TABACCI: “SULLA FORNERO SOLO POLEMICHE STRUMENTALI, E’ UNA PROFESSIONISTA DI GRANDE VALORE”
“A SALVINI RISPONDO IN AULA NON SUI SOCIAL”
«A me, delle polemiche strumentali, non interessa nulla. Non mi danno alcun fastidio». Anche sui social network se ne discute.
«A differenza di qualcun altro, non faccio politica con i social network. Faccio politica con altre tre cose: la disciplina e l’onore, come prescrive la nostra Costituzione; e poi la mia coscienza, alla quale rispondo tutti i giorni».
E la sua coscienza cosa dice?
«La mia coscienza dice che le persone nominate nel Consiglio di indirizzo del Dipartimento per il coordinamento della politica economica -—che non ha tra i suoi compiti la riforma della previdenza né l’invasione di competenza del ministero del Lavoro né la gestione diretta del Pnrr — sono professionisti di grandissimo valore e godono della mia piena fiducia».
Tra costoro, c’è anche la professoressa Fornero.
«E quindi? Anche lei, professionista di grandissimo valore…».
…Che gode della sua piena fiducia.
«Vedo che ha capito bene».
Salvini s’è lamentato. «Se ci saranno interrogazioni parlamentari su questo punto, di Salvini o di altri, risponderò nella sede opportuna, che è il Parlamento. Così come ho sempre fatto».
Bruno Tabacci è uno dei pochissimi componenti del governo Draghi che stava nelle istituzioni anche nella Prima Repubblica. Trentaquattro anni dopo l’esperienza di presidente della giunta regionale della Lombardia, dopo aver attraversato sei legislature da deputato, dal primo marzo scorso ha esordito nell’esecutivo nazionale, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con deleghe alla programmazione e al coordinamento economico.
La nomina di Elsa Fornero tra i consulenti a titolo gratuito l’ha riportato al centro del dibattito. Non sembra dispiaciuto, Tabacci. «I problemi molto seri sono quelli che dobbiamo lasciarci alle spalle. E dobbiamo cogliere i frutti di questa benedizione del Pnrr, per cui dobbiamo ringraziare Draghi. Io sto lavorando su questo e non ho problemi a parlare con nessuno. L’altro giorno ero a Milano dalla Cgil con il segretario Landini, prima ancora con gli imprenditori…».
Nel governo ci sono voci distinte sui vaccini.
«Insistere sulla campagna vaccinale è un obbligo della politica e delle istituzioni. E penso che l’impostazione che ha dato Macron sul green pass sia meritevole di una riflessione attenta. Guardi qua quant’è bello questo documento (mostra il certificato di vaccinazione, ndr): questa copia l’ho stampata e plastificata; poi ne ho anche una copia digitale, memorizzata nel telefonino».
Si è vaccinato per tempo, lei.
«Doppio AstraZeneca: senza saltare la fila ma senza perdere mezzo minuto rispetto a quando mi è stato possibile prenotare nella mia Regione, la Lombardia».
Salvini, lombardo come lei, si vaccinerà ad agosto.
«Ma come si fa a dire “ah, io aspetto agosto per vaccinarmi?”. E poi, come si fa a difendere la libertà di non vaccinarsi? Difendere la libertà di non vaccinarsi vuol dire difendere la libertà di poter arrecare danno al prossimo. Non mi sembra un grande principio liberale, a essere sincero».
A Salvini non piace il green pass, a lei sembra di sì.
«Che poi, scusi, non capisco una cosa. Alcuni ristoratori dicono che non possono farsi carico di controllare eventualmente i green pass dei clienti “per una questione di privacy”. Dico io: ma la carta di credito per farsi pagare il conto la prendono, giusto? E lì non c’è una questione di privacy? Allora, come si farebbe allo stadio o al cinema, anche al ristorante si può controllare il green pass del cliente. Come prendi le carte di credito, prendi il green pass».
È molto determinato, sottosegretario.
«Abbiamo davanti la possibilità di tornare a crescere e non possiamo sprecarla per gli smarcamenti di questo o di quello, o per la rincorsa irresponsabile a qualche voto dei no-vax».
(da agenzie)
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