Luglio 21st, 2021 Riccardo Fucile
LA GIUSTIZIA LEGHISTA CHE ASSOLVE PER CENSO E STATUS… NON ESISTE UN OMICIDIO PER LEGITTIMA DIFESA CONTRO UN SOGGETTO DISARMATO
Calma e gesso, perché è così grossa che ci vuole freddezza. 
Riguardiamo il video di Salvini, a pistola quasi fumante, quando la dinamica dell’accaduto non è ancora chiara e si sa solo che un assessore leghista ha sparato a un marocchino in piazza.
E chiunque dotato di buonsenso – lasciamo stare chi si professa garantista e sostiene i referendum dei radicali – chiunque, dicevamo, prima di emettere sentenza, si preoccuperebbe innanzitutto di capire la dinamica dell’accaduto.
Ecco Salvini: “Altro che Far West a Voghera, si fa strada l’ipotesi della legittima difesa”. Su quali elementi si faccia strada, non è dato sapere, perché è ancora in corso la ricostruzione dei fatti e gli inquirenti non hanno ancora parlato. Né è dato sapere perché, nella civile Voghera, e non nel Messico dei Western, un assessore se ne vada in giro armato di pistola.
L’assoluzione è preventiva, punto. Su cosa si fonda? Prosegue così, parlando del suo assessore: “È un docente di diritto penale, funzionario di polizia, avvocato penalista noto e stimato”. Dunque lo si assolve per censo, status e curriculum. Uno stimato, se spara, ha ragione lui. La logica è questa.
E ancora: “Vittima di un’aggressione, ha risposto ed accidentalmente è partito un colpo”. Ma non aveva detto, trenta secondi prima, che si tratta di legittima difesa, che presuppone un’azione consapevole e non un fatto accidentale?
Andiamo avanti: la vittima “è un cittadino straniero già noto purtroppo in città per violenze, aggressioni e addirittura atti osceni in luogo pubblico”. E dunque, per lo stesso criterio di censo, status e curriculum si merita una bella schioppettata, magari proprio per gli atti osceni, signora mia gli atti osceni proprio no.
Gran finale: “Aspettiamo le ricostruzioni dei fatti”, cosa che non ha fatto e non fa, perché – chiosa – “la difesa è sempre legittima come estrema ratio di fronte a una aggressione”. Aggressione di cui non si sa nulla fuorché che l’aggressore era disarmato.
Nota del cronista: la terrazza da cui è stato registrato il video è parecchio assolata e l’ipotesi del colpo di sole potrebbe in parte spiegare la sconclusionatezza delle argomentazioni, oppure “in sole”, un po’ come “in vino”, “veritas”: si abbassano i freni inibitori ed esce l’indole.
Perché gli elementi sono i classici di un certo armamentario autentico del salvinismo: la fobia per lo straniero, il manicheismo ideologico che rende legittima la difesa anche se è offesa, a maggior ragione se il protagonista “perbene” è uno che voleva il daspo per i senzatetto.
Arieccolo, insomma, Salvini, l’originale, il giustiziere dopo il (finto) ripudio del giustizialismo durato lo spazio di qualche firma ai referendum radicali già dimenticate a Santa Maria Capua Vetere, in modalità sincera ed elettorale.
Che in una settimana – proprio non ce la fa – ne spara davvero una raffica, tra l’ammiccamento ai no vax sul green pass, il gioco a nascondino sul proprio vaccino e lo sdoganamento degli “animal spirit” omofobi dopo aver finto la disponibilità a un compromesso sul ddl Zan. Finto, senza neanche tanta perizia.
Perché se dici di essere disponibile a una legge poi non fai intervenite in Senato l’illuminata Antonella Faggi per sostenere che “se Dio ci avesse voluti diversi ci avrebbe dato strumenti per cambiare sesso” (sic!).
Evvai così: negazionismo, omofobia e pure pallottole. Tre colpi, il terzo non è neanche a salve.
(da Huffingtonpost)
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Luglio 21st, 2021 Riccardo Fucile
UN PROIETTILE IN PIENO PETTO, LA PISTOLA ESTRATTA SENZA MOTIVO, LA VITTIMA DISARMATA… CHI CONOSCE IL LEGHISTA PARLA DI UN SUO ATTEGGIAMENTO AGGRESSIVO DA SCERIFFO
Una ringhiera, due panchine, uno slargo di mattonelle che affaccia sulla rotonda di piazza Meardi, i tavolini del bar «Ligure»: questa è la scena del crimine e questo è lo scenario nel quale, alle 22.30 di mercoledì, colpito da un proiettile è morto il 39enne Youns El Bossettaoui, di nazionalità marocchina.
Il proiettile è partito dalla pistola calibro 22 dell’avvocato Massimo Adriatici, ex poliziotto figlio di un comandante della Stradale, assessore alla Sicurezza di Voghera: ed è proprio l’analisi della balistica che determinerà la tenuta o meno della versione del politico della Lega.
La versione dell’assessore Adriatici: «Colpo esploso per sbaglio»
Ai carabinieri del Nucleo investigativo di Pavia, Adriatici, assegnato ai domiciliari e non trasferito in carcere su ordine del pm, ha detto che, mentre era terra dopo la caduta, accidentalmente, e dunque contro le sue volontà, l’arma ha lanciato il proiettile che, a breve distanza com’era El Bossettaoui, l’ha centrato senza possibilità di scampo, anche perché il colpo si è conficcato nel petto sinistro.
Ma perché, sempre stando al suo racconto, l’assessore, che deteneva un regolare porto d’armi, era a terra? Perché, a suo dire, spinto dalla vittima dopo averla invitata a smettere con i suoi atteggiamenti fastidiosi.
Non era tarda notte, qualcuno in piazza c’era, soprattutto c’erano i titolari del bar «Ligure». Ma il proprietario ai carabinieri ha giurato di non aver visto niente, e cosi ripete per cinque volte al Corriere. Ci sono, questo sì, delle telecamere, comprese quelle del Comune volute proprio da Adriatici, ma resta da vedere il loro perfetto funzionamento, la posizione rispetto alla scena del crimine, e quanto abbia inciso il fatto che fosse buio.
Sono ancora poco chiare le dinamiche di come sia avvenuta la lite ma chi conosceva Adriatici – assessore alla sicurezza del Comune di Voghera (Pavia), sovrintendente di Polizia presso il commissariato vogherese fino al 2011 – ci parla dell’esponente leghista come di uno “sceriffo” già conosciuto in città per i suoi modi aggressivi.
(da agenzie)
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Luglio 21st, 2021 Riccardo Fucile
“C’E’ GENTE CHE PARLA SENZA AVERE LA MINIMA COMPETENZA”
Sull’ipotesi che sia il vaccino a generare varianti del virus, il primario è lapidario:
«Quando il virus si diffonde, muta. Ma non muta perché c’è un vaccino. Qui parlano in troppi senza avere le competenze»
«Chi oggi mette in dubbio i vaccini mette in dubbio l’esistenza stessa dello Stato».
È un Matteo Bassetti scatenato quello intervenuto stasera, 20 luglio, nel corso del programma tv di Rete4 Stasera Italia.
Il primario di Malattie infettive all’ospedale San Martino di Genova ha spiegato, relativamente all’aumento di contagi di Coronavirus causati dalla variante Delta che «Se non vacciniamo oggi, non saremo in grado di affrontare la quarta ondata». E ha aggiunto: «Non avrei voluto assistere proprio oggi, in un momento di stasi della campagna vaccinale, ad una battaglia politica sui vaccini».
Sull’ipotesi che sia proprio il vaccino a generare varianti del virus, Bassetti è lapidario: «Bisogna chiarire la questione, è uno degli strumenti usato da No vax e Ni vax. In Inghilterra hanno iniziato la vaccinazione nel pieno della seconda ondata. Mentre la vaccinazione procedeva, il contagio si disseminava. Evidentemente, quando il virus si diffonde, muta. Ma non muta perché c’è un vaccino. Qui parlano in troppi senza avere le competenze».
«Giovani immuni? Venite a vedere i reparti di rianimazione»
Nemmeno i giovani sono immuni all’ondata provocata dalla variante. «Qualcuno parla di giovani facendo riferimento a soggetti di meno di 40 anni. Io negli ultimi 3 giorni ho ricoverato in rianimazione 3 quarantenni, contagiati con la variante Delta», ha spiegato Bassetti. Che ha poi aggiunto: «Chi dice che i giovani non devono vaccinarsi dovrebbe venire in rianimazione a vedere la gente che sta male. Il vaccino non previene il contagio? L’obiettivo del vaccino è prevenire la malattia grave ed evitare i decessi. Cosa ci importa se ci cola il naso dopo un tampone positivo? Ci importa che gli ospedali non esplodano. Se non vacciniamo il più possibile oggi, in un momento di relativa calma, non riusciremo ad affrontare la quarta ondata».
(da agenzie)
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Luglio 21st, 2021 Riccardo Fucile
LE IGNOBILI PAROLE CONTRO PAOLA EGONU CHE NON AVREBBE “TITOLI SPORTIVI” CHE GIUSTIFICHINO LA NOMINA A PORTABANDIERA OLIMPICA
Ergersi a rappresentante della famiglie con percentuali da prefisso, ma poi criticare la legittima scelta del Comitato Olimpico Internazionale di scegliere Paola Egonu come portabandiera alle Olimpiadi di Tokyo 2020.
Mario Adinolfi continua a essere molto attivo sui social network, polemizzando per qualsiasi cosa.
Dopo quell’assurdo tweet sul luogo della morte di Raffaella Carrà, infatti, il leader del Popolo della Famiglia non ha fatto mancare il suo supporto all’inutile e sterile polemica sulla decisione di “premiare” la più forte pallavolista d’Italia e d’Europa.
“Paola Egonu diventa portabandiera olimpica perché incarna un cliché e non per meriti sportivi, ci sono almeno 30 atleti nella delegazione italiana con un curriculum più valido della Egonu, ma con la colpa di essere bianchi o eterosessuali – ha sentenziato Mario Adinolfi su Twitter -. Egonu è un triste inno al conformismo”.
Su una cosa Mario Adinolfi ha ragione: Paola Egonu incarna un cliché: quello dell’atleta di spicco della fortissima Nazionale italiana di volley.
Anzi due, perché c’è anche quello della pallavolista più forte del panorama europeo. E per lei parla il suo curriculum che incarna la perfezione sportiva.
A soli 23 anni, infatti, la ragazza nata a Cittadella ha vinto quasi tutto. E lo ha sempre fatto da protagonista (o da MVP, per usare un acronimo molto in voga nel mondo dello sport): dallo scudetto di quest’anno con la maglia di Conegliano, alle 4 Coppe Italia e 3 Supercoppe italiane di volley. E se questo non bastasse, a livello internazionale è ancora meglio: 2 Champions League e un Mondiale per club (e stiamo tralasciando le medaglie mondiali ed europee con la maglia azzurra).
Il tutto non da comprimaria, ma da protagonista (come certificato dai riconoscimenti individuali, agevoliamo la pagina Wikipedia per scorrere il suo palmares).
Numeri e risultati migliori di quelli elettorali di Adinolfi&Co. Senza cliché.
(da agenzie)
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Luglio 21st, 2021 Riccardo Fucile
“CHI NON SI VACCINA E’ GIUSTO CHE PAGHI I COSTI DEL RICOVERO OSPEDALIERO”
“Chi non si vaccina, paghi i costi del ricovero ospedaliero”: a lanciare la proposta è
la virologa Ilaria Capua, che si scaglia contro no vax e indecisi, i quali “stanno creando i presupposti per un altro inverno di chiusure e di ambulanze a sirene spiegate”.
In un intervento sul Corriere della Sera, la virologa afferma: “Ai non vaccinati per scelta, ovvero coloro che rifiutano di assumere una misura di salute pubblica necessaria a tenere l’emergenza sotto controllo, e di conseguenza uno strumento essenziale per mantenere in equilibrio il sistema sanitario nazionale, si potrebbe immaginare di proporre una piccola franchigia, per non dire ticket, in caso di ricovero Covid che vada a coprire almeno i costi ‘non sanitari’ dell’ospedale: letto, biancheria, mensa , servizio di pulizia, utenze”.
“In cambio della libertà di scegliere se vaccinarsi o no, si potrebbe chiedere un piccolo contributo rispetto al costo totale del ricovero in terapia intensiva – continua la Capua – Si tratterebbe soltanto di 1.000-2.000 euro al giorno. Sì, al giorno. Il resto, ovvero i costi di infermieri, medici, medicine ed altro necessario alla cura, sarebbero esclusi dal computo perché quelli ce li passa lo Stato. Per ora, e fintanto che il sistema non finisca dissanguato”.
Secondo la virologa, infatti, la scienza ha messo “ha fatto il suo” e gli Stati hanno recepito gli studi e i prodotti vaccinali mettendoli a disposizione di tutti i cittadini (gratuitamente) nel tentativo di porre fine a una pandemia sanguinosa, sia dal punto di visto umano che economico. Per questo motivo, la libertà di scelta – secondo Ilaria Capua – non può essere assoggettata a conseguenze che vanno a gravare sul comparto sanitario.
Il dito viene puntato direttamente nei confronti di chi dice no senza fidarsi della scienza e dando ragione a “chiacchiere da bar, cose sentite in tv e una sana dose di egoismo miope oltre che insopportabile”.
(da agenzie)
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Luglio 21st, 2021 Riccardo Fucile
MOSCA CENSURA RADIO PRAGA PER UN PROGRAMMA SULL’INVASIONE DEL 1968
Sembra una brutta storia della Guerra Fredda, invece è cronaca di queste ore. Da questa settimana, in virtú di un decreto passato in corso dall’Ufficio di censura della Russia di Putin (Servizio federale russo per la supervisione dei diritti dei comsumatori) è impossibile nel territorio della Federazione russa ascoltare in radio e su internet i programmi, spesso culturalmente ottimi, di Radio Praga in lingua russa.
Motivo: Radio Praga ha appena trasmesso un ampio servizio su Ján Palach, il giovane che a vent´anni, nel gennaio 1969, si tolse la vita dandosi alle fiamme per protestare contro l’invasione russa con cui l’esperimento di riforma chiamato Primavera di Praga o Primavera cecoslovacca fu stroncato nel sangue, coi carri armati contro la folla a Piazza San Venceslao il 21 agosto 1968.
Sono passati 32 anni dalla fine dell’Impero del Male sovietico e del colonialismo russo in centro Europa, ma secondo Putin e i suoi censori evidentemente i russi non devono ancora sapere.
Il verdetto del servizio federale russo per la supervisione dei diritti dei consumatori, ha anche dato una motivazione del suo divieto: il programma parla in modo positivo del suicidio. Silenzio sul fatto che parla di uno dei massimi eroi nazionali cecoslovacchi della storia contemporanea, silenzio anche sul fatto che anni e anni dopo un tale Mikhail Serge’evic Gorbaciov fece sue le idee di tentativi di riforma del socialismo della primavera di Praga, tanto piú che uno dei loro padri, Zdenek Mlynar, era stato uno dei suoi migliori amici all’università.
Il divieto è valido due mesi, ufficialmente per informare Radio Praga. Ma porta la data del 17 luglio e finora la storica emittente ceca non ha avuto nessuna comunicazione ufficiale da Mosca.
I rapporti tra i due paesi vanno sempre peggio, appesantiti dal ricordo di quell’atto di guerra, dopo lo scandalo di spionaggio russo in massa in Cechia che ha spinto il governo di Praga su segnalazione dei suoi servizi e della Nato a espellere decine di spie russe accreditate come diplomatici e attivissime nella caccia ai notevoli segreti di tecnologia militare e cyberwar cechi.
Il responsabile del servizio informazioni e stampa di Radio Praga, Jiri Hosna, ha subito denunciato il caso deplorando l’inaccettabile attacco gravemente ostile di censura alla libertà di stampa e ribadendo che Radio Praga è e rimane un media indipendente.
Petra Procházchová, una giornalista esperta di diritti umani, ha aggiunto che “l’atteggiamento russo denucia una chiara posizione verso la libera circolazione delle idee e anche delle informazioni sui fatti del passato. Temo che metteranno al bando molte altre notizie e storie ceche”. Radio Praga trasmette da sempre in russo, dopo il 1989 (le fine del comunismo) è importante fonte d’informazione per i russi sottoposti alla censura, cosí come Radio Free Europe.
Ján Palach era un ventenne, convinto riformatore, che fu scioccato dall’invasione e dalla brutale repressione a tutto campo che seguì. Nella sua lettera scrisse: “Io sono la torcia numero uno”.
La madre Libusé invano fu brutalmente interrogata dai russi, la tomba di Ján fu distrutta e lo scultore che l’aveva costruita ricevette divieto di lavoro. La morte col fuoco di Ján Palach e del suo amico Ján Zájic furono uno schock mondiale, i loro funerali riempirono Praga in lacrime.
Oggi ancora, sotto la statua di San Venceslao, due lapidi con le date di nascita e morte li ricordano, ogni giorno i cittadini vi portano fiori.
(da agenzie)
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Luglio 21st, 2021 Riccardo Fucile
LE DUE SQUADRE FEMMINILI DI CALCIO HANNO INAUGURATO IL TORNEO INGINOCCHIANDOSI A SAPPORO
Mancano ancora diverse ore alla cerimonia inaugurale di quest’edizione ritardataria
dei Giochi di Tokyo 2020. Ma quelle che stanno per iniziare, sono già le Olimpiadi dei diritti. Lo ha dimostrato la prima partita del torneo femminile di calcio: le calciatrci di Gran Bretagna e Cile si sono inginocchiate prima della partita, giocata a Sapporo.
La squadra britannica – proprio come accaduto a Inghilterra e Galles agli ultimi Europei di calcio – aveva confermato che avrebbe messo in atto questo gesto, segno ormai inconfonbdibile della lotta a favore dei diritti dei neri, da quando il movimento Black Lives Matter ne ha fatto un proprio gesto universale.
In ogni caso, il Cio aveva da alcune settimane reso meno perentoria la Regola 50 della Carta Olimpica (“Nessun tipo di dimostrazione o propaganda politica, religiosa o razziale è consentita in qualsiasi sito, sede o altre aree olimpiche”) proprio per consentire dimostrazioni simili, con propositi di integrazione, in alcune zone del campo di gioco.
(da agenzie)
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Luglio 21st, 2021 Riccardo Fucile
DOPO UNA LITE HA ESPLOSO UN COLPO DI PISTOLA, SOSTIENE DI ESSERE STATO SPINTO E CHE IL COLPO SAREBBE PARTITO ACCIDENTALMENTE, MA AVEVA ESTRATTO LA PISTOLA SENZA UNA VALIDA RAGIONE, LA VITTIMA ERA DISARMATA
Massimo Adriatici, assessore alla Sicurezza della Lega del Comune di Voghera (Pavia), è stato arrestato con l’accusa di aver sparato a un 39enne di nazionalità marocchina e di averlo ucciso.
Il fatto è accaduto intorno alle 22 di ieri, martedì 20 luglio, in piazza Meardi nella città oltrepadana. Adriatici si trova ora agli arresti domiciliari.
Secondo le prime indagini dei carabinieri, l’assessore ha esploso un colpo di pistola verso l’uomo dopo una lite tra i due, avvenuta davanti a un bar.
Da una prima ricostruzione, l’assessore ha affrontato la vittima,già noto alle forze dell’ordine per diversi reati, perché stava infastidendo alcuni ospiti del bar.
“Stavo passeggiando in piazza Meardi quando ho notato quell’uomo infastidire i clienti di un bar”, ha dichiarato Adriatici, ex funzionario di polizia, parlando al magistrato. “Mi sono avvicinato, l’ho redarguito invitandolo ad andarsene e a quel punto ho chiamato la polizia. Sentendo la mia telefonata, mi ha spinto facendomi cadere. È stato a quel punto che dalla pistola già impugnata è partito il colpo”.
Secondo la versione dell’assessore, ora al vaglio dei carabinieri di Pavia, lo sparo è partito accidentalmente per via della caduta, mentre impugnava la sua pistola (una calibro 22).
Il ferito è stato trasportato in ambulanza al pronto soccorso dell’ospedale di Voghera, ma in codice giallo. Le sue condizioni all’inizio non sembravano preoccupanti, poi però si sono aggravate rapidamente fino alla morte avvenuta nella notte. Prevista stamattina l’autopsia sul corpo della vittima.
Adriatici ha regolare porto d’armi: anche la pistola è regolarmente dichiarata. L’avvocato è assessore alla sicurezza nella giunta di centrodestra, guidata dalla sindaca Paola Garlaschelli. Eletto nelle file della Lega, è titolare di uno studio di avvocatura molto noto
Adriatici, dal suo profilo Facebook, risulta “docente di diritto penale e procedura penale presso Scuola allievi agenti Polizia di Stato Alessandria” ed “ex docente dell’Università del Piemonte Orientale”.
In un’intervista alla Provincia Pavese del 29 marzo 2018, Adriatici affermava che “l’uso di un’arma deve essere giustificato da un pericolo reale, per la persona che la usa, per le sue proprietà o quelle altrui. Ma questo non significa farsi giustizia da soli. Ovvero, la legittima difesa si configura se sparo per evitare che qualcuno spari a me, o non ci sono altro mezzi per metterlo in fuga ed evitare che rubi. Sparare deve essere l’extrema ratio, l’ultima possibilità da mettere in atto se non ne esistono altre”.
(da agenzie)
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Luglio 21st, 2021 Riccardo Fucile
“A SALVINI RISPONDO IN AULA NON SUI SOCIAL”
«A me, delle polemiche strumentali, non interessa nulla. Non mi danno alcun fastidio». Anche sui social network se ne discute.
«A differenza di qualcun altro, non faccio politica con i social network. Faccio politica con altre tre cose: la disciplina e l’onore, come prescrive la nostra Costituzione; e poi la mia coscienza, alla quale rispondo tutti i giorni».
E la sua coscienza cosa dice?
«La mia coscienza dice che le persone nominate nel Consiglio di indirizzo del Dipartimento per il coordinamento della politica economica -—che non ha tra i suoi compiti la riforma della previdenza né l’invasione di competenza del ministero del Lavoro né la gestione diretta del Pnrr — sono professionisti di grandissimo valore e godono della mia piena fiducia».
Tra costoro, c’è anche la professoressa Fornero.
«E quindi? Anche lei, professionista di grandissimo valore…».
…Che gode della sua piena fiducia.
«Vedo che ha capito bene».
Salvini s’è lamentato. «Se ci saranno interrogazioni parlamentari su questo punto, di Salvini o di altri, risponderò nella sede opportuna, che è il Parlamento. Così come ho sempre fatto».
Bruno Tabacci è uno dei pochissimi componenti del governo Draghi che stava nelle istituzioni anche nella Prima Repubblica. Trentaquattro anni dopo l’esperienza di presidente della giunta regionale della Lombardia, dopo aver attraversato sei legislature da deputato, dal primo marzo scorso ha esordito nell’esecutivo nazionale, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con deleghe alla programmazione e al coordinamento economico.
La nomina di Elsa Fornero tra i consulenti a titolo gratuito l’ha riportato al centro del dibattito. Non sembra dispiaciuto, Tabacci. «I problemi molto seri sono quelli che dobbiamo lasciarci alle spalle. E dobbiamo cogliere i frutti di questa benedizione del Pnrr, per cui dobbiamo ringraziare Draghi. Io sto lavorando su questo e non ho problemi a parlare con nessuno. L’altro giorno ero a Milano dalla Cgil con il segretario Landini, prima ancora con gli imprenditori…».
Nel governo ci sono voci distinte sui vaccini.
«Insistere sulla campagna vaccinale è un obbligo della politica e delle istituzioni. E penso che l’impostazione che ha dato Macron sul green pass sia meritevole di una riflessione attenta. Guardi qua quant’è bello questo documento (mostra il certificato di vaccinazione, ndr): questa copia l’ho stampata e plastificata; poi ne ho anche una copia digitale, memorizzata nel telefonino».
Si è vaccinato per tempo, lei.
«Doppio AstraZeneca: senza saltare la fila ma senza perdere mezzo minuto rispetto a quando mi è stato possibile prenotare nella mia Regione, la Lombardia».
Salvini, lombardo come lei, si vaccinerà ad agosto.
«Ma come si fa a dire “ah, io aspetto agosto per vaccinarmi?”. E poi, come si fa a difendere la libertà di non vaccinarsi? Difendere la libertà di non vaccinarsi vuol dire difendere la libertà di poter arrecare danno al prossimo. Non mi sembra un grande principio liberale, a essere sincero».
A Salvini non piace il green pass, a lei sembra di sì.
«Che poi, scusi, non capisco una cosa. Alcuni ristoratori dicono che non possono farsi carico di controllare eventualmente i green pass dei clienti “per una questione di privacy”. Dico io: ma la carta di credito per farsi pagare il conto la prendono, giusto? E lì non c’è una questione di privacy? Allora, come si farebbe allo stadio o al cinema, anche al ristorante si può controllare il green pass del cliente. Come prendi le carte di credito, prendi il green pass».
È molto determinato, sottosegretario.
«Abbiamo davanti la possibilità di tornare a crescere e non possiamo sprecarla per gli smarcamenti di questo o di quello, o per la rincorsa irresponsabile a qualche voto dei no-vax».
(da agenzie)
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