GRILLO E CONTE COSTRETTI AD AMARSI
LO STATUTO E’ LO STESSO, LA DIARCHIA PURE MA SORRIDONO PER NECESSITA’
“E ora pensiamo al 2050!”. Con queste parole il Garante del M5S Beppe Grillo pubblica sul suo profilo Facebook la foto della “pace” tra lui e Giuseppe Conte, 15 luglio 2021.
Nell’immagine i due sono seduti al tavolo del ristorante di Marina Di Bibbona teatro dell’incontro, mentre parlano sorridenti.
Il Movimento 5 stelle è quel posto dove sono possibili cose impossibili (cit.). Giuseppe Conte si siede a tavola con Beppe Grillo, foto di rito da diffondere alla stampa, sorrisoni e pace fatta, si riparte tutti insieme. Il nuovo capo politico appena due mesi fa era uno che “non ha visione politica, né capacità manageriali, non ha esperienza di organizzazioni, né capacità di innovazione”.
Per Grillo un disastro, insomma, ritornato ad essere il tizio preso per strada a caso per governare ma che dio ce ne scampi una seconda volta, guai a dargli il Movimento in mano.
Era il 29 giugno, arrivati a metà luglio tutto risolto, si riparte tutti insieme, si comincia da Marina di Bibbona, dove Conte è arrivato per rimanere lontano da occhi indiscreti, certo, per non rischiare di sottoporre Grillo a Roma alle pressioni dei parlamentari, vero, ma anche per certificare che quella che nasce nel Movimento 5 stelle è una diarchia, due consoli che si sono guardati in cagnesco, che non si fidano più fino in fondo l’uno dell’altro ma che non avevano alcuna convenienza a rompere.
Dice Luigi Di Maio rallegrandosi che “non è sempre necessario scegliere tra due parti”, togliendo il velo all’ipocrisia di chi si vuol convincere che il vertice pentastellato marci unito come un sol uomo.
Rimangono le differenze, rimangono le distanze. Salvo alcuni accorgimenti introdotti dai sette che hanno mediato in questi ultimi giorni, rimane nella sostanza anche lo Statuto su cui tanto si è discusso e tanti schiaffoni sono volati fino a non più di dieci giorni fa. A Conte la linea politica, la comunicazione, le scelte dell’organigramma.
A Grillo la nomina degli organi di garanzia, il Comitato di garanzia che fa applicare le regole interne (dalla concessione del simbolo alle norme per le candidature) e i Probiviri, coloro che hanno potere di espellere e reintegrare, la possibilità di sfiduciare il Presidente con una chiamata al voto del web.
Il primo banco di prova la giustizia. “Pensaci tu, ne sai più di me”, l’investitura di Grillo all’ex premier, la cui contrarietà alla riforma presentata dal ministro della Giustizia Marta Cartabia è nota.
Sarà un battesimo del fuoco, dopo che l’avvocato di Volturara Appula aveva già manovrato per imporre il proprio candidato nel Cda della Rai mentre ha schivato tutti i principali temi dell’agenda. “Ora qualcosa sul ddl Zan lo dovrà dire”, morde il freno un deputato.
Nelle scorse ore è circolato un video del fattoquotidiano.it e di Fanpage che incalzavano Conte sulla legge in discussione al Senato, le chat dei parlamentari si sono rimbalzate le moine e il silenzio offerti in risposta dal nuovo capo. Certo, anche Grillo ne esce ammaccato, con l’opinione generale dei parlamentari incline a pensare che “abbia perso ai rigori”, come dice uno di loro, per aver dato il via libera a uno Statuto molto vicino alla stesura originaria dell’avvocato del popolo.
Fonti vicine al fondatore parlano di un incontro “cordialissimo”, di “piena sintonia”, un gergo che fa tanto Prima Repubblica. Così come dalle liturgie di partito sembrano arrivare le modalità scelte, a pranzo fuori e non in casa, come da chi ormai non ha più paura di farsi notare, anzi, la foto in abiti casual, maglietta nera attillata per Conte, una camicia floreale per Grillo.
A Roma il clima non è dei più sereni. Il rospo dell’imposizione di un candidato in Rai che era stato bocciato dai commissari in Vigilanza ha destato più di qualche malumore, senza contare che Conte si troverà subito a mediare tra chi nei 5 stelle è fautore di un compromesso sulla riforma della giustizia e chi vorrebbe sommergerla di emendamenti, senza curarsi degli appelli di Draghi e della possibilità di un incidente per il governo, nella convinzione che non si possa abdicare su uno dei temi caldi da sempre per il mondo pentastellato.
Intanto tra domani e dopodomani verrà presentato pubblicamente lo Statuto, una sintesi si spera non barocca di quello “seicentesco” di Conte (copyright Grillo) e quello “medievale” di Grillo (copyright Conte). Poi si apriranno le due settimane previste dallo Statuto – quello attuale – prima della votazione che cambierà la carta fondamentale M5s e al contempo formalizzerà l’ascesa al potere dell’ex premier.
Nel mentre il futuro presidente soppeserà con il Cencelli del grillismo la nuova squadra, tra vicepresidenti e segreteria politica. In ballo i nomi dei fedelissimi Lucia Azzolina, Alfonso Bonafede, Mario Turco, ma anche Paola Taverna e Stefano Patuanelli, ma buone possibilità ci sono anche per le sindache uscenti Virginia Raggi e Chiara Appendino, quest’ultima data in pole position per una delle vicepresidenze. Nella margherita sfogliata da Conte anche Vito Crimi, che nell’anno e più di reggenza si è sobbarcato pochi onori e molti oneri, e Di Maio e Roberto Fico, autori della decisione definitiva.
“Adesso gli strumenti per fare bene ci sono tutti e Conte sarà un ottimo direttore d’orchestra”, dice Azzolina rallegrandosi per la pace fatta. Che succederà quando le bacchette a dirigerla saranno due?
(da Huffingtonpost)
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