DELL’UTRI E LE CHIAMATE PER IL QUIRINALE
“RENZI? HO TANTO AMICI, VECCHI E NUOVI”
«Vede, io ho tantissimi amici. Ho qualche amico vecchio, che mi porto dietro dal passato; e ho molti amici nuovi, che hanno stima di me. Con tutti loro parlo di tantissime cose, le più diverse tra loro».
Interpellato sull’ipotesi che abbia parlato direttamente con Matteo Renzi di un tema delicato come la corsa di Silvio Berlusconi alla presidenza della Repubblica, tra netta smentita e velata conferma, Marcello Dell’Utri sceglie la strada che porta alla seconda.
Berlusconi senz’altro è il più noto dei vecchi amici rimasti, Renzi potrebbe essere uno dei nuovi; e per quanto tutti e due escludano categoricamente di essersi visti in presenza del Cavaliere («Una palla totale», dice Dell’Utri), magari ad Arcore («Ci sono stato una volta nel 2009, com’è noto a tutti», la versione di Renzi), il filo rosso che lega entrambi rimane intatto, anche se telefonico.
La tela che parte dall’ex numero uno di Publitalia e arriva all’ex presidente del Consiglio sembra il remake, su scala decisamente minore, dell’asse su cui i renziani, attraverso Denis Verdini, costruirono anni fa con Berlusconi il «Patto del Nazareno» . Ora l’asticella si alza o si abbassa, a seconda dei punti di vista: i numeri parlamentari di cui si parla sono decisamente inferiori rispetto all’epoca; la posta in gioco, il Quirinale, decisamente più alta.
Impossibile sapere se Renzi abbia o meno lasciato intendere a Dell’Utri che si spenderebbe per la corsa del Cavaliere verso il Colle ; quel che è certo, come emerso nelle conversazioni tra il leader di Italia viva e i suoi sul dossier, è che gli orologi vanno sincronizzati all’inizio di gennaio, perché «sarà in quel momento che tutti verranno da noi a trattare».
Già, una trattativa, magari col centrodestra. Ma su che cosa? E soprattutto, su quale nome?
I renziani che hanno affrontato col loro leader il tema del Quirinale giurano che, tutte le volte che è uscito il nome di Berlusconi, Renzi si è lasciato andare a una riflessione più ampia. Della serie, «Berlusconi proverà a fare il king ma a un certo punto potrebbe rendersi conto che il colpo che può riuscirgli è quello del king maker».
Tradotto dal politichese, secondo una lettura decisamente in voga dentro Italia viva, una volta che si rendesse conto di non avere i numeri, il Cavaliere potrebbe farsi da parte per lanciare una candidatura con più margini di consenso, soprattutto a sinistra. Come Gianni Letta, per esempio. Dell’Utri nomi non ne fa. Ma una cosa la dice, e cioè che «per come lo conosco Berlusconi non è un velleitario, sa perfettamente il massimo che può ottenere e non si candiderebbe mai a un posto in cui non avrebbe speranze di essere eletto».
All’ultima riunione coi coordinatori regionali di Forza Italia a cui era presente anche Dell’Utri, la settimana scorsa, il presidente di Forza Italia si è mosso come se fosse in campo. Dando impressione di curare persino i dettagli, che tanto dettagli non sono, del voto per il Colle. «A voi che state sul territorio raccomando attenzione a quelli che manderete a Roma come delegati regionali. Ricordate che il loro voto, in seduta comune, vale quanto quello dei parlamentari…», ha ricordato a più riprese. E poi ci sono le telefonate, tante. E quel telefono in più, dell’ex numero uno di Publitalia, che ha ripreso a squillare come ai vecchi tempi. Tra qualche amico vecchio e, soprattutto, «tanti amici nuovi».
(da Il Corriere della Sera)
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