Destra di Popolo.net

UN GIOVANE RUSSO SU DUE E’ CONTRO LA GUERRA DI PUTIN

Marzo 2nd, 2022 Riccardo Fucile

IL SONDAGGIO INDIPENDENTE DI RUSSIAN FIELD

I giovani russi sono in buona parte contrari alla guerra ed hanno anche il coraggio di dirlo rispondendo ai sondaggi telefonici, nonostante gli interventi contro i dissidenti del Cremlino stiano diventando ancor più feroci in queste ore. In uno studio indipendente, al quale ha partecipato anche l’attivista Maxim Katz, la società russa specializzata in sondaggi Russian Field ha cercato di studiare il sentimento della popolazione sul conflitto in corso in Ucraina.
Considerando la propaganda in atto all’interno del paese, i risultati sono particolarmente interessanti perché la popolazione più giovane e istruita è anche quella più critica con l’invasione dell’Ucraina.
A sostenere Putin e la sua politica estera sono soprattutto gli anziani. Russian Field è considerato un gruppo di ricerca indipendente che, infatti, generalmente ha lavorato all’analisi di dati di partiti appartenenti all’opposizione al presidente Vladimir Putin.
I ricercatori si dicono particolarmente soddisfatti del campione raggiunto: stando al loro rapporto, lo studio è stato condotto su 2000 persone (secondo gli analisti il margine di errore massimo è del 2,5%) e viene definito particolarmente preciso sui risultati nei distretti federali
L’operazione in Ucraina
Ovvio che in situazioni come queste e in un paese in cui il controllo dell’opinione pubblica arriva a livelli paranoici i sondaggi di opinione vadano presi con molta prudenza.
Ma i dati pubblicati da Russian Field sono comunque interessanti.
Ad esempio, a proposito dell’operazione in Ucraina, i sondaggisti stimano che il 58,8% del totale degli intervistati sostenga l’aggressione russa.
Ma i dati cambiano, e molto, a secondo dell’età dell’intervistato. Tra i giovani nella fascia 18-29 il sostegno è di poco superiore al 40%, 41,7%, mentre i contrari sono il 49,9%.
I contrari al conflitto sono tanti anche nella fascia d’opinione successiva, quella che va dai 30 ai 44 anni, 41% contro il 50,7% di favorevoli.
Solo tra i russi con più di 60 anni di età, l’appoggio all’operazione militare arriva al 72,8%, ma nel complesso quasi la metà degli intervistati di età compresa tra i 18 e i 44 anni ha dato una valutazione negativa dell’operazione in Ucraina.
L’altra connessione interessante è con il livello di istruzione: metà di coloro che hanno dato un giudizio totalmente negativo dell’operazione è laureata, un terzo ha iniziato ma non ha completato l’università. Mentre la grande maggioranza di chi non ha neppure il diploma superiore (75%) è favorevole alla guerra.
(da Open)

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HANNO TOPPATO ANCHE I SERVIZI SEGRETI RUSSI

Marzo 2nd, 2022 Riccardo Fucile

DIETRO ALLA SOTTOVALUTAZIONE DELLA RESISTENZA UCRAINA CI SAREBBE STATO UN SONDAGGIO, COMMISSIONATO DALL’FSB, L’EREDE DEL KGB: MOSTRAVA UNA SOCIETÀ UCRAINA DIVISA, SCORAGGIATA, CON ZELENSKY AL 27% DI GRADIMENTO

Il think tank inglese Rusi sostiene che dietro alla clamorosa sottovalutazione della resistenza ucraina ci sia stato un sondaggio, commissionato dal nono direttorato dell’Fsb, l’erede del Kgb: mostrava una società ucraina divisa, scoraggiata, con Volodymyr Zelensky al 27% di gradimento.
Al Cremlino non sanno giudicare una democrazia: le elezioni si vincono con percentuali bulgare, i sondaggi mostrano sempre un appoggio entusiasta ai vertici, e così un leader che è in testa ai sondaggi della popolarità con “solo” un quarto dei voti viene considerato un debole fallito.
Una dittatura patisce sempre dell’assenza del feedback negativo, nessuno ha il coraggio di riferire informazioni sgradite al capo supremo, e quello che chiunque fosse stato per un giorno a Kyiv sapeva – che gli ucraini potevano essere divisi sui leader, i partiti e le idee, ma unanimi nell’amore per l’indipendenza nazionale – si è trasformato in qualche passaggio moscovita nelle rassicurazioni che non vedevano l’ora di tornare sotto la mano del Cremlino.
Nonostante gli studi di marxismo obbligatori all’epoca sovietica, Putin si mostra un pessimo allievo che continua a non comprendere che è l’esistenza a condizionare la coscienza e non il contrario.
E così la Duma approva il carcere per chi “diffonde fake” sulla guerra, che non si può nemmeno chiamare “guerra”, pena la censura. Ieri la magistratura ha oscurato la storica radio Eco di Mosca, che nemmeno i golpisti comunisti nell’agosto del 1991 avevano osato chiudere, e la tv via cavo Dozhd, le ultime emittenti che tra mille difficoltà cercavano di fare informazione.
Con un’ostinazione orwelliana il Cremlino insiste a tacitare qualunque voce non allineata, ordinando “misure esaustive” contro chi diffonde informazioni e chiama alla protesta in piazza.
L’ultimo bersaglio è Wikipedia, minacciata di oscuramento per la sua voce sulla guerra in Ucraina, mentre la durata dei talk show propagandistici in tv viene raddoppiata. Per informare i russi di quello che sta accadendo però bastano i tabelloni dei cambivaluta, i terminal dei bancomat con i contanti esauriti e gli schermi dei voli verso l’Europa e l’America cancellati.
Il governo ha ordinato agli 80 mila turisti rimasti all’estero di rientrare in patria con i propri mezzi, mentre gli aerei per Istanbul ed Erevan, o altre destinazioni non ancora bloccate, sono pieni di chi preferisce fuggire, anche se Putin ha vietato di portare fuori più di 10 mila dollari in contanti (e di trasferire soldi all’estero). Le frontiere per ora sono aperte, ma per il resto la Russia si sta trasformando rapidamente in una nuova Unione Sovietica.
Non ci saranno più carte di credito, né mutui, sostituiti dai contanti nascosti nel materasso. Non ci saranno più prime visioni di Hollywood, che ha sospeso la distribuzione nelle sale russe. Non ci saranno più auto di lusso: Bmw, Mercedes, Volvo e GM hanno fermato le esportazioni, e i marchi rimasti sul mercato stanno aumentando vertiginosamente i prezzi, per cercare di fare fronte alla previsione dell’inflazione che si aggira intorno al 20-30%.
Ma il colpo finale è arrivato dalle maggiori società di container internazionali, come la Maersk: senza di loro, il traffico merci con la Russia viene praticamente annientato.
Dare ordini ai mercati di non cadere troppo, in questo disastro, sembra quasi un sintomo di follia. Ma il governo di Mishustin va oltre, e stanzia fino a un trilione di rubli dal fondo della ricchezza nazionale per sostenere i titoli russi in picchiata. È il “tesoretto” petrolifero accumulato negli anni, che Putin si era rifiutato di utilizzare per proteggere i russi dal Covid.
Oggi, dopo un milione di morti per coronavirus, il fondo viene aperto per salvare dalla miseria gli oligarchi di Stato. Se il collasso dei mercati proseguirà, una somma astronomica tolta ai contribuenti verrà polverizzata. Se si fermerà, lo Stato russo avrà acquistato a prezzi stracciati i big dell’economia, in una meganazionalizzazione che riporterà definitivamente l’Urss per la quale Putin e i suoi elettori provavano tanta nostalgia.
(da la Stampa)

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A CARTE SCOPERTE

Marzo 2nd, 2022 Riccardo Fucile

PUTIN SI VUOLE PRENDERE L’UCRAINA NON PERCHE’ L’OCCIDENTE E’ OSTILE, MA PERCHE’ NON LO E’ ABBASTANZA

L’Articolo della Vittoria, apparso per errore sui siti statali russi con un anticipo financo eccessivo rispetto alla realtà, ha il merito di togliere la maschera a Putin e, si spera, le fette di salame dagli occhi di qualche relativista di casa nostra.
Vi si legge che l’Ucraina è tornata alla Grande Madre Russia perché America ed Europa non hanno avuto la forza di trattenerla nella loro sfera di influenza e che questa guerra sancisce la fine del dominio occidentale sul mondo.
Ma come? Qui qualcuno ci aveva spiegato che il conflitto era stato propiziato dall’arroganza miope dell’Occidente e che per evitarlo sarebbe bastato far arretrare la Nato, meglio ancora dissolverla in uno sbadiglio.
Il fatto che fossero stati proprio i Paesi dell’ex Patto di Varsavia a volersi mettere sotto l’ombrello atlantico era evidentemente il frutto di un’ipnosi collettiva. Da una simile ricostruzione Putin ne usciva come un attaccabrighe, certo. Ma un attaccabrighe che si era limitato a reagire a una provocazione.
Questo perenne tormentarsi dell’Occidente con i sensi di colpa va persino a suo onore. Però la ricerca ostinata delle cause ultime spetta agli storici. Esercitata dai contemporanei, assomiglia a un alibi per giustificare la resa alle ragioni del bullo di turno.
La banale realtà è quella illustrata dall’articolo uscito precocemente sui siti russi. Putin ha deciso di papparsi l’Ucraina, e non perché l’Occidente era troppo ostile, ma perché lui ha avuto l’impressione che non lo fosse abbastanza.
(da Corriere della Sera)

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BLOCCATI NEI PORTI DI SANREMO E IMPERIA I MAXI YACHT DEGLI OLIGARCHI RUSSI AMICI DI PUTIN

Marzo 2nd, 2022 Riccardo Fucile

A PORTOSOLE È ORMEGGIATO IL “LENA”, UN 40 METRI DI GENNADY TIMCHENKO BATTENTE BANDIERE DELLE ISOLA VERGINI. A IMPERIA IL “LADY M”, 60 METRI, DI ALEXEY MORDASHOV

I maxi yacht di oligarchi russi, amici stretti del presidente Putin e tra gli uomini più ricchi del mondo, sono bloccati nei porti turistici di Sanremo e Imperia.
Il provvedimento che vede il congelamento dei beni non è stato ancora notificato ai comandanti che comunque sono stati “informati” che sarebbe meglio non lasciassero gli ormeggi.
Anche perchè l’unica cosa certa fino a questo momento è che i nomi dei proprietari delle imbarcazioni sono comparsi nella black list approvata dagli Usa e da tutti i Paesi che hanno condannato l’invasione dell’Ucraina. I transponder di posizione delle due imbarcazioni sono spenti.
Batte bandiera delle Isole Vergini lo maxi yacht da 40 metri di proprietà di Gennady Timchenko. Questa mattina guardie del corpo in un Suv nero erano parcheggiate vicino all’imbarcazione, con il portellone di poppa lasciato aperto per cercare di evitare si leggesse il nome della barca.
Il “Lena” è stato costruito nel 2010 per Timchenko. Vista lunghezza e stazza (700 tonnellate) è ritenuta tra i multimiliardari una “barchetta” ma ha dotazioni di lusso, cabine dotate di ogni comfort, dotazioni hi tech per un collegamento in tempo reale con tutto il mondo.
Timchenko, 69 anni, è stato fondatore del gruppo di investimento privato Volga Group che a sua volta è nel business del gas naturale con Novatek.
E’ un amico intimo di Putin, che conosce dal 1990, quando ottenne da lui la licenza per l’esportazione del petrolio russo.
E’ considerato da Bloomberg come il 96° uomini più ricchi del mondo, il sesto di tutta la Russia. Il nome del maxi yacht è un omaggio alla moglie Elena con la quale ha tre figli, una delle quali sposata con il figlio del ministro dei trasporti di Putin (la sua famiglia vive in Svizzera).
L’altro maxi yacht bloccato in Riviera è il “Lady M” dell’oligarca Alexey Mordashov, 56 anni, proprietario del pacchetto di maggioranza di Severstal, società che opera nel settore energia, dei metalli e delle miniere, co-proprietario della Rossiya Bank, stimato di un patrimonio personale di 23 miliardi di dollari, per Forbes è il quarto uomo più ricco di Russia (la sua famiglia è la più ricca del Paese con oltre 29 miliardi). Negli anni Duemila è stato protagonista di una serie di investimenti negli Usa (dai quali si è disimpegnato nel 2011).
E’ sponsor del teatro Bolshoi, del Film Festival di Mosca, della squadra maschile russa di scacchi. Si è sposato due volte e ha tre figli. Il “Lady M” è un maxi yacht da 60 metri realizzato dai cantieri statunitensi Palmer Johnson nel 2014 e caratterizzato sulla prua dalla sagoma di un giaguaro. E’ dotato di sei suites in grado di ospitare 12 persone (con 14 membri di equipaggio).
(da agenzie)

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ANCHE DEPARDIEU SCARICA IL SUO AMICO PUTIN

Marzo 2nd, 2022 Riccardo Fucile

“FERMA QUESTA GUERRA“

Per anni lo ha esaltato per la sua visione politica e per la guida “democratica” della Russia.
Un’ammirazione oltre confine (e non solo per avergli concesso il passaporto e la cittadinanza russa per fuggire all’aumento delle tasse per i ricchi in Francia nel 2013. Insomma, un’amicizia che lo ha portato anche a paragoni azzardati, come quello fatto con Giovanni Paolo II. Ma l’invasione e la guerra all’Ucraina ha fatto traboccare quel vaso che risponde al nome di Gerard Depardieu.
Intervistato da AFP, l’attore francese non usa mezzi termini per chiedere al suo “amico” di smetterla di mostrare i muscoli (provocando morte e distruzione) all’Ucraina e al Mondo intero e di ritirare quelle truppe che hanno iniziato l’invasione all’alba di giovedì 24 febbraio colpendo, con una continua pioggia di missili, non solo obiettivi militari ma anche civili.
“Russia e Ucraina sono sempre stati paesi fratelli. Sono contrario a questa guerra fratricida e dico ‘ferma le armi e negozia!’”.
Perché, come giudicato dalla maggior parte della popolazione mondiale, la mossa di Putin appare senza senso e priva di qualsiasi razionalità.
E ora anche Gerard Depardieu, che nella sua vita non ha lesinato parole di ammirazione nei suoi confronti, ha deciso di sedersi dal lato opposto di quel fiume fatto di follia militare, chiedendo la fine del conflitto armato e la soluzione per via diplomatica.
Lo stesso attore, infatti, ha ricordato come nella storia Russia e Ucraina siano stati Paesi fratelli, anche se negli ultimi anni le tensioni politiche si sono trasformate in tensioni sociali. Come testimoniato dalle minacce, dall’invasione, dalle bombe, dai missili e dai morti provocati.
Eppure s’erano tanto amati. Perché nel 2013, nel bel mezzo delle polemiche sul nuovo regime di tassazione per i “ricchi” in Francia, Vladimir Putin aveva aperto le porte all’attore transalpino che, dunque, aveva ottenuto la cittadinanza e il passaporto russo (non proprio un qualcosa che può accadere tutti i giorni). Una mossa che provocò una tensione diplomatica tra i due Paesi. Battaglie dialettiche che, alla luce di quel che sta accadendo oggi, sembrano inezie.
(da agenzie)

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CHI E’ OLENA ZELENSKA, LA MOGLIE DEL PRESIDENTE UCRAINO CHE LOTTA A FIANCO DEL MARITO

Marzo 2nd, 2022 Riccardo Fucile

ARCHITETTO E SCRITTRICE, UNA VERA PATRIOTA

Sui social rende omaggio alle “donne incredibili, volto della resistenza ucraina”, e assicura che “ci sarà la vittoria”. Olena Zelenska, moglie del presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy, usa il suo seguito su Instagram per rassicurare la popolazione. Nata a Kryvyj Rih nel 1978, Zelenska è architetta e scrittrice.
Ha studiato alla Facoltà di Ingegneria Civile della Kryvyi Rih National University, ed è diventata sceneggiatrice e autrice per Studio Quarter 95, un’emittente televisiva statale.
Anche lei è nel mirino di Putin: “Sono Olena Zelenska, sono la moglie del presidente ucraino Volodmymr Zelensky. Ci siamo sposati nel 2003. Nel 2004 è nata nostra figlia Oleksandra. Nel 2013 è nato nostro figlio Kyrylo. Sono una scrittrice e un architetto. E sono anche sotto la minaccia di morte del signor Putin”, ha scritto in uno dei suoi post. Ma ha deciso di rimanere in Ucraina con i due figli per sostenere il marito e il popolo ucraino e al momento si trova in una località segreta, come riferito da diversi media internazionali.
Olena e Volodymyr si sono conosciuti quando all’università, condividendo la passione per l’intrattenimento televisivo. Dopo il matrimonio Zelensky ha fondato la sua casa di produzione televisiva. Nel 2019, la rivista Focus l’ha inserita nella lista delle persone più influenti dell’Ucraina. È stata copertina di Vogue Ucraina, ha un ruolo nell’attivismo sociale e promuove stile di vita salutare.
È impegnata con l’Unicef e in programmi con diverse istituzioni culturali del suo Paese. Solo poche settimane aveva pubblicato un video di San Valentino in cui baciava suo marito e insieme dicevano “Amiamoci e amiamo l’Ucraina”.
Il tenore dei suoi post è ovviamente cambiato. L’ultimo ritrae il bimbi nato nella metropolitana di Kyiv durante i bombardamenti con il commento: “Questo doveva accadere in condizioni completamente diverse, sotto un cielo pacifico. Ma l’importante è che, nonostante la guerra, c’erano medici e persone nelle strade insieme a lei. Sarà protetta e difesa. Perché siamo incredibili, cari compatrioti!”.
(da agenzie)

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IL SOLDATO RUSSO CHE SI ARRENDE E VIENE RIFOCILLATO DAGLI UCRAINI

Marzo 2nd, 2022 Riccardo Fucile

GLI E’ STATO PERMESSO DI FARE UNA VIDEO-CHIAMATA A SUA MADRE

Storie che arrivano da quella terra sprofondata da quella guerra esplosa dopo anni di sintomi impercettibili agli occhi dell’opinione pubblica, ma molto ben visibili nelle intenzioni di chi ha deciso di minacciare, invadere e agire contro l’Ucraina.
Come quella del soldato russo che si è arreso dopo i primi giorni di conflitto armato, dopo i primi giorni di quell’assalto su più fronti e con missili che hanno colpito obiettivi militari e civili, provocando morte e distruzione.
Il giovane militare è stato fermato e ha deciso di arrendersi. Simbolo di una guerra sbagliata (come lo sono tutte) e di un’invio massiccio di truppe per la volontà di quell’uomo solo al comando che porta il nome di Vladimir Putin.
Il soldato, nel gelo dell’Ucraina, è stato “soccorso” da chi era lì. Nelle immagini (c’è anche un video che racconta quei momenti) lo si vede circondato da persone che, dopo avergli dato del tè caldo gli passano anche del cibo. Lo aiutano a rifocillarsi.
Poi una donna, con in mano uno smartphone, gli consente di fare una video-chiamata alla madre. Il giovane la saluta, con le lacrime agli occhi, e le invia un bacio.
Il tutto mentre la donna ucraina rassicura la madre: “Non preoccuparti Natasha, è vivo e vegeto. Riceverai una chiamata più tardi”.
Abbiamo scelto di raccontare questa storia perché quella del soldato russo arreso e rifocillato dai cittadini ucraini è l’altra faccia della medaglia di questa vicenda. C’è un video (oltre all’immagine che abbiamo provveduto a oscurare), ma non lo mostreremo. Perché quel militare rischia di essere accusato di diserzione dalla Russia (con annessa conseguenze). Ma anche perché la Terza Convenzione di Ginevra spiega come immagini di questo tipo non debbano essere diffuse, proprio a tutela dei soldati. Perché per raccontare queste storie non servono immagini. Bastano le parole.
(da agenzie)

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L’EX VICEMINISTRO RUSSO: “UN CONSIGLIO AI LEADER OCCIDENTALI? PREPARATEVI AD AFFRONTARE PUTIN, NON SI FERMERA’“

Marzo 2nd, 2022 Riccardo Fucile

“SMETTETE DI AVER PAURA DEL CONTRASTO“

“Il mio consiglio ai leader occidentali? Smettete di avere paura del contrasto con Putin e preparatevi ad affrontarlo perché lui ha già scelto questa via e non si fermerà”. Vladimir Milov è uno dei consiglieri del leader dell’opposizione russa, Alexei Navalny.
Questa mattina è arrivato a Milano per partecipare all’inaugurazione della mostra “Sacharov – I diritti umani nel cuore dell’Europa” al Luiss Hub di Milano organizzata sotto l’alto patrocinio del Parlamento Europeo e grazie al supporto del Comieco.
“Il modo in cui Putin fa politica mi fa pensare che un contrasto diretto tra Putin e i paesi Nato sia inevitabile prima o poi. Lui non si fermerà di fronte ai massacri, l’Ucraina è solo il primo passo” ha affermato Milov che dopo aver ricoperto il ruolo di viceministro durante il primo mandato presidenziale di Putin nel 2002 è passato all’opposizione finendo anche in carcere.
“Putin sta combattendo due guerre: contro l’Ucraina e contro il popolo russo che lotta per la libertà e viene incarcerato” spiega Milov che ha ricordato gli oltre settemila arresti che ci sono stati in Russia in questi giorni per le proteste contro la guerra.
E quando gli si chiede se il leader russo potrà cadere grazie ai movimenti di protesta dal basso o per congetture da pezzi del governo risponde così: “Lui governa da oltre vent’anni e si è circondato di “yes man” eliminando le voci contrarie attorno a lui. Penso che saranno i movimenti dal basso a farlo cadere. Dobbiamo incrementare la pressione. In questi giorni sono scesi in piazza decine di migliaia di persone e credetemi, ne vedremo sempre di più”.
(da agenzie)

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RUSSIA, BAMBINI ARRESTATI PER AVER MANIFESTATO CONTRO L’AGGRESSIONE MILITARE ALL’UCRAINA

Marzo 2nd, 2022 Riccardo Fucile

IN POCHI GIORNI IL REGIME HA ARRESTATO SEIMILA PERSONE

In molte foto circolate sui social, si vedono alcuni bambini russi che sono stati arrestati dalla polizia per aver manifestato contro la guerra.
Il Ministro degli esteri ucraino, Dmytro Kuleba, ha twittato: “Putin è in guerra con i bambini. In Ucraina, dove i suoi missili hanno colpito asili e orfanotrofi, e anche in Russia”.
In questi primi sei giorni di guerra, sono oltre 6000 i cittadini russi che sono stati arrestati per aver protestato pacificamente contro la guerra.
In Russia, i canali di informazione stanno continuando a chiamare l’invasione in Ucraina una ‘missione militare’ e si diffondono immagini delle città ucraine dove la vita scorre normalmente. Il regime di Putin sta negando i bombardamenti sui civili.
(da agenzie)

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