JAN PALACH FA ANCORA PAURA
MOSCA CENSURA RADIO PRAGA PER UN PROGRAMMA SULL’INVASIONE DEL 1968
Sembra una brutta storia della Guerra Fredda, invece è cronaca di queste ore. Da questa settimana, in virtú di un decreto passato in corso dall’Ufficio di censura della Russia di Putin (Servizio federale russo per la supervisione dei diritti dei comsumatori) è impossibile nel territorio della Federazione russa ascoltare in radio e su internet i programmi, spesso culturalmente ottimi, di Radio Praga in lingua russa.
Motivo: Radio Praga ha appena trasmesso un ampio servizio su Ján Palach, il giovane che a vent´anni, nel gennaio 1969, si tolse la vita dandosi alle fiamme per protestare contro l’invasione russa con cui l’esperimento di riforma chiamato Primavera di Praga o Primavera cecoslovacca fu stroncato nel sangue, coi carri armati contro la folla a Piazza San Venceslao il 21 agosto 1968.
Sono passati 32 anni dalla fine dell’Impero del Male sovietico e del colonialismo russo in centro Europa, ma secondo Putin e i suoi censori evidentemente i russi non devono ancora sapere.
Il verdetto del servizio federale russo per la supervisione dei diritti dei consumatori, ha anche dato una motivazione del suo divieto: il programma parla in modo positivo del suicidio. Silenzio sul fatto che parla di uno dei massimi eroi nazionali cecoslovacchi della storia contemporanea, silenzio anche sul fatto che anni e anni dopo un tale Mikhail Serge’evic Gorbaciov fece sue le idee di tentativi di riforma del socialismo della primavera di Praga, tanto piú che uno dei loro padri, Zdenek Mlynar, era stato uno dei suoi migliori amici all’università.
Il divieto è valido due mesi, ufficialmente per informare Radio Praga. Ma porta la data del 17 luglio e finora la storica emittente ceca non ha avuto nessuna comunicazione ufficiale da Mosca.
I rapporti tra i due paesi vanno sempre peggio, appesantiti dal ricordo di quell’atto di guerra, dopo lo scandalo di spionaggio russo in massa in Cechia che ha spinto il governo di Praga su segnalazione dei suoi servizi e della Nato a espellere decine di spie russe accreditate come diplomatici e attivissime nella caccia ai notevoli segreti di tecnologia militare e cyberwar cechi.
Il responsabile del servizio informazioni e stampa di Radio Praga, Jiri Hosna, ha subito denunciato il caso deplorando l’inaccettabile attacco gravemente ostile di censura alla libertà di stampa e ribadendo che Radio Praga è e rimane un media indipendente.
Petra Procházchová, una giornalista esperta di diritti umani, ha aggiunto che “l’atteggiamento russo denucia una chiara posizione verso la libera circolazione delle idee e anche delle informazioni sui fatti del passato. Temo che metteranno al bando molte altre notizie e storie ceche”. Radio Praga trasmette da sempre in russo, dopo il 1989 (le fine del comunismo) è importante fonte d’informazione per i russi sottoposti alla censura, cosí come Radio Free Europe.
Ján Palach era un ventenne, convinto riformatore, che fu scioccato dall’invasione e dalla brutale repressione a tutto campo che seguì. Nella sua lettera scrisse: “Io sono la torcia numero uno”.
La madre Libusé invano fu brutalmente interrogata dai russi, la tomba di Ján fu distrutta e lo scultore che l’aveva costruita ricevette divieto di lavoro. La morte col fuoco di Ján Palach e del suo amico Ján Zájic furono uno schock mondiale, i loro funerali riempirono Praga in lacrime.
Oggi ancora, sotto la statua di San Venceslao, due lapidi con le date di nascita e morte li ricordano, ogni giorno i cittadini vi portano fiori.
(da agenzie)
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