Febbraio 20th, 2022 Riccardo Fucile
L’ALLARME DELLE ASSOCIAZIONE DEI CONSUMATORI
Ci sono volute settimane per approvare un decreto taglia bollette che, secondo il
Quotidiano Nazionale, aiuterà pochissimo le famiglie e le imprese italiane. Si parla di appena 20 euro di risparmio al mese a fronte di aumenti spropositati nelle bollette di luce e gas.
Insomma un piccolo aiuto, talmente piccolo che non attenuerà di certo il dramma che stanno vivendo i cittadini italiani.
Il governo, che ha messo sul piatto altri 5,5 miliardi di euro per famiglie e imprese nel secondo trimestre del 2022, non potrà dare chissà quale sollievo: la cifra destinata alle famiglie è nello specifico di 2,7 miliardi che scende, di fatto, a 2,2 togliendo i circa 500 milioni di euro necessari per rafforzare i bonus sociali per le famiglie meno abbienti.
Secondo la Cgia, le famiglie dovranno farsi carico, nonostante i miliardi stanziati del governo, di un extra costo di 33,8 miliardi di euro nel primo semestre. Secondo l’Unione nazionale dei consumatori, in un anno le bollette sono aumentate addirittura del 129,5 per cento per l’elettricità e del 94,3 per il gas. Conti alla mano, si tratta di 441 euro in più per la luce e 657 per il gas.
I conti in tasca
L’ultimo intervento del governo, tanto atteso, dunque rischia di servire a poco. Anzitutto non riguarderà le bollette di questi mesi ma quelle relative ai consumi effettuati dall’1 aprile al 30 giugno.
L’intervento dovrebbe portare all’azzeramento degli oneri di sistema che, numeri alla mano, pesano per il 20 per cento sulle bollette della luce e del 5 per cento su quelle del gas, senza considerare poi la riduzione dell’Iva sul gas al 5 per cento. Insomma, l’incubo delle maxi bollette resta eccome al punto che alcuni ristoratori hanno già inscenato una protesta, in tutta Italia, spegnendo le luci dei propri locali e invitando tutti i propri clienti, per una sera, a cenare a lume di candela. E non certo per romanticismo.
Secondo Facile.it, dunque, gli aiuti del governo serviranno di fatto ad evitare l’ennesimo rincaro dei prezzi ad aprile 2022 con un mancato aumento di 28 euro a trimestre per la luce (su una spesa annua di 823 euro) e poco meno per il gas (su una spesa annua di 1.560 euro). Insomma, poco meno di 20 euro al mese.
(da agenzie)
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Febbraio 20th, 2022 Riccardo Fucile
COSTA: “CI SONO DELLE REGOLE CHE VANNO RISPETTATE. SONO CONTRARIO”… D’AMATO: “E’ TRISTE UN PAESE CHE SI DIMOSTRA DEBOLE CON I FORTI E FORTE CON I PIÙ DEBOLI”. E ANCHE L’EX CAPITANO AZZURRO DI COPPA DAVIS, CORRADO BARAZZUTTI NON CI STA: “NO A TRATTAMENTI DI FAVORE”
Gioca Djokovic o non gioca? Questo è il problema. Da ormai parecchi mesi, visto quanto è accaduto al campione serbo agli Australian Open. La storia però pare ripetersi anche in Italia, con l’avvicinarsi del Grande Tennis a Roma.
Il primo a dirsi contrario alla presenza del campione serbo agli Internazionali è Costa: «Non mi convincono le motivazioni con le quali la sottosegretaria alla presidenza del Consiglio con delega allo Sport, Valentina Vezzali, ha detto che Djokovic potrà partecipare agli Internazionali di tennis di Roma.
Ci sono delle regole che vanno rispettate finché ci sono. Io credo che”creando “dei varchi, permettendo delle deroghe, si finisca per dare dei messaggi sbagliati. Credo che dobbiamo essere tutti uguali di fronte alle regole, alle norme. E chi ha un grande seguito, chi può darci una mano in quest’opera, a maggior ragione deve dare il buon esempio. Quindi sono contrario alla presenza di Djokovic agli Internazionali di Roma».
Mentre l’assessore alla Sanità della Regione Lazio Alessio D’amato ha comunque voluto ribadire un principio etico: «E’ triste un Paese che si dimostra debole con i forti e forte con i più deboli. Diventa difficile chiedere ai cittadini di rispettare le regole, mentre una star del tennis può permettersi di non farlo. Le regole valgono per tutti».
Barazzutti, «no a trattamenti di favore»
«Sarei contento che Djokovic giocasse gli Internazionali di Roma, mi auguro però che ci siano tutti i presupposti perché possa farlo con assoluta regolarità, senza trattamenti di favore perché il messaggio sarebbe assolutamente negativo». Lo dice l’ex capitano azzurro di Coppa Davis, Corrado Barazzutti, tornando all’apertura del sottosegretario con delega allo Sport, Valentina Vezzali, nei confronti del tennista serbo
(da La Stampa)
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Febbraio 20th, 2022 Riccardo Fucile
IN BALLO LE RATE DA 40 MILIARDI DI FONDI EUROPEI
La delega fiscale, la concorrenza e la riforma del codice degli appalti sono le priorità per il
governo. Tre provvedimenti fondamentali per centrare i 102 obiettivi del 2022 previsti dal Recovery plan e incassare la seconda e la terza rata dei fondi europei, pari a 40 miliardi di euro.
La strada per realizzare le riforme è fitta di ostacoli e, senza l’impegno della maggioranza, i soldi di Bruxelles sono a rischio. Le misure sono ferme nelle Camere da quattro-cinque mesi, perciò il presidente del Consiglio Mario Draghi ha dovuto strigliare i partiti: in 130 giorni massimo bisogna approvare tutto
I parlamentari si aspettano un «cambio di metodo», un approccio meno verticistico da parte del premier, ma la prova del nove si avrà solo nel voto sugli emendamenti. È nelle commissioni che si creano maggioranze variabili, nonostante trattative e accordi estenuanti, ed è lì che su centinaia di votazioni all’esecutivo capita di andare sotto, com’è successo pochi giorni fa con il Milleproroghe.
Le tasse
Sul fisco l’intesa va ricostruita da zero, nonostante la delega sia stata approvata in Consiglio dei ministri il 5 ottobre scorso. La riforma è bloccata a Montecitorio anche perché la Lega si è sempre tenuta le mani libere.
I ministri del Carroccio, essendosi astenuti a Palazzo Chigi, hanno legittimato i loro deputati a puntare i piedi. Ma anche Forza Italia gioca di sponda con Matteo Salvini e Fratelli d’Italia. La madre di tutte le battaglie per il centrodestra è la revisione del catasto, che di fatto Draghi ha spostato al 2026.
Salvini però non si fida e pensa che la nuova mappatura degli immobili non sarà a saldo zero e comporterà un aumento delle tasse. Così il centrodestra ha presentato emendamenti per cancellare la revisione del catasto, mentre invece da sinistra, Leu chiede di anticiparla al 2023.
Tra le centinaia di emendamenti depositati, Salvini fa la voce grossa pure sulla flat tax, misura che è vista come fumo negli occhi da Pd e Leu e che il Tesoro ha puntualmente escluso ogni volta che è stata riproposta.
La Lega vorrebbe estendere la tassa piatta al 20% alle partite Iva che hanno redditi tra 65 e 100 mila euro, progetto avviato nel 2018 dal governo gialloverde e poi bocciato da quello giallorosso.
Le spiagge
Il ddl sulla concorrenza è un ginepraio inestricabile arrivato in Senato con grande ritardo. Il pressing delle lobby e le trasversali resistenze al cambiamento dei partiti l’hanno poi congelato. Il relatore del Pd, Stefano Collina, aveva annunciato il via libera del Senato entro la fine dell’estate tanto che la maggioranza, per prendere tempo, ha costruito un calendario con 90 audizioni.
Una tabella di marcia che ha fatto infuriare Draghi, costringendolo ad accelerare sui balneari. Il testo uscito dal Consiglio dei ministri del 15 febbraio fissa i parametri per mettere a gara gli stabilimenti dal 2024 e diventerà un emendamento al ddl
I partiti, però, hanno già annunciato un ampio intervento del Parlamento per venire incontro alle esigenze degli attuali titolari delle concessioni.
Il codice
Quello degli appalti è il dossier più delicato tecnicamente, vista la complessità della materia, dove la fanno da padrone i lobbisti che si aggirano in Parlamento. L’impegno del governo nel Piano di ripresa e resilienza si fondava su «regole chiare e procedure rapide», con un Codice più snello e meno complicazioni.
La delega a parole trova tutti d’accordo, ma poi scrivere le norme è un’altra cosa. Come insegna la storia recente, il codice del 2016 è stato modificato nel 2017, nel 2019 e nel 2020, senza considerare lo sblocca-cantieri e la cosiddetta regolamentazione secondaria dell’Anac.
Insomma, il lavoro è tanto e i tempi sono stretti. Il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà, intervistato a “Sabato Anch’ io” su Radio1, lo dice chiaramente: «Il percorso è molto difficile e va fatto in brevissimo tempo. Dobbiamo approvare le tre riforme entro il 30 giugno: saranno mesi cruciali per cambiare il Paese».
(da La Stampa)
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Febbraio 20th, 2022 Riccardo Fucile
È STATO CANDIDATO COME PRESIDENTE DELLA LEGA CALCIO, È IL NUMERO UNO DI CONFINDUSTRIA, E’ PURE PRESIDENTE DELLA FIERA DI MILANO, CIRCA 100 MILA EURO DI COMPENSO L’ANNO – BONOMI È ANCHE PRESIDENTE DI SIDAM, LA SOCIETÀ DI FORNITURE BIOMEDICALI LA CUI QUOTA DI MAGGIORANZA NEL SETTEMBRE 2020 È STATA ACQUISITA DAL FONDO MANDARIN CAPITAL
Che lavoro fa Carlo Bonomi? Qualcuno inizia a chiederselo, considerando la candidatura offertagli su un piatto d’argento dal presidente del Milan, Paolo Scaroni, alla presidenza della Lega calcio di Serie A e subito sfumata, poche settimane dopo che Il Sole 24 Ore aveva dato spazio agli appelli al governo per evitare il fallimento.
Un caso davvero particolare, considerando che né Bonomi ha commentato, com’è noto il presidente si trovava alle Maldive, né alcun commento è arrivato da Confindustria, nemmeno quando è stato chiesto direttamente.
I precedenti crearono molte più polemiche: Giorgio Fossa, nominato nel consiglio di amministrazione della Sea, la società degli aeroporti di Milano, dal sindaco, Gabriele Albertini, a sua volta imprenditore, per privatizzare la società pubblica, fu investito di accuse di conflitto di interessi.
Fossa fu nominato quando già il suo mandato era in scadenza, Bonomi è appena a metà del suo e intanto ha già un altro incarico, quello di presidente della Fiera di Milano, circa 100mila euro di compenso, su cui ancora una volta non si sono levate particolari contestazioni.
La sua nomina all’ente fieristico è arrivata quasi contemporaneamente al balzo alla presidenza di Confindustria e agli inizi del mandato solitamente il clima è da luna di miele: un mese dopo la nomina, la Sidam, società di forniture biomedicali di cui Bonomi è presidente, fu anche premiata dalla Confindustria di Bonomi, con il premio Pininfarina per l’innovazione.
La sua elezione nel 2020 rispondeva alla voglia dei grandi elettori del nord di riportare il timone della organizzazione degli industriali al settentrione e un presidente di Assolombarda ambizioso, ipercomunicatore, dalla battuta pronta e puntuta, faceva al caso loro.
Pochi mesi dopo le industrie dell’alimentare si sarebbero ricredute, con la maggioranza delle federazioni che forti dei proventi portati da pandemia e lockdown firmavano i rinnovi dei contratti coi sindacati, disubbidendo alla linea di Bonomi che considerava quei rinnovi aumenti troppo alti rispetto all’inflazione. Una frattura amplissima tra la teoria e i proclami politici del presidente e la pratica delle aziende che negoziavano coi lavoratori.
Le battute di Bonomi sugli scioperi «sbagliato», «mi rattrista», è «un rito identitario», hanno segnato il tempo della sua permanenza alla presidenza, più di altri risultati di sorta.
Le battute, però, non le fa solo Bonomi. Quelle sulla sua reale consistenza imprenditoriale sono frequenti, anche all’interno degli ambienti confindustriali. Per diversi anni Bonomi è stato a capo di una filiera di scatole cinesi che controllavano una piccola società di forniture biomedicali.
Ma negli ultimi anni l’assetto è cambiato molto, la sola cosa che non è cambiata è che Bonomi continua a non avere ruoli operativi, ma solo a sommare incarichi di presidenza. Attualmente oltre alla presidenza di Fiera e Confindustria, infatti, Bonomi è presidente di Sidam la società di forniture biomedicali la cui quota di maggioranza nel settembre 2020 è stata acquisita dal fondo Mandarin Capital di Alberto Forchielli.
A vendere era stata la Synopo, sempre riconducibile a Bonomi. Il presidente di Confindustria è rimasto però socio della Sidam tramite la Marsupium srl: in Marsupium Bonomi è presidente e detiene il 40 per cento del capitale tramite un’altra società, la Ocean srl. Della Ocean, di cui è ancora una volta presidente, Bonomi detiene un terzo del capitale, gli altri due terzi sono divisi equamente tra due dirigenti della Sidam.
Marsupium nel 2020 ha registrato un utile di 3,9 milioni di euro rispetto alla perdita di 4910 euro di fine 2019. Un ottimo risultato di cui però si spiegano le origini nel resoconto dell’assemblea 2021 riportata nei documenti di bilancio: «Il presidente (Bonomi, ndr) evidenzia che l’ottimo risultato raggiunto è da ricondurre principalmente alla vendita a favore di Stanislao srl della propria partecipazione in New Horizon srl – pari al 34 per cento del capitale di New Horizon srl – ed al conseguente investimento fatto in Medtech holding Spa rappresentative del 20,4 per cento del capitale».
Si dirà che è un ottima cosa lasciare una partecipazione poco redditizia e investire in una maggiormente redditizia, sono cose per cui ci vuole fiuto. Peccato che si tratti di giri di quote in società di cui sempre Bonomi gioca un ruolo: New Horizon srl è stata incorporata in Sidam nel marzo del 2021 e per questo la sua partecipazione nella stessa Sidam è stata annullata e data in capo al socio della Sidam che è appunto la Medtech holding Spa.
E chi è il presidente di Medtech holding Spa che controlla Sidam? Sempre Bonomi che ne è socio sia attraverso la Marsupium che in persona, l’altra socia è Annalisa Azzolini che è l’amministratrice delegata di Sidam, con una lunga tradizione di imprenditoria alle spalle visto che è la figlia del fondatore dell’azienda.
Nell’anno della pandemia il valore della produzione di Sidam è aumentato di 3,6 milioni da 14,2 milioni a 17,8 e i dipendenti cresciuti da 87 a 102. In più dal 17 gennaio 2022 Sidam ha incorporato la Btc medical europe srl che aveva acquisito nel 2016 e a dicembre di quest’anno ha acquisito anche la Emotec: il fatturato così sale a 26 milioni e i dipendenti a 130.
Secondo il comunicato di Mandarin Capital Partners, Emotec mantiene il suo storico amministratore delegato, Francesco Schittini, mentre Bonomi ne occupa la presidenza. Prima di essere acquisita da Sidam, secondo le visure camerali Emotec era controllata dalla microimpresa L’impronta srl, 5 dipendenti, e un presidente: indovinate chi?
Tra microimprese e giochi di partecipazioni, Bonomi è più un frequentatore di cda che un imprenditore. Forse è per questo che gli industriali di fronte all’incarico della Lega di serie A non hanno trovato niente da ridire.
(da Domani)
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Febbraio 20th, 2022 Riccardo Fucile
LA DONNA, CHE HA STUDIATO E VIVE IN ITALIA DA SEMPRE,“MI SEMBRA INGIUSTO CHE IO E IL MIO FIDANZATO NON POSSIAMO AVERE L’OPPORTUNITÀ DI COSTRUIRE IL NOSTRO FUTURO INSIEME SOLO PERCHÉ PORTO UN NOME STRANIERO…”
«Ci spiace, non affittiamo agli stranieri…». E’ l’incredibile risposta che si è sentita dare una
ragazza forlivese di 21 anni, originaria del Burkina Faso e con cittadinanza italiana, alla ricerca di un appartamento in affitto dove andare a vivere con il compagno di 25 anni.
La donna, dipendente dell’Electrolux con un contratto a tempo determinato, non ha alcun accento straniero, «così – racconta – ogni volta la telefonata comincia sempre con l’agente immobiliare gentilissimo, finché non mi chiede il nome».
A quel punto «il tono cambia, si fa più cauto e tutto si risolve sempre in un nulla di fatto».
Una vicenda di discriminazione – pubblicata dal Resto del Carlino di Forlì – , che si è ripetuta più volte da parte delle agenzie immobiliari. «In un’occasione, durante la telefonata – ricorda la donna – eravamo arrivati addirittura a fissare l’appuntamento per visitare una casa, ma appena ho pronunciato nome e cognome ha cancellato l’incontro».
Stando a quanto hanno riferito alla giovane donna di origine africana alcune delle agenzie interpellate, «molti proprietari di casa non hanno piacere di affittare agli stranieri»
«Nonostante capisca il loro punto di vista – commenta lei – continua a non sembrarmi giusto che si faccia di tutta l’erba un fascio. Vivo in Italia da sempre, ho frequentato tutte le scuole qui, lavoro qui. Mi sembra ingiusto che io e il mio fidanzato non possiamo avere l’opportunità di costruire il nostro futuro insieme solo perché porto un nome straniero».
Interpellato sulla vicenda, il segretario di Confedilizia Forlì-Cesena, Vincenzo Bongiorno, cerca buttare acqua sul fuoco: «C’è grande penuria di case disponibili e lo vediamo anche con persone italiane con un reddito regolare. Non credo sia un problema di razzismo, ma è una situazione generalizzata».
Tra le cause principali, secondo Bongiorno, il blocco degli sfratti durante la pandemia e una propensione a vendere invece che affittare da parte di chi ha una casa che non usa. Peccato però che la risposta data alla donna non parli di penuria di case, ma della sua provenienza: «Non affittiamo agli stranieri».
(da agenzie)
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Febbraio 20th, 2022 Riccardo Fucile
COMMERCIALIZZATO CON LO SLOGAN ”FUNZIONA COME QUELLO DI PAPA’ E MAMMA” E’ PERFETTAMENTE FUNZIONANTE, NON E’ UN’ARMA GIOCATTOLO
Negli Stati Uniti, Paese in cui si susseguono a ritmo pressoché quotidiano le stragi causate dall’utilizzo disinvolto di armi da fuoco, un produttore dell’Illinois ha presentato un fucile che imita l’AR-15 ma che è destinato all’utilizzo specifico per bambini.
L’arma è stata chiamata JR-15 ed è stata commercializzata con lo slogan “Funziona proprio come il fucile di mamma e papà”.
Il fucile d’assalto, il cui nome sta per Junior-15, è il 20 per cento più piccolo di un normale AR-15 e pesa meno di un chilo, ma il suo produttore, Wee1 Tactical, garantisce che l’arma ha la stessa potenza mortale della sua versione a grandezza naturale e destinata agli adulti.
Insomma, se avete pensato che si tratta di un fucile giocattolo siete completamente fuor strada: è un’arma vera e propria, perfettamente funzionante e in grado di uccidere.
Affinché non venga confuso con il “fratello maggiore” il fucile, che è destinato a dei ragazzini, è stato decorato con teschio e tibie incrociate e con un ciuccio, nelle versioni per maschietti e femminucce.
“È un’arma che permetta agli adulti di avvicinare i bambini allo sport del tiro in tutta sicurezza”, ha spiegato la società WEE1 Tactical. Fornito con caricatori da 5 o 10 colpi, il JR-15 viene venduto al prezzo di 389 dollari, ed è quindi economicamente molto accessibile.
Le previsioni di vendita del produttore sono ottimistiche, ma i sostenitori del controllo delle armi hanno reagito con orrore alla presentazione del piccolo fucile per bambini, specialmente dato il recente picco di stragi e violenze nelle scuole.
La versione per adulti del JR-15, il fucile d’assalto semiautomatico AR-15, è stato impiegato in 11 sparatorie di massa negli Stati Uniti dal 2012. Solo tra agosto e dicembre 2021 sono state 136 le sparatorie nei campus scolastici, ha scritto il gruppo Everytown for Gun Safety.
(da agenzie)
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