Giugno 22nd, 2021 Riccardo Fucile
IL NOSTRO PAESE SI ASSOCIA AD ALTRI 13 PAESI EUROPEI CONTRO LA LEGGE OMOFOBA, INCLUSE GERMANIA E FRANCIA, MA QUANTA FATICA
Una firma che ha richiesto una giornata intera.
È quella del governo italiano in calce alla dichiarazione congiunta di 13 Paesi europei contro la legge ungherese anti Lgbtiq, incluse Germania e Francia.
Sono le otto della sera quando il sottosegretario agli Affari europei Enzo Amendola twitta: “A fine Consiglio Affari Generali non sono arrivati chiarimenti soddisfacenti dall’Ungheria sulle leggi approvate che producono discriminazioni in base all’orientamento sessuale. Per questo, dopo dibattito, anche l’Italia ha firmato la richiesta degli altri 13 stati membri dell’Ue”.
Nelle ore precedenti il governo si era perso in un bicchier d’acqua, con un rimpallo di responsabilità dall’uno all’altro ministero, dall’uno all’altro partito di maggioranza senza che nessuno volesse lasciare le impronte su una decisione iniziale che era stata comunque quella di non aderire alla lettera dei 13.
“L’Italia, non ha mai fatto mancare sostegno ai diritti Lgbtiq a livello europeo”, spiegava il sottosegretario, trincerandosi dietro una motivazione formale: senza aver audito gli ungheresi, la firma sarebbe stata interpretabile come uno svuotamento delle procedure dell’Unione.
“Devi anche fare i conti con una maggioranza variegata”, spiegava una fonte di governo. Ecco che i sospetti cadevano subito sulla Lega.
Ma qualificate fonti del Carroccio rispondevano: “Noi non c’entriamo nulla, non ne abbiamo parlato e non ci sono arrivate né sollecitazioni né richieste in tal senso”. Allora forse i 5 stelle, anche se i 5 stelle sul fronte dei diritti da sempre manifestano sensibilità molto differenti da quelle del vecchio alleato di un tempo.
E invece no, ecco la capodelegazione pentastellata Al Parlamento europeo Tiziana Beghin tuonare contro la Lega: “Dica da che parte sta, noi quell’iniziativa la condividiamo”.
Anche la Farnesina veniva presto depennata dalla lista dei sospettati, perché il ministero guidato da Luigi Di Maio è rimasto fuori dalla discussione sulla missiva. E dopotutto lo stesso ministro in passato è stato quello tra i suoi più duro nei confronti dell’alleato sovranista del Carroccio. Citofonare Palazzo Chigi, spiegavano le camicie verdi, ribadendo la loro estraneità.
“Probabilmente Amendola non aveva mandato a firmare”, spiegava una fonte di governo. Ma dall’entourage di Mario Draghi si veniva rispediti al mittente: “Chiedete ad Amendola”, senza nessuna delucidazione se il mandato ci fosse o meno.
Un cortocircuito completo tutto interno al governo che è durato per una manciata di ore. Che si è salvato in calcio d’angolo rispolverando la motivazione formale: non essendo arrivate al Consiglio Affari Generali le spiegazioni sufficienti da parte di Budapest, l’Italia è diventata il quattordicesimo firmatario della missiva, mettendosi in scia di Francia e Germania sul suono del gong.
(da Huffingtonpost)
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Giugno 22nd, 2021 Riccardo Fucile
LA GERMANIA HA I NOMI DEI CONTRIBUENTI INFEDELI, TRA QUESTI CI SONO ANCHE MOLTI ITALIANI
Qualcuno, con ben poca inventiva, l’ha definita la “lista Dubai”. Si tratta del documento
che mercoledì scorso è stato inviato, da una fonte anonima alle autorità della Germania e in cui figurano dati di milioni di europei che per eludere le tasse avrebbero nascosto negli Emirati Arabi Uniti, in particolare nella sua capitale, i loro ingenti patrimoni.
Tra questi figurerebbero migliaia di italiani che hanno convinto l’Agenzia delle Entrate, dietro la regia del Ministero dell’economia e delle finanze guidato dal ministro Daniele Franco (nella foto), a chiedere ai colleghi tedeschi la preziosa lista. La notizia arriva proprio nel giorno in cui la Guardia di Finanza ha fatto sapere che nel 2020 sono stati scoperti 3.500 evasori totali, con proposte di sequestro per oltre 4 miliardi di euro.
RICORSI PREANNUNCIATI
Che la lotta all’evasione fiscale sia una priorità dell’Europa, è cosa nota. Proprio per questo, al momento della ricezione della lista Dubai, il ministro delle Finanze tedesco, Olaf Scholz, ha spiegato che intende “usare tutti i mezzi per scoprire i reati fiscali”. In quell’occasione il ministro ha spiegato che “per mia iniziativa, l’ufficio federale per le imposte si è procurato un Cd con dati fiscalmente rilevanti dall’emirato di Dubai” aggiungendo che “l’evasione fiscale non è un’infrazione minore ma un crimine” devastante che colpisce la collettività.
Dati per i quali l’ufficio federale per le imposte avrebbe sborsato 2 milioni di euro e che ora intende passare ai Laender, l’equivalente delle nostre regioni, per procedere alle verifiche. Un documento che, ovviamente, interessa anche al Governo italiano che ne ha chiesto l’acquisizione ai colleghi tedeschi. Peccato che l’eventuale – e probabile – acquisizione potrebbe non bastare ad assicurare al Fisco gli evasori. Già perché è facile immaginare possibili contenziosi in merito alla loro utilizzabilità visto il modo in cui sono stati reperiti dalla Germania, ossia da una fonte anonima e per di più pagando.
(da agenzie)
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Giugno 22nd, 2021 Riccardo Fucile
SLITTA LA PRESENTAZIONE DEL NUOVO STATUTO
Non rientra il diverbio tra Giuseppe Conte e Beppe Grillo. Tanto che, in queste ore, non solo non c’è traccia della presentazione del neo M5S -avrebbe dovuto tenersi giovedì, in una sala nel centro di Roma – ma crescono i rumors su un divorzio imminente: il garante da una parte, l’ex premier dall’altra.
La presentazione del neo statuto – una trentina di pagine in tutto – a quanto apprende l’Adnkronos non dovrebbe tenersi nemmeno settimana prossima, né quella più avanti. Tutto è in stand-by, mentre non viene dato nemmeno per scontato che la crisi tra Conte e Grillo possa rientrare: lo scontro alimentato dalle diffidenze reciproche. Per questo, in queste ore, prende sempre più forma l’ipotesi di un partito di Conte. Con tutte le conseguenze del caso, dilanianti per un M5S già scosso da correnti e guerre interne.
A risolvere le cose potrebbe contribuire un faccia a faccia tra i due, visto che l’arrivo di Beppe Grillo a Roma continua a essere considerato imminente.
Non si esclude anche un incontro con i parlamentari. Chi è vicino al fondatore del Movimento continua a descriverlo amareggiato e deluso: ad accendere la miccia della sua rabbia la mancata presenza dell’ex premier all’ambasciata cinese, dove Grillo è arrivato da solo.
Dunque le recriminazioni sullo statuto, che continua a non convincerlo: fonti parlamentari raccontano di un garante che continua ad “alzare la posta, una richiesta dopo l’altra”, le ultime proprio nella giornata odierna. “Grillo ha sempre detto che il Movimento è biodegradabile – rimarcano le stesse fonti – se il braccio di ferro con Conte non rientra, magari è arrivato il momento…”.
Sulla rifondazione, targata Conte, inoltre, si addensano le nubi dei ricorsi legali. Secondo quanto apprende l’Adnkronos, molti iscritti pentastellati, delusi per il divorzio tra il Movimento e Davide Casaleggio, sarebbero pronti alle carte bollate per chiedere che la votazione sul neo-statuto del M5S si celebri sulla piattaforma Rousseau e non sul nuovo portale telematico.
Lo stesso Casaleggio, in una intervista rilasciata giorni fa al Tg4, ha ipotizzato uno scenario di questo tipo: “Il problema che vedo sulla votazione imminente – ha spiegato il patron di Rousseau – è quello della legittimità. Lo statuto del Movimento prevede che le votazioni vengano fatte e verificate da Rousseau. Quindi potrebbero esserci diversi ricorsi…”.
Altri contenziosi, evidenziano fonti pentastellate, potrebbero sorgere a causa del mancato voto per l’elezione dei membri del Comitato direttivo, l’organo collegiale voluto dagli iscritti agli Stati generali di novembre ma poi rimasto vacante, in attesa della rivoluzione contiana: “Avere i dati (consegnati da Casaleggio dopo una lunga trattativa e un esposto al Garante per la privacy) ma non votare il Comitato potrebbe essere oggetto di ricorsi…”.
Una ulteriore, potenziale ‘grana’ potrebbe scoppiare per quanto riguarda l’uso dei dati. In seguito alla rottura con Rousseau, viene evidenziato, da settimane non è più possibile iscriversi né disiscriversi dal Movimento 5 Stelle: se continuano così – osserva chi ha seguito da vicino il braccio di ferro tra M5S e Casaleggio – i pentastellati “possono incorrere in un data breach”, ossia una violazione dei dati personali, perché “non è possibile tenere ‘in ostaggio’ i dati per un periodo di tempo prolungato”.
(da Adnkronos)
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Giugno 22nd, 2021 Riccardo Fucile
L’EURODEPUTATA REGIMENTI LASCIA LA LEGA E FA ROTTA VERSO IL PPE
L’ultima in ordine di tempo, dopo l’addio pesante del collega Vicenzo Sofo, è
l’europarlamentare eletta con la Lega Luisa Regimenti che mentre sabato in piazza Salvini radunava i suoi – pochi in verità, la manifestazione “Prima l’Italia! Bella, libera, giusta” è stata un flop – meditava il suo passaggio, formalizzato ieri, dal Gruppo Identità e Democrazia – di cui fanno parte i leghisti – al gruppo misto al Parlamento europeo.
Questa la motivazione: “Sono perfettamente d’accordo con il progetto di un partito unico di centrodestra in Italia, non una federazione ma un soggetto autonomo e forte di valori come l’atlantismo e l’europeismo: auspico che ciò possa avvenire prima possibile. La posizione del gruppo parlamentare Identità e Democrazia, però, rispetto a questa iniziativa non concorda con la visione della Lega presente nel governo e ci lascia continuamente in difficoltà rispetto al progetto europeo e italiano e agli elettori”.
Insomma la Regimenti si porta avanti – la vera destinazione è il Ppe – ma, mentre Salvini e Berlusconi ad Arcore domenica sera hanno concordato di “Arrivare con un centrodestra unito alle prossime elezioni nazionali del 2023”, in Europa le posizioni sono divergenti: Silvio vorrebbe che l’avvicinamento della Lega al Ppe si concretizzasse con velocità, mentre il leader del Carroccio vorrebbe formare un polo tutto sovranista, inglobando il Conservatori e riformisti, guarda caso, guidati da Meloni. E la strada sembra tutta in salita.
(da La Notizia)
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Giugno 22nd, 2021 Riccardo Fucile
LA LEGA DISPOSTA AD ACCETTARE, MA FDI NON VUOLE SAPERNE
Il punto di partenza è il ‘progetto Napoli’: “Cambiare il racconto di una città piegata su se stessa, che assiste a un declino ineluttabile”, lo ripete da giorni il magistrato anti camorra Catello Maresca che ha momentaneamente deposto la toga per candidarsi a sindaco e che intorno a questa sfida sta costruendo la sua campagna elettorale, con le forze civiche e le forze politiche che abbiano voglia di aderire.
Ma, se da parte dell’associazionismo cittadino ha già trovato diverse sponde, da parte dei partiti del centrodestra la situazione non è ancora definita e la quadra dovrà essere trovata fra i leader della coalizione nel prossimo vertice in questa settimana o al più tardi la prossima.
Il nodo sostanzialmente è sempre il solito, quello che già è emerso nel tavolo di mercoledì scorso: i simboli di partito che Maresca, da ‘civico puro’ non vorrebbe venissero associati al suo nome.
“A noi interessa la sostanza del progetto civico di cambiamento di Napoli. Non ci appendiamo ai simboli – ha dichiarato in un’intervista al Corriere della sera – Se chi aderisce vorrà portare insegne, valuteremo. Ad oggi mi interessano i programmi non le ideologie”.
Dalla Lega assicurano che al di là delle insegne di partito, loro sono interessati a dialogare sul programma e sul proposito di Maresca di “Ripartire dalle periferie e di contribuire alla soluzione dei problemi della città in netta discontinuità con gli ultimi 30 anni di amministrazione fallimentare – sottolinea la fonte del Carroccio interpellata da La Notizia – Non si parte da quello che vogliono fare i partiti ma da un progetto e dalla disponibilità di un nome autorevole che tanto ha fatto in Campania e a Napoli, poi la sintesi finale che andrà trovata livello nazionale. I simbolo vengono dopo il bene della città”.
Non è così accomodante FdI, con la presidente Giorgia Meloni che peraltro già mesi fa aveva proposto come candidato unico di coalizione un nome storico e autorevole del centrodestra napoletano, quello dell’avvocato Sergio Rastrelli, figlio dell’ex governatore della Campania, Antonio.
Una storica famiglia di destra da una parte, dunque, e dall’altra un candidato civico che invece “non ricorda” chi ha votato alle scorse elezioni politiche e che anche ieri nel corso di un comizio nel quartiere di Ponticelli commentando i dubbi dei partiti di centrodestra, in particolare di FdI sull’eventuale eliminazione dei simboli, ha ribadito: “Ce ne fottiamo dei simboli, noi vogliamo ragionare di progetti e programmi. Mettiamo da parte vessilli e ragioni di stato, dialoghiamo su contenuti. La gente ha bisogno di questo”.
Dichiarazione che certo non aiuta la “sintesi” invocata dalla Lega, tant’è che a stretto giro arriva la freddura del coordinatore cittadino di FI Fulvio Martusciello (“Sto consultando il vocabolario su cosa significhi il verbo ‘fottere’. In vita mia non l’ho mai usato, e come me oltre il 90 per cento dei napoletani…”) e in ogni caso, venerdì a margine della Borsa Mediterranea del Turismo inaugurata a Napoli, avevano lasciato pochi dubbi le parole del capogruppo alla camera di FdI, Francesco Lollobrigida: “FdI non si vergogna del proprio volto e della propria faccia. Sarebbe ridicolo immaginare che i nostri uomini possano andarsi a nascondere in liste civiche per essere accreditati, sarebbe una presa in giro alla popolazione. Auspichiamo che chi desidera il nostro sostegno, accetti e apprezzi il nostro simbolo come rappresentativo delle nostre idee e delle nostre proposte. Sarebbe imbarazzante sostenere qualcuno che si vergogna di noi: non poniamo condizioni ma non ce ne facciamo imporre su questioni importanti”.
(da La Notizia)
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Giugno 22nd, 2021 Riccardo Fucile
“INCOSTITUZIONALE L’ART. 13 DELLA LEGGE SULLA STAMPA”
«Incostituzionale». Così la Consulta ha bollato l’articolo 13 della legge sulla stampa.
Sulla base di questo articolo, in caso di condanna di un giornalista per diffamazione a mezzo stampa compiuta mediante l’attribuzione di un fatto determinato, scatta obbligatoriamente la reclusione da uno a sei anni, oltre che il pagamento di una multa. La legge in questione è la numero 47 e la sua approvazione risale al 1948. Come riportato in Gazzetta ufficiale, così recita il testo dell’articolo 13, inerente le pene per la diffamazione.
Nel caso di diffamazione commessa col mezzo della stampa, consistente nell’attribuzione di un fatto determinato, si applica la pena della reclusione da uno a sei anni e quella della multa non inferiore a lire centomila.
È stato invece ritenuto compatibile con la Costituzione l’articolo 595, terzo comma, del codice penale, che prevede, per le ordinarie ipotesi di diffamazione compiute a mezzo della stampa o di un’altra forma di pubblicità, la reclusione da sei mesi a tre anni oppure, in alternativa, il pagamento di una multa.
Quest’ultima norma consente infatti al giudice di sanzionare con la pena detentiva i soli casi di eccezionale gravità.
(da agenzie)
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Giugno 22nd, 2021 Riccardo Fucile
ANCHE IL PORTIERE DELL’UNGHERIA CONTRO ORBAN, SI SCHIERANO ANCHE JUVENTUS E BARCELLONA
L’Allianz Arena di Monaco di Baviera non potrà essere illuminata con i colori dell’arcobaleno in occasione di Germania-Ungheria, in programma mercoledì 23 giugno. E’ quanto stabilito dalla Uefa, che ha detto ‘nò alla richiesta del sindaco bavarese Dieter Reiter, che avrebbe voluto sostenere il movimento ‘LGBT’.
Per la sfida contro la nazionale allenata da Marco Rossi la Germania, attraverso la fascia di capitano di Neuer con i colori dell’arcobaleno (su questo l’Uefa ha dato il via libera) e l’Allianz Arena rainbow, ha voluto così prendere le distanze dalle leggi discriminatorie del governo di Budapest nei confronti degli omosessuali.
L’Ungheria di Orbán ha approvato con una maggioranza schiacciante un pacchetto di norme, presentato dal partito di governo come un tentativo di difendere “i minori dalla pedofilia”, che vietano la rappresentazione e la discussione di orientamenti sessuali differenti da quello eterosessuale nei programmi scolastici e nei media che si rivolgono a minori di 18 anni.
Contro le leggi discriminatorie di Orbán anche il portiere della nazionale, Petere Gulacsi che già in passato aveva aderito alla campagna contro un’altra legge intollerante del suo paese che proibisce l’adozione di minori da parte di famiglie omosessuali.
“Tutti sanno come vedo la situazione e ciò che accade nel mondo. Ma sono concentrato sulla partita, vogliamo fare un’impresa”.
Si spengono le luci di Monaco, si illuminano gli altri stadi tedeschi.
Il Colonia e il Francoforte hanno annunciato che i loro stadi si illuminerannno con i colori dell’arcobaleno durante la partita contro l’Ungheria. Farà lo stesso anche l’Olympiastadion di Berlino, lo stadio della capitale.
Il sindaco di Monaco, Dieter Reiter, farà illuminare diversi edifici della città della Baviera, tra cui il municipio. L’amministrazione spiega: “L’arcobaleno è un segnale che rappresenta la libertà. La bandiera rappresenta come vogliamo vivere, nel rispetto reciproco e senza discriminazioni”.
Il presidente del Bayern Monaco, Herbert Hainer, polemizza con stile: “Saremmo stati felici di poter illuminare l’Allianz con i colori arcobaleno. Larghezza di vedute e tolleranza sono valori fondamentali”.
Il Bayern ha il no alla discriminazioni nel suo manifesto: uno dei primi presidenti del club Angelo Knorr, fu arrestato per la sua omosessualità. Guidò il club dal 1907 al 1913, Venne prelevato in casa e portato via in manette per avere avuto un rapporto con un uomo. Anche la Francia è “rammaricata” per il ‘no’ dell’Uefa. E uno dei suoi fuoriclasse, Antonie Griezmann, ha pubblicato l’allianz arcobaleno.
Diventa arcobaleno il logo della Juventus. “Everybody loves football”, scrive il club bianconero, che sui social, insieme alla ‘J’ arcobaleno, pubblica anche l’hashtag “#DifferencesMakeTheDifference”.
Il Barcellona, sui propri social sotto la scritta ‘Orgull y respecte’ (orgoglio e rispetto) mette lo stemma della squadra sullo sfondo di una bandiera arcobaleno. e sul tema la federazione italiana rugby si distingue così: durante il Consiglio Federale ha assuntola determinazione di integrare le proprie normative, assumendo una posizione istituzionalmente definita ed avversa in rapporto ad ogni forma di discriminazione, anche rispetto agli orientamenti di sessuali.
(da agenzie)
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Giugno 22nd, 2021 Riccardo Fucile
REZZA: “PURTROPPO ARRIVANO MOLTE SEGNALAZIONI SULLA VARIANTE INDIANA”… A LUGLIO PFIZER TAGLIA DEL 43% LE DOSI PREVISTE
Il calo delle consegne del vaccino Pfizer e la variante Delta diffusa in molte regioni
italiane iniziano a destare preoccupazione.
Proprio quando il governo decide di abolire l’utilizzo delle mascherine all’aperto, una nuova incognita si affaccia sull’estate.
Gli amministratori locali sono preoccupati, tra questi Alessio D’Amato della regione Lazio: “Nel Regno Unito oggi c’è la diffusione della variante Delta, presente già nel nostro paese e nella nostra regione. Queste varianti nel tempo tendono assumere un ruolo predominante nell’arco di sei/sette settimane, per questo è importante arrivare al 70 per cento delle persone vaccinate”.
E a questo proposito l’assessore alla Salute riferisce che è arrivata “notizia di una riduzione, a luglio, del 43 per cento delle consegne del vaccino Pfizer, è un fatto che ci preoccupa”.
Tutto questo è ovviamente legato alla variante Delta. Nonostante l’Italia stia spingendo per fare in modo che la finale del campionato europeo venga disputata a Roma e non in Inghilterra perché, come dice il consulente del ministero della Salute Walter Ricciardi “Londra è la Capitale meno adatta”, anche in Italia la variante del Covid inizia ad essere presente.
Lo conferma Gianni Rezza, direttore generale della Prevenzione presso il ministero della Salute, in audizione in commissione Sanità al Senato, spiegando che “adesso che sta circolando la variante Delta riceviamo molte segnalazioni che purtroppo arrivano da moltissime regioni italiane, si sta cercando in questo momento di fare contenimento”
In particolare si segnala il focolaio scoperto tra i lavoratori della logistica e i loro contatti stretti tra le province di Piacenza, Cremona e Lodi. Dal 15 giugno per sei giorni l’Ausl di Piacenza ha sequenziato, individuato e isolato 25 casi della mutazione scoperta in India, dominante in Inghilterra e in espansione in altri Paesi. I contagi provengono tutti dal polo logistico piacentino. Due sono le aziende coinvolte dal focolaio con 10 dipendenti positivi, mentre gli altri 14 sono amici, conoscenti o parenti stretti. Nessuno era vaccinato e nessuno ha avuto conseguenze gravi. Anche per questo c’è attenzione, ma non allarme.
“Abbiamo allargato il più possibile il cerchio tentando di individuare i possibili contatti dei contagiati – ha spiegato il responsabile del dipartimento di Sanità pubblica, Marco Delledonne – in questi ultimi giorni, per fortuna, i tamponi non evidenziano più nuovi positivi e siamo abbastanza fiduciosi di essere riusciti a contenere il virus, grazie ad un’azione tempestiva”.
Intanto il ministero della Salute ha disposto una nuova indagine rapida per stimare la diffusione nel Paese delle principali varianti del coronavirus in Italia, a partire proprio dalla Delta. La circolare è firmata dal direttore della prevenzione Gianni Rezza, che lo aveva annunciato nella conferenza stampa di venerdì scorso. In Campania su 321 tamponi di persone risultate positive, sono emersi 82 casi di Delta, ma anche 170 di inglese e 36 di brasiliana.
(da agenzie)
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Giugno 22nd, 2021 Riccardo Fucile
LA VICENDA E’ ARRIVATA AI SERVIZI SOCIALI
I suoi genitori sono no vax, ma lui vuole vaccinarsi ugualmente contro il Coronavirus. Così, dopo averne parlato con insegnanti e compagni di classe, un 17enne di Firenze ha deciso di portare mamma e papà direttamente in tribunale per rivendicare la decisione di ricevere la sua dose di vaccino.
Il ragazzo, supportato dall’Ami, l’associazione Avvocati Matrimonialisti Italiani, così come racconta La Repubblica, potrebbe avviare una causa per potersi vaccinare. “Non ci sono alternative. Se voglio tornare a uscire, divertirmi, viaggiare, ma anche semplicemente frequentare i miei amici in sicurezza, devo vaccinarmi”, ha detto l’adolescente.
Su impulso della scuola, la vicenda era finita ai servizi sociali che a loro volta si erano rivolti all’Ami, che a sua volta ha una convenzione con il Ministero dell’istruzione.
Pur non essendo vicino alla soglia della maggiore età, il giovane ha ritenuto di essere libero di scegliere, ed è così che si è reso necessario l’intervento di un avvocato. In caso di vaccinazione di soggetti minorenni, infatti, i Centri vaccinali chiedono il consenso firmato da entrambi i genitori, ma quest’ultimi non sono sempre d’accordo.
“Al momento – ha spiegato l’avvocato Gianni Baldini, presidente dell’associazione – la causa non è partita e non è nemmeno detto che inizi”.
L’auspicio è quello di trovare una soluzione senza arrivare a coinvolgere il tribunale per i minorenni. “Ne parlerò con i genitori – afferma il legale – e cercherò di dissuaderli”. Come ha spiegato Baldini, sottolineando per altro come quello del 17enne non sia l’unico caso del genere, “se i genitori sono contrari a vaccinare il figlio, la miglior strada sarebbe quella dell’istituto scolastico o di un’altra istituzione vicina al minore, che potrebbe attivare il servizio sociale territoriale affinché avvii un ricorso innanzi al tribunale competente”.
Il tribunale, in ogni caso, dovrà ascoltare i desideri espressi dal “grande minore”, vale a dire colui che è vicino alla maggiore età e che si presume in grado di orientare consapevolmente le proprie scelte, come del resto testimoniano facoltà loro riconosciute in altri ambiti applicando le regole generali contenute nelle carte internazionali sui diritti dei fanciulli, a partire dai 12 anni.
“Il giovane che vuole vaccinarsi contro la volontà dei genitori potrebbe attivare la procedura in diversi modi – ha continuato Baldini -, rivolgendosi al Garante dell’infanzia e dell’adolescenza. Un’altra modalità potrebbe essere quella di recarsi presso l’Ufficio Interventi Civili della Procura minorile che, in un verbale di ascolto, cristallizza la volontà del minore consentendo alla Procura minorile di chiedere l’apertura di un procedimento presso il Tribunale per i Minorenni che, a sua volta, nominerà un curatore speciale che sosterrà l’istanza del minore contro i genitori”.
(da agenzie)
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