Agosto 1st, 2021 Riccardo Fucile
I DISSIDI CON IL PADRE, IL MITO DI MENNEA… LA MAMMA: “HA FATTO GRANDI SACRIFICI, ORA SI MERITA TUTTO”
“La vita di Marcell è stata un grande sacrificio. È vissuto senza padre e gli ho fatto da papà e mamma. Ha superato tante difficoltà e ora si merita tutto. Avevo detto che era il nuovo Bolt. Lo ha dimostrato, è il più veloce”.
Sono queste le prime parole della mamma di Marcell Jacobs, campione olimpico nei cento metri. E, in effetti, la vita dell’azzurro non è stata sempre rosa e fiori.
Nato a El Paso, in Texas, nel 1994 da madre italiana (Viviana Masini) e padre texano (un militare conosciuto a Vicenza), è e si sente completamente italiano (anzi, ammette di non cavarsela bene con l’inglese) perché fin dai 18 mesi è in Italia che è cresciuto.
Si trasferì a Desenzano del Garda quando il padre venne stanziato in Corea del Sud, ovvero pochi giorni dopo la sua nascita, a seguito della decisione della madre di non seguirlo.
Iniziò a praticare l’atletica leggera all’età di dieci anni, prediligendo in un primo momento lo sprint, e scoprendo il salto in lungo a partire dal 2011. Con il genitore ebbe sempre un rapporto complicato, finché – da adulto – non arrivò una riconciliazione.
“Non è ancora tutto risolto però almeno adesso ci parliamo – ha affermato in un’intervista – il traduttore di Google mi dà una mano con l’inglese”.
Padre di tre figli, da bambino sognava di diventare come Pietro Mennea. “Anche se non l’ho mai conosciuto, ne ho sempre ammirato la fame, gli allenamenti e la voglia di portare in alto l’Italia con l’etica del lavoro”, spiega.
E in un campione si è trasformato, a poco a poco: se all’inizio era lo sprinter talentuoso che perdeva i confronti diretti con Filippo Tortu (anche lui arrivato in semifinale qui a Tokyo: dove però si è fermato) e che aveva sempre una scusa buona a cui aggrapparsi: la fitta, il risentimento muscolare, la congiuntura astrale sfavorevole, poi ha mostrato un’altra faccia.
Già agli Europei di Tortun, in Polonia, si è mostrato più consapevole e maturo, finalmente in grado di convogliare l’emotività nei canali giusti.
E lo hanno dimostrato i risultati: un primo record italiano (soffiandolo a Tortu) in 9”95 il 13 maggio a Savona, ritoccato in 9”94, poi 9”84, infine il trionfo a Tokyo, a dimostrazione che aveva ragione la mamma a definirlo l’erede di Bolt.
(da Huffingtonpot)
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Agosto 1st, 2021 Riccardo Fucile
LA SUA RIVINCITA DOPO L’INFORTUNIO ALLA CAVIGLIA CHE LO HA PRIVATO DI RIO 2016
Appassionato di basket, dal 2009 ha iniziato a praticare seriamente l’atletica sulla
scia di papà Marco (finalista a Mosca 1980) e i risultati non sono mancati: è, infatti, l’unico azzurro ad aver vinto il titolo continentale outdoor (nel 2016) e indoor (nel 2019) nel salto in alto.
Primatista italiano della specialità, Tamberi è stato prima soprannominato half-shave (mezza-barba) perché amava andare in giro con mezza faccia rasata e mezza incolta e poi Gimbo.
Ha un passato da batterista, avendo suonato nel gruppo ‘The dark melody’ con un classico repertorio rock anni settanta.
Giusto la sera prima di partire firma la sua impresa sentimentale: ha chiesto alla sua fidanzata Chiara di sposarlo. Una proposta di matrimonio mostrata a tutti con un videoracconto sui social
Di carattere allegro e gioviale è amato da tutti nel mondo dell’atletica. Sicuramente resteranno nella storia le immagini della sua gioia incontenibile e rigata di lacrime dopo la conquista della medaglia d’oro.
Medaglia peraltro arrivata dopo un siparietto memorabile con l’amico-rivale Mutaz Barshim: “Two is better than one”. Due è meglio che uno, così Barshim, sorridendo e guardando Tamberi, accetta l’oro ex aequo di fronte al giudice, dopo il pari merito nei salti.
I due sono amici e hanno vissuto le stesse problematiche di infortuni che li hanno bloccati a lungo e costretti a rincorrere il tempo. L’azzurro perdendo anche le Olimpiadi di Rio 2016: “Mutaz è il miglior saltatore al mondo, non ci sono dubbi”, ammette Tamberi, “per me invece – prosegue l’azzurro – è un sogno che si realizza”.
(da Huffingtonpost)
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Agosto 1st, 2021 Riccardo Fucile
IL MERAVIGLIOSO GIORNO DELLO SPORT ITALIANO
Due ori per l’Italia alle Olimpiadi in 10 minuti, tra le 21.42 e le 21.53 ora locale, ed è festa grande col tricolore sulla pista dello stadio olimpico di Tokyo.
Subito dopo la conclusione della finale dei 100, Gianmarco Tamberi – che stava festeggiando con il gesso portato a Rio 2016 – è corso ad abbracciare il compagno azzurro Marcell Jacobs, l’uomo più veloce del mondo ha aspettato e abbracciato all’arrivo dei 100 metri vittoriosi Marcell Jacobs nella serata del trionfo dell’atletica italiana a Tokyo.
I due si sono stretti in un un lungo, commovente abbraccio.
Marcell Jacobs è nella storia. L’azzurro ha vinto la medaglia d’oro nei 100 metri in 9.80, nuovo record italiano ed europeo. Era la prima volta che un italiano correva la finale olimpica nella gara regina dell’atletica.
Jacobs ha preceduto lo statunitense Fred Kerley (9″84) e il canadese Andre de Grasse (9″89).
“Questo successo è il mio sogno da quando sono bambino. Già arrivare in finale era eccezionale, ho dato il mille per cento, sono partito come non mai ed è successo” ha detto Jacobs dopo la gara.
“Ci metterò una settimana più o meno a capire quello che ho fatto. Vedere Tamberi vincere mi ha gasato un sacco – ha proseguito l’azzurro – ho pensato di potercela fare anche io. Dopo Bolt c’è Jacobs? E’ reale e bisogna crederci. E’ una emozione fantastica, sono corso ad abbracciare subito Tamberi. Forse stanotte guardando il soffitto senza riuscire a prendere sonno capirò cosa ho fatto”.
E ancora: “Al traguardo mi è venuto spontaneo urlare, ho abbracciato Gimbo. Questa medaglia è reale, ci devo credere, e arriva dopo tutte le batoste e le sofferenze, però adesso ho una medaglia al collo e non vedo l’ora domani di sentire l’inno italiano”.
(da agenzie)
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