Destra di Popolo.net

QUANDO LA DISINFORMAZIONE SUL COVID FAVORISCE IL CONTAGIO

Novembre 24th, 2020 Riccardo Fucile

COME POLITICI, MEDIA E FAKE CONDIZIONANO LA SALUTE PUBBLICA

Nell’epoca della post-verità , dove nemmeno il parere di un medico viene considerato autorevole, la disinformazione ha effetti concreti e drammatici sulle vite delle persone.
Se infatti il messaggio negazionista copia-incollato da vostro zio su Whatsapp potrà  sembrarvi poco più che un gesto ingenuo ma innocuo, lo sono meno le conseguenze, economiche e sanitarie, che inevitabilmente ne derivano quando a veicolare messaggi sbagliati o fuorvianti sono politici e media.
All’estero il fenomeno viene attentamente monitorato e i risultati di diverse ricerche sembrerebbero evidenziare un preoccupante parallelismo tra disinformazione organizzata e contagi, soprattutto quando la prima trova eco nei discorsi dei rappresentanti o nelle colonne dei giornali. Un tweet o una dichiarazione alla sagra della castagna, secondo i ricercatori, pesano molto più di quanto si possa pensare.
Per un pugno di like: quando la politica è rischiosa per la salute dei cittadini
L’uso di dispositivi di protezione insieme ad un distanziamento fisico sono, secondo la stragrande maggioranza degli esperti, uno strumento utile per ridurre la diffusione del virus. Eppure all’autorevolezza dei tecnici si sono opposti spesso i politici che, soprattutto nelle prime settimane della pandemia e questa estate (quando il pericolo era solo apparentemente lontano), non hanno mancato di esibirsi in selfie e bagni di folla senza mascherina, a volte condendo le proprie uscite con slogan volti a minimizzare se non a negare in modo velato la pericolosità  del virus.
I leader sono però anche fonte di ispirazione per i propri seguaci e lo scetticismo sull’utilità  della prevenzione avrebbe contribuito all’adozione di comportamenti scorretti. Negli Stati Uniti e in Brasile è stato notato ad esempio che nelle aree con maggiore sostegno verso i presidenti in carica, Donald Trump e Jair Bolsonaro (notoriamente minimizzatori del Covid19 e in più casi sbugiardati nelle dichiarazioni in merito), le misure di sicurezza venivano più facilmente eluse o non rispettate dai loro stessi elettori, soprattutto nelle prime fasi della pandemia.
Le ricerche, condotte principalmente durante la prima ondata, hanno dimostrato che nelle aree dove si vota per politici che minimizzano gli effetti della pandemia “le persone cercano meno informazioni sul virus, cercano meno informazioni sui sussidi di disoccupazione e mostrano di adottare meno misure di contenimento”.
Gli studi in merito sono numerosi e in alcuni casi, come in un paper di John M. Barrios della University of Chicago Booth School of Business e Yael V. Hochberg e Rice University & NBER, si arriva a mettere nero su bianco un potenziale aumento di contagi nell’elettorato americano di area repubblicana proprio a causa di una cultura politica che ha voluto inseguire fino alle estreme conseguenze lo scetticismo popolare. La salute è dunque, sul piano politico, barattabile per un pugno di like.
I media: quando lo share veicola il contagio
Anche i media avrebbero una responsabilità  diretta nella diffusione del contagio e questa non sarebbe solo data dai palcoscenici concessi ad esperti controcorrente o politici avidi di like. Sebbene in generale i canali mainstream abbiano cercato di usare un approccio quanto più cauto e oggettivo possibile, non sono infatti mancati spazi a chi metteva in dubbio la pericolosità  di Covid-19.
Secondo uno studio dell’Università  di Chicago dal nome emblematico, Misinformation During a Pandemic, i telespettatori di programmi che si sono dimostrati poco trasparenti sul tema Covid-19 sarebbero più esposti, a causa di processi cognitivi di minimizzazione del problema, a comportamenti superficiali e di conseguenza sarebbero più colpiti dalla malattia e dalla morte.
“In un mondo di “post-verità ” e di “fatti alternativi” — spiega il paper — diversi media presentano prospettive sulla realtà  divergenti e spesso contrastanti”. A causa di queste differenze, secondo lo studio, l’esposizione contemporanea delle informazioni da parte dei media condiziona alla base i modelli di sviluppo della malattia.
I docu-verità : la millefoglie della disinformazione
A far da padrone nell’ecosistema della disinformazione, tuttavia, è ancora una volta il Far Web. Che le Fake news si diffondano in Internet più velocemente è noto, che i nuovi professionisti della mistificazione si stiano strutturando e diventino sempre più autorevoli lo è meno. Sono infatti numerosi i casi di blogger ed ex giornalisti che si riciclano ad esperti di informazione per creare narrazioni alternative della pandemia: su Youtube, siti e App di messaggistica se ne possono trovare a decine, anche in Italiano.
Il fenomeno dei docu-verità  (che di verità  hanno poco) sono in crescita e fanno preoccupare gli esperti. Si tratta di ricostruzioni che possono alterare la percezione del pericolo e che fanno leva sull’effetto millefoglie della disinformazione: notizie vere, mescolate con fatti veri ma totalmente decontestualizzati (a cui viene data un’interpretazione strumentale) e a loro volta arricchite di notizie completamente false. Il prodotto è distruttivo e può creare vere e proprie sacche di resistenza alla prevenzione nella società .
Un caso celebre è Hold up, documentario cospirazionista ideato dal giornalista Pierre Barnèrias e diventato un vero e proprio caso nazionale in Francia, tanto da spingere esponenti del governo a sconsigliarne la visione. Anche in questo caso l’effetto indesiderato, in uno dei Paesi più colpiti dalla seconda ondata come la Francia, è stato proprio quello di generare un forte sentimento di rancore verso la classe politica e le restrizioni imposte, con effetti prevedibili e se si assume che il pregiudizio politico determini comportamenti meno responsabili.
Il doping sui social sposta le opinioni
Che i social network condizionino i comportamenti nella vita reale oramai è acclarato. La guerra sui social è il più delle volte quantitativa: chi twitta di più, chi ha più like e chi ha più condivisioni vince. Chi vince, lo abbiamo visto sopra, condiziona i comportamenti (anche pericolosi) degli altri. Ci sono numerose ricerche, sviluppate soprattutto ai tempi dell’Ebola, che mettono in relazione le fake news con una maggiore difficoltà  di controllo dei comportamenti di prevenzione.
Anche su questo terreno le posizioni sono diverse e ciò che emerge, per esempio da uno studio della Fas (Federation of American Scientist), è una sostanziale regia organizzatrice che promuoverebbe teorie che tendono a minimizzare il Covid. Una di queste, la “via dell’immunità  di gregge”, per mesi è stata oggetto di dibattiti a livello internazionale.
L’idea alla base di questa strategia è quella di lasciar circolare il virus velocemente proteggendo le fasce di popolazione vulnerabile. Questa modalità  di contenimento tuttavia è stata respinta da molti scienziati per diversi motivi etici e pratici e via via è diventata sempre meno popolare. Tuttavia nel bel mezzo del dibattito si è assistito ad un’attività  insolita di bot e account Fake bot (algoritmi che fingono di essere persone reali).
Secondo la Fas in questo caso (ma si presume con facilità  anche in altri contesti) il numero di account Fake impegnati nel sostenere teorie che tendono a minimizzare si aggira intorno al 45%. Quasi uno su due.
La disinformazione ha un importante alleato: l’impunità 
La disinformazione minaccia la salute perchè mina la fiducia nella scienza, mette in dubbio le motivazioni degli operatori di pubblica sicurezza, politicizza le attività  sanitarie e crea problemi per le risposte alle sfide della malattia. Eppure sembra che per chi mente non ci siano particolari conseguenze, nè in termini di consensi o share, nè nelle sedi dei tribunali. Questo perchè spesso la disinformazione cerca di catalizzare le paure e i bias delle persone per renderli carburanti di iniziative politiche, innescando fenomeni incontrollabili che possono lacerare a fondo il già  debole tessuto sociale dell’Occidente moderno.
La bugia può avere conseguenze molto gravi ma evidentemente, e come è dimostrato sopra, non sono pochi coloro che, pur di strizzare l’occhio alla pancia delle persone, sono disposti a metterne in gioco la vita. La disinformazione non è ingenua nè innocua. La disinformazione uccide.

(da TPI)

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IL PIANO DI CASALEGGIO PER RIPRENDERSI IL M5S E SISTEMARE I DEBITI DI ROUSSEAU

Novembre 24th, 2020 Riccardo Fucile

INIZIATIVE PER ATTIRARE FINANZIAMENTI VERSO LA PIATTOFORMA E COPRIRE IL BUCO DI BILANCIO

Avete presente quei siti per prenotare online voli o alberghi, dove devi stare attento a togliere la spunta dalla voce “assicurazione aggiuntiva” o “trasporto speciale” prima di prenotare, per evitare che al momento di pagare ti siano accreditate spese extra?
Il modulo per partecipare all’incontro Zoom in cui Davide Casaleggio presenta le nuove attività  di Rousseau funziona un po’ allo stesso modo.
L’opzione “Fai una donazione” è selezionata in automatico, se non vuoi dare soldi alla piattaforma che gestisce la vita digitale del Movimento 5 Stelle, devi essere tu a togliere la selezione manualmente.
Che i problemi di Rousseau siano anche una questione di quattrini, d’altronde, lo mette in chiaro lo stesso Casaleggio, quando all’inizio del meeting con gli attivisti sottolinea come nel bilancio manchino 175mila euro. “Abbiamo dovuto fare cura dimagrante, ridurre anche i nostri uffici”, si lamenta il figlio del co-fondatore.
Il buco nei conti è frutto dello stop ai versamenti di una larga fetta degli eletti 5 Stelle, che da mesi si rifiutano di girare all’Associazione Rousseau i 300 euro mensili pattuiti al momento della candidatura. “Dovremmo trovare altri canali di finanziamento”, ammette Casaleggio.
Dal calendario ai bumper, tutti i modi per finanziare Rousseau
Ecco dunque che quando si entra nella sala riunioni digitale dove Casaleggio attorno alle 19 si appresta a disegnare il futuro di Rousseau, sullo schermo appaiono i bumper che invitano a “essere parte del cambiamento” con una donazione all’associazione, cifra consigliata tra i 30 e i 150 euro.
Durante l’incontro, poi, viene esaltata l’opportunità  di diventare un contributore fisso, tramite versamento periodico. Oppure si può approfittare di una strenna natalizia anticipata, ordinando subito (a pagamento) il calendario 2021 dei Santi Laici, un’idea di Casaleggio padre per celebrare le persone che hanno offerto la loro vita per gli altri.
Anche le cinque nuove funzioni per gli attivisti, presentate durante il meeting, sono candidamente definite “progetti di autofinanziamento”.
Sarebbe però sbagliato considerare quella di Casaleggio solo un’operazione economica. Il suo è anche un piano politico per tentare di riprendere le redini del M5S.
Non è un caso che la sua uscita arrivi poche ore dopo la pubblicazione del report, in cui i vertici politici grillini hanno sintetizzato le proposte emerse dagli Stati Generali per rilanciare il Movimento.
Qualche attivista fa notare che nel documento non si cita mai Rousseau. Ci si limita a dire che i rapporti “con il gestore della piattaforma tecnologica devono essere regolati da apposito contratto di servizio o accordo di partnership”. Casaleggio nicchia: “Secondo me ci si riferisce a Rousseau, ma è identificato in altro modo”.
Il compito di andare giù duro contro i leader 5 Stelle è affidato alla consigliera regionale del Lazio Francesca De Vito, fedelissima di Casaleggio e promotrice ufficiale dell’incontro digitale con gli attivisti. “Rousseau è inscindibile dal Movimento — arringa De Vito -, senza, smetteremo di esistere”. E prosegue: “Non servono delegati, ma persone che credono al progetto della democrazia partecipata, altrimenti diventiamo un altro partito come gli altri”.
Ecco allora che la presentazione delle nuove sezioni della piattaforma diventa una vera e propria contro-agenda, rispetto a quella stilata dai vertici politici.
Da un lato, Crimi, Di Maio and co preparano l’elezione di una segreteria collegiale per guidare il M5S. Dall’altro, Casaleggio annuncia l’introduzione del pulsante “mi fido”, con cui ogni iscritto può mettere un like ad altri suoi pari, per certificarli come veri attivisti.
E rilancia un sistema di meriti, per riconoscere le attività  svolte a favore del Movimento. Ancora, se nel documento firmato dal capo politico si prevede il rafforzamento “dell’attuale struttura di referenti territoriali”, da Rousseau rispondono con la nomina di 150 ambasciatori per incentivare la partecipazione a livello locale. E mentre i vertici politici grillini propongono l’apertura di sedi fisiche per gli incontri dei militanti, Casaleggio li sfida con la costruzione di “sedi digitali”, che sostituiscano i meet-up, ormai considerati antiquati.
Lo scontro tra Casaleggio e i 5 Stelle
Nell’ottica della guerra aperta tra l’informatico milanese e gli ormai quasi ex compagni di avventura, va letta anche un’altra novità , annunciata durante l’incontro.
D’ora in poi, le pagine personali degli attivisti M5S potranno essere visibili anche a chi non è iscritto a Rousseau. Con un’importante distinzione. Mentre i militanti comuni potranno scegliere se rendere o no pubblico il loro profilo, per gli eletti la trasparenza sarà  obbligatoria. “Un po’ come sui social network”, spiegano dallo staff dell’Associazione. Si tratta, però, anche un modo per tenere il fiato sul collo di parlamentari e consiglieri, tanto più che nelle pagine saranno specificate le rendicontazioni dei diversi portavoce. Chiunque, quindi, potrà  sapere chi è in regola con le restituzioni e con gli oboli da versare a Rousseau, e chi no.
“Siamo più di 900 persone collegate”, proclama Casaleggio con un eccesso di enfasi a un certo punto della riunione. Sulla chat scorrono le domande e le considerazioni degli attivisti. A parte qualche richiesta un po’ stravagante, come quella di creare un’emittente televisiva o di usare la piattaforma per rivedere i patti Lateranensi, le posizioni dei supporter 5 Stelle ricalcano le fratture interne al Movimento.
Le critiche non mancano. “Con il sistema dei ‘mi fido’ si ufficializzeranno le cordate dei portavoce e i nepotismi saranno legalizzati.”, dice l’utente Fiorini. “Dovete rendere più trasparenti le candidature e le votazioni online”, rincara Marinella. Aggiunge Raffaella: “chiarite cosa fa Rousseau e come lavora al servizio del Movimento”.
Dall’altro lato della barricata, c’è chi sostiene le iniziative di Casaleggio e i suoi, li invita a estromettere gli eletti in ritardo con i pagamenti dalla piattaforma o addirittura a staccarsi dai 5 Stelle per cercare altre strade. “Mi piacerebbe sapere se vi parlate tra M5S e Rousseau, perchè ho la netta sensazione che ognuno va per la sua strada”, sintetizza Angelo sconsolato.
Al termine della lunga presentazione, il leader di Rousseau e i suoi collaboratori rispondono ad alcune delle domande degli attivisti.
Le più meritevoli sono selezionate in base ai like ricevuti sulla chat. Un antipasto della rinnovata trasparenza, che però ha il sapore della beffa, perchè il numero dei “mi piace”, usato per scegliere i quesiti a cui rispondere, è visibile solo agli amministratori della riunione, ma non agli utenti.
Tant’è che molte delle questioni più spinose, rimangono senza risposta. Dopo circa un’ora e mezzo, cala il sipario. Ci dirà  il tempo se è solo la fine di un incontro Zoom o quella della lunga storia tra i Casaleggio e il Movimento 5 Stelle.

(da “Huffingtonpost”)

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CALABRIA, NARCISO MOSTARDA NUOVO COMMISSARIO ALLA SANITA’

Novembre 24th, 2020 Riccardo Fucile

E’ ATTUALE DIRETTORE DELL’ASL ROMA 6 E DI AREA PD

E’ Narciso Mostarda il nuovo commissario alla Sanità  in Calabria. La riunione del Consiglio dei Ministri è ancora in corso a Palazzo Chigi ma la decisione sembra essere presa: sarà  l’attuale direttore dell’Asl Roma 6 ad occuparsi   – salvo sviluppi imprevisti del cdm – della Sanità  nella regione del Sud Italia.
Mostarda ha 58 anni, è laureato in medicina con specializzazione in neuropsichiatria infantile. Non mancano gli impegni in politica: nel 2009 è stato assessore del Pd nel Comune di Frosinone. Nel 2016 è stato nominato direttore generale della Asl H, la numero 6, di Roma.

(da agenzie)

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IL CODACONS CHIEDE DI BLOCCARE LA PUBBLICAZIONE DI “LIBERO”

Novembre 24th, 2020 Riccardo Fucile

ESPOSTO ALLA MAGISTRATURA E ALL’ORDINE DEI GIORNALISTI: “COMPORTAMENTI REITERATI E GIORNALISMO VIOLENTO, LA TESTATA VA CHIUSA”

Le parole del Codacons contro Libero arrivano dopo una giornata caratterizzata dalle polemiche per l’editoriale di Vittorio Feltri che ha scritto che la 18enne vittima della violenza contestata ad Alberto Genovese (ora in carcere con questa e altre accuse) è stata in realtà  «ingenua» nel frequentare l’imprenditore e che, andando in camera da letto, non pensava certo «di dover recitare il rosario».
L’associazione dei consumatori — che a sua volta spesso è al centro di diverse discussioni sui social network — si schiera dalla parte di chi chiede provvedimenti seri per la testata diretta da Pietro Senaldi.
E allora, ecco la nota stampa del Codacons contro Libero. L’associazione dei consumatori chiede un provvedimento radicale, con un esposto alla procura della Repubblica e una istanza direttamente all’Ordine dei Giornalisti affinchè si possa valutare la chiusura della testata.
«Non è più il momento di prendere questi articoli come se fossero goliardate, o sparate volutamente provocatorie da parte del signor Feltri, è il momento di dire, una volta per tutte basta — ha detto il presidente del Codacons Marco Donzelli -. Basta a questo modo di fare giornalismo violento, che insulta gli altri, che spara a zero su persone che non si conoscono, soprattutto quando queste sono persone indifese, che hanno appena subito un’esperienza scioccante che le perseguiterà  per tutta la vita».
A questo punto, l’associazione dei consumatori si rivolge direttamente all’ordine dei giornalisti, che spesso ha già  messo sotto accusa Vittorio Feltri, autore dell’articolo in questione, ma che altrettanto spesso è stato accusato di non utilizzare misure abbastanza incisive nei confronti dei reiterati comportamenti discutibili della testata: lo stop alle pubblicazioni di Libero. Secondo l’associazione non si tratta di una censura, ma di una sorta di tentativo di salvataggio della democrazia da messaggi violenti e offensivi.

(da agenzie)

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L’ANNUNCIO DI MACRON: “SITUAZIONE MIGLIORATA, DA SABATO RIAPRIRANNO I NEGOZI”

Novembre 24th, 2020 Riccardo Fucile

BAR , RISTORANTI E PALESTRE APERTI SOLO DAL 20 GENNAIO E SE I CONTAGI RESTERANNO SOTTO I 5.000 GIORNALIERI

Da sabato prossimo riapriranno tutti i negozi e le librerie: lo ha annunciato il presidente francese Emmanuel Macron nell’ambito dell’alleggerimento delle misure di lockdown in vista delle feste di Natale.
In questa fase rimarrà  in vigore l’autocertificazione per uscire, ma sarà  possibile allontanarsi fino a 20 chilometri dal proprio domicilio.
Dal 15 dicembre non sarà  più obbligatoria l’autocertificazione, il lockdown lascerà  il posto al coprifuoco dalle 21 alle 7.
Il Natale sarà  possibile trascorrerlo “in famiglia” ma non saranno vacanze “come le altre”.
Bar e ristoranti, come le palestre, riapriranno dal 20 gennaio se i contagi saranno sotto i 5.000 giornalieri. Il presidente ha fatto poi appello alla Nazione: “fare di tutto per evitare una terza ondata” del Covid e un conseguente “terzo lockdown”.

(da agenzie)
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VOLANO LE BORSE: LA NOMINA AL TESORO USA DI JANET YELLEN SPINGE I MERCATI, IL DOW AI MASSIMI STORICI

Novembre 24th, 2020 Riccardo Fucile

LO SPREAD IN ITALIA AI MININI DA OLTRE 4 ANNI: 111

I mercati globali beneficiano delle notizie che arrivano dagli Stati Uniti, dove prende forma la squadra di Biden per una presidenza che ormai anche Donald Trump ha accettato e spicca il nome forte di Janet Yellen, ex numero uno della Fed, al Tesoro.
A Wall Street il Dow Jones si porta ai massimi oltre 30 mila punti per la prima volta nella storia e le chiusure in Europa sono tutte all’insù.
Nel finale di seduta Francoforte chiude la seduta in positivo dell’1,26%, Parigi mostra un aumento dell’1,21% e Londra dell’1,53 per cento.
Milano fa ancora meglio delle altre e a fine seduta segna un guadagno del 2,01%. A Piazza Affari, occhi puntati sul comparto bancario col risiko attivato dal Crèdit Agricole in movimento sul Creval. Bene in generale il comparto energetico, si segnala il piano dell’Enel che prevede 40 miliardi di investimenti al 2023: positiva la reazione del titolo della società  elettrica.
Gli indici hanno accelerato proprio quando il Wsj ha anticipato la scelta del presidente eletto che vuole l’economista keynesiana come Segretario al Tesoro. Oggi la Borsa americana è tornata a volare sulle ali della scelta dell’ex numero uno della Fed al Tesoro Usa. Al termine delle contrattazioni del Vecchio continente, il Dow Jones consolida i rialzi e segna un +1,6% che lo porta per la prima volta sopra i 30 mila punti.
L’euforia degli investitori si travasa anche sul mercato dei titoli di Stato, con lo spread tra Btp e Bund tedeschi che scende in area 111 punti base (minimi da aprile 2016) e il decennale tricolore che aggiorna il minimo storico di rendimento allo 0,57%.
L’euro chiude in rialzo a 1,1875 dollari. La divisa unica europea guadagna terreno anche nei confronti dello yen in zona 124,25. Anche il biglietto verde avanza nei confronti della valuta giapponese a circa 104,65.

(da agenzie)

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TRUMP PENSA DI TRASFERIRSI NELLA SUA RESIDENZA IN FLORIDA

Novembre 24th, 2020 Riccardo Fucile

L’ULTIMA CAFONATA: NON SARA’ PRESENTE ALLA CASA BIANCA “IL GIORNO DELL’INAUGURAZIONE”, OVVERO IL PASSAGGIO AL NUOVO PRESIDENTE BIDEN… SAREBBE LA PRIMA VOLTA NELLA STORIA DEGLI STATI UNITI

Trump la sconfitta non l’accetterà  mai. A parole, almeno. Nei fatti, il suo staff ha iniziato i lavori per la transizione verso Biden e il tycoon si prepara a trascorrere gran parte del suo tempo del post Casa Bianca nella sua residenza a Mar a Lago, in Florida, dove da qualche anno ha anche chiesto la residenza, disdegnando la natia New York di cui non ha mai accettato l’odio viscerale che gli abitanti nutrono nei suoi confronti, ben messo in evidenza dal fatto che dal 2016, anno dell’elezione di Trump, un massiccio cordone di poliziotti circonda l’abitazione newyorkese di Trump, l’arcinota Trump Tower, e la 56esima strada, adiacente alla Torre, è chiusa da allora per motivi di sicurezza, con non pochi problemi di traffico in quella zona centralissima di Manhattan.
Per mantenere la residenza nello stato della Florida Trump dovrà  trascorrervi, per legge, almeno sei mesi. E l’emittente americana Abc rivela inoltre che sarebbero in corso anche lavori di ristrutturazione nella residenza di Trump, per renderla quindi la sua abitazione principale.
Già  nei giorni immediatamente successivi alla sconfitta elettorale, l’ex legale di Trump, Michael Coehn, ha espresso la convinzione che il presidente si sarebbe trasferito in Florida, anche senza aspettare l’insediamento di Biden.
“La mia teoria che per Natale andrà  a Mar-a-Lago e non credo che tornerà  a Washington per l’inaugurazione”, ha detto l’avvocato newyorkese che per anni ha ‘risolto i problemi’ di Trump, compreso quello delle centinaia di migliaia di dollari pagati per comprare il silenzio della porno star Stormy Daniels, transazione per la quale Cohen è finito anche in prigione.
Secondo Cohen Trump, che ieri notte ha affermato di aver dato luce verde all’avvio della transizione ribadendo però che continuerà  a combattere contro quello che definisce il furto elettorale, non riconoscerà  mai la sconfitta.
E per questo potrebbe dare un altro, l’ultimo, strappo alla tradizione politica americana disertando l’inaugurazione di Biden, che lo mostrerebbe al mondo come lo sconfitto il “loser” che non accetta di essere, rimanendo in Florida.

(da agenzie)

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L’AVVOCATO DI TRUMP AUTORE DEL RICORSO CONTRO IL VOTO POSTALE AVEVA VOTATO PER POSTA

Novembre 24th, 2020 Riccardo Fucile

L’ESILARANTE SCOPERTA NEL WISCONSIS

Hanno proprio una faccia di bronzo. Uno dei ricorsi di Trump in Wisconsin contro il voto postale è sostenuto da un avvocato che ha scelto proprio questo modo per votare.
A svelare questo surreale aspetto della campagna di ricorsi che il presidente americano sta portando avanti senza successo contro i risultati elettorali è un giornale locale, il Milwaukee Journal sentinel.
La campagna di Donald Trump sta chiedendo un riconteggio in Wisconsin e i suoi avvocati sul posto, fra cui Jim Troupis, hanno consegnato ai funzionari della contea di Dane una lista di quanti hanno votato per posta, secondo una modalità  da loro ritenuta illegale.
Tuttavia nella lista figurano anche i nomi di Troupis e la moglie. L’avvocato, ex giudice della contea, non ha voluto rispondere alle domande sul perchè abbia scelto questo modo di votare.

(da agenzie)

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“NOI ABBIAMO TALLINI”: LE INTERCETTAZIONI DELLA ‘NDRANGHETA CHE INGUAIANO IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO REGIONALE DELLA CALABRIA

Novembre 24th, 2020 Riccardo Fucile

SI DOVREBBE DIMETTERE MORRA CHE LO AVEVA INDICATO COME “IMPRESENTABILE” O I LEADER DEL CENTRODESTRA CHE HANNO NOMINATO PRESIDENTE UN SOGGETTO DEL GENERE?

La vicenda giudiziaria che tocca l’ormai ex presidente del Consiglio regionale della Calabria e vicecoordinatore regionale di Forza Italia Domenico Tallini, consigliere comunale a Catanzaro per oltre 25 anni (prima tra le file del MSI passando poi per poli civici centristi, l’Udeur di Mastella e poi Pdl e Forza Italia), è narrata nelle 357 pagine dell’ordinanza di applicazione di misura coercitiva firmata dal giudice per le indagini preliminari Giulio De Gregorio su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro guidata da Nicola Gratteri.
Per il super magistrato (che, ospite di Lilli Gruber su La7 , si è autodefinito “un semplice pm di campagna”), nell’inchiesta denominata Farmabusiness, “grazie all’operato dell’onorevole Tallini, il gruppo criminale Grande Aracri ha potuto ottenere queste facilitazioni, contatti e incontri con funzionari della Regione per ottenere agevolazione”. Per questo motivo gli viene contestato il “concorso esterno” e viene considerato “la cerniera tra i clan e la Pubblica Amministrazione”.
Ma oltre al concorso esterno per associazione mafiosa, a Tallini viene contestato il reato di voto di scambio politico mafioso previsto dall’articolo 416 ter del Codice penale (punito con una pena da dieci a quindici anni di carcere).
Tallini, secondo l’accusa, nella campagna elettorale 2014 accettò dagli esponenti della cosca riconducibile a Nicolino Grande Aracri (boss di Cutro al 41bis nel carcere Opera di Milano, condannato a due ergastoli) la promessa di procurare voti mediante modalità  mafiose in cambio della promessa di compiere in ambito politico e amministrativo azioni a vantaggio degli interessi economici del sodalizio mafioso.
Le mosse di Tallini per non essere intercettato
Il Gip De Gregorio ritiene fondamentale evidenziare “il carattere particolarmente accorto e scaltro del Tallini nel prevenire i rischi di essere intercettato”.
Di questo timore parlano al telefono Domenico Scozzafava, l’antennista considerato trait-d’union tra i mondi comunicanti di mafia, Pubblica Amministrazione ed economia, ed il suo riferimento politico, Michele Paolo Galli, marito dell’ex senatrice del Pdl ora leghista Anna Mancuso (questi ultimi entrambi non indagati).
La conversazione è datata 11 settembre 2013. Scozzafava dice: “Perchè lui mi ha detto tramite telefono lui…forse sicuramente ha il telefono sotto… sai com’è…non parlare…mi ha detto lui…Mimmo”.
Inoltre, Tallini, come documentato, non salirà  mai nell’auto di Scozzafava, sottoposta a monitoraggio da parte della Procura.
In un episodio, datato 27 dicembre 2013, Tallini impone di utilizzare la sua auto (e non quella di Scozzafava) per andare a prendere il commercialista Paolo De Sole (oggi indagato per associazione mafiosa, in quanto considerato uomo a disposizione della cosca Grande Aracri) e poi andare insieme a Crotone.
Nell’intercettazione telefonica tra Scozzafava e Tallini, quest’ultimo dice: “Dove devi andarlo a prendere…a Lamezia? Andiamo con la macchina mia …”.
E Scozzafava risponde: “E va bene dai…allora…aspetta che vado a lasciare la macchina Mi… la lascio qua al negozio o a casa mia..”; Tallini: “La puoi lasciare sai dove? Lasciala a via Muraglia…via Lombardo…dove c’è ETR”; Scozzafava: “Ah va bene…va bene dai…e andiamo da la direttamente”; e Tallini conclude: “Vengo da là  io”.
Per il Gip quella di Tallini più che una proposta, è una affermazione. A suffragio di ciò il giudice scrive: “Si potrebbe pensare, ancora una volta, ad un caso, ma la ‘storia’ si ripete dieci mesi dopo”.
Il riferimento è all’incontro del 28 ottobre 2014, in cui, davanti al Benny Hotel di Catanzaro, nell’auto in sosta di Pancrazio Opipari (indagato anche lui per associazione mafiosa e ritenuto dalla Procura “personaggio di indubbio spessore criminale”) salgono Domenico Scozzafava e Paolo De Sole, ma non Tallini, che rimane all’esterno.
Per il Gip “è ragionevole concludere che Tallini si fosse volontariamente sottratto a rischi di intercettazione ed a frequentazioni imbarazzanti, pienamente consapevole come era della reale composizione del gruppo imprenditoriale che si stava profilando”.
Le ambizioni politiche ed elettorali: “Quello che gli dico io deve fare Mimmo”
In un’altra conversazione tra Paolo Galli e Domenico Scozzafava del 13 novembre del 2013 il marito dell’ex senatrice Mancuso dice: “Il presidente Berlusconi è incasinato, ha 100 cose… cioè per cui non siamo ancora riusciti ad organizzargli un incontro con Mimmo… però cioè ci siamo ancora… è in pole position… appena si sblocca tutto… No? Appena riesce ad incontrare tutti… uno dei primi sarà  Mimmo”. E aggiunge: “Stiamo lavorando perchè lui possa scindere Forza Italia da Pdl… lui possa essere il coordinatore regionale di Forza Italia… No?”.
In ogni caso, senza l’aiuto di Galli (che dalle carte dell’inchiesta esce presto di scena insieme alla moglie), Tallini divenne nell’ottobre 2015 coordinatore di Forza Italia per la provincia di Catanzaro e nel maggio del 2018 vicecoordinatore regionale, ma la “scalata” politica che lo ha portato ad essere assessore regionale al Personale nella giunta di Peppe Scopelliti fino al 2014, segretario questore del Consiglio regionale durante il governo di centrosinistra (in cui per oltre un anno ha fatto da stampella alla Giunta Oliverio) e poi a ricoprire la seconda massima carica regionale, quella di presidente del Consiglio regionale, è passata dai suoi exploit elettorali.
In una conversazione telefonica datata 19 gennaio 2014 Scozzafava dice a Tallini: “Infatti volevo vederti per quella cosa là … che abbiamo chiuso là  a Sellia”. E Tallini risponde: “E con chi l’avete fatta la lista?”; Scozzafava: “Praticamente abbiamo chiuso con lui… con… con Francesco Mauro”… ”naturalmente mi ha detto che quando ti cerchiamo qualcosa… e non ti preoccupare che poi con Mimmo glielo dico io”…” io penso che…non esagero…ma un 180/150… pure a 200 arriviamo…di voti”.
Alle elezioni regionali calabresi del 23 novembre 2014, la previsione di Scozzafava si avverò: Tallini a Sellia Marina ottenne 141 preferenze personali, si desume tramite l’intercessione tra Scozzafava con il sindaco (rieletto l’anno scorso) Francesco Mauro (non indagato), ritenuto fedelissimo dell’ex governatore Mario Oliverio (già  coordinatore delle liste Orgoglio Calabria e Comuni protagonisti a sostegno della ricandidatura alle Regionali del gennaio 2020 del governatore uscente del Pd).
Il tutto, però, ha un prezzo. In una conversazione telefonica del 10 dicembre 2013 Scozzafava dice ad una sua amica: “No, non hai capito che quello che gli dico io deve fare Mimmo”.
Scozzafava “l’uomo della pioggia” ed il sostegno elettorale a Tallini del clan dei Gaglianesi
Il Gip nell’ordinanza si chiede: “Ma chi è Scozzafava? L’antennista così vicino ai Gaglianesi che andava in giro a piazzare bottigliette incendiarie e girava in auto insieme all’Opipari con una pistola con la matricola abrasa, per poter avere così tanta considerazione da un assessore regionale (ed attuale presidente del Consiglio regionale?”.
Beh, l’antennista calabrese dalla “smisurata ambizione” si vanta a più riprese al telefono della prontezza con la quale Tallini si muoveva per soddisfare le sue più disparate richieste. Questo perchè Scozzafava è “l’uomo della pioggia”, un formidabile portatore di voti ma, secondo le accuse, dal chiaro spessore criminale: un “’ndranghetista sino al midollo”, si legge nelle carte.
In una conversazione del 9 ottobre 2014 tra il personaggio di spicco del clan dei Gaglianesi di Catanzaro (locale di ‘ndrangheta legato ai Grande Aracri di Cutro), il citato Pancrazio Opipari e la moglie Elisabetta Colicchia, quest’ultima dice: “Se apri un’azienda… con tutta la burocrazia che c’è dietro… anzi… loro sono avvantaggiati”. E il marito risponde: “Come no… ma perchè… ma perchè abbiamo a Mimmo Tallini”.
In un’altra conversazione telefonica, datata 11 settembre 2013, Domenico Scozzafava parla con Walter Manfredi, faccendiere romano al seguito dell’ex senatrice Mancuso (suicidatosi il 5 novembre 2016) e paragona le capacità  di risolvere le situazioni di Tallini a quelle di Gennaro Mellea, boss dei Gaglianesi. “Si mette a disposizione”, dice Scozzafava su Tallini.
Su Mellea, invece, in un’altra conversazione, sempre con Manfredi, del 7 settembre 2013, Scozzafava dice che qualora il marito della senatrice Mancuso gli avesse dato un contributo per la festa patronale del quartiere Siano di Catanzaro, “quando torno e glieli do ed è più contento e gira ancora di più per i voti”. Manfredi risponde: “Questo è bene ‘tenerselo da conto’”.
In una conversazione telefonica del 19 novembre 2014 (quattro giorni prima delle elezioni regionali) tra Scozzafava ed il cugino vigile del fuoco Giuseppe De Santis, Scozzafava dice: “A domani vado a Cutro domani… che devo andare a Cutro che devo fare un lavoro…”. E De Santis risponde: “Un lavoro? E per i voti pure… un poco di voti gliel’ho trovati la pure… Ma a chi state portando? A Sergio?”; Scozzafava: “No a Mimmo… E ma infatti… e ma io questo ti volevo chiedere… ma facciamo una figura… ma pure che poi non sono effettivi… segnami dieci… quindici nomi di Sellia.. pure che dopo sono tre… quattro tanto prendere.. li prende i voti… così pare che gli porto un po’ di nomi di Sellia.. hai capito?”; De Santis: “Ce li raccolgo non ti preoccupare… E vedi tu che e sempre grazie a lui se partiamo.. Dobbiamo ringraziare…eh…la verità … Al momento e forte e probabilmente sarà  sempre il numero uno a Catanzaro Mimmo.. e non c’è niente … pure che non sale ma sempre la minoranza…”; Scozzafava: “Li porta.. li porta… perchè ora pure li prende a Crotone…Vibo…e ne prende… hai capito? Ora gliene ho trovato anche io a Crotone..A Vibo gliene ho trovato… e domani vado a Cutro Domani”.
In una conversazione telefonica tra Paolo De Sole e Domenico Scozzafava del 22 novembre 2014 (il giorno prima delle elezioni regionali), De Sole dice: “A Scandale 50 voti…A Capo Rizzuto un altra”. E Scozzafava: “Un centinaio li prende pure lì”; De Sole: “No…gli ho detto di non esagerare…se no poi…”, tirando in ballo Pasquale Arena (nipote del capoclan Nicola Arena). Conclude De Sole dicendo: ”Una trentina…A Mesoraca…A Mesoraca un’altra trentina..su Crotone un centinaio..Un centinaio”.
In realtà  le previsioni si realizzarono solo a Crotone e a Isola Capo Rizzuto, dove Tallini ottenne rispettivamente 94 e 91 voti di preferenza.
Ombre sulle regionali del 26 gennaio 2020
Per il Gip “l’attività  di Scozzafava a favore del Tallini si protrarrà  anche in occasione delle elezioni amministrative per il rinnovo del Consiglio comunale e l’elezione del sindaco di Catanzaro 11-25 giugno 2017 e soprattutto in occasione delle elezioni regionali del 26/1/2020 e delle elezioni politiche nazionali del 4 marzo 2018” (secondo la nota del Servizio centrale Carabinieri Ros del luglio 2020).
Il Gip conclude scrivendo: “Benchè la condotta tipica del reato non esiga la prova che la promessa è stata mantenuta, vale la pena di rilevare che, secondo quanto riferiscono i Carabinieri nella nota nr. 559/23-2 di prot. 2014 del 13 luglio 2020 (nella quale sono riportati i risultati del crotonese, Comune per Comune, anche alle ultime regionali il Tallini ha ottenuto 1093 voti a Crotone; 153 voti a Cutro, 166 voti a Isola Capo Rizzuto, 119 voti a Mesoraca, 158 voti a Petilia Policastro e 103 voti a Cirò Marina”
Sarà  un caso che nella sua struttura politica, quale “collaboratore esperto al 50%” Tallini assunse dopo le ultime regionali anche Denise Razionale, moglie di Salvatore Gaetano, ex consigliere comunale di Crotone e parente dei Grande Aracri. Sta di fatto, che anche lo scorso gennaio, Tallini ottenne più di 8.000 voti di preferenza compensando mancati appoggi (e minor impegno) da parte di persone del suo gruppo di Catanzaro, proprio con i voti del crotonese.

(da TPI)

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