Novembre 15th, 2021 Riccardo Fucile
“RENZI? HO TANTO AMICI, VECCHI E NUOVI”
«Vede, io ho tantissimi amici. Ho qualche amico vecchio, che mi porto dietro dal passato; e ho molti amici nuovi, che hanno stima di me. Con tutti loro parlo di tantissime cose, le più diverse tra loro».
Interpellato sull’ipotesi che abbia parlato direttamente con Matteo Renzi di un tema delicato come la corsa di Silvio Berlusconi alla presidenza della Repubblica, tra netta smentita e velata conferma, Marcello Dell’Utri sceglie la strada che porta alla seconda.
Berlusconi senz’altro è il più noto dei vecchi amici rimasti, Renzi potrebbe essere uno dei nuovi; e per quanto tutti e due escludano categoricamente di essersi visti in presenza del Cavaliere («Una palla totale», dice Dell’Utri), magari ad Arcore («Ci sono stato una volta nel 2009, com’è noto a tutti», la versione di Renzi), il filo rosso che lega entrambi rimane intatto, anche se telefonico.
La tela che parte dall’ex numero uno di Publitalia e arriva all’ex presidente del Consiglio sembra il remake, su scala decisamente minore, dell’asse su cui i renziani, attraverso Denis Verdini, costruirono anni fa con Berlusconi il «Patto del Nazareno» . Ora l’asticella si alza o si abbassa, a seconda dei punti di vista: i numeri parlamentari di cui si parla sono decisamente inferiori rispetto all’epoca; la posta in gioco, il Quirinale, decisamente più alta.
Impossibile sapere se Renzi abbia o meno lasciato intendere a Dell’Utri che si spenderebbe per la corsa del Cavaliere verso il Colle ; quel che è certo, come emerso nelle conversazioni tra il leader di Italia viva e i suoi sul dossier, è che gli orologi vanno sincronizzati all’inizio di gennaio, perché «sarà in quel momento che tutti verranno da noi a trattare».
Già, una trattativa, magari col centrodestra. Ma su che cosa? E soprattutto, su quale nome?
I renziani che hanno affrontato col loro leader il tema del Quirinale giurano che, tutte le volte che è uscito il nome di Berlusconi, Renzi si è lasciato andare a una riflessione più ampia. Della serie, «Berlusconi proverà a fare il king ma a un certo punto potrebbe rendersi conto che il colpo che può riuscirgli è quello del king maker».
Tradotto dal politichese, secondo una lettura decisamente in voga dentro Italia viva, una volta che si rendesse conto di non avere i numeri, il Cavaliere potrebbe farsi da parte per lanciare una candidatura con più margini di consenso, soprattutto a sinistra. Come Gianni Letta, per esempio. Dell’Utri nomi non ne fa. Ma una cosa la dice, e cioè che «per come lo conosco Berlusconi non è un velleitario, sa perfettamente il massimo che può ottenere e non si candiderebbe mai a un posto in cui non avrebbe speranze di essere eletto».
All’ultima riunione coi coordinatori regionali di Forza Italia a cui era presente anche Dell’Utri, la settimana scorsa, il presidente di Forza Italia si è mosso come se fosse in campo. Dando impressione di curare persino i dettagli, che tanto dettagli non sono, del voto per il Colle. «A voi che state sul territorio raccomando attenzione a quelli che manderete a Roma come delegati regionali. Ricordate che il loro voto, in seduta comune, vale quanto quello dei parlamentari…», ha ricordato a più riprese. E poi ci sono le telefonate, tante. E quel telefono in più, dell’ex numero uno di Publitalia, che ha ripreso a squillare come ai vecchi tempi. Tra qualche amico vecchio e, soprattutto, «tanti amici nuovi».
(da Il Corriere della Sera)
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Novembre 15th, 2021 Riccardo Fucile
IL PROGETTO DI RIUNIFICARE LA SINISTRA VA AVANTI
Il mite (si fa per dire) Enrichetto Letta ha in serbo il “botto” per il dopo elezioni
del Quirinale. Chiunque sarà il nuovo Presidente della Repubblica Enrico Letta ha già in tasca la riunificazione della sinistra.
È per quella data, infatti, subito dopo la scelta del nuovo inquilino del Colle che nella segreteria del Nazareno hanno cerchiato in rosso (è proprio il caso di dirlo) il calendario: riunificare il PD con i fuoriusciti di Liberi e uguali-Articolo Uno, quelli di Speranza D’Alema e Bersani, per intenderci.
La Road map è già pronta ed è stata studiata fin nei minimi particolari dalle parti. Il ritorno del “figliol prodigo” alla casa del Padre, era già stato pianificato nella stagione di Zingaretti.
L’allora segretario del Pd dovette agire con maggiore cautela perché all’epoca i renziani dentro il partito erano ancora troppo forti e combattivi. Ora però che i renziani dentro il partito sono stati asfaltati l’operazione ha ripreso il via e ha subito una forte accelerazione.
D’altra parte non è un caso che i ministri del Pd sostengono sempre “senza se e senza ma” le posizioni, anche quelle più rigide e discusse, del ministro Speranza.
Così come non è un caso che i due partivi non battibeccano mai a vicenda, nemmeno sulle questioni più controverse.
Ora finalmente si può spingere sull’acceleratore: i rapporti con Renzi sono ai minimi termini e la corrente di Base Riformista è stata quasi completamente asfaltata (Marcucci non è più capogruppo, Lotti è ai margini, e dentro l’area politica è in atto una trasmigrazione verso lidi più tranquilli), condizioni considerate essenziali per poter organizzare il secondo matrimonio.
Lo strumento studiato da Letta con la “benedizione” dell’onnipresente Goffredo Bettini (che nel frattempo si sta già dando da fare per allargare il campo ai 5Stelle) per favorire l’intesa sono le famose ‘agora’, alle quali infatti si sono subito iscritti sia lo stesso Speranza che Massimo D’Alema. Saranno le Agorà a celebrare le nozze: subito dopo il Quirinale, i militanti voteranno in massa per annullare i motivi che portarono alla scissione di Articolo Uno.
Con il nuovo anno e prima delle prossime elezioni politiche (nemmeno Letta esclude più che non possano essere anticipate) si sarà quindi trasformata per intero la collocazione del Pd, da partito centrista con un forte peso prima degli ex Margherita poi di Renzi, a partito dichiaratamente di sinistra, che avrà Provenzano ed Elly Schlein come nuove “star”.
Certo, i problemi non mancheranno, perché complice il taglio dei parlamentari e i sondaggi che ormai da anni inchiodano il Pd intorno al 20% già ci si chiede chi saranno gli sfortunati che dovranno rinunciare al seggio per far posto al “ritorno del figliol prodigo”.
(da TPI)
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Novembre 15th, 2021 Riccardo Fucile
UNICA REDAZIONE SOTTO IL TETTO DI TGCOM24
Si parla di fine delle trasmissioni, passaggi sotto un unico tetto e licenziamenti. La storia della chiusura di TG4 e Studio Aperto (ma anche della redazione sportiva, già ridotta all’osso dopo la fine dell’era Mediaset Premium) ha inevitabilmente attirato l’attenzione mediatica.
Alcune testate, citando fonti sindacali, hanno riportato la notizia dell’imminente stop per le due testate che fanno parte del gruppo Mediaset (e rappresentano, formalmente e non solo, i telegiornali di riferimento di Rete4 e Studio Aperto). La situazione però, potrebbe essere leggermente diversa. Sia a livello tecnico che a livello meramente strutturale.
A lanciare per prima la notizia è stata Fanpage che – citando le stesse fonti sindacali inserite nel racconto fatto dal quotidiano La Repubblica – spiega come la chiusura Tg4 e Studio Aperto sia imminente.
L’inizio della fine è stato individuato per la fine del mese di novembre sarebbe previsto un piano di licenziamenti molto ampio: 45 uscite nei prossimi tre anni, tra prepensionamenti (a livello volontario) e la graduale riduzione del personale (sia giornalistico che tecnico audio-video).
A tutto ciò, secondo questa versione dei fatti, dovrebbe seguire anche una limitazione nel numero dei collaboratori che hanno contratti a tempo determinato che vedranno l’accordo non rinnovato alla scadenza.
A tutto ciò si legherebbe la permanenza del TG5 (che in termini di ascolti è riuscito a fermare l’emorragia di audience) e il TgCom24 che – di fatto – prenderebbe il posto delle altre due testate e garantirebbe la copertura informativa sia su Rete4 che su Italia 1. Ma questo presunto rimescolamento delle carte dovrebbe – inevitabilmente – portare alla riduzione del personale sotto contratto con il Biscione.
Ma ci sarà veramente la chiusura Tg4 e Studio Aperto? A fare da contraltare alla notizia data da Fanpage e ribattuta da praticamente tutta la stampa italiana, c’è una ricostruzione fatta da TvBlog, noto sito che si occupa di televisione a 360° e sempre molto aggiornato su quel che accade in Rai e in Mediaset.
Secondo la ricostruzione del portale specializzato in Tv, i due telegiornali non cesseranno di esistere. Perché se è vero che il Biscione sta tentando di effettuare una razionalizzazione dei costi (soprattutto in termini di spese generali), il grosso cambiamento non dovrebbe riguardare la fine delle trasmissioni per i tg di Rete4 e Italia1.
Si parla, infatti, di una redazione “tutta sotto un tetto”, con un unico studio per le trasmissioni in diretta. E TvBlog, proprio a sostegno di questa tesi, pubblica una foto (un rendering) dei lavori in corso per realizzare uno studio unico diviso in tre: uno spazio per il Tg4, uno per Studio Aperto e uno per TgCom24.
Due versioni discordanti attorno alla storia della chiusura Tg4 e Studio Aperto. Tirando le somme, la sintesi potrebbe essere realmente quella dello studio unico che consentirà all’azienda di razionalizzare i costi di produzione, con il brand che rimarrà alle spalle dei telegiornali. Insomma, si dovrebbe passare da testate vere e proprie a prodotti editoriali che vivranno sotto l’egida di TgCom24. Ovviamente non sappiamo se tutto ciò provocherà anche quei licenziamenti a cascata previsti dai sindacati.
(da agenzie)
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Novembre 15th, 2021 Riccardo Fucile
“NON TOLLERO PAZIENTI CHE RIFIUTANO IL VACCINO, LI DEPENNO DAGLI ASSISTITI”
La rivolta dei medici di famiglia contro i No vax parte dalla piccola Recanati, con
il dottor Amedeo Giorgetti fermamente convinto a rinunciare ai suoi pazienti se continuano a rifiutare con ostinazione il vaccino anti Covid.
Intervistato dal Corriere della Sera, il medico racconta di aver già raccolto grande sostegno tra i colleghi che animano la chat «Renaissance team vs Covid», un gruppo di oltre mille professionisti che vanno da Matteo Bassetti al presidente di Gimbe Nino Cartabellotta, passando per componenti del Cts e dell’Iss, ma che aderiscono al gruppo a titolo personale per un confronto continuo sulla lotta alla pandemia.
Quello spinto dal dottor. Giorgetti è un ribaltamento di fronte nel completato e spesso esasperante rapporto con chi di farsi curare non ha alcuna intenzione. Tutto sarebbe partito quando il medico ha affisso fuori dalla sua porta un cartello che è tutto un programma: «Caro paziente, il Covid ha devastato la vita umana e professionale. Fino a oggi, il vaccino è l’unica arma per non ammalarsi. Se ha qualche dubbio o timore, sono a disposizione. Se invece crede che il vaccino sia una pericolosa arma in mano alle multinazionali del farmaco con la connivenza di noi medici di famiglia, è pregato di cambiare ambulatorio perché non tollero queste accuse stupide e offensive».
L’intenzione di Giorgetti è di andare direttamente alla propria Asl e ricusare il paziente No vax, ovviamente: «Solo dopo averlo guarito».
E un caso c’è già stato: «Un mio paziente 55enne – spiega il medico – obeso, iperteso e diabetico, col quale da sei mesi sto discutendo per cercare di convincerlo a fare il vaccino e lui: “No, per carità, chissà che mi mettete dentro”. È risultato positivo al tampone».
L’equipe medica Usca, spedita da Giorgetti, lo ha seguito per le cure domiciliari, è guarito e a quel punto le strade tra i due si sono separate: «Gli ho detto che una volta guarito avrebbe dovuto cambiare medico. Così ha fatto, per fortuna sua e mia».
Il messaggio che Giorgetti vuole lanciare è chiaro: «Basta avere a che fare con gente mi tratta a pesci in faccia e quando prende il Covid non solo pretende di ricevere immediatamente assistenza, ma usa arroganza. Voglio dare un segnale forte ai No vax: se continuate così, il vostro medico vi lascia»
(da agenzie)
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Novembre 15th, 2021 Riccardo Fucile
LA CANTANTE E’ STATA OSPITE DI FABIO FAZIO A “CHE TEMPO CHE FA”… L’ITALIA DEI SOVRANISTI DEGNA DEL CALIFFATO QUANTO A ARRETRATEZZA CULTURALE
Si commuove, trattiene a stento le lacrime guardando il video che mostra la mobilitazione di massa all’indomani dell’affossamento del ddl Zan in Senato.
La piazza era quella di Milano (ma anche in altre città d’Italia si sono viste immagini simili), con migliaia di persone scese in strada, tutte unite da una bandiera arcobaleno per richiamare quel senso di “diritti civili” e di abbattimento della barriera dell’odio che il Parlamento non è stato in grado di portare avanti per “giochi” politici.
Lady Gaga, ospite di Fabio Fazio a “Che Tempo che Fa” (RaiTre), ha parlato di tutto questo e ha promesso di non fermare la sua battaglia affinché vengano protetti i diritti di ogni essere umano.
“Volevo dire una cosa alla comunità LGBTQ+ qui in Italia. Siete davvero i più coraggiosi, siete i più gentili, siete un’ispirazione. Perché se succede una cosa di questo genere dobbiamo gridare al disastro. Voi dovete invece essere protetti a tutti i costi, come tutti gli esseri umani che vivono su questa Terra. Io continuerò a scrivere musica per voi, ma la cosa ancora più importante è che cercherò di lottare per voi”.
Lacrime trattenute a stento e commozione visibile sui suoi occhi e sul suo volto. Perché nella piazza di Milano, il giorno dopo le scene incredibili (con tanto di esultanza) da parte dei Senatori all’affossamento del ddl Zan, la sua canzone “Born this way” – “Nato così” – è stata scelta come un vero e proprio inno dai manifestanti. E tutto ciò non poteva che rinnovare la sua atavica battaglia in favore della comunità LGBTQ+. A livello mondiale.
(da agenzie)
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Novembre 15th, 2021 Riccardo Fucile
LA BAND ROMANA VINCE ANCHE AGLI MTV EMA 2021, IL CANTANTE: “L’ITALIA QUEST’ANNO HA VINTO IN TUTTI CAMPI, SALVO CHE SUI DIRITTI CIVILI DOVE RIMANIAMO INDIETRO”
Una vittoria, l’ennesima in questo anno d’oro per la musica, lo sport e la cultura
in Italia. E con l’ennesimo primato: si tratta della prima in una categoria internazionale negli MTV European Music Awards.
A fare la storia, come spesso gli è già capitato, sono i Maneskin: la band romana ha infatti trionfato come “Miglior gruppo rock” a livello europeo nel contest che si è tenuto domenica sera a Budapest, in Ungheria. E, oltre al premio, il pensiero di Damiano David su quanto accaduto negli ultimi 365 giorni (e non solo a livello personale) deve far riflettere.
Dopo aver ricevuto il premio, la band romana – già vincitrice dell’ultimo Festival della Canzone italiana di Sanremo e dell’Eurovision – ha festeggiato ricordando chi gli diceva che con la loro musica non avrebbero fatto strada. Una previsione errata, visto che i Maneskin – oggi – sono riconosciuti a livello internazionale e trasformano in oro ogni cosa che toccano. E lo si può ammirare dal coinvolgimento del pubblico ungherese durante la loro esibizione sul palco della Papp Laszlo Sportarena
E il luogo in cui è avvenuta questa ennesima consacrazione internazionale è molto importante: l’Ungheria. Quella terra in cui non sono riconosciuti i più basilari diritti alle coppie omosessuali e, più in generale, alla comunità LBGBTQ+. Ma Budapest e dintorni sono solo uno spaccato di questa società moderna, perché anche l’Italia è riuscita a mostrare il peggio. Anche in un anno dorato come questo. E tutto ciò è stato sottolineato da Damiano David dopo aver ricevuto l’ennesimo premio di questo 2021. Come riporta il quotidiano La Stampa, il cantante ha sottolineato quella linea – neanche troppo sottile – tra i successi e gli insuccessi (tangibili):
“Quest’anno, in particolare, bisogna andare fieri del nostro Paese per i risultati raggiunti non soltanto da noi, ma da tanti sportivi e personaggi della cultura. Peccato però per i diritti civili, dove continuiamo a rimanere indietro: e invece sarebbe stata la vittoria più importante”.
Il riferimento, ovviamente, è al ddl Zan affossato e a quello spettacolo pietoso dei senatori che si alzano in piedi, si applaudono, esultano, gridano e fanno versi come allo zoo all’approvazione della tagliola che ha fermato l’iter di approvazione del disegno di legge contro omotransfobia, misoginia e abilismo. Perché oltre ai trofei da mettere in bacheca, occorrono i diritti civili.
(da agenzie)
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Novembre 15th, 2021 Riccardo Fucile
DOPO LE DENUNCE DI STAMANE SULLA CHAT CIRCOLANO MINACCE CONTRO I MAGISTRATI
«Ci stanno dando la caccia. Stiamo attenti. La verità fa male a questo governo». Nella chat del canale Telegram Basta Dittatura, si è diffuso l’allarme: la mattina del 15 novmebre, in diverse zone del Paese, sono state fatte perquisizioni nei confronti di quei attivisti No vax che hanno istigato all’uso delle armi per fomentare la protesta contro i vaccini anti Coronavirus.
All’operazione, condotta dai magistrati torinesi specializzati in terrorismo, i leader di Basta Dittatura hanno risposto aizzando gli iscritti al canale a compiere un attentato alla procura: «Sapete cosa fare. Bisognerebbe andare tutti sotto il palazzo a lanciare bombe, così la smettono con questa dittatura».
Questo e altri messaggi sono al vaglio della Digos della questura di Torino. I No vax – ma anche i No Green pass che si muovono su Telegram -, in reazione ai 17 decreti di perquisizione della magistratura stanno preparando nuove proteste: «Potremmo organizzare gruppi di centinaia di persone – si legge nella chat di Basta dittatura – ed entrare senza mascherine in un centro commerciale. Ci rivolgiamo alle forze dell’ordine: state difendendo un governo che non è giusto, che sta facendo male. Il popolo si sta ribellando”
(da agenzie)
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Novembre 15th, 2021 Riccardo Fucile
17 PROVVEDIMENTI NEI CONFRONTI DI AFFILIATI A “BASTA DITTATURA”: CHI PARLA DI IMPICCAGIONI, FUCILAZIONI, MARCE SU ROMA E TERRORISMO
La Polizia sta eseguendo una serie di perquisizioni in diverse città italiane nei
confronti di No Vax e No Green Pass. Si tratta di 17 provvedimenti nei confronti dei più radicali affiliati al canale Telegram “Basta Dittatura”. Nei loro confronti sono ipotizzati, a vario titolo, i reati di istigazione a delinquere con l’aggravante del ricorso a strumenti telematici e di istigazione a disobbedire le leggi.
Un blitz che fa seguito all’Inchiesta di Repubblica di questi giorni che documenta le infiltrazioni di Forza Nuova nelle piazze No Vax per reclutare i più violenti e perseguire un piano per sovvertire il Paese e condizionare le scelte dei partiti politici.
Un piano portato avanti da Roberto Fiore e Giuliano Castellino, ora nel carcere di Poggioreale per l’assalto squadrista alla Cgil del 9 ottobre scorso e a cui lavoravano da almeno un anno e mezzo.
Una strategia mutuata dalle cellule terroristiche nere del passato, non certo sconosciute ai vertici di Forza Nuova: nascondersi dietro sigle apparentemente apolitiche, infiltrare i gruppi, fomentarli, scovarne al loro interno gli elementi più agitati, i più estremisti, disposti allo scontro di piazza.
E, come dimostrano i dialoghi sulla chat di Telegram “Movimento Umanità Libera” a rimediare un’arma, ad avere istruzioni su come esercitarsi e su come stampare una pistola con una stampante 3D.
L’operazione che ha portato alle perquisizioni di 17 No Vax ha coinvolto 16 città tra cui Ancona, Brescia, Cremona, Imperia, Milano, Pesaro Urbino, Pescara, Palermo, Pordenone, Roma, Salerno, Siena, Treviso, Trieste, Torino, Varese. E’ stata eseguita dalla polizia di Torino con i Compartimenti Polizia Postale e delle Digos territoriali, con il coordinamento del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni e dalla Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione
Le persquisizioni sono state eseguite nei confronti degli attivisti No Vax e No Green Pass più radicali e affiliati al canale Telegram “Basta Dittatura”, divenuto lo spazio web di maggiore riferimento nella galassia dei negazionisti del Covid-19. Il canale era già stato oggetto di un provvedimento giudiziario di sequestro e della decisione di chiusura da parte della stessa società in considerazione della gravità dei contenuti pubblicati.
“Basta Dittatura” negli scorsi mesi aveva raccolto decine di migliaia di iscritti ed era diventato il nodo di collegamento con tutti i principali spazi web di protesta, degradata via via in un persistente incitamento all’odio e alla commissione di gravi delitti. La propagazione virale dei messaggi ha determinato inoltre consistenti disagi nella gestione dell’ordine e sicurezza pubblica delle piazze.
Gli indagati avevano partecipato alla chat istigando sistematicamente all’utilizzo delle armi ed a compiere gravi atti illeciti contro le più alte cariche istituzionali, tra cui il presidente del Consiglio Draghi. Obbiettivi ricorrenti sono stati inoltre le forze dell’ordine, medici, scienziati, giornalisti e altri personaggi pubblici accusati di “asservimento” e “collaborazionismo” con la “dittatura” in atto.
Presa costantemente di mira con pesanti insulti anche tutta quella parte di popolazione che, vaccinandosi e osservando le regole di protezione personale, ha accettato di rendersi “schiava” dello Stato.
“Ci stanno dando la caccia. Stiamo attenti. La verità fa male a questo governo”. È uno dei commenti apparsi su alcune chat Telegram No Vax e No Green Pass dopo la notizia delle perquisizioni a carico degli attivisti della chat ‘Basta dittatura’. C’è anche chi propone nuove proteste
“Potremmo organizzare gruppi di centinaia di persone – si legge – ed entrare senza mascherine in un centro commerciale”
Le indagini sono state condotte per diverse settimane monitorando h 24 il canale di Telegram. Molti dei perquisiti risultavano già noti alle Forze dell’ordine sia per aver aderito a posizioni estremiste sia per precedenti reati quali resistenza a pubblico ufficiale, furto, rapina, estorsione ed in materia di stupefacenti. Tra gli indagati figurano però anche soggetti incensurati caduti nella spirale dell’odio online.
I contenuti e i toni sono risultati esasperati, con riferimenti espliciti a “impiccagioni”, “fucilazioni”, “gambizzazioni”, oltre ad allusioni dirette a “nuove marce su Roma” ed al terrorismo.
Tra gli identificati ci sono anche soggetti che avevano promosso blocchi autostradali e ferroviari nonchè attivisti resisi protagonisti di aggressioni di piazza alle forze dell’ordine impiegate per i servizi di ordine pubblico.
Le responsabilità dei 17 indagati verranno approfondite dall’autorità giudiziaria che ha ravvisato nei loro confronti le fattispecie di reato per istigazione a delinquere con l’aggravante del ricorso a strumenti telematici) e di istigazione a disobbedire le leggi.
(da agenzie)
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