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“DOVEVATE SMENTIRE CHI DICEVA CHE IL VIRUS ERA MORTO”

Novembre 26th, 2020 Riccardo Fucile

L’ATTACCO AL SAN RAFFAELE DEL RICERCATORE ITALIANO A OXFORD

Giacomo Gorini è un ricercatore in biotecnologie mediche molecolari e cellulari presso il Jenner Institute dell’Università  di Oxford.
Si è laureato nel 2013 con il massimo dei voti presso l’Università  Vita-Salute del San Raffaele di Milano ed è proprio al suo vecchio ateneo che ha scritto una lettera aperta, rimproverandoli di non aver smentito chi diceva quest’estate che il virus fosse morto.
“Durante i mesi estivi ho assistito” dice Gorini, “ad un susseguirsi di dichiarazioni errate o volontariamente fraintendibili sull’emergenza in corso da parte di vostri docenti. L’Università  San Raffaele non interveniva quando suoi professori parlavano in TV di “virus clinicamente morto”, di “mutazioni delle proteine ma non del genoma”, di irrealistiche “cariche virali” o di una mai verificata attenuazione del virus. Talvolta, i docenti richiedevano cieca fiducia della comunità  scientifica italiana in onore di dati in preparazione che non sono, purtroppo, stati mai più presentati. Smentiti poi dalla realtà , ho visto gli stessi docenti ritrattare appellandosi a fraintendimenti da parte del pubblico sul messaggio originale, scaricando così la responsabilità  dell’errore sulla limitata comprensione dell’ascoltatore. Sbigottito ho visto fare paragoni diretti tra decessi causati da malattie come l’infarto o il cancro e quelli causati da una malattia virale in fase pandemica. Durante tutto questo, l’Università  assisteva impassibile”.
“A queste affermazioni errate, pericolose e mai corrette” continua la lettera, “si è poi aggiunta la narrazione che ha definito gli scienziati “topi di laboratorio”, anche se è proprio lo sforzo unificato degli scienziati di tutto il mondo che ci sta tirando fuori da questa brutta situazione. Gli stessi scienziati che voi stessi formate nelle vostre aule. Gli stessi scienziati che hanno scelto il vostro ateneo in cerca di una professione nobile che può dare tante soddisfazioni. Gli stessi scienziati che ispirano i bravi studenti che vogliono fare ricerca senza essere additati dai loro stessi docenti come “topi di laboratorio”.
“Ho sempre pensato che una università , e in particolare una Università  con una reputazione eccellente come l’Università  San Raffaele debba essere votata alla ricerca e alla difesa di scienza e verità . Con rammarico a mio giudizio vi ho visto non solo mancare a questa missione, ma talvolta forse impegnarvi nella direzione opposta” è il duro commento del ricercatore.
“Il privilegio che ho avuto — anche grazie a quello che ho imparato molti anni fa nelle vostre aule — consistente nel potere lavorare nei migliori istituti del mondo porta con sè delle responsabilità . Questa responsabilità  si traduce oggi nel mio dovermi esporre per esprimere pubblicamente il mio dispiacere davanti al degrado del modus operandi dell’ateneo, nonchè nel denunciare l’erroneità  di dichiarazioni che hanno, purtroppo, contribuito a portare grossissimi danni nel nostro amato Paese” conclude Gorini.

(da Globalist)

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RICCIARDI: “STIAMO AFFRONTANDO LA GUERRA CONTRO IL VIRUS CON UN ESERCITO DECIMATO”

Novembre 26th, 2020 Riccardo Fucile

“SERVE UN PROGRAMMA STRAORDINARIO DI ASSUNZIONI DI MEDICI E INFERMIERI, AUMENTANDO ANCHE GLI STIPENDI”

Il virologo Walter Ricciardi, consigliere del ministro della salute Speranza, è intervenuto all’evento online ‘Next generation health: le priorità  degli italiani per la sanità  del futuro’ ed ha paragonato questo virus a una guerra: “Il Servizio sanitario nazionale si trova in una duplice difficoltà : da una parte anni e anni di tagli e mancati investimenti, dall’altra cito i 27mila medici e operatori che si sono infettati e poi mancano 53mila infermieri. Stiamo in guerra con un esercito in via di decimazione, non riusciamo in questo momento a curare i pazienti Covid e non Covid”.
Sulle misure da prendere aggiunge: “Serve un programma straordinario di assunzioni di medici e infermieri aumentando anche gli stipendi”.

(da agenzie)

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IL SOLLIEVO DI FAUCI: “SULLA LOTTA AL COVID PRONTO A COLLABORARE CON BIDEN”

Novembre 26th, 2020 Riccardo Fucile

IL MASSIMO ESPERTO DI MALATTIE DEGLI USA SI METTE A DISPOSIZIONE DEL NUOVO PRESIDENTE

Dopo tutto quello che ha passato è come chiedere asilo politico.
Anthony Fauci, il massimo esperto di malattie infettive degli Usa, si è detto “assolutamente” disponibile a lavorare nella task force contro il Covid-19 del presidente eletto Joe Biden, qualora gli venisse chiesto. “Certo che si. La risposta è assolutamente “, ha detto Fauci in un’intervista
Fauci, che è un membro della task force sul coronavirus della Casa Bianca, ha detto di essere stato in contatto con il capo dello staff di Biden Ron Klain.
“Ovviamente, presto, faremo in modo che la task force fornisca al team di transizione tutte le informazioni che rendano la loro assunzione delle responsabilità  più facile ed efficiente”, ha ribadito l’infettivologo.
I funzionari di Biden hanno detto ai giornalisti che il team di transizione avrebbe iniziato a ricevere immediatamente briefing su “tutte le questioni relative alla risposta al Covid-19”, con particolare attenzione alla distribuzione dei vaccini, ai test e ai dispositivi di protezione individuale.

(da Globalist)

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VOTO SUL BILANCIO, BERLUSCONI METTE ALL’ANGOLO SALVINI E LA MELONI: “VOTIAMO LO SCOSTAMENTO, ACCOLTE TUTTE LE NOSTRE RICHIESTE”

Novembre 26th, 2020 Riccardo Fucile

LEGA E FDI CONTINUAVANO A GIOCARE AL RIALZO, ORA SI VEDE SE HANNO   CUORE GLI INTERESSI DELL’ITALIA O PENSANO SOLO A SPECULARE

Forza Italia vota lo scostamento perchè il governo ha accolto tutte le proposte del centrodestra. Il via libera da parte di Forza Italia è stato comunicato dallo stesso Silvio Berlusconi durante un collegamento questa mattina con i deputati di FI per fare il punto sulla manovra.
Resta ancora incerta la conferma del sì anche da parte di Lega e Fratelli d’Italia. Il leader azzurro, però, si aspetta che lo stesso faccia tutto il centrodestra.
In caso contrario, avrebbe aggiunto, facciano come vogliono.
Avrebbe assicurato il sì allo scostamento perchè, secondo lui, il governo ha tenuto conto delle proposte del centrodestra e, in particolare, perchè sarebbero state accolte due proposte di Forza Italia, ovvero più risorse per 2 milioni di autonomi e professionisti e il cosiddetto semestre bianco.
Il governo Conte è così di nuovo alla prova del pallottoliere. Ma se la coalizione giallorossa si appresta con ottimismo al voto sullo scostamento di bilancio, il Mes rappresenta un salto nel vuoto perchè sulla riforma del fondo salva-Stati la maggioranza rimane spaccata.
Intanto, è iniziata la seduta dell’Aula della Camera che deve esaminare e votare la relazione del governo con cui l’esecutivo chiede un nuovo scostamento di bilancio di 8 miliardi. Dopo l’illustrazione del governo e il dibattito, l’Aula è chiamata a votare sulle risoluzioni: per l’approvazione serve la maggioranza assoluta, quindi almeno 316 voti favorevoli. Oltre alla maggioranza, ora è arrivata la conferma che anche Forza Italia vota a favore: il Cav ha giocato così d’anticipo annunciando il sì allo scostamento e augurandosi che gli alleati, Matteo Salvini e Giorgia Meloni, lo seguano.
“Abbiamo già  mandato un documento al governo con le nostre proposte sullo scostamento. Vediamo come va stavolta, sulla base della risposta che dovrebbe arrivare in queste ore”, ha spiegato la leader di Fratelli d’Italia a Rtl. Salvini, ospite di Omnibus, ha commentato: “Non sappiamo ancora cosa vuole fare la maggioranza. Spero che arrivi una risposta, noi la buona volontà  ce la mettiamo tutta”.
Anche la componente del gruppo Misto Centro democratico della Camera vota a favore, come annunciato in Aula da Bruno Tabacci, e anche le Minoranze linguistiche, ha confermato Emanuela Rossini. Si astiene invece il gruppo di +Europa-Azione, fa sapere in Aula alla Camera Nunzio Angiola.
“Siamo fiduciosi che in questo momento certamente difficile, ma anche pieno di opportunità , seppur nel rispetto delle altrui opinioni e visioni del Paese, ciascun parlamentare e forza politica non farà  mancare il proprio prezioso contributo”, ha detto in Aula il deputato del Partito democratico Pietro Navarra, relatore del testo sullo scostamento di Bilancio in esame alla Camera.
“Con queste operazioni il deficit si avvicina all’11% e il debito supererà  il 160% ed è evidente che dobbiamo preoccuparci del rientro su cui va fatto un discorso di verità : non è disinvoltura ma non si danno casi nella storia di Stati con un debito così elevato che rientrano senza ristrutturazioni. Allora prendiamo seriamente le proposte che arrivano- ha detto in Aula alla Camera Stefano Fassina (LeU) annunciando il sì di Leu allo scostamento di bilancio – È necessario che i debiti di questi mesi acquistati dalle banche centrali siano conservati dalle banche nazionali, e vanno rinnovati a tempo indeterminato. È una operazione che consente di far respirare l’economia reale. Chi pensa di rientrare attraverso avanzi di bilancio consegna il Paese a uno scenario da incubo”.

(da agenzie)

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MARADONA, IL MITO RIBELLE CHE DONO’ LA FELICITA’ ALLA MIA INFANZIA

Novembre 26th, 2020 Riccardo Fucile

CON LE SUE VIRTU’ E I SUOI VIZI E’ STATO L’INSIEME DI TUTTO IL MEGLIO E IL PEGGIO CHE LA MIA TERRA HA GENERATO

Non pensavo fosse mortale, invece mi accorgo solo oggi che era un uomo e non il Dio nel cui culto, da ragazzino vivevo (sono del ’79, avevo 7 anni quando arrivò il primo scudetto e 10 quando arrivò il secondo).
Ora, come faccio a spiegare ai non-napoletani che cosa è stato Diego Armando Maradona? L’insieme di tutto il meglio e il peggio che la mia terra ha generato.
Come faccio a spiegare che, esattamente come un dio, i vizi, gli errori, i crimini commessi erano solo l’ombra che rendeva il Dio più luminoso ancora?
Esattamente come gli dei, i cui vizi li rendevano così simili a noi eppure nella narrazione, nella loro crudeltà , nel loro errore, stagliavano ancora più grande il loro pregio, la loro qualità .
Diego Armando Maradona è tutto in quel bambino che sta giocando nel fango e quando gli chiedono cosa vorrebbe fare, risponde: giocare un mondiale e vincerlo. Come posso spiegare che Maradona è stato il riscatto? Il riscatto, sì.
Il riscatto perchè una squadra del Sud non aveva mai vinto uno scudetto, una squadra del Sud non aveva mai vinto una Coppa Uefa, una squadra del Sud non era mai stata al centro dell’attenzione mondiale. Con Maradona ci temevano in nome di una abilità  non di una minaccia o un pregiudizio, con Maradona c’era qualcuno che non ingannava, era li a mantenere unico una promessa di felicità  che tutti invece avevano tradito. Diego era lì, non tradiva. Aveva deciso lui, il più grande calciatore della terra, di non giocare nella Juventus. E già  questo era per noi motivo di indissolubile legame.
Anzi, a Torino, Maradona compirà  la vendetta che i napoletani aspettavano da una vita.
È il 3 a 1 della vittoria fuori casa a Torino contro la Juve (1986), è la punizione dell’1 a 0 al San Paolo (1985), è vedere tutti gli operai campani che lavoravano al Nord e gli emigranti napoletani, sentire che la squadra in quel momento interpretava la loro voglia di vittoria.   Diego era perfetto per Napoli, era un argentino-napoletano, sembrava costruito per far innamorare questo popolo.
Correva a giocare in un campo di patate ad Acerra in uno dei suoi continui gesti di generosità . Nell’85 il padre di un ragazzino che ha bisogno di un’operazione per salvarsi la vita chiede a Maradona di poter giocare per raccogliere soldi ad Acerra. Ferlaino, il presidente, non acconsente alla richiesta e Maradona paga una clausola di 12 milioni di lire e gioca in questo campo di patate, fangoso, dicendo: “Si fottessero i Lloyd di Londra, io gioco lo stesso”. Diego era un immortale e come chi è immortale è costretto a vivere sistematicamente di espedienti.
Goicoechea in Spagna gli fa un’entrata assurda sulle gambe e gliele spezza. Lo considerano un giocatore finito. Il Barcellona lo dà  via al Napoli, le altre squadre sono diffidenti, il Napoli paga una cifra immensa per i tempi e Maradona rinasce.
Il doping, il vizio in cui lui cade, non gli servì a migliorare le prestazioni, anzi la coca fu un tormento e una dannazione. Diventa immediatamente un dio, un dio perchè vince contro le squadre che impedivano sempre la vittoria, un dio perchè non diventa lo sponsor delle aziende che in quel momento hanno tutti i più grandi marchi. Lui rappresenterà  la Puma mentre tutti gli altri erano Adidas e Nike.
E poi è impossibile raccontare cosa è stato Maradona. Maradona era il calcio e Maradona trascendeva il calcio, come tutto ciò che diventa simbolo; schiacciato completamente da una vita in cui era assediato, dove tutti chiedevano cose, cose, cose… A quel punto lui entra nel vortice. La Camorra ne comprende le debolezze, gli fornisce il veleno, la coca, le escort, lo tiene sotto estorsione.
Il gossip vuole qualsiasi informazione su di lui e però c’è qualcosa che lo salva sempre: la voglia di giocare a calcio, un corpo incomprensibilmente unico, che nonostante i vizi, il poco allenamento, quando entra in campo non cade mai, non si ferma.
Maradona non ha nulla a che fare con i calciatori del presente, fragili, che come vengono toccati vanno giù, che cercano la punizione; diverso anche dalla fisicità  da body builder che ormai costruisce i calciatori.
Maradona non era un calciatore moderno, aveva la fisicità  dei grandi calciatori del passato, del connazionale Sivori. Maradona giovane poteva assomigliare più a Garrincha che a Van Basten o Gullit.
Maradona fu imperdonabile nel suo cedere alla frequentazione di boss e trafficanti, con agenti come Guillermo Coppola, ma era anche un uomo solo, il più solo del mondo, solo con quel talento che sempre lo salvava e sempre lo faceva riconciliare con la sua gente.
Cosa è stato per me Maradona? Beh, la prima risposta è: quello che starà  provando mio padre. Non l’ho neanche chiamato. Il dolore che mio padre starà  provando è infinito, come se fosse morto suo padre, come se fosse morto suo figlio, come se fosse morto l’amico più vicino.
Maradona l’ha fatto stare bene. Maradona era finalmente qualcosa che non lo faceva sentire sconfitto, inefficiente, come ci si sentiva (e spesso ci si sente ancora) quando si nasce in una delle province più difficili del sud Italia.   Ecco cos’è Maradona per me. È stato formazione. Provate a chiedere a tutti quei ragazzi che marinavano la scuola per andare a vedere i suoi allenamenti il mercoledì.
Cos’è stato Maradona? E chi lo dimentica. Stadio San Paolo, Italia-Argentina. I tifosi napoletani tifano ovviamente per l’Italia, applaudono quando c’è il gol di Schillaci sull’1 a 0. Ma dopo il pareggio di Caniggia, la parte non napoletana del tifo inizia a insultare Maradona, null’altro che fischiare e insultarlo.
Ma la curva non poteva permettere che si offendesse Maradona e così le aste smisero di sventolare il tricolore. Si intonò solo una parola: “Diego. Diego”. È il mondiale che gli fu portato via, Italia ’90, regalando un rigore inesistente alla Germania. Era un mondiale che stava vincendo da solo. Come vinse da solo quello in Messico e come quello degli Stati Uniti quando stava portando l’Argentina a grandi risultati.
Si tifava Maradona, si difendeva Maradona perchè in quel momento la nazione era Maradona, la propria patria era Maradona. Non c’entravano più i confini geografici, non la maglietta, la lingua. Contava il fatto che ti identificavi nell’uomo che ti aveva fatto gioire, che ti aveva fatto vincere, e che l’aveva fatto anche con correttezza.
Sì, la mano di Dio: la mano di Dio vista come una grande scorrettezza sportiva… La grande provocazione di Diego alla guerra inglese delle Falkland, ma soprattutto il dileggio. Non potevo certo perdermi quel gol per qualche centimetro che Dio non mi ha dato. Nella stessa partita, la furberia del gol fatto con la mano e il genio assoluto del secondo gol magnifico, unico.
Maradona non poteva che essere grande a Napoli, non nonostante Napoli, ma proprio a Napoli e proprio perchè aveva quello spirito di riscatto e di slancio, di melodramma, che lo faceva riconoscere figlio di quella terra.
Maradona, che era indisciplinato ovunque, in campo era disciplinatissimo. Maradona rispettò sempre il gioco del calcio, e quindi gli avversari. Giocava sempre, non cercava l’infortunio, non cercava di fuggire dalla partita, non cercava lo scontro. Il gol più bello che sia stato realizzato? Quello a Città  del Messico, con la maglia dell’Argentina.
Cosa significa rispettare l’arte che si sta praticando? Poteva farsi toccare da qualsiasi difensore, prendere una punizione, o al contrario i difensori potevano buttarlo giù e invece Maradona, uno a uno li salta, impedendo persino al cronista di pronunciare i nomi dei difensori che sta scartando, perchè va troppo veloce.
Veloce ed estroso, senza mai guardare la palla. La forza di Maradona era questa, riuscire a tenere la palla incollata tenendo lo sguardo alto, cosa che lo rendeva elegantissimo. Ma come posso spiegare ai non napoletani che Maradona aveva sposato completamente lo spirito della città  e dei suoi abitanti… Era un’alleanza naturale, un ritrovarsi. Quando arrivò allo stadio per la prima volta, il San Paolo era pieno, come se ci fosse stata una finale. Non accadrà  mai più a nessun giocatore, in nessun’altra parte d’Europa una cosa del genere. Un intero stadio pieno.
E ora che non c’è più, sento di essere davvero invecchiato di colpo. Maradona è stato la mia infanzia. È stato la fortuna di poter avere un cugino juventino esattamente quando nel Napoli c’era Diego. Immaginate la soddisfazione, il godimento.
Maradona è stato il sogno che dissipava tutto il peso che vedevo su mio padre, su mio nonno Stefano, sui miei zii; tutta la loro fatica, tutto l’impegno, la difficoltà  svaniva nel vedere quest’uomo giocare. E giocare sempre con un piglio ribelle. Anche la sua infatuazione per i dittatori marxisti faceva parte del suo, come definirlo?, “delirio ribellistico”.
Diego Armando Maradona è stato un uomo che non ha messo mai il suo talento al servizio di qualcosa. L’uomo si è venduto, il suo talento mai. Ed è il suo talento che aveva donato a Napoli. Poteva andare ovunque e invece è stato nella città  che lo ha reso Dio e lo ha difeso.
Maradona, in qualche modo, voleva che non vincesse la negoziazione dello sport, ma lo sport stesso, non la strategia dello sport ma l’abilità , la capacità , voleva che il calcio rimanesse calcio.
Maradona come tutti voleva guadagnare e star bene, ma in vita ha dovuto subire un’infinita quantità  di ingiustizie perchè non voleva partecipare alla strategia degli scambi, alla furbizia di uno sport determinato dagli accordi. E non perchè fosse un giusto, ma perchè voleva giocare a pallone, voleva che solo il pallone contasse.
E come potrò spiegare a chi non è di Napoli cosa è stato Maradona? Non posso spiegarlo. Stavolta il dolore ce lo teniamo noi e solo noi, così grande… perchè solo noi l’abbiamo avuto così vicino, così unico, così ferito, così spavaldo, così folle, così in grado di interpretare la gioia di tanti facendolo in un gioco, in un gioco semplice che tutti possono capire e che tutti possono giocare.   Una palla in mezzo al campo, due porte, l’intelligenza, il talento, la lealtà , la bravura. Tutto quello che è fuori dal campo lo potevi ottenere grazie a mediazione, con compromessi, ma in campo no. In campo le regole di fuori non valevano, altrove avevi bisogno d’aiuto, ma in campo no: in campo con le tue forze potevi farcela.
La magia di Maradona è stata questa, far sognare tutti e far pensare a tutti che il sogno si può realizzare. Che essere veramente un Dio si può perchè quando lo guardavi, quando tifavi, ti faceva sentire immortale.
E ora che lui è morto noi ci accorgiamo che Dio, che Diego era mortale. Ci accorgiamo che noi siamo mortali.
Con la sua morte, mortali lo siamo diventati tutti.
Addio Diego ora potrò dire come una leggenda “ho visto Maradona”. Gran parte dei momenti felici della mia infanzia passati con mio padre li devo a te.

Roberto Saviano
(da “La Repubblica”)

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