Ottobre 1st, 2021 Riccardo Fucile
E ATTACCA SALVINI: “GARANTISTA A SENSO UNICO”
Non riesce a trovare una spiegazione logica, anche se tra le righe – ma
neanche troppo – è lui stesso a dare la sua versione dei fatti.
L’ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno, non riesce a capacitarsi della condanna emessa dal tribunale nei confronti di Mimmo Lucano. L’ex primo cittadino della capitale rimarca la sue distanza ideologica e politica nei confronti dell’ex sindaco di Riace, ma sottolinea come quei 13 anni e due mesi siano del tutto fuori luogo per i fatti contestati (anche perché la Procura di Locri aveva chiesto una pena di gran lunga inferiore).
Attraverso un post sulla sua pagina Facebook, Alemanno mostra molta più maturità critica rispetto alle reazioni a caldo emerse dal mondo della destra italiana (come l’allucinante tweet di Matteo Salvini).
“Ma una condanna di questo genere può nascere solo da un teorema costruito da magistrati che non capiscono le dinamiche della politica, le difficoltà di amministrare, la tensione che si crea quando si cerca di trasformare un’idea politica (giusta o sbagliata che sia) in un’azione di governo. Tutto questo può e deve essere criticato nella lotta politica, ma non può essere criminalizzato con superficialità nelle aule giudiziarie. Io ne so qualcosa con le mie vicende giudiziarie, anche se a me non è certo stata offerta la solidarietà che oggi viene data a Lucano”.
Tutta la vicenda viene riassunta dall’aggettivo utilizzato da Alemanno per definire (quantitativamente) l’entità di questa condanna: “abnorme”.
Insomma, l’ex sindaco di Roma – in passato coinvolto nell’inchieste del “Mondo di mezzo” nella capitale, prima di uscirne assolto da tutte le accuse – punta il dito nei confronti della pena rispetto alle accuse (ovviamente anche paragonabile con quanto previsto da altri reati).
Poi chiosa sul leader della Lega: “Io ne so qualcosa con le mie vicende giudiziarie, anche se a me non è certo stata offerta la solidarietà che oggi viene data a Lucano. Ma se si continua a reagire solo quando viene colpito uno della tua parte politica e invece ci si compiace quando tocca a un tuo avversario, questo meccanismo perverso e devastante non sarà mai fermato. Questo vale anche per Salvini che, proprio mentre sta difendendo il suo collaboratore Morisi dal linciaggio mediatico, non riesce a fare a meno di applaudire alla condanna di Lucano. Il garantismo a senso unico è solo l’anticamera della propria auto-distruzione”.
(da NextQuotidiano)
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Ottobre 1st, 2021 Riccardo Fucile
“CON I SOLDI ABBIAMO REALIZZATO IL FRANTOIO, LA FATTORIA SOCIALE E LE CASE PER IL TURISMO DELL’ACCOGLIENZA, ALTRO CHE PECULATO”
«In Prefettura mi chiamavano “San Lucano”, perché gli risolvevo i problemi degli sbarchi. Se parlano di associazione a delinquere, allora devono mettere insieme a me anche il Ministero degli Interni e la Prefettura di Reggio Calabria».
All’indomani della sentenza di primo grado di 13 anni e 2 mesi pronunciata dalla Procura di Locri, Domenico “Mimmo” Lucano, ex sindaco di Riace, commenta quanto gli è accaduto.
«Lo Stato mi chiedeva di accogliere persone in numeri altissimi per un piccolo borgo. Io dicevo sempre sì, perché era la mia missione. E ora mi ripaga dicendo che ho fatto l’associazione a delinquere. Bene, allora anche loro sono partecipi».
Con la condanna di ieri, 30 settembre, i giudici del tribunale hanno valutato come fondate le accuse formulate dalla Procura nell’inchiesta Xenia, ritenendo Lucano promotore di un’associazione a delinquere ai danni della pubblica amministrazione e del patrimonio.
«Non so se ci sia stato un complotto nei miei confronti», ha detto Lucano. «Non lo so ma mi sembra tutto strano. Sono stato condannato per peculato, ma più di una volta la stessa Procura aveva detto che io non cercavo alcun tornaconto economico personale». «Con i soldi abbiamo fatto realizzato il frantoio, la fattoria sociale, le case per il turismo dell’accoglienza. Ho cercato, in assenza dello Stato, di rispondere alle necessità dei giovani, per farli rimanere in questa terra e dare loro un’opportunità di lavoro. Ora tutto questo è diventato criminale».
(da agenzie)
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Ottobre 1st, 2021 Riccardo Fucile
IL CSM AVEVA SCELTO ALL’UNANIMITA’ PER LA PROCURA DI LOCRI UN’ALTRA MAGISTRATA E ACCURSIO AVEVA RICEVUTO ZERO VOTI, POI IL MIRACOLO: LA NOMINATA RINUNCIA E LUI OTTIENE LA CARICA… CHI L’HA VOLUTO IN QUEL POSTO, SAPENDO CHE AVEVA IN MANO IL PROCESSO A MIMMO LUCANO?
Quando la Giustizia non funziona, l’intera società rischia il collasso. Solo la
giusta ed equa applicazione di regole condivise, garantisce il vivere civile.
Ecco perché il mestiere del magistrato è considerato, a ragione, tra i più difficili del mondo. Chi esercita tale delicata professione deve necessariamente essere dotato di una matura coscienza sociale: dalle sue azioni possono scaturire conseguenze disastrose per la società e per le persone. E di questo bisogna essere consapevoli.
La neutralità, che va sempre ostentata, è fondamentale per chi giudica. Un giudice deve essere libero da vincoli e interessi (di ogni tipo) per poter decidere in serenità, e solo chi sente nel profondo del suo cuore questo enorme peso sociale è degno di fare il giudice.
In Italia chi emette sentenze non sempre è al di sopra di ogni sospetto. Si sa, l’Italia è il paese degli intrallazzi, e la magistratura è parte importante di questo meccanismo. Di sentenze a dir poco strane ne abbiamo sentite a dire basta.
E’ questa la drammatica situazione in cui versa la Giustizia in Italia. E in Calabria la situazione della Giustizia, con le dovute eccezioni, è ancora più drammatiche che altrove.
Oltre 15 magistrati risultano indagati per corruzione e collusione con la ‘ndrangheta dalla procura di Salerno, ma di queste inchieste si sono perse le tracce (lo scriviamo da sempre, ma nessuno ci ascolta).
E l’arresto del giudice Petrini corrotto dal sindaco Manna per taroccare una sentenza (cosa che è poi avvenuta) a 30 anni di carcere del mafioso Francesco Patitucci, insieme all’allontanamento del pm antimafia Luberto, e del presidente del Tribunale della Libertà di Catanzaro ad altra sede, la dice lunga sul mercato delle vacche che è diventata la Giustizia in Calabria.
Del resto che in Calabria le sentenze e le inchieste si vendono tanto al chilo, specie al tribunale e alla procura di Cosenza, lo sanno pure i gatti randagi.
Ed è per questo che non solo rivendichiamo il diritto di commentare l’assurda sentenza che ha condannato Mimmo Lucano ad oltre 13 anni di carcere, ma rivendichiamo anche il diritto di poter dire apertamente che la sentenza di condanna di Lucano è il frutto di un accordo sottobanco tra certa politica e certa magistratura.
E possiamo provare a darvi una chiave di lettura per meglio capire l’assurdità di questa sentenza, criticata da tutti, persino da chi ha sostenuto l’accusa contro Mimmo Lucano, che con il “Diritto” ha poco a che fare.
Per quel che ci riguarda questa sentenza ha più a che a fare con gli interessi privati e di carriera di chi ha emesso “il verdetto” di condanna nei confronti di Mimmo Lucano: il giudice Fulvio Accurso.
Iniziamo col dire che il collegio presieduto da Fulvio Accurso ha assolto Mimmo Lucano dal reato più grave, ossia la concussione, condannandolo invece per i reati di associazione a delinquere – finalizzata a commettere «un numero indeterminato di delitti (contro la pubblica amministrazione, la fede pubblica e il patrimonio)» -, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, abuso d’ufficio, falsità materiale, peculato e falsità ideologica.
Il giudice Accurso non ha riconosciuto a Lucano il “vincolo della continuazione” per tutti i reati a lui ascritti, dividendo “gli illeciti” sostanzialmente in due fasi: quelli legati al peculato (Lucano è stato riconosciuto colpevole in questa “fase” di 16 reati) punito con una pena che va da 4 a 10 anni di reclusione, e quelli legati all’abuso d’ufficio (5 reati), punito con una pena che va da 1 a 5 anni.
Il giudice Accurso ha stabilito che la continuazione del reato va applicata in maniera separata alle due distinte “fasi criminali”.
Ma cosa stabilisce e cos’è il vincolo della continuazione? Si ha il vincolo della continuazione quando un soggetto viola più disposizioni di legge o la stessa disposizione più volte, al fine di realizzare il medesimo disegno criminoso.
In questo caso, l’articolo 81 del codice penale prevede che venga applicata la pena per la violazione più grave, aumentata fino al triplo (a prescindere dal numero dei reati). C’è da dire che l’art. 81 c.p. lascia al giudice il compito di decidere il “quantum” della pena da infliggere, nei limiti dettati dalla norma. Perciò il ragionamento che ha fatto il giudice Accurso nel comminare la pena deve essere stato questo: il reato più grave è il peculato (da 4 a 10 anni), ed è da qui che è partito Accurso, disponendo per Lucano una pena base di 3 anni 4 mesi e 20 giorni che moltiplicati per tre (vincolo della continuazione per 16 reati) fa 10 anni e 4 mesi di reclusione.
A questi vanno aggiunti altri due anni e 10 mesi derivanti dal vincolo della continuazione per i reati legati all’abuso di ufficio (5 reati), in totale fa 13 anni e due mesi. Questo è quello che siamo riusciti a capire dal dispositivo.
Ma chi è il giudice Fulvio Accurso, e perché secondo noi questa sua sentenza che risulta strana a tutti, è frutto di un accordo che nulla ha a che vedere con la Giustizia?
Nel mettere insieme i pezzi di questa assurda vicenda siamo come sempre partiti da un punto fermo: noi non crediamo alle coincidenze. E qui le coincidenze sono talmente tante che confermano al nostra sacra regola: troppe coincidenze non possono essere una coincidenza.
Il Dott. Fulvio Accurso, nato a Reggio Calabria il 13 luglio 1963, magistrato ordinario, nominato con D.M. 01.08.1991, è stato: dal 16.09.1992 sostituto Procuratore presso la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria; dal 19.05.2000 Giudice presso il Tribunale di Palmi; dal 14.09.2015 Presidente della Sezione Penale, presso il Tribunale di Locri e dal gennaio 2020 Presidente Vicario del medesimo Tribunale di Locri. Nelle sedute del 12 e 13 maggio del 2021 è stato nominato presidente del Tribunale di Locri dal Plenum del Consiglio Superiore della Magistratura.
Quella di Accurso è una nomina che ha del miracoloso, e noi oltre a non credere alle coincidenze non crediamo neanche ai miracoli.
Andiamo per ordine: giugno 2020, la poltrona di presidente del Tribunale di Locri rimane vuota dopo il trasferimento del dottor Palermo al Tribunale di Catanzaro. In attesa della pronuncia da parte del CSM su chi sarà il nuovo presidente, viene “nominato” facente funzioni il giudice Accurso.
Tutti danno per scontato che il CSM nominerà proprio lui come nuovo presidente del Tribunale. Di Accurso tutti ne parlano bene, e non è legato a nessuna corrente interna alla magistratura.
Ma questo non dovrebbe essere un problema per la sua nomina, lo sputtanamento del metodo Palamara ora favorisce proprio chi non appartiene a correnti, e poi Accurso ha dalla sua parte gli anni di servizio e la conoscenza del Tribunale di Locri dove presta servizio come presidente della sezione penale.
La sua nomina appare agli occhi di tutti scontata. Ma ecco che arriva il colpo di scena, il CSM all’unanimità nomina la giudice Gabriella Reillo, in servizio presso la Corte di Appello di Catanzaro, nuovo presidente del Tribunale di Locri.
Potete immaginare lo stato d’animo di Accurso, costretto a lasciare la poltrona a cui teneva tanto. Ma a ferire Accurso più di ogni altra cosa è sapere che per lui non è stato espresso neanche un voto. Nessuno dei membri del CSM lo ha votato. Come a dire: non se l’è filato nessuno.
Accurso non ci sta a cedere il posto alla Reillo, e mobilita le sue “truppe”. Lancia segnali attraverso gli articoli che evidentemente qualcuno raccoglie. E partono le trattative sottobanco. Accurso vuole quel posto da presidente a tutti i costi. Il giudice è titolare di importanti processi su tutti quello di Mimmo Lucano. Sa bene che questo processo è attenzionato da tutti i media mondiali. E potrebbe aver deciso di usare questi “riflettori” per raggiungere il suo scopo.
Tempo tre giorni dall’uscita del pezzo della Sabrina Pignedoli, che il CSM annuncia di averci ripensato: il posto di presidente del Tribunale di Locri, va al giudice Accurso.
La Reillo ha rinunciato nonostante la nomina ufficiale da parte del CSM. Il miracolo è avvenuto. La Reillo motiverà la sua rinuncia dicendo che non voleva fare torto ad Accurso perché quel posto spettava a lui, senza però spiegare il perché il CSM aveva scelto lei all’unanimità.
Accurso passa dall’essere il “non votato al più votato” in men che non si dica. Di colpo è diventato simpatico a tutti i componenti del Csm che fino a qualche girono prima non se l’erano mai filato.
A raccontare la cronaca della nomina di Accurso che suscita sin da subito stupore e sorpresa in tutto il tribunale di Locri la Gazzetta del Sud con un articolo di Rocco Muscari del 26 Febbraio 2021 dal titolo: “Tribunale di Locri: a sorpresa è Fulvio Accurso il presidente”.
Il cronista già nel titolo evidenza la sorpresa per questa nomina, perché la domanda che tutti si sono posti è stata questa: come avrà fatto Accurso a far cambiare idea ai membri del CSM?
In sostanza e senza una ragione vera, il CSM revoca una nomina per farne un’altra. E questo non può essere una coincidenza, perché se il CSM avesse voluto Accurso presidente lo avrebbe nominato sin da subito, invece sceglie la Reillo all’unanimità, snobbando completamente il giudice Accurso.
Di più: il CSM con la nomina della Reillo umilia il giudice Accurso, che per far rigirare la ruota a suo favore avrà dovuto smuovere, necessariamente, qualche santo in paradiso.
Il CSM non revoca una decisone assunta all’unanimità, solo perché la Reillo ha una crisi di coscienza. Nessuno può credere ad una scusa così.
Il CSM revoca la nomina alla Reillo perché qualcuno gli ha detto di fare così. E sempre quel qualcuno ha chiesto alla Reillo il passo indietro.
Ma per fare tutto questo, perché è così che è andata, quel qualcuno ha chiesto e ottenuto qualche rassicurazione in cambio. Non si fanno certi piaceri a certi livelli “a gratis”: se qualcuno è riuscito a far cambiare idea al CSM è perché qualcun altro gli ha chiesto di adoperarsi in questo senso.
Nessuno fa una cosa così di sua spontanea volontà. È chiaro che a quel qualcuno interessava l’amicizia di Accurso, altrimenti perché perorare la sua causa persa al CSM? E cosa può dare in cambio un giudice a quel qualcuno per un piacere così grande?
Trattandosi di un giudice la cosa più probabile è quella che quel qualcuno fosse interessato a qualche sentenza. Perché è questo che fanno i giudici: scrivono sentenze. A quale sentenza fosse interessato quel qualcuno oggi è facile capirlo.
La nomina miracolosa di Accurso a presidente del Tribunale di Locri porta con se tanti dubbi. La possibilità di un avvenuto baratto sono alte: la mazzata certa a Lucano in cambio della nomina a presidente.
Questo dubbio, alla luce di questa bizzarra nomina, è più che legittimo. In questa strana storia gli eventi non avvengo per caso o per coincidenza, ma sono frutto di un accordo tra più parti per raggiungere un risultato preciso, che alla fine è stato centrato: la condanna esemplare a Lucano e la nomina a sorpresa di Accurso.
Questa è la nostra lettura dei fatti. Ognuno è libero di farsi la propria idea, come quella di continuare a pensare che certi eventi avvengono per volere dello spirito santo o per mera coincidenza; per noi i 13 anni di galera di Lucano sono l’ennesima conferma di una insana commistione tra politica, magistratura e massomafia, ampiamente provata, sempre uniti nel percorre lo stesso disegno criminoso stando attenti a non perdere mai di vista il vincolo della continuazione.
da Jacchitè
giornale on line di Cosenza
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Ottobre 1st, 2021 Riccardo Fucile
SALVINI E MELONI SI ERANO ORGANIZZATI LA PACE IN FAVORE DI TELECAMERE, MA NON AVEVANO FATTO I CONTI CON IL BARONE NERO
E sulla photo-opportunity irrompe il photobombing: non imbarazzante,
deflagrante. Ce l’avevano fatta Salvini e Meloni a incontrarsi in favore di telecamere. All’ultimo tuffo, con torsione di agende.
Orologi sincronizzati, nessuno che aspetta nessuna, sfilata tra i flash all’ingresso dell’anfiteatro con le mattonelle ocra che ribattezzano “piazzetta rossa” quell’ex parcheggio di Spinaceto, periferia del quadrante sud della capitale.
E di sfumature di rosso ce n’erano tante, intorno: il sindacato dei pensionati Spi Cgil, il patronato, il circolo culturale Pietro Nenni, sul tetto il maxi graffito del 25 aprile “ora e sempre Resistenza”.
Non una roccaforte del centrodestra, ma la location adatta per il selfie conclusivo della coalizione unita in questa pazza campagna elettorale.
Con Tajani che li benedice dopo la “scomunica” di Berlusconi, con Durigon che sottolinea “Roma batte Milano” dove i due leader si erano solo sfiorati e innervositi.
E poi: Giorgia e Matteo seduti accanto, lui che sussurra e lei che annuisce, lui che manda bacioni alla platea, lei che arringa “abbiamo tutti contro, ma il potere più forte è il popolo”.
Abbraccio finale, con i piedi della leader Fdi che si sollevano da terra, replay del Gigante e la Bambina (anche se Salvini non ha la stazza di Crosetto): “C’è affetto politico, siamo una squadra”.
E invece, sul rush finale delle comunali, dove più che il buonumore poteva l’adrenalina, irrompe la devastante video-inchiesta di Fanpage sulla galassia nera che lambisce (e, forse, finanzia in nero) i candidati FdI a Milano: brindisi a Hitler, svastiche sulla schiena, escort che votano in cambio di campioncini di profumo, offese a neri ed ebrei, patrioti e camerati, un quadro in cui i saluti romani paiono bruscolini. In mezzo c’è Carlo Fidanza, capo-delegazione all’Europarlamento, vicino alla Meloni da un ventennio, che si auto-sospende.
Così a fine conferenza stampa – senza domande – Salvini si dilegua e il codazzo di inviati bracca la Meloni. Lei abbozza una difesa: “Devo vedere il girato, sono cento ore… Noi rigidi sul rispetto delle norme sul finanziamento ai partiti, non accettiamo razzisti tra le nostre file”. E’ frastornata, arrabbiata, la giornata è guastata.
Tra screzi, sondaggi plumbei, aerei in ritardo, interviste da smentire, già le aspettative non erano altissime.
Esserci è un successo, il clima è morettiano: “Spinaceto, pensavo peggio!”. Schierato lo stato maggiore FdI: il capogruppo Lollobrigida, “Lollo” per gli amici, i parlamentari Trancassini e Isabella Rauti, Chiara Colosimo in prima linea nell’organizzazione, candidati e consiglieri municipali.
Durigon, salutato con un “generale!” passa in rassegna le truppe. Annagrazia Calabria, con Gasparri, scorta Tajani: “Sono le ultime ore, impossibile mancare”.
Sono quelli del centro liberale ancorato ai valori cristiani, come ha ri-puntualizzato Berlusconi: nel centrodestra, certo, purché si spostino gli altri due.
Il coordinatore azzurro lo ribadirà: “Silvio è un federatore. In Europa? Nel Ppe”. Passo dopo passo: intanto l’istantanea per i social, dal 18 ottobre si fa politica.
Ed ecco Cesa al tavolo dei leader: “Lo dico ai due ragazzi, il centrodestra è una cosa seria”. C’è Paola Binetti: “Ho portato lo Spirito Santo? Troppa grazia. A Roma servono le licenze per costruire gli ascensori, bisogna sbloccare”
Più giornalisti che pubblico, ma del resto è una conferenza stampa. Meloni si concentra sulle periferie, sui cittadini “carne da macello” contrapposti ai “salotti del centro” (vedi alla voce Calenda), sull’Italia delle piazze che non è quella dei media. Nell’incipit si percepisce il sollievo di Salvini: “Bello chiudere insieme agli amici con cui governeremo”.
Questa è fatta, zac, si può voltare pagina. Se la prende con chi ha la foto di Greta accanto a Padre Pio, con gli immancabili cinghiali, finché arriva Vittorio Sgarbi e la interrompe.
Il leader leghista abbozza: “Adesso finisce in casino, un applauso al prossimo assessore alla Cultura”. E’ buon profeta, perché mentre attacca “il business dell’immigrazione” sulla scia della condanna a 13 anni all’ex sindaco Mimmo Lucano, Sgarbi lo smentisce: “Anche Mori lo avevano condannato a 12 anni. Almeno a Riace i migranti lavoravano”. Tajani sospira: “Ti sei giocato l’assessorato”.
Michetti, accusato di essere sbiadito, si difende in stile Jessica Rabbit: “La stampa disegna un altro soggetto”. Da Michetti-chi a: “Chi è Michetti? Uno che ha gestito miliardi di euro, 1200 procedure complesse con centinaia di sindaci e nessuno ha trovato una virgola fuori posto”. Più criptico il programma: “Faremo in modo che i tronconi ferroviari possano sfioccare. Censiremo prodotti e itinerari”.
Alla parola “immondizia, forse anche perché intuitiva, scoppia l’applauso. In bocca al lupo finale e saluti rapidi. A circondare il piazzale, i camion-vela: nessuno però con la faccia del candidato sindaco.
La verità se la lascia scappare uno dello staff: “E meno male che è finita”. La campagna elettorale, non la mattinata.
(da Huffingtonpost)
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Ottobre 1st, 2021 Riccardo Fucile
“I DUE NON SI PARLANO PIU’, GIORGETTI HA DATO IL VIA AL DOPO SALVINI”
Continua il grande freddo tra Matteo Salvini e Giancarlo Giorgetti. “La situazione è vicina al punto di non ritorno”, “i due non si parlano più”, “Giorgetti ha dato il via al dopo Salvini”. Queste sono solo alcune delle frasi che si sentono dire il transatlantico dai big leghisti (e non solo) a proposito di quanto accaduto tra i due “numeri uno” della Lega Matteo Salvini e Giancarlo Giorgetti.
Ma solo chi non frequenta abitualmente via Bellerio può essere meravigliato da quanto accaduto.
Era già da tempo che i due si vedevano sempre meno frequentemente e quelle poche volte lo facevano più che altro ad uso e consumo della stampa, giusto per scattare qualche “photo opportunity”. Insomma, di ruggine ce n’era già molta tra i due, sempre sapientemente tenuta sotto al tappeto.
“Il governo Draghi ha fatto esplodere le contraddizioni ma i problemi tra i due erano noti da tempo” spiega un big leghista che siede in un noto ministero.
Tanto che le avvisaglie dell’imminente “esplosione” c’erano già state nei giorni precedenti l’intervista alla Stampa, con aspre polemiche su come gestire la comunicazione: il Capitano avrebbe voluto “blindare” quella di GG (considerata troppo appiattita su Draghi e troppo poco in sintonia con quella del leader del Carroccio), marcarlo stretto facendo controllare dai suoi uomini ogni cosa uscisse dal Mise, cosa che ovviamente è stata “respinta con perdite” da Giorgetti.
Da qui, solo pochi giorni dopo, ecco arrivare la clamorosa intervista del ministro dello Sviluppo economico.
Ed ora? Adesso sono in azione i pontieri, coloro che tenteranno la ricucitura. Ma per fare questo bisognerà aspettare il risultato delle elezioni, cioè fino a metà ottobre. “Prima è impossibile, bisogna far decantate la situazione” spiegano a via Bellerio. “Se la mediazione dovesse fallire in piena campagna elettorale sarebbe la fine della Lega”.
Perché c’è ancora il secondo turno. Il rischio però è che dopo il voto si vada direttamente alla resa dei conti.
Tra i più attivi nel ruolo di mediatore si segnala il governatore del Veneto Zaia, considerato un “pragmatico” e grande amico di entrambi.
Anche Fontana, il governatore della Lombardia si è attivato per fare da paciere. Nel frattempo però resta il gelo tra Salvini e Giorgetti, con il primo sempre più sospettoso: “Si è voluto aumentare la tensione a ridosso del voto, così se perderemo le elezioni sarà tutta colpa di Salvini” il refrain che circola dalle parti del Capitano leghista. Che ora teme l’arrivo della tempesta perfetta.
(da TPI)
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Ottobre 1st, 2021 Riccardo Fucile
ESPOSTO ALLA PROCURA DI MILANO DI EUROPA VERDE PER RICICLAGGIO E FINANZIAMENTO ILLECITO…LA COMUNITA’ EBRAICA: “NON CI PUO’ ESSERE SPAZIO PER CHI INNEGGIA A HITLER”
Sistemi di ‘lavanderia’ per pulire finanziamenti in nero, incontri con esplicite
battute razziste e sessiste: questo lo spaccato che emerge da una inchiesta realizzata da Fanpage – e andata in onda su Piazza Pulita – con il sistema dell’insider, giornalista sotto copertura, tra esponenti di FdI a Milano.
Il giornalista, tre anni fa, si è finto un uomo d’affari a cui interessava finanziare un gruppo politico italiano al fine di ottenere vantaggi per il proprio business e ha iniziato a frequentare un gruppo di personaggi di estrema destra a Milano. Giorgia Meloni ha chiesto a Fanpage l’intero video, poi, ha precisato, prenderà le sue decisioni.
Il capo, secondo l’inchiesta, è Roberto Jonghi Lavarini, detto il “Barone nero”, condannato a due anni per apologia del fascismo.
Tramite Lavarini, il giornalista di Fanpage conosce Carlo Fidanza, europarlamentare e capo delegazione di Fratelli d’Italia. Dopo la pubblicazione dell’inchiesta, Fidanza si è autosospeso dall’incarico e ha annunciato querele.
Si stabilisce cosi un rapporto che consente all’insider di frequentare il gruppo di esponenti di Fdi durante eventi e riunioni della campagna elettorale per le elezioni comunali a Milano per la quale sostengono la candidatura al consiglio comunale dell’avvocato Chiara Valcepina.
Entrambi chiedono finanziamenti al presunto uomo d’affari, col quale sono ormai in confidenza: “Le modalità sono: versare nel conto corrente dedicato. Se invece voi avete l’esigenza del contrario e vi è più comodo fare del black, lei si paga il bar e col black poi coprirà altre spese”, dice Fidanza al giornalista sotto copertura.
Javarini, che è deputato a queste operazioni, entra più nei dettagli: Il “barone nero” spiega di avere “una serie di lavatrici” per il finanziamento alla campagna elettorale che sostiene di avere usato più volte.
Durante alcune riunioni del gruppo, inoltre, con la telecamera nascosta si riprende anche altro: molti dei partecipanti non condividono, con commenti pesanti, la scelta del candidato sindaco della coalizione, Luca Bernardo. Volano, nello stereotipo razzista-neofascista, battute su “negri”, ebrei, migranti e riferimenti al discorso di Hitler alla birreria di Monaco di Hitler, oltre a commenti sessisti.
La telecamera nascosta riprende poi Longhi Javarini, che sostiene, senza fare nomi nè circostanze, di essere parte di “un gruppo trasversale, diciamo esoterico, dove ci sono diversi massoni. Poi c’è tutto un filone di ammiratori di Hitler, in più abbiamo un nostro informale servizio di informazioni e sicurezza, abbiamo una rete di ex militari”. Un’organizzazione trasversale ai partiti sostiene:
“Noi abbiamo contatti politici all’interno del centrodestra, non solo nella Lega ma anche in Fratelli d’Italia e persino Forza Italia”, afferma.
Fidanza: “Mai finanziamenti illeciti, mi autosospendo”
“Dopo aver visto il servizio confezionato ieri sera da Fanpage e mandato in onda da Piazzapulita voglio ribadire ai miei amici, ai miei elettori e a quelli di tutto il mio partito che non ho mai ricevuto finanziamenti irregolari e che nello specifico, in più occasioni che purtroppo non sono state mandate in onda, ho ribadito al ‘giornalista infiltrato’ che asseriva di voler contribuire alla campagna elettorale di una candidata la necessità di farlo secondo le modalità previste dalla normativa vigente.”
Lo afferma in una nota il capodelegazione di Fratelli d’Italia al Parlamento europeo, Carlo Fidanza. “Su richiesta di Giorgia Meloni, ritengo opportuno autosospendermi da ogni ruolo e attività di partito al fine di preservare Fratelli d’Italia da attacchi strumentali”. “Non ho mai ricevuto finanziamenti irregolari”, ribadisce, e “non c’è e non c’è mai stato in me alcun atteggiamento estremista, razzista o antisemita”.
Meloni: “Chiedo a Fanpage intero girato, poi decido”
“Chiedo ufficialmente a Fanpage di darmi l’intero girato di questo lavoro di tre anni perchè chiaramente sono una persona molto rigida su diverse materie. Però non giudico e valuto un dirigenti che conosco da più di 20 anni – e sono rimasta colpita nel vederlo raccontare così – sulla base di un video curiosamente mandato in onda a due giorni dal voto”
Lo ha detto la presidente di FdI Giorgia Meloni. “Sono pronta a prendere tutte le decisioni necessarie quando ravviso delle responsabilità reali – prosegue – ma per avere contezza di queste chiedo di avere l’intero girato di 100 ore. Poi farò sapere cosa ne penso”. “Posso dire che – aggiunge Meloni – sono estremamente chiara con tutti i dirigenti di Fratelli d’Italia sull’onestà e sui rapporti che non si devono avere con determinati ambienti. Sono molto rigida nella valutazione, ma non posso prendere tutto per oro colato”.
Dureghello: “Non c’è spazio per chi inneggia a Hitler”
Duro il commento della presidente della Comunità Ebraica di Roma. “Non può esserci spazio nei partiti dell’arco costituzionale – twitta Ruth Dureghello – per chi fa il saluto romano, inneggia a Hitler e insulta neri e ebrei. Nell’Italia che promulgò le leggi razziste, come le ha definite giustamente Draghi ieri, non ci possono essere ambiguità su questo”.
“Gravissimo ciò che documenta Fanpage su Fratelli di Italia a Milano: apologia di fascismo, finanziamento illecito, vicinanza a gruppi esoterici e di adoratori di Hitler. I fascisti non cambiano mai. È dai tempi di Matteotti che sono violenti e corrotti”. Così su Twitter Lia Quartapelle, componente della Segreteria del Pd.
Esposto in procura di Europa Verde
I portavoce di Europa Verde Angelo Bonelli ed Eleonora Evi. “Se l’inchiesta venisse confermata, questo si chiama riciclaggio ed è inaccettabile che questi signori rimangano al loro posto un minuto di più. Per questa ragione questa mattina abbiamo inviato alla procura di Milano un esposto con il quale chiediamo l’apertura di un’inchiesta per accertare i fatti esposti nel servizio di Fanpage e nel caso adottare i provvedimenti necessari. Il sistema delle lavatrici di cui ha parlato il Barone Nero potrebbe aver consentito anche il riciclaggio di denaro sporco di dubbia provenienza, e questo è un fatto che va immediatamente accertato”.
(da agenzie)
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Ottobre 1st, 2021 Riccardo Fucile
“LE DIMISSIONI SONO UN ATTO DOVUTO, LA MELONI LE PRETENDA SE NON E’ CONNIVENTE”
Il Movimento Cinque Stelle al Parlamento europeo chiede le dimissioni di Carlo Fidanza, capodelegazione di Fratelli d’Italia a Strasburgo, dopo l’inchiesta Lobby Nera di Fanpage.it.
“L’inchiesta di Fanpage sulla Lobby nera a Milano mostra una realtà agghiacciante. Fratelli d’Italia non solo accoglie ma addirittura promuove personaggi loschi che inneggiano a Hitler, fanno battute sugli ebrei e rimpiangono la dittatura fascista”, scrivono in una nota gli eurodeputati Cinque Stelle.
Per poi chiedere a Fidanza di fare un passo indietro e a Meloni di intervenire: “I trucchetti su come finanziare illegalmente la campagna elettorale di Fratelli d’Italia, svelati dalle parole stesse di Carlo Fidanza capodelegazione di Fratelli d’Italia al Parlamento europeo, rappresentano una vecchia degenerazione della politica figlia di un’epoca buia della nostra Repubblica che i cittadini pensavano di essersi messi alle spalle. Per restituire dignità alla politica le dimissioni di Fidanza sono un atto dovuto e necessario. Giorgia Meloni non minimizzi ma le pretenda”.
Dopo la nostra inchiesta, che mostra come gli ambienti neofascisti ed estremisti della destra stiano cercando di entrare Comunali di Milano, diversi esponenti politici hanno commentato duramente quanto emerso.
Il leader di Azione ed europarlamentare Carlo Calenda ha parlato di un “sottobosco ributtante”, mentre la collega del Partito democratico Alessandra Moretti ha definito l’inchiesta “sconcertante” sottolineando come “movimenti neofascisti condizionino pesantemente i massimi livelli della destra italiana”. Sempre tra le fila dem, la deputata Alessia Morani, ha affermato che Fidanza ora abbia molto da spiegare.
Nella prima puntata di Lobby Nera si vede Fidanza spiegare al nostro giornalista infiltrato un modo per finanziare in nero i candidati di FdI alle amministrative, utilizzando delle “lavatrici”. Lo si sente poi parlare del candidato sindaco del centrodestra a Milano, affermando: “Abbiamo fatto qualche cazzata anche noi, abbiamo messo un capolista un po’ particolare. Mai come in questo caso il vecchio motto montanelliano del turarsi il naso è la cosa da fare”. E infine, mentre un altro candidato di FdI racconta un aneddoto su un’ebrea ridendo e facendo il saluto romano, subito Fidanza imita il gesto urlando “Camerata, camerata”.
In una nota, l’eurodeputata del Movimento Laura Ferrara ha lanciato un appello a Giorgia Meloni.
“Se Giorgia Meloni non prende provvedimenti forti contro lo squallore dentro il suo partito mostrato dall’inchiesta di Fanpage allora ne sarà connivente. La prima reazione – chiedere di visionare il video integrale mettendo in dubbio la verità mostrata dalle parole stesse di Carlo Fidanza – sembra invece essere quella di diversificare e quindi di offuscare i contenuti nauseabondi emersi dall’inchiesta. Giorgia Meloni, il bersaglio giusto non è la libertà di stampa o il lavoro dei giornalisti ma la cricca neofascista e i metodi a dir poco discutibili con cui Fratelli d’Italia finanzia la sua campagna elettorale a Milano. Pretendi le dimissioni di Fidanza e dei dirigenti coinvolti o non sarai credibile.”
Sabrina Pignedoli, un’altra europarlamentare Cinque Stelle, ha aggiunto: “Quella di Fanpage è una inchiesta giornalistica vera e non va assolutamente minimizzata perché mostra la degenerazione di uno dei principali partiti italiani. Giorgia Meloni non può tacere sulla Lobby nera a Milano dentro il suo partito e sulle modalità con cui si finanzia. La politica deve essere trasparente e non utilizzare le cosiddette lavatrici per organizzare eventi o sovvenzionare le proprie attività”.
(da Fanpage)
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Ottobre 1st, 2021 Riccardo Fucile
CALENDA: “SOTTOBOSCO RIBUTTANTE”… MORANI: “QUADRO INQUIETANTE”… AZZOLINA: “INSULTI A NERI ED EBREI, DISPREZZO PER I MERIDIONALI: ABERRANTE”
Dopo la prima puntata dell’inchiesta di Fanpage.it “Lobby nera”, che
racconta i legami della destra milanese con neofascisti ed estremisti, sono arrivate le prime reazioni dal mondo della politica.
Il leader di Azione Carlo Calenda parla di un “sottobosco ributtante”, condividendo un tweet di Corrado Formigli, conduttore della trasmissione Piazzapulita su La7 che ha trasmesso la nostra inchiesta.
“L’inchiesta di Fanpage su Fratelli d’Italia a Milano è clamorosa”, ha scritto il giornalista. Che, durante la puntata, aveva anche aperto a repliche da parte di Giorgia Meloni e altri esponenti del partito, che però non sono arrivate.
Solo in tarda serata FdI ha pubblicato una nota in si chiede a Fanpage.it e Piazzapulita di ottenere il girato integrale “senza tagli o manomissioni” dell’inchiesta, “in modo da poter valutare compiutamente eventuali responsabilità di esponenti di Fdi anche in relazione ai contatti con persone da tempo estranee a Fdi proprio in ragione delle loro posizioni incompatibili con quelle del nostro movimento”.
In questa prima puntata dell’inchiesta si vede anche un esponente di spicco di Fratelli d’Italia, Carlo Fidanza, capodelegazione del partito al Parlamento europeo, vicino ad ambienti di questo tipo.
Non solo: lo si vede anche spiegare al nostro giornalista infiltrato un modo per finanziare in nero i candidati di FdI alle amministrative, utilizzando delle “lavatrici”. Mentre andava in onda la puntata sono arrivate le reazioni di altri parlamentari europei.
Alessandra Moretti, eurodeputata del Partito democratico, ha definito la nostra inchiesta “davvero sconcertante”. E ancora: “Movimenti neofascisti che condizionano pesantemente i massimi livelli della destra italiana. Dall’altra parte giornalisti come Paolo Berizzi che sono sotto scorta per le minacce nere”.
L’ex ministra Lucia Azzolina, invece ha scritto: “Insulti a neri ed ebrei. Disprezzo verso la gente del Sud. Black (soldi in nero). Camerati. La birreria di Monaco. Queste sono solo alcune delle aberrazioni che vengono raccontate da Fanpage.it sulla campagna elettorale a Milano di Fratelli d’Italia”.
La deputata dem Lia Quartapelle ha scritto: “Gravissimo ciò che documenta Fanpage su Fratelli d’Italia a Milano: apologia del fascismo, finanziamento illecito, vicinanza a gruppi esoterici e di adoratori di Hitler. I fascisti non cambiano mai. È dai tempi di Matteotti che sono violenti e corrotti”-
Anche la deputata del Pd Alessia Morani ha commentato il contenuto dell’inchiesta, sottolineando che faccia “emergere un quadro inquietante: pare che il partito della Meloni abbia al proprio interno gruppi organizzati di neofascisti e raccolga soldi in nero”. Per poi affermare che “il parlamentare europeo Fidanza dovrà spiegare molte cose”.
(da Fanpage)
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Ottobre 1st, 2021 Riccardo Fucile
L’EUROPARLAMENTARE FIDANZA E L’ESTREMISTA JONGHI LAVARINI SPIEGANO AL GIORNALISTA IL MODO PER DARE AL PARTITO SOLDI IN NERO
Nella prima puntata dell’inchiesta di Fanpage.it “Lobby nera”, vi mostriamo come Carlo Fidanza, europarlamentare e capo delegazione di Fratelli d’Italia, parli del candidato sindaco della sua coalizione Luca Bernardo, e prenda in giro Paolo Berizzi, giornalista sotto scorta perché minacciato dai neonazisti.
Nella stessa serata, Fidanza e l’estremista di destra Roberto Jonghi Lavarini, circondati da camerati e candidati, spiegano a un nostro giornalista sotto copertura un modo per dare al partito dei soldi in nero per la campagna elettorale, utilizzando delle “lavatrici”.
Il 22 settembre del 2021 riceviamo una telefonata: l’eurodeputato di Fratelli d’Italia Carlo Fidanza vuole incontrarci. A comunicarcelo è il “Barone Nero”, soprannome di Roberto Jonghi Lavarini, già candidato alla Camera con il partito di Giorgia Meloni nel 2018 e condannato nel 2020 a due anni per apologia del fascismo. Quello che i due vogliono proporci è una modalità per finanziare la campagna elettorale di Fratelli d’Italia per le comunali di Milano.
Come siamo giunti a questo punto?
Quasi tre anni prima, nel 2019, un nostro giornalista è entrato in un gruppo di nostalgici del fascismo, massoni ed ex militari, fingendo di essere un uomo d’affari. Il gruppo è coordinato da Roberto Jonghi Lavarini, il “Barone nero” che da anni influenza le nomine e le politiche dei partiti istituzionali di destra e che adesso ha deciso di mettere le mani anche sulle comunali di Milano.
Dopo aver partecipato a decine di incontri riservati tra Jonghi ed esponenti di prim
piano della destra, veniamo a sapere che uno dei principali referenti del gruppo è l’eurodeputato Carlo Fidanza, big del partito di Giorgia Meloni, tanto da esserne diventato il capodelegazione al Parlamento europeo.
Anche se in via non ufficiale, il “Barone” collabora alla campagna elettorale di Fratelli d’Italia e sponsorizza insieme all’eurodeputato la candidata al consiglio comunale Chiara Valcepina.
Jonghi la definisce “Patriota fra i patrioti, poi anche candidata”, lasciando intendere che potrebbe “usare un altro termine al posto di patriota”. Per intenderci, i due si scambiano più volte il saluto gladiatorio.
È proprio il “Barone” a presentarci la candidata Valcepina durante un aperitivo con i suoi sostenitori, dicendole che lavoriamo per una importante società finanziaria a livello internazionale.
Poche settimane dopo, il 3 settembre 2021 è la stessa Valcepina a introdurci come uomini d’affari a Fidanza, il quale si mostra subito disponibile ad aiutare la nostra società finanziaria con delle “sponde a livello internazionale”.
Siamo a un aperitivo elettorale e la candidata di Fratelli d’Italia sta tenendo un comizio in vista delle comunali di Milano, accompagnata dalla deputata di Fdi, Paola Frassinetti, e da altri candidati ai vari consigli municipali.
Nonostante la sua candidata stesse ancora parlando, l’europarlamentare Fidanza che ci aveva conosciuti soltanto da pochi minuti, ci chiama in disparte, proponendoci di finanziare un loro evento anche utilizzando del “black”, cioè con soldi in nero: “Le modalità sono: o versare sul conto corrente dedicato che lei ha aperto per le elezioni, o, se vi è più comodo fare il black, lei si paga il bar e col black si coprono le altre spese, – dice sottovoce – a quel punto fai direttamente con lei, senza che diamo il black al bar, perché non è mai piacevole, poi la gente chiacchiera”.
È a questo punto che assecondiamo la sua richiesta, esclusivamente per capire come possano ricevere e giustificare dei soldi in nero.
Scopriamo che l’uomo che si occuperebbe di questa operazione è sempre il “Barone”, che di Fidanza è amico e referente, A lui chiediamo di spiegarci nel dettaglio come funziona il sistema per degli importi più alti: “Tot ai consiglieri di zona, quindi gli do i contanti e dico: ‘Fai l’evento, ma devi invitare la Valcepina, Fidanza e Rocca’ – spiega Jonghi – Gli altri, invece, due imprenditori se li prendono privatamente perché loro hanno il giro di nero e fanno versamenti sul conto della Valcepina”.
Sono loro stessi a fornirci ulteriori dettagli qualche settimana dopo, il 22 settembre 2021, durante una cena elettorale pubblica a cui veniamo invitati da Jonghi perché “l’eurodeputato vuole vederti”.
Mancano nove giorni al voto delle amministrative e siamo al termine di una “serata patriottica” organizzata dalla corrente del maggiorente di Fratelli d’Italia in vista del voto. È in questo contesto che l’onorevole e Jonghi ci spiegano come riuscirebbero a rendicontare il finanziamento in nero.
“Abbiamo trovato tramite il nostro presidente di circolo che è commercialista una serie di lavatrici – rassicura il “Barone nero” dopo averci chiesto di posare sul tavolo i telefoni – Abbiamo poi un giro, sistemiamo noi le cose con lui”, conclude indicando Fidanza, che è al suo fianco. L’europarlamentare conferma: “Roberto trova quattro o cinque professionisti, queste persone fanno loro il versamento tracciato sul conto elettorale”
Alla serata patriottica non si parla solo di fondi sommersi. Oltre ai soliti comizi pre elettorali, gli esponenti di Fratelli d’Italia, che si definiscono “una allegra brigata nera”, si lasciano andare a considerazioni di ogni genere.
La candidata al consiglio comunale Chiara Valcepina esordisce esasperata: “Altri cinque anni di Sala e ci possiamo sparare”. Subito dopo di lei, l’altro candidato di punta del gruppo di Fidanza, Francesco Rocca, conclude così il suo breve comizio: “Vi ringrazio e boia chi molla”.
Quando tocca a lui, Carlo Fidanza è spietato col candidato sindaco del centrodestra Luca Bernardo: “Abbiamo fatto qualche cazzata anche noi, abbiamo messo un capolista un po’ particolare. Mai come in questo caso il vecchio motto montanelliano del turarsi il naso è la cosa da fare”.
Il resto della serata è un continuo di saluti gladiatori e di “camerata”. C’è anche chi, come la presidentessa del Municipio 7 Norma Iannacone rivendica la patente di vera “fascista”. Il candidato di Zona 3 Mattia Ferrarese, mentre si racconta un aneddoto su una persona di religione ebraica, fa il saluto romano, e Carlo Fidanza, in piedi accanto a lui, inizia a ridere e a mimare il gesto urlando in falsetto: “Camerata, camerata!”.
Quando arriva il momento della foto di rito, da pubblicare sui social, l’europarlamentare al posto del “cheese”, esorta tutti a dire il nome di Paolo Berizzi, il giornalista sotto scorta per le minacce ricevute dai neonazisti.
I candidati se la ridono e in coro rispondono: “Berizzi”. Mentre stiamo per andare via, Fidanza ci prende di nuovo in disparte e ribadisce: “C’ho una partita: in un anno e mezzo mi gioco il futuro della mia carriera. Devo essere proprio limpido”.
(da Fanpage)
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