Luglio 16th, 2021 Riccardo Fucile
“LA SITUAZIONE TORNA A PEGGIORARE”
Il dato da cui partire per capire cosa succederà nelle prossime settimane è
l’aumento dei contagi, dovuto soprattutto alla variante Delta ad alto tasso di trasmissibilità tra chi non è vaccinato e in alcuni casi anche tra chi ha ricevuto una sola dose.
L’indice Rt, che indica il numero di persone che possono essere contagiate da una persona che ha contratto il Covid, negli ultimi sette giorni è salito da 0,66 a 0,91, tornando a sfiorare l’1, come non succedeva dallo scorso marzo.
Di conseguenza è salita anche l’incidenza settimanale, da 11 casi per centomila abitanti a 19 per centomila. Solo due settimane fa si era sfiorato il punto più basso della discesa, cioè 9 contagiati ogni centomila abitanti.
Tutto ciò accompagnato dal rischio che la campagna vaccinale subisca una battuta d’arresto, soprattutto per quanto riguarda le fasce d’età più basse che dovrebbero essere vaccinate con Pfirzer o Moderna, le cui dose vengono conservate per completare il ciclo vaccinale di chi già ha avuto la prima.
Ad oggi sono 59.966.908 le dosi di vaccino somministrate in Italia. Le persone che hanno completato il ciclo vaccinale sono 25.792.725, il 47,76 % della popolazione over 12.
Si registra una brusca frenata della somministrazione delle prime dosi. Due giorni fa su 552mila dosi, solo 86mila sono state iniettate a persone che hanno iniziato il ciclo vaccinale. Secondo i dati elaborati dalla fondazione Gimbe, siamo passati dai quasi 3 milioni di prime dosi della settimana dal 7 al 13 giugno alle poco più di 800mila della settimana dal 5 all’11 luglio con un calo del 73%.
Una flessione fisiologica legata all’aumento dei richiami, ma ciò che emerge dagli studi degli studi di ricerca è l’ormai mancato utilizzo dei vaccini AstraZeneca e Johnson&Johnson, circa due milioni di dosi sono rimaste in frigo e non possono essere somministrate agli under 60, come deciso a giugno, mese in cui in fretta e furia è stato necessario riprogrammare l’intera campagna vaccinale.
Ne deriva che i più giovani devono aspettare il loro turno per ricevere Pfizer o Moderna e per adesso si sta dando priorità al completamento delle seconde dosi. Per fare un esempio, in Lombardia il primo slot utile per vaccinare la fascia d’età tra i 12 e i 18 anni è il 23 agosto. Tutto ciò aggravato dal fatto che oggi l’Iss ha ricordato come stiano aumentando i contagi proprio fra i giovani, spesso asintomatici.
È facile immaginare chi ne pagherà le conseguenze: le scuole, con il rischio che per il terzo anno continui la didattica a distanza poiché la gran parte degli studenti non sarà vaccinata.
Il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi in videocollegamento col Web Marketing Festival in corso a Rimini lancia un messaggio: “Il primo appuntamento è settembre. Faccio un appello alla vaccinazione, a tutti i ragazzi e ragazze, e a tutti coloro che sono parte della scuola. Vacciniamoci, facciamolo come atto di responsabilità collettiva”. Se è vero che il 15% degli insegnanti ha rifiutato il vaccino, è anche vero che ancora è difficile stimare il numero di studenti no-vax a causa dei ritardi che si stanno registrando in molte Regioni.
Regioni che vedono il virus diffondersi, in queste ultime settimane, soprattutto tra i giovani, che fanno più vita di gruppo e non sono ancora vaccinati. I contagi, come si è detto, sono in forte aumento. Non si registra invece una pressione sul sistema sanitario. E ciò è diventato motivo di scontro all’interno della maggioranza. Tra chi vorrebbe cambiare i parametri che determinano l’ingresso in determinata fascia di colore e chi invece vuole mantenere quelli stabiliti nei mesi scorsi.
Questa settimana nessun territorio dovrebbe passare in zona gialla, l’Italia quindi resterà bianca. Ma sulla prossima c’è già qualche dubbio che si trasforma in certezza se si pensa alla prima settimana d’agosto e all’aumento costante dei contagi.
Questo aumento dei contagi, non è accompagnato dall’occupazione dei posti letto in ospedale, rischia di decretare chiusure dei ristoranti e coprifuoco proprio nel bel mezzo della stagione estiva. Per adesso il ministro Speranza e gli scienziati non vogliono saperne di un cambio dei parametri ma i partiti, non solo quelli di centrodestra, iniziano a insistere. La palla molto presto passerà a Mario Draghi che dovrà fare i conti con una crisi economica mai finita e con il rischio di un peggioramento se l’Italia tornasse in zona gialla.
(da la Repubblica)
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Luglio 16th, 2021 Riccardo Fucile
GIA’ 73 CASI DOPO ITALIA-BELGIO IN UN PUB DI MONTEVERDE, QUASI TUTTI UNDER 25
Abbiamo gioito, alzato le braccia al cielo per esultare, abbiamo guardato con apprensione la nostra Italia di fronte ai megaschermi, tutti insieme, abbracciati, affollati.
Siamo scesi nelle strade sventolando bandiere tricolori piangendo per la gioia. E abbiamo vinto. Tutto vero, ma quale sarà il prezzo da pagare per Euro 2020 lo scopriremo solo nelle prossime settimane.
Emergono i primi dati circa un nuovo focolaio Covid, nato in un pub di via del Casaletto, a Monteverde, nel corso dei quarti di finale tra la nazionale italiana e quella belga.
Qui, a seguito della partita, i contagiati erano 16. Ora, i casi confermati dall’Asl Roma 3 sono saliti a 73 ed altri sono in attesa di scoprire l’esito del tampone. La fascia d’età dei coinvolti nel focolaio va dai 14 ai 60 anni, di cui però la maggior parte maschi e 61 con un’età inferiore ai 25 anni.
Ma la preoccupazione maggiore resta legata ai dati che emergeranno nei prossimi giorni, in relazione ai festeggiamenti per i successi della nazionale: dagli assembramenti di fronte ai megaschermi delle principali città italiane alla folla di centinaia di migliaia di giovani che ha seguito con entusiasmo il pullman degli azzurri, per gran parte non vaccinati e senza mascherine.
Proprio per contrastare il diffondersi del virus e il propagarsi di nuovi focolai è sempre più necessario vaccinarsi, come ribadito dall’assessore alla sanità laziale Alessio D’Amato: «E’ inevitabile un aumento dei contagi nelle prossime settimane. Pagheremo il conto dei festeggiamenti per gli azzurri. Oggi è importante vaccinarsi, dobbiamo arrivare alla prima settimana di agosto al 70% e nelle settimane successive all’80% per cento della popolazione over 12 vaccinata».
(da agenzie)
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Luglio 16th, 2021 Riccardo Fucile
LA GUERRA INTERNA HA INDEBOLITO SIA IL MOVIMENTO CHE CONTE
La foto di Giuseppe Conte e Beppe Grillo sorridenti in un ristorante a Marina di
Bibbona che suggella la pace tra i due è stata già rinominata il patto della spigola e secondo i sondaggi politici di Demos per Repubblica la guerra interna al Movimento 5 Stelle ha fatto molto male ai pentastellati ma anche alla popolarità dell’ex presidente del Consiglio. Ci sarà un’inversione di tendenza?
I sondaggi politici illustrati da Ilvo Diamanti vedono la Lega ancora primo partito con il 20,5%, tallonato però da Fratelli d’Italia che insegue a meno di mezzo punto percentuale. Mentre il Partito Democratico è fermo poco sotto quota 20, precisamente al 19,7%, colpisce il trend negativo del Movimento 5 Stelle che secondo la rilevazione di Demos passa rispetto al sondaggio effettuato a maggio perde oltre 2 punti passando dal 17,7% al 15,3. La lunga traversata nel deserto dopo l’annuncio di Conte capo politico ha pesato parecchio:
Tutti gli altri partiti sono più lontani. Compreso il M5S, alleato del PD. Ma oggi in chiara difficoltà. Sul piano interno, anzitutto. Logorato dalle polemiche fra Beppe Grillo e Giuseppe Conte. Il fondatore e l’ex Presidente del Consiglio, oggi “leader in pectore”. Le conseguenze di queste tensioni appaiono evidenti. Anzitutto, nelle stime elettorali, che vedono il M5S in grande calo. Poco sopra il 15%: 2 punti in meno, rispetto agli ultimi mesi. Ma molto più se consideriamo le elezioni politiche del 2018, rispetto alle quali appare più che “dimezzato”.
Altro indizio di come la guerra interna abbia logorato il consenso del Movimento 5 Stelle è la perdita di popolarità di Giuseppe Conte.
Nella rilevazione Demos sull’indice di gradimento dei leader politici infatti Giuseppe Conte è al terzo posto dopo Mario Draghi e Luca Zaia, ma secondo Demos perde quasi dieci punti rispetto a maggio, passando dal 68% al 59.
Un calo che gli è costato il secondo posto, conquistato ora dal presidente della Regione Veneto. Conte deve la sua popolarità quasi esclusivamente all’elettorato grillino, che lo sceglie per il 91%.
(da agenzie)
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Luglio 16th, 2021 Riccardo Fucile
LO STATUTO E’ LO STESSO, LA DIARCHIA PURE MA SORRIDONO PER NECESSITA’
“E ora pensiamo al 2050!”. Con queste parole il Garante del M5S Beppe Grillo pubblica sul suo profilo Facebook la foto della “pace” tra lui e Giuseppe Conte, 15 luglio 2021.
Nell’immagine i due sono seduti al tavolo del ristorante di Marina Di Bibbona teatro dell’incontro, mentre parlano sorridenti.
Il Movimento 5 stelle è quel posto dove sono possibili cose impossibili (cit.). Giuseppe Conte si siede a tavola con Beppe Grillo, foto di rito da diffondere alla stampa, sorrisoni e pace fatta, si riparte tutti insieme. Il nuovo capo politico appena due mesi fa era uno che “non ha visione politica, né capacità manageriali, non ha esperienza di organizzazioni, né capacità di innovazione”.
Per Grillo un disastro, insomma, ritornato ad essere il tizio preso per strada a caso per governare ma che dio ce ne scampi una seconda volta, guai a dargli il Movimento in mano.
Era il 29 giugno, arrivati a metà luglio tutto risolto, si riparte tutti insieme, si comincia da Marina di Bibbona, dove Conte è arrivato per rimanere lontano da occhi indiscreti, certo, per non rischiare di sottoporre Grillo a Roma alle pressioni dei parlamentari, vero, ma anche per certificare che quella che nasce nel Movimento 5 stelle è una diarchia, due consoli che si sono guardati in cagnesco, che non si fidano più fino in fondo l’uno dell’altro ma che non avevano alcuna convenienza a rompere.
Dice Luigi Di Maio rallegrandosi che “non è sempre necessario scegliere tra due parti”, togliendo il velo all’ipocrisia di chi si vuol convincere che il vertice pentastellato marci unito come un sol uomo.
Rimangono le differenze, rimangono le distanze. Salvo alcuni accorgimenti introdotti dai sette che hanno mediato in questi ultimi giorni, rimane nella sostanza anche lo Statuto su cui tanto si è discusso e tanti schiaffoni sono volati fino a non più di dieci giorni fa. A Conte la linea politica, la comunicazione, le scelte dell’organigramma.
A Grillo la nomina degli organi di garanzia, il Comitato di garanzia che fa applicare le regole interne (dalla concessione del simbolo alle norme per le candidature) e i Probiviri, coloro che hanno potere di espellere e reintegrare, la possibilità di sfiduciare il Presidente con una chiamata al voto del web.
Il primo banco di prova la giustizia. “Pensaci tu, ne sai più di me”, l’investitura di Grillo all’ex premier, la cui contrarietà alla riforma presentata dal ministro della Giustizia Marta Cartabia è nota.
Sarà un battesimo del fuoco, dopo che l’avvocato di Volturara Appula aveva già manovrato per imporre il proprio candidato nel Cda della Rai mentre ha schivato tutti i principali temi dell’agenda. “Ora qualcosa sul ddl Zan lo dovrà dire”, morde il freno un deputato.
Nelle scorse ore è circolato un video del fattoquotidiano.it e di Fanpage che incalzavano Conte sulla legge in discussione al Senato, le chat dei parlamentari si sono rimbalzate le moine e il silenzio offerti in risposta dal nuovo capo. Certo, anche Grillo ne esce ammaccato, con l’opinione generale dei parlamentari incline a pensare che “abbia perso ai rigori”, come dice uno di loro, per aver dato il via libera a uno Statuto molto vicino alla stesura originaria dell’avvocato del popolo.
Fonti vicine al fondatore parlano di un incontro “cordialissimo”, di “piena sintonia”, un gergo che fa tanto Prima Repubblica. Così come dalle liturgie di partito sembrano arrivare le modalità scelte, a pranzo fuori e non in casa, come da chi ormai non ha più paura di farsi notare, anzi, la foto in abiti casual, maglietta nera attillata per Conte, una camicia floreale per Grillo.
A Roma il clima non è dei più sereni. Il rospo dell’imposizione di un candidato in Rai che era stato bocciato dai commissari in Vigilanza ha destato più di qualche malumore, senza contare che Conte si troverà subito a mediare tra chi nei 5 stelle è fautore di un compromesso sulla riforma della giustizia e chi vorrebbe sommergerla di emendamenti, senza curarsi degli appelli di Draghi e della possibilità di un incidente per il governo, nella convinzione che non si possa abdicare su uno dei temi caldi da sempre per il mondo pentastellato.
Intanto tra domani e dopodomani verrà presentato pubblicamente lo Statuto, una sintesi si spera non barocca di quello “seicentesco” di Conte (copyright Grillo) e quello “medievale” di Grillo (copyright Conte). Poi si apriranno le due settimane previste dallo Statuto – quello attuale – prima della votazione che cambierà la carta fondamentale M5s e al contempo formalizzerà l’ascesa al potere dell’ex premier.
Nel mentre il futuro presidente soppeserà con il Cencelli del grillismo la nuova squadra, tra vicepresidenti e segreteria politica. In ballo i nomi dei fedelissimi Lucia Azzolina, Alfonso Bonafede, Mario Turco, ma anche Paola Taverna e Stefano Patuanelli, ma buone possibilità ci sono anche per le sindache uscenti Virginia Raggi e Chiara Appendino, quest’ultima data in pole position per una delle vicepresidenze. Nella margherita sfogliata da Conte anche Vito Crimi, che nell’anno e più di reggenza si è sobbarcato pochi onori e molti oneri, e Di Maio e Roberto Fico, autori della decisione definitiva.
“Adesso gli strumenti per fare bene ci sono tutti e Conte sarà un ottimo direttore d’orchestra”, dice Azzolina rallegrandosi per la pace fatta. Che succederà quando le bacchette a dirigerla saranno due?
(da Huffingtonpost)
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Luglio 16th, 2021 Riccardo Fucile
MA IL PROBLEMA E’ LA LEGGE ZAN, VERO?
Nella giornata di ieri la Squadra Mobile della Questura di Milano ha arrestato don Emanuele Tempesta, sacerdote della Diocesi, il quale si trova ora agli arresti domiciliari.
Secondo le prime informazioni raccolte dalla Diocesi – che al momento non ha ricevuto comunicazioni ufficiali da parte dell’autorità giudiziaria – don Emanuele Tempesta è accusato di abusi sessuali su minori compiuti nel periodo che va dal febbraio 2020 al maggio 2021.
Nato nel 1992 a Rho, dopo l’ordinazione sacerdotale avvenuta nel giugno 2019 don Emanuele Tempesta ha ricevuto l’incarico di Vicario parrocchiale a Busto Garolfo (MI), nelle parrocchie di Santa Geltrude e dei Santi Salvatore e Margherita.
“La Diocesi di Milano prende atto con stupore e dolore di questa notizia e si impegna sin da subito ad approfondire i fatti, applicando le indicazioni del diritto universale della Chiesa e della Cei e a seguire le indicazioni che le verranno date dalla Santa Sede. Nell’assicurare la più completa disponibilità alla collaborazione con l’autorità giudiziaria per accertare la verità dei fatti, la Diocesi desidera altresì precisare che non è mai giunta alla Curia, al Vicario di zona e al parroco alcuna segnalazione relativa ai fatti oggetto dell’indagine.”
L’Arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, esprime la propria vicinanza alle comunita’ parrocchiali di Busto Garolfo e in particolare a tutti i soggetti in vario modo coinvolti nella vicenda.
La Diocesi, nel ribadire il suo impegno per garantire la migliore tutela a tutti i minori coinvolti nelle iniziative pastorali, ricorda inoltre che il 23 novembre 2019 è stato costituito il “Referente diocesano per la tutela dei minori” che, seguendo adeguate modalità di contatto, ha la finalità di accogliere le segnalazioni relative a presunti abusi su minori e di raccogliere gli elementi per una prima valutazione dell’Ordinario.
(da agenzie)
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Luglio 16th, 2021 Riccardo Fucile
“TROPPE MENZOGNE SUL DDL ZAN, SIAMO UN PAESE CON SACCHE DI ARRETRATEZZA CULTURALE SUI DIRITTI CIVILI”
“Quando capì di me, mia madre mi disse ho paura per te, è comprensibile, i genitori
è normale si preoccupino. Ma non tutti sono costretti ad avere paura per una società immatura”.
Così Barbara Masini, senatrice di Forza Italia, intervenendo in Aula non nasconde la sua commozione, dietro la mascherina, spiegando che “sarebbe un peccato se questa legge non passasse”.
La senatrice azzurra ringrazia poi la sua capogruppo Anna Maria Bernini “per la sensibilità dimostrata nei miei confronti”. Ieri Masini, non ha partecipato al voto che chiedeva la sospensiva della legge in Aula, richiesta appoggiata anche da Fi.
Il ddl Zan “non parla di gestazione per altri, non parla di adozioni e non parla di teoria gender o di altre situazioni che ho sentito nominare in quest’Aula; parla di una cosa molto semplice: come ampliare le fattispecie dei crimini di odio anche alle discriminazioni e agli atti di violenza compiuti in ragione del sesso, del genere, dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere di una persona”, ha spiegato Masini.
“Sul tema dell’omo-lesbo-bi-transfobia e di altre discriminazioni il nostro Paese ha sacche di arretratezza gravi e ciò non può essere negato o sminuito – ha aggiunto l’azzurra – . Secondo Eurobarometro l’Italia, tra i Paesi avanzati, è tra quelli in cui la popolazione ha più difficoltà nell’accettare una società paritetica, al punto di ritenere, in gran numero, che gli omosessuali non debbano avere gli stessi diritti degli eterosessuali”.
Per Masini si deve “provare fino all’ultimo perché, comunque la si voglia mettere, un ultimo miglio possibile per un tentativo di incontro c’è ancora. Non sto dicendo che porterà a un risultato – questo non posso saperlo – ma so che è necessario provarci se davvero qui teniamo tutti ai diritti e non alle bandiere”.
(da agenzie)
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Luglio 16th, 2021 Riccardo Fucile
IN TRE GIORNI I RISULTATI DI TRE SETTIMANE, MA IN ITALIA IL “GOVERNO DEI MIGLIORI” CONTINUA A RINVIARE E AD ASCOLTARE DEGLI IMBECILLI
La decisione di Emmanule Macron, presidente francese, ha avuto un effetto dirompente sulla campagna vaccinale in Francia.
Dal momento in cui il Presidente ha comunicato che i luoghi pubblici saranno accessibili solo a chi è in possesso del green pass, il numero di cittadini che ha deciso di vaccinarsi è aumentato vertiginosamente.
Sono stati oltre tre milioni i francesi che hanno preso un appuntamento per immunizzarsi contro il covid-19, dopo che lunedì sera è stata annunciata la nuova policy nel paese.
A quanto scrive le Figaro, ben 2,6 milioni di francesi si sono iscritti su Doctorlib, il principale portale per fissare l’appuntamento per il vaccino. La sera stessa di lunedì lo hanno fatto in 874.400, martedì sono stati oltre 1,3 milioni e mercoledì 432mila. Praticamente si tratta dello stesso numero di appuntamenti registrati nelle tre settimane precedenti
La stragrande maggioranza di chi si è precipitato a vaccinarsi è giovane: il 60% di chi ha preso l’appuntamento per la prima dose ha meno di 35% e oltre l’85% ne ha meno di 50. Con gli appuntamenti presi su altre due piattaforme, Keldoc e Maiia, si arriva a 3,1 milioni di registrazioni per farsi vaccinare.
Nonostante la grande soddisfazione del governo, e il plauso della comunità internazionale, gli imbecilli sono scesi in piazza.
Il messaggio lanciato dalla Francia ha riacceso il dibattito in tutta Europa.
In queste ore anche l’ex esponente dei gillet gialli Chalençon ha attaccato il presidente Macron,”Ha dichiarato la guerra al popolo francese e continua sulla sua strada, quella che ha innescato i gilet gialli. L’obiettivo del presidente francese è la costituzione di un nuovo ordine mondiale e la distruzione degli Stati sovrani”.
Nonostante le opposizioni però sembra che la decisione presa dal governo transalpino abbia riscosso il successo desiderato.
In Italia si studia in questi giorni un modo per applicare la stessa scelta, tarandola sulle presunte esigenze del nostro paese. Le solite cazzate.
(da agenzie)
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Luglio 16th, 2021 Riccardo Fucile
INFATTI, VERREBBE MENO LA DIFFIDENZA DI CHI ADESSO LI EVITA, MA VALLO A FAR CAPIRE AGLI IGNORANTI
Ancora non è stato deciso nulla, anche se alcuni esponenti del governo (vedi il
sottosegretario alla Salute Sileri) ne hanno iniziato a parlare con insistenza.
L’ipotesi di imitare la Francia (e la Grecia, in parte) per quel che riguarda la certificazione verde per accedere ai locali al chiuso potrebbe diventare il prossimo tema di discussione all’interno del Consiglio dei Ministri.
Si parla, soprattutto, di green pass ristoranti per far accedere all’interno delle strutture (al chiuso) solamente cittadini vaccinati (o con tampone negativo, o certificato di Covid superato). Un’idea che sembra piacere anche ad alcuni tra i principali chef stellati italiani.
Nomi e ristoranti noti. C’è Carlo Cracco che al Corriere della Sera ha dichiarato:
“Poter garantire una sala sicura è il nostro sogno. Un ristorante Covid-free sarebbe bellissimo. Secondo me non è necessario avere il Green pass nelle aree esterne, nei dehors, ma se la misura passasse per le sale interne io non avrei problemi. Tutto pur di non richiudere per una nuova ondata di contagi”.
E sulla stessa lunghezza d’onda troviamo anche Niko Romito, titolare del ristorante “Reale” a Castel di Sangro (in Abruzzo):
“Quasi tutte le persone che entrano da me hanno già fatto la prima dose o addirittura la seconda. Credo che il Green pass al ristorante non cambierebbe nulla in termini di numero di clienti, anzi aiuterebbe le persone a capire che vaccinarsi è importante, per sé stessi e per gli altri. Non la vedo come una misura limitante, insomma, per me è corretto che nei luoghi pubblici si debba dimostrare di aver preso precauzioni contro il Covid”.
L’ipotesi (perché, al momento, non c’è nulla di definito e definitivo), dunque, sembra piacere ai volti più celebri della ristorazione italiana.
Al coro di Cracco e Romito, infatti, si aggiungono anche altre due voci. Lo chef Giancarlo Prebellini, in un’intervista rilasciata ad Huffington Post, ha candidamente affermato: “È comunque meglio chiedere il Green pass ai clienti piuttosto che vivere la situazione in cui siamo”.
Un pensiero condiviso anche dallo chef Pino Cuttaia: “Secondo me, non diminuirebbe il numero degli ospiti, anzi: questa modalità farebbe crollare le diffidenze di tanti che oggi non escono a mangiare fuori per la paura di essere esposti al virus”.
(da Huffingtonpost)
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Luglio 16th, 2021 Riccardo Fucile
IL CANDIDATO REPUBBLICANO ERA RICATTABILE PER DIVERSI MOTIVI E “MENTALMENTE INSTABILE”
Cosa c’è di vero nella notizia pubblicata dal “Guardian” secondo cui all’inizio del 2016 Putin autorizzò i servizi russi a compiere un’azione di spionaggio e disturbo per sostenere Donald Trump, allora candidato repubblicano alla Casa Bianca contrapposto alla democratica Hillary Clinton?
Non è solo il risultato finale che, inaspettatamente, diede la vittoria a Trump dopo che i sondaggi avevano previsto un buon successo della Clinton, a farci ritenere che la notizia dell’autorevole giornale inglese, accompagnata da una dettagliata documentazione, sia un’informazione rispondente alla realtà.
Da tempo, e già nella campagna elettorale del 2016, circolavano voci e notizie che il candidato repubblicano era appoggiato dai russi che lo preferivano alla Casa Bianca non solo perché “mentalmente instabile” al punto tale da generare un’esplosione sociale che avrebbe indebolito gli Stati Uniti, ma soprattutto, per il fatto di essere ricattabile per diversi motivi.
Il primo riguardava una documentazione in possesso del Cremlino di comportamenti sessuali anomali che l’imprenditore edile americano aveva tenuto durante le visite in Russia, cosa del tutto probabile in considerazione che la trappola sessuale è un tipico strumento dello spionaggio.
Il secondo riguardava una questione finanziaria di debiti che Trump avrebbe contratto per iniziative imprenditoriali all’estero, debiti che erano stati ripianati con un intervento straordinario di una banca cipriota controllata dai russi.
Il terzo motivo, che poi è quello originario, riguarda l’ipotesi che Trump in tempi lontani sia divenuto “amico e collaboratore” dei russi ingaggiato tramite il padre cecoslovacco della sua prima moglie, che poi è divenuto fortunosamente candidato di successo alla presidenza.
Né io né altri possiamo essere certi che la documentazione apparsa in Inghilterra, per quanto sia stata verificare da esperti che l’hanno giudicata attendibile, sia davvero autentica e non sia stata invece prodotta da altri Servizi nel momento in cui è scoppiata una “guerra tiepida” tra Stati Uniti e Russia sull’attività degli hacker che già allora avevano rubato la posta elettronica dei democratici.
Ma non possiamo far finta che la notizia non esista. E che quella destabilizzazione che i russi volevano innescare tramite Trump non abbia avuto un seguito così drammatico da mettere in questione su iniziativa di Trump la credibilità degli Stati Uniti.
(da Huffingtonpost)
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