Aprile 1st, 2021 Riccardo Fucile
IL LOCKDOWN DIVIDE GLI ITALIANI: 50% D’ACCORDO, 46% CONTRARIO… APERTURA SCUOLE: 54% A FAVORE, 41% NO
Dopo l’exploit di inizio mandato, continua a calare la fiducia degli italiani nel governo Draghi. Stando
agli ultimi dati del sondaggio di EMG Acqua, presentati durante la puntata odierna di Agorà su Rai2, il Il 49% degli italiani ha poca o nessuna fiducia nell’esecutivo guidato dall’ex numero uno della Bce, mentre Il 41% ne ha «molta o abbastanza».
Dopo il via libera del Cdm al decreto Covid, il 50% degli italiani è d’accordo con la decisione del Governo di abrogare le zone gialle fino al 30 aprile, mentre il 46% si dice contrario.
Sul fronte delle riaperture scolastiche che prevede il ritorno alla didattica in presenza, anche in zona rossa, per gli studenti fino alla prima media, il 54% degli italiani accoglie favorevolmente tale misura, mentre il 41% è contrario.
Continua a diminuire la fiducia verso il presidente del Consiglio, Mario Draghi: l’indice di gradimento si flette ancora di 2 punti e, questa settimana, si attesta al 54%. Rispetto al sondaggio della settimana scorsa, resta invariata la situazione al secondo posto, che vede l’ex aequo tra l’ex premier Giuseppe Conte e la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, entrambi al 41%.
Cresce di 1 punto la fiducia nei confronti del presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, che con il 35% delle preferenze, supera così il leader della Lega, Matteo Salvini (34%) e il presidente dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini (34%).
A chiudere la lista il segretario del Partito Democratico, Enrico Letta, che raccoglie il 31% delle preferenze e il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, che cresce di 1 punto su base settimanale e si attesta al 27%.
(da agenzie)
argomento: governo | Commenta »
Aprile 1st, 2021 Riccardo Fucile
NELL’ARTICOLO POI SI SMENTISCE IL TITOLO: GLI IMMIGRATI NON VERRANNO VACCINATI “PRIMA” DEGLI ITALIANI, MA OVVIAMENTE SARANNO VACCINATI ANCHE LORO A TEMPO DEBITO
Oggi Libero ha pubblicato in prima pagina l’ennesimo titolo anti immigrati: “Vaccini ai migranti mentre chi lavora aspetta”. Sembra proprio che gli stranieri verranno vaccinati prima degli italiani vero? E invece…
Cosa dice però l’articolo di Libero? Sembra incredibile ma la correlazione che viene insinuata in prima pagina, quella tra gli italiani che aspettano mentre i migranti si vaccinano, è sparita.
Il pezzo parla dell’audizione del generale Ciotti, braccio operativo del commissario Paolo Figliuolo, avvenuta il 30 marzo. E racconta che sì, italiani all’estero ora nel nostro paese, migranti regolari e richiedenti asilo verranno inseriti nelle liste per le vaccinazioni. Ma non evidenzia alcuna priorità rispetto agli altri cittadini. Si parla di “anche“:
A quest’ultimo è stato chiesto se per caso il nostro Paese si stia attivando sul fronte degli italiani residenti all’estero che, per qualche motivo, in questo momento si trovano in patria. E l’ufficiale ha incautamente allargato il discorso e risposto che i ministeri della Salute e dell’Interno (ovvero, Roberto Speranza e Luciana Lamorgese) si stanno già attrezzando per intervenire anche per gli stranieri.
C’è già stata una riunione alla fine della scorsa settimana al ministero delle Finanze. Non si è parlato solo dei regolari: verranno coinvolti anche i centri profughi. Centri che, va chiarito, ospitano in buona parte richiedenti asilo, ovvero immigrati che hanno presentato appello per essere riconosciuti come rifugiati.
Di norma almeno i 2/3 di queste richieste (per star bassi) viene respinta. Insomma, nella gran parte dei casi si tratta di semplici irregolari, o clandestini che dir si voglia. Ma saranno immunizzati
Poi l’articolo illustra la posizione di Fratelli d’Italia che ha annunciato un’interrogazione in merito, citando il capogruppo di FdI alla Camera, Francesco Lollobrigida
Quello che però Libero non dice, nè in prima pagina nè nel resto del giornale, è che proprio un sindaco di Fratelli d’Italia, Luigi Petrella di Castel Volturno, a spiegare pochi giorni fa che i migranti vanno inseriti nel piano vaccinale, a meno che non si voglia compromettere la possibilità di raggiungere l’immunità di gregge:
Non ci vuole infatti molto a capire che anche i sovranisti, la Lega e Fratelli d’Italia dovrebbero puntare, proprio per proteggere la salute degli italiani, a immunizzare tutti. Migranti compresi.
(da agenzie)
argomento: denuncia | Commenta »
Aprile 1st, 2021 Riccardo Fucile
E LA ROTTA SEGUITA DALLA NAVE L’11 SETTEMBRE SMENTISCE LA TRATTATIVA… SI EVIDENZIA IL FATTO CHE MEDITERRANEA AVESSE DEI DEBITI: CHI FA SALVATAGGI IN MARE E’ OVVIO CHE LI ABBIA, SOLO GLI EVASORI NON NE HANNO
Quali elementi hanno raccolto gli inquirenti di Ragusa a sostegno dell’accusa per la piattaforma
civica Mediterranea, ossia aver accettato il trasbordo dei 27 migranti dalla Maersk Etienne solo dietro la promessa di un pagamento in denaro?
E cosa emerge da tre mesi di intercettazioni dei telefoni di Alessandro Metz e Beppe Caccia (armatori della società Idra social shipping, che possiede il rimorchiatore Mare Jonio) e di quello del comandante Pietro Marrone, che era al timone della nave italiana lo scorso 11 settembre?
La lettura delle 41 pagine del decreto di perquisizione e sequestro del 25 febbraio, disposto dai pubblici ministeri Fabio D’Anna e Santo Fornasier, e della corposa memoria difensiva presentata al Riesame dagli avvocati degli otto indagati per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina (il Tribunale ha confermato il sequestro dei cellulari e dei computer, rigettando l’istanza), consente di avere un primo quadro.
Che va oltre gli stralci di conversazione finiti sui giornali, ma che, decontestualizzati, poco dicono sulla solidità dell’inchiesta siciliana. Con ordine, dunque.
L’accordo preventivo coi danesi (senza prove)
Il trasbordo dei 27 naufraghi avviene l’11 settembre in zona Search and Rescue di competenza maltese, dopo 38 giorni di stallo durante i quali alla petroliera danese Maersk Etienne è stata negata l’autorizzazione allo sbarco.
La Mare Jonio salpa da Licata il 10 settembre. Secondo la procura, la partenza è preceduta da due giorni di trattative tra il capomissione Beppe Caccia e manager della Maersk sulla cifra del compenso. Due mesi e mezzo dopo (il 30 novembre) sul contro della Idra vengono bonificati 125.000 euro bonificati.
Le intercettazioni, però, cominciano solo a partire dal 19 settembre, quindi gli inquirenti non hanno prove dirette dell’ipotizzato do ut des.
Vanno per deduzione, basandola su tre circostanze: 1) l’analisi dei tabulati mostra che l’8 settembre intercorrono diverse telefonate tra l’utenza di Caccia e un numero danese, “del quale però – ammettono i pm – non è stato individuato l’utilizzatore”; 2) un sms tra Caccia e Tommy Thomassen, direttore tecnico del Reparto Tankers Maersk datato 10 settembre; 3) un tentativo di chiamata tra i due, della durata di 4 secondi, registrato l’11 settembre “in significativa concomitanza con la partenza della Mare Jonio dal porto di Licata”.
Tre elementi che, tuttavia, non reggono all’evidenza dei fatti.
Intanto il fantomatico numero non identificato non appartiene all’enturage della Maersk, ma a Maria Skipper Schwenn, direttrice esecutiva della Danish Shipping, associazione di armatori danesi in quei giorni promotrice di appelli alle autorità per sbloccare il caso Etienne che stava procurando un grave danno economico alla compagnia.
Caccia – come gli avvocati Serena Romano e Fabio Lanfranca documentano nella memoria difensiva – l’8 settembre ha inviato una mail a Schwenn informandola che a breve sarebbero partiti da Licata per una missione in mare e che era loro intenzione modificare la rotta per “portare acqua e rifornimenti” ai naufraghi e all’equipaggio della Etienne.
Le successive otto telefonate sono in entrata: non è Caccia che chiama, ma è Schwenn che telefona “al fine di concordare le modalità del supporto alla Maersk e veicolare un contatto”, sostengono i legali.
Nè si può pensare che l’sms del 10 settembre contenga i termini di una trattativa economica, visto che si tratta di una notifica dell’operatore telefonico.
Infine, il successivo tentativo di chiamata dell’11 settembre a Tommy Thomassen della Maersk non avviene affatto “in significativa concomitanza con la partenza della Mare Jonio da Licata”, essendo il rimorchiatore salpato il giorno prima.
Come si evince dal giornale di bordo. E come gli stessi inquirenti scrivono in altre parti del decreto.
Il cambio di rotta e la versione della Maersk
I magistrati di Ragusa sono convinti che quanto la Mare Jonio lascia le coste siciliane, Caccia abbia già in tasca il patto economico. Se cosi fosse, però, a logica la nave di Mediterranea avrebbe dovuto puntare subito la prua verso sud-est, in direzione della petroliera. Invece punta a sud, verso Lampedusa.
Dal tracciato si nota che il cambio di rotta avviene intorno alle nove di sera, dopo che il comandante della Etienne, Janus Auken, rispondendo a una mail di Caccia, ha chiesto se a bordo della Mare Jonio avessero personale medico qualificato per verificare lo stato di salute dei naufraghi.
La compagnia danese, i cui manager non risultano indagati, nè – curiosamente, sono stati sentiti dai pm, conferma la ricostruzione.
“Si trattava di una situazione umanitaria e vogliamo chiarire che nè prima nè durante l’operazione si è parlato di un compenso economico. Mesi dopo abbiamo deciso di dare un contributo a Mediterranea per coprire i costi che avevano dovuto sostenere in seguito all’operazione. Ciò è stato fatto con la somma di 125.000 euro”. Un bonifico bancario la cui causale non lascia margini di interpretazione: “Services of assistence provided in international waters – september 2020”.
Gli inquirenti mettono in dubbio anche il reale “stato di necessità ” in cui versavano i naufraghi, così come lo ha certificato nei report medici la dottoressa Agnese Colpani dopo la visita a bordo Etienne. Non sono accuse “nuove”, per così dire: sono state mosse anche nell’ambito di altre indagini che hanno coinvolto imbarcazioni delle ong e quasi sempre sono finite in niente.
Ciò che invece è del tutto inedita è l’attenzione investigativa posta sul bilancio di Idra, come se non fosse normale che chi opera salvataggi in mare lo fa in perdita, confidando sui contributi di chi ne condivide le finalità . Se tutte le organizzazione benefiche fossero sospettate di commettere reati perchè salvano persone dalla povertà , non si salverebbe neanche la Caritas.
Da quando hanno messo in acqua la Mare Jonio, infatti, hanno accumulato un milione di euro di debiti. Mantenere la Mare Jonio in mare costa circa 120 mila euro al mese. Mediterranea sul proprio sito web ha pubblicato tutte le spese sostenute con i 125 mila euro della Maersk.
(da La Repubblica)
argomento: denuncia | Commenta »
Aprile 1st, 2021 Riccardo Fucile
STASERA INTERVERRA’ IN DIRETTA STREAMING
Raccontano che i dirigenti del Movimento 5 Stelle chiedano sommessamente ai loro colleghi: “Ma tu, Giuseppe, da quant’è che non lo senti?”. Per paura di dimostrare di non contare più nulla, non si sbilanciano.
Non arrivano a dire quella che è poi la verità : l’ex presidente del Consiglio in questi giorni non ha chiamato nessuno di loro. “Ha lavorato al progetto per il nuovo Movimento in modo molto coperto”, dice chi invece ci ha parlato, “per non fare favoritismi, per non dare adito a sospetti”.
Da solo, insomma, dopo il confronto a Bibbona con Beppe Grillo, ha costruito la nuova “carta d’identità ” del Movimento che giovedì 1° aprile alle 21.30 presenterà su Zoom all’assemblea dei gruppi parlamentari, agli eurodeputati e ai consiglieri regionali.
Un appuntamento che – è l’annuncio su Twitter dell’ex capo del governo – avverrà in diretta streaming, all’insegna, quindi, di quella trasparenza che segna quasi un recupero dello spirito originario.
Il primo punto, è lo schema di gioco: che torna a essere quello del sistema maggioritario di cui l’ex premier ha parlato anche con Enrico Letta, trovandosi – dicono – in sintonia sulla “prospettiva politica”.
L’avvocato del popolo affermerà quindi molto chiaramente qual è il campo di gioco in cui si muoveranno i nuovi 5 Stelle. Nel centrosinistra, tra i progressisti in Italia come in Europa, con uno sguardo a quella che sarà la prima sfida da vincere sia per Conte che per il nuovo segretario del Pd: le prossime amministrative di ottobre.
Dove va risolta la grana di Roma, ma restano altrettanto spinose quelle di Napoli (dove la candidatura di Roberto Fico non è ancora scontata), Torino, Milano, Bologna.
Il profilo del partito, che avrà nel simbolo la data del 2050 e non più la scritta “blog delle stelle”, ha due contorni definiti: la transizione energetica, anche per coprire politicamente quell’area che in Europa è rappresentata dai partiti verdi presenti e forti in molti parlamenti, e che in Italia invece hanno per varie ragioni stentato ad affermarsi.
Poi, l’idea di doversi rivolgere alle persone semplici. Non ripeterà il termine “populismo buono”, Conte, ma l’obiettivo è quello di mantenere lo stile comunicativo che aveva impostato a Palazzo Chigi durante i suoi due governi.
Conservando quindi anche un po’ dello spirito anti-èlite che tanto ha portato bene ai 5 Stelle delle origini. Vuole mantenere gli aspetti più innovativi del Movimento, l’ex premier, ma l’idea condivisa con i pochissimi interlocutori è di inserirli dentro a una concezione schiettamente di governo. Poco spazio, quindi, per l’impostazione di esuli come Nicola Morra, Barbara Lezzi, Alessandro Di Battista. Almeno per ora.
Prima di tutto questo, il nuovo leader dei 5 Stelle chiederà però a tutti un’assunzione di responsabilità : basta guerre fratricide, basta correnti che nascono ogni giorno con l’idea di diventare liste e magari salvare qualcuno dalla mannaia del limite del secondo mandato.
Ci sono due anni per ricostruire daccapo un partito e provare a giocarsi la sfida grande delle prossime politiche. Servirà una struttura che ancora non c’è. L’idea di affidarsi all’associazione Rousseau, pare definitivamente tramontata visto che Conte ha anche fatto cambiare avvocato al Movimento, dopo il passo indietro dello studio che seguiva sia i 5 Stelle che Davide Casaleggio per evidente conflitto di interessi.
Ma davanti agli eletti non basteranno le parole di incoraggiamento e la promessa di un futuro radioso: Conte dovrà rispondere a quei dirigenti che gli hanno chiesto apertamente di crearsi una segreteria.
Di scegliere delle persone che conoscono bene il Movimento che possano fargli da Virgilio, per coinvolgerle oltre che per rispettare quello che era stato il desiderio espresso dagli iscritti agli Stati generali. I parlamentari si aspettano di più di un discorso motivazionale.
Vogliono sapere come funzionerà il nuovo partito, chi sarà chiamato a fare cosa e che ne sarà di loro in futuro. Perchè l’idea delle deroghe per il tetto dei due mandati non è mai piaciuta a Beppe Grillo ed è difficile possa passare in un momento in cui un pezzo di identità deve pur restare, per non disperdere un patrimonio assottigliato, ma non scomparso. Conte tenterà di temporeggiare, su questo. Di non toccare la questione aspettando il momento giusto per farlo.
Non è detto, però, che un’assemblea così trepidante da avergli fatto anticipare la presentazione del progetto, glielo consenta.
(da “La Repubblica”)
argomento: Politica | Commenta »
Aprile 1st, 2021 Riccardo Fucile
UNA AGENDA FITTA DI INCONTRI PER IL NUOVO LEADER “MOVIMENTISTA”
Continua a tessere la sua tela, Enrico Letta. Con un pensiero fisso in testa: rimettere il Pd al centro,
non solo della politica, ma della società italiana, proponendosi come interlocutore privilegiato di sindacati e imprese, associazioni e gruppi civici.
Un movimentismo che in meno di tre settimane lo ha portato nelle sezioni del Pd, a discutere del “partito che vogliamo”, e a colloquio con Maurizio Landini (Cgil) e Luigi Sbarra (Cisl) sull’emergenza lavoro; a confrontarsi con Giuseppe Conte sulle alleanze e con i capi delle principali categorie (Confesercenti, Confartigianato, Confapi, Cna) sulle ricette per risollevare l’economia.
Un’agenda fittissima che, dopo gli incontri col forzista Antonio Tajani e con Giorgia Meloni sulle riforme istituzionali, prevede venerdì un passaggio con Luigi Di Maio, altra tappa fondamentale per chiarire il rapporto con i Cinquestelle in piena fase di transizione. Senza dimenticare la salita al Colle: un rendez-vous che, secondo diverse voci raccolte in Transatlantico, ha offerto l’occasione per parlare anche della successione di Sergio Mattarella e della prospettiva del governo Draghi.
Partita nella quale il Pd vuol giocare da protagonista, pure per questo il dialogo con il centrodestra è cruciale. Magari per tentare di far eleggere al Quirinale, ipotizza più di qualcuno, colui che sette anni fa fu affondato a tradimento: Romano Prodi.
“È finita l’era della disintermediazione”, sancisce il vicesegretario Peppe Provenzano, sposando appieno la strategia del leader. “Nessuna delle mosse di Enrico è fatta a caso, quando lui dice che dobbiamo parlare con tutti è perchè crede che solo aprendosi alla società il Pd potrà essere utile al Paese”.
In questo senso va letto il faccia a faccia con Carlo Bonomi, il primo da molti anni in qua fra il segretario del principale partito di centrosinistra e il capo degli industriali.
Nicola Zingaretti, per dire, non lo aveva mai incontrato. “Tutti devono assumersi la responsabilità di tenere in piedi l’Italia, ovviamente ciascuno per il proprio ruolo” ha detto l’ex premier al presidente di Confindustria.
Il quale si è subito trovato d’accordo, rinnovando l’appello lanciato qualche tempo fa dalle colonne di Repubblica: “Il presidente Draghi, pur con tutte le sue qualità , non può farcela se lo lasciamo solo”, ha ribadito, chiedendo alla politica uno sforzo di unità per accelerare sul piano di vaccinazione, gli aiuti alle imprese, la ridefinizione del Recovery Plan per migliorare l’impatto sulla ripresa e la trasformazione dell’Italia, la riforma del lavoro, degli ammortizzatori sociali e delle politiche attive.
Intanto, sul fronte del partito, Letta ha visto le due neo-presidenti di gruppo, Simona Malpezzi e Debora Serracchiani, per fare il punto sulle leggi in discussione e richiamarle a ricomporre eventuali fratture, specie alla Camera. Dove il segretario potrebbe rientrare a ottobre, candidandosi alle suppletive di Siena, il seggio lasciato vacante da Pier Carlo Padoan.
Utile per provare a rinsaldare il rapporto con i parlamentari e tenere sotto controllo le correnti che, come l’esperienza di Zingaretti insegna, non sempre rispondono agli input del Nazareno.
Forse la sfida più difficile per Letta. Il quale presto dovrà avere a che fare con la nuova area politico-culturale appena fondata da Goffredo Bettini. Le Agorà , questo il nome dell’associazione promossa dal dirigente ex pci, si propone di mettere insieme esperienze e visioni diverse per costruire un campo largo di centrosinistra la cui radice sia socialista e cristiana.
Con un obiettivo preciso: superare l’attuale sistema correntizio che non aggrega sulle idee ma solo per filiere di fedeltà . Già pronto il manifesto, a cui hanno collaborato molte voci non organiche al Pd, da Mario Tronti a Nadia Urbinati, oltre alle tante di dentro: gli ex ministri Roberto Gualtieri e Gaetano Manfredi, l’ex governatore della Toscana Enrico Rossi, il deputato Roberto Morassut, l’europarlamentare Massimiliano Smeriglio, la senatrice Monica Cirinnà , Enrico Gasbarra, il sindaco di Bologna Virginio Merola e tanti altri. La presentazione ufficiale avverrà in streaming il 14 aprile. Ma l’evento clou si terrà il 29, guest star i due protagonisti del campo largo che Bettini si propone di costruire: Giuseppe Conte ed Enrico Letta.
(da “La Repubblica”)
argomento: Letta Enrico | Commenta »
Aprile 1st, 2021 Riccardo Fucile
OMOFOBIA, TRA GLI ARTISTI CRESCE IL FRONTE ANTI-LEGA: “OGNUNO HA DIRITTO A ESSERE CHI VUOLE E LO STATO DEVE TUTELARLO”
“Ognuno ha il diritto di essere chi vuole”. Lo dice chiaramente la cantante Levante che, su Twitter attacca duramente il senatore della Lega Simone Pillon e si schiera in difesa del ddl Zan.
Dopo Elodie e Fedez, si allarga il fronte degli artisti che protesta per l’ostruzionismo del Carroccio, colpevole di non voler calendarizzare l’approdo della legge contro l’omofobia in Senato.
Un provvedimento già approvato alla Camera il 4 novembre scorso, ma che il partito di Matteo Salvini non vuole che a Palazzo Madama venga discusso.
Paladino dello schieramento anti-legge Zan è il senatore leghista Pillon, contro cui già ieri Fedez aveva puntato il dito. Oggi, invece, lo fa, su Twitter, Levante: “Pillon, non è mai tardi per iniziare un percorso di terapia che la aiuti a comprendere l’importanza dell’altro, il diritto dell’altro a essere chi vuole (liberamente) e il dovere di uno Stato a tutelarne la libertà “, scrive sul suo profilo social.
(da agenzie)
argomento: Diritti civili | Commenta »
Aprile 1st, 2021 Riccardo Fucile
“MA CI FAI… O CI PRENDI PER IL CULO?”… “SE HAI UN BRICIOLO DI DIGNITA’ ESCI DAL GOVERNO E RINUNCIA ALLE POLTRONE”
Per Matteo Salvini è un brutto momento: il leader della Lega deve incassare quello che viene definito
“un pernacchio”. Non ci saranno zone gialle con il nuovo decreto per tutto il mese di aprile. Ma per salvare la faccia degli aperturisti è stata introdotta una norma che prevede che dove i contagi scendono e la regione è in regola con le vaccinazioni degli anziani, si potrà tornare al giallo. Ovvero non ci saranno zone gialle. Il Capitano prova a cantare vittoria sui social, ma neanche i suoi ci credono. E glielo dicono chiaramente.
In realtà se in pubblico il “Capitano” ha attaccato Speranza in privato lo ha dovuto ascoltare. E a parte aver imparato quali sono i colori primari, (se è giallo è giallo, se è rosso è rosso), è facile vedere come Salvini in pochi giorni stia saltellando da una posizione all’altra come se camminasse su un percorso fatto di carboni ardenti:
Ma non sembra proprio che chi lo segue su Facebook si sia impressionato più di tanto. Quasi nessuno crede che davvero dopo Pasqua si riaprirà come ha annunciato l’ex ministro dell’Interno: “Salvini sveglia!!! Fontana ha già dichiarato la chiusura sicura fino al 12 aprile. Poi ci chiederete altre 2 settimane “finali” di sacrifici, poi …, poi perdete anche la Lombardia perchè noi avremo perso famiglie, futuro e risparmi, ma voi avrete perso tutti gli elettori. NON C’È PIÙ TEMPO: SVEGLIA!!!”, scrive qualcuno.
Altri gli fanno notare la sua incoerenza: “Se hai un minimo di dignità ritiri i tuoi ministri immediatamente dal governo!”, e ancora: “Ma fai parte del Governo inglese?
Sai perchè in Italia il Governo di cui fa parte la Lega, fino ad inizio maggio terrà tutto chiuso”, oppure “Ma hai capito o no che conti come il 2 di bastoni quando regna denari?!?! Scendi dal carrozzone se hai ancora un briciolo di dignità …”.
Insomma chi segue Salvini si sente un po’ preso in giro: “Ma te pensi che la gente non legge i decreti legge che anche tu hai discusso e dato il via libera? Dopo Pasqua non si riapre un bel niente mettiamoci l’anima in pace, basta illudere le persone!”.
Qualcuno lo dice proprio senza mezzi termini: “Ma se hanno appena detto che non ci saranno zone gialle fino al 30 Aprile… Ma ci fai… O ci prendi per il c…!!!”
(da “NextQuotidiano”)
argomento: denuncia | Commenta »
Aprile 1st, 2021 Riccardo Fucile
CON UN STIPENDIO DI 3.000 EURO AL MESE E LA MOGLIE LIBERA PROFESSIONISTA ALMENO CI RISPARMI QUESTI DISCORSI: CI SONO ITALIANI CHE STANNO FACENDO SACRIFICI, VIVONO CON 1.000 EURO AL MESE E NON SI VENDONO A UN REGIME CRIMINALE
“Mio marito non voleva fottere il Paese, scusate la parola forte. E non l’ha fatto neanche questa volta, ve l’assicuro, ai russi ha dato il minimo che poteva dare. Niente di così compromettente. Perchè non è uno stupido, un irresponsabile. Solo che era disperato. Disperato per il futuro nostro e dei figli. E così ha fatto questa cosa…”.
Claudia Carbonara, 54 anni, psicoterapeuta specializzata in sessuologia clinica, esperta di terapie individuali e di coppia, è la moglie di Walter Biot, il capitano di fregata sorpreso dai Ros a vendere segreti militari ai russi in un parcheggio di Roma.
“Io so che Walter era veramente in crisi da tempo, aveva paura di non riuscire più a fronteggiare le tante spese che abbiamo. L’economia di casa. A causa del Covid ci siamo impoveriti, lo sa?” racconta la donna. Walter Biot lavora allo Stato maggiore della Difesa. Ha uno stipendio fisso, anche di buon livello. Si parla di 3 mila euro al mese. “Sì tremila euro, ma non bastavano più per mandare avanti una famiglia con 4 figli, 4 cani, la casa di Pomezia ancora tutta da pagare, 268 mila euro di mutuo, 1.200 al mese. E poi la scuola, l’attività fisica, le palestre dei figli a cui lui non voleva assolutamente che dovessero rinunciare”.
I colleghi hanno detto anche di essere rimasti spiazzati, disorientati, e Claudia dice che “certo, lui per 30 anni c’è sempre stato, ha servito il Paese, dalla Marina alla Difesa, a bordo delle navi come davanti a una scrivania. Walter si è sempre speso per la patria e lo ribadisco: anche se ha fatto quello che ha fatto sono sicura che avrà pensato bene a non pregiudicare l’interesse nazionale. Non è uno stupido, lo ripeto”.
Ora “temo la gogna mediatica, soprattutto. Chi non lo conosce lo ha già condannato, lo ha già crocifisso”. Ma lui non è un traditore della patria, assicura, “lui la patria l’ha servita”.
(da agenzie)
argomento: denuncia | Commenta »
Aprile 1st, 2021 Riccardo Fucile
IL METODO CRIMINALE DELLA PRIVAZIONE DEL SONNO: “OGNI NOTTE MI SVEGLIANO OTTO VOLTE”
Alexei Navalny ha iniziato un nuovo sciopero della fame in carcere. Il principale oppositore di
Vladimir Putin in Russia è stato arrestato dalle forze dell’ordine il giorno del suo ritorno in patria, il 17 gennaio, dopo una lunga convalescenza all’ospedale Charitè di Berlino, dove era stato ricoverato in seguito all’avvelenamento da Novichok del 20 agosto scorso. Il motivo, spiega lui stesso in una lettera pubblicata dallo staff sul profilo Instagram del dissidente, è la violazione del suo diritto di essere visitato da un medico per le sue delicate condizioni di salute.
Nel lungo post sul social, Navalny spiega che soffre di forti dolori alla schiena alle gambe e, invece di predisporre una visita medica, “vengo torturato con la privazione del sonno (mi svegliano otto volte a notte) e l’amministrazione sta convincendo i detenuti attivisti a intimidire i detenuti ordinari in modo che non puliscano intorno al mio letto. Dicono solo ‘Lesha, mi dispiace, ma siamo stupidamente spaventati. Questa è la regione di Vladimir. La vita di un prigioniero vale meno di un pacchetto di sigarette’”.
Proprio per cercare di cambiare questa situazione, spiega, ha iniziato lo sciopero della fame “chiedendo che la legge fosse rispettata e di essere visitato da un medico. Quindi sono affamato, ma finora con due gambe”.
Alla domanda del perchè proprio questo tipo di protesta, risponde già all’inizio del suo messaggio: “Sembra tutto complicato dall’esterno. Ma dall’interno è tutto semplice, non hai altri metodi di lotta“.
(da agenzie)
argomento: criminalità | Commenta »