile
LA 85ENNE VIVE DA SOLA A MILANO E HA PROBLEMI DI DEAMBULAZIONE
Giovanna ha 85 anni, vive da sola a Milano e ha problemi di deambulazione. Per lei anche ritirare la
pensione alle Poste può essere un ostacolo insormontabile: ai timori per la pandemia di Coronavirus si aggiungono anche quelli di rimanere vittima di una caduta nel tragitto che separa la sua abitazione, nella zona Garibaldi-Venezia, dal più vicino ufficio postale.
La storia di Giovanna è quella di tanti altri anziani soli che vivono a Milano ai tempi della pandemia, magari abbandonati per via del lockdown da chi si prendeva cura di loro e che i servizi sociali del capoluogo non riescono a seguire con la necessaria attenzione.
Non sapendo a chi rivolgersi, la signora Giovanna all’inizio di questa settimana ha pensato bene di chiamare la polizia, che ha risposto alla sua chiamata e si è presa cura dell’anziana cittadina.
Giovanna ha composto il 112, numero unico di emergenza, spiegando bene la sua situazione. Nel giro di pochi minuti gli agenti dell’Ufficio prevenzione generale e soccorso pubblico l’hanno raggiunta a casa con una voltante.
I poliziotti hanno aiutato l’anziana a fare le scale, poi l’hanno accompagnata con l’auto di servizio presso il più vicino ufficio postale, dove Giovanna ha potuto ritirare la pensione. Infine l’hanno accompagnata nuovamente a casa.
La riconoscenza dell’anziana signora verso gli agenti della polizia di Stato è stata tanta: la loro gentilezza e il servizio offerto le sono piaciuti così tanto che Giovanna li ha lasciati, sorridendo, con la frase: “Vi richiamerò anche per ritirare la tredicesima”.
Ma si spera che nel frattempo la signora possa trovare qualcuno che si possa occupare di lei e aiutarla nelle sue incombenze quotidiane.
(da agenzie)
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Novembre 23rd, 2020 Riccardo Fucile
AVVIATO IL PROCEDIMENTO DISCIPLINARE, LA COPPIA RISCHIA IL LICENZIAMENTO
Un lungo pattugliamento notturno di fronte al campo rom di Tor di Quinto, in lontananza le luci soffuse della tangenziale. Poi la scintilla, i baci e tutto il resto. Via le divise, alcuni giorni fa l’auto di servizio della municipale è diventata la più accogliente delle stanze a ore per una coppia di vigili urbani in servizio.
Il guaio è che i due, lei 40 anni e lui più grande, hanno dimenticato la radio accesa durante l’amplesso. Il resto lo hanno fatto i colleghi all’ascolto, registrando tutto e cominciando a far girare l’audio sulle chat dei caschi bianchi.
Il caso è finito sulla scrivania del comandante Stefano Napoli. Ed è particolarmente spinoso: la donna finita nelle registrazioni allegate a un lungo esposto è la figlia di una delle ex dirigenti del Corpo.
“È un fatto gravissimo – commenta uno dei vigili urbani che ha ascoltato il vocale – perchè lede l’immagine di tutta la polizia locale. Insomma, usare l’auto di servizio così. Si potrebbe configurare persino il peculato”.
Del caso è stato subito avvertito il dipartimento del Personale del Campidoglio, che avrebbe già convocato i due protagonisti della (dis)avventura. Impossibile trovare giustificazioni davanti alla registrazione. Ora i due amanti rischiano la sospensione. Se non il licenziamento.
(da agenzie)
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Novembre 23rd, 2020 Riccardo Fucile
SONO I CORPI DELLE PERSONE LE CUI FAMIGLIE NON SONO STATE RINTRACCIATE O CHE NON SI POSSONO PERMETTERE LE SPESE DI SEPOLTURA: QUESTA E’ L’AMERICA DEI SOVRANISTI
Lo riporta il Wall street journal. Si tratta dei cadaveri delle persone morte di Covid le cui famiglie non
sono state rintracciate oppure non possono permettersi le spese di sepoltura. I corpi ancora immagazzinati nei camion frigo sarebbero circa 650.
I camion frigoriferi sono stati disposti come obitorio di emergenza durante il picco della pandemia e da allora le autorità sono al lavoro per rintracciare e aiutare i familiari delle vittime.
La rivelazione sui corpi ancora da seppellire arriva mentre la città teme una seconda ondata. Il sindaco di NY Bill de Blasio ha disposto la chiusura delle scuole pubbliche e non è escluso che a breve possano scattare altre restrizioni nel tentativo di contenere il virus.
La pandemia non molla infatti la presa su New York e sugli Stati Uniti che, in media, hanno registrato più di 110.000 casi al giorno nell’ultimo mese, con picchi fino a 200.000. La situazione è particolarmente grave anche a El Paso, in Texas, dove il sindaco Dee Margo ha chiesto e ottenuto l’intervento della Guardia Nazionale per aiutare gli obitori della contea travolti dal balzo dei decessi per Covid.
Restrizioni sono scattate in quasi tutti gli stati americani in vista della festa del Ringraziamento, che cade l’ultimo giovedì del mese. La speranza è tutta su un possibile vaccino a breve. Pfizer e BioNTech hanno presentato alla Food and Drug administration la richiesta per un’autorizzazione di emergenza del loro vaccino e secondo Moncef Slaoui, il responsabile di Operation Warp Speed, le vaccinazioni potrebbero già iniziare alla metà di dicembre.
(da agenzie)
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