Gennaio 4th, 2024 Riccardo Fucile
“IO QUELLA PISTOLA NON L’HO NEPPURE MAI VISTA, FIGURIAMOCI SE L’HO TOCCATA. COME FA UN PARLAMENTARE A DIRE UNA BUGIA SIMILE? CI SONO I TESTIMONI, HANNO VISTO TUTTO”… IL 31ENNE (CHE NON RIESCE A CAMMINARE) È PRONTO A QUERELARE. E LUNEDÌ VEDRÀ IL SUO AVVOCATO E POI ANDRA’ IN PROCURA
Si affaccia alla porta finestra per un attimo. È in piedi, le braccia si
sorreggono su un paio di stampelle dall’impugnatura verde acido. Indossa una felpa e pantaloni neri di una tuta Adidas. Alle orecchie un paio di auricolari Airpods. Lo sguardo è provato, dice di non voler parlare, poi richiude il vetro alle sue spalle e si allontana zoppicando.
Dietro alla finestra al primo piano, oltre l’inferriata marrone del balcone, si vedono i giochi dei suoi due bambini. Luca Campana, 31 anni, di Candelo (a 5 chilometri da Biella) porta addosso i segni dello sparo di Capodanno.
«È provato, non riesce a camminare, stiamo facendo il possibile perché guarisca in fretta», dicono i parenti chiusi in casa con lui insieme agli amici della coppia. Ma se le condizioni fisiche sono precarie ancora peggio sono quelle psicologiche. E non solo per lo choc di quanto accaduto la notte di Capodanno: colpito a una gamba da un proiettile «vagante» a una festa alla quale partecipava insieme alla moglie e ai due bambini.
Le dichiarazioni del deputato di Fratelli d’Italia Emanuele Pozzolo («Non avevo io la pistola, l’arma è caduta a terra, il colpo è partito a chi ha raccolto il revolver dal pavimento: si è sparato da solo») ieri mattina hanno fatto sobbalzare il 31enne. «Io quella pistola non l’ho neppure mai vista, figuriamoci se l’ho toccata. Come fa un parlamentare a dire una bugia simile? Ci sono i testimoni, hanno visto tutto». Uno sfogo amaro per chi oggi ha avuto la sensazione di essere stato vittima due volte.
Il suo legale, l’avvocato Marco Romanello, non ha ancora presentato querela in Procura. Un atto decisivo per permettere ai magistrati di procedere contro Pozzolo per il reato di lesioni colpose. I pm comunque indagano d’ufficio per esplosioni pericolose e omessa custodia dell’arma. Romanello incontrerà di persona lunedì il giovane ferito: «In quel momento faremo le nostre valutazioni, abbiamo 60 giorni di tempo. Non ho ancora avuto modo di parlare con calma con Luca. È sotto choc e adesso ha bisogno di stare tranquillo», spiega il legale.
Luca Campana è il genero del caposcorta del sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, sempre di Fratelli d’Italia. Era stato lui ad invitarli domenica sera all’ex asilo nido di Rosazza, sede della Pro loco, dove Delmastro e la sorella Francesca (che è sindaca del paese della Valle Cervo) aveva organizzato un piccolo veglione di San Silvestro.
Un evento «privato» e «casalingo» con il cibo portato da casa dagli invitati, poco più di una ventina. Non un appuntamento aperto al pubblico tanto che neppure era stata fatta la segnalazione alla Questura di Biella sulla presenza del sottosegretario e della sua scorta. Tutti i commensali avevano portato i bambini. E anche Luca Campana e la moglie Valentina si erano presentati con i due figli. Quando è partito lo sparo loro erano in un’altra area del palazzo. Non hanno assistito direttamente al ferimento del papà e alle concitate fasi dei soccorsi. Però hanno sentito il colpo, confuso con quello di fuochi d’artificio e petardi.
(da agenzie)
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Gennaio 4th, 2024 Riccardo Fucile
“NON E’ CONGENIATA IN MODO TALE CHE POSSA PARTIRE UN COLPO ACCIDENTALMENTE”
Mentre l’inchiesta sullo sparo di Capodanno coordinata dalla procura di Biella è ancora nella fase embrionale, la dichiarazione spontanea resa ai carabinieri dal deputato di Fratelli d’Italia Emanuele Pozzolo (“la pistola è caduta in terra, il ferito l’ha raccolta ed è partito il colpo”) solleva un quesito, banale quanto sostanziale.
La North american arms, la mini-pistola da borsetta calibro 22 di Pozzolo che ha sparato la notte di Capodanno nella sala della Proloco di Rosazza, ferendo alla coscia sinistra Luca Campana, 31 anni, elettricista specializzato e genero del capo scorta del sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove, è congeniata in maniera tale che il colpo possa partire accidentalmente? Insomma, la pistola avrebbe potuto sparare da sola?
La risposta degli investigatori è secca: “no”. Questo proprio in virtù della meccanica di quel particolare modello di pistola. Per quanto piccola, della grandezza di un accendino, capace di stare nel palmo di una mano, la North american arms è pur sempre un revolver a tamburo. Per armare il colpo in canna è necessario alzare il ‘cane’, premendo forte verso il basso, con il pollice, la leva appena sopra il calcio. Solo così si inserisce il colpo in canna. Dopodiché occorre tirare il grilletto per azionare il percussore sul proiettile e far partire lo sparo.
Secondo i primi rilievi, il colpo che ha ferito Campana sarebbe stato esploso con l’arma parallela al pavimento, da un’altezza di almeno 80 centimetri o un metro: una traiettoria compatibile con una persona che impugna il revolver da seduta, non con l’arma posata sul pavimento. Men che meno il ferimento di Campana sarebbe compatibile con una traiettoria da rimbalzo.
Tornando al quesito iniziale e alla conformazione della pistola, occorre aggiungere la seconda riflessione degli investigatori. La North american arms è un revolver a tamburo, non una semiautomatica per armare la quale occorre tirare indietro il carrello sul dorso della pistola che ha due funzioni: da una parte, dopo ogni colpo, estrae dalla camera di sparo il bossolo ormai spento, dall’altra porta un nuovo proiettile presente nel caricatore sotto il calcio nella camera di cartuccia, pronta a esplodere un nuovo colpo.
Se la pistola di Pozzolo fosse stata una semiautomatica, secondo gli esperti dell’Arma un caduta accidentale avrebbe anche potuto ingenerare l’esplosione del colpo. Cosa tecnicamente impossibile, invece, per una pistola a tamburo con il cane abbassato.
Qualcuno insomma, ha armato la pistola e ha tirato il grilletto. Per il momento almeno due testimoni inchiodano Pozzolo.
(da Open)
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Gennaio 4th, 2024 Riccardo Fucile
L’ECONOMIA SOMMERSA VALE 173 MILIARDI DI EURO, IL 9,5% DEL PIL… SOTTOFATTURAZIONE E LAVORO IRREGOLARE LE PRIME CAUSE
Nel 2021, l’evasione ha tolto allo Stato italiano 83,6 miliardi di euro.
Questo è il dato più aggiornato e comunicato ieri dal ministero dell’Economia in un aggiornamento della Relazione sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva.
Gli 83,6 miliardi sono il cosiddetto tax gap, cioè la differenza tra quanto lo Stato si aspetterebbe di incassare e quanto invece viene versato davvero.
Nel 2021, per la precisione, mancavano 73,2 miliardi di entrate tributarie e 10,4 miliardi di evasione contributiva. Per un totale, appunto, di 83,6 miliardi di euro.
Sono due i motivi principali che hanno contribuito al valore aggiunto dell’economia sommersa. Da sola, la sotto-fatturazione vale il 52,6% del totale, più della metà. L’impiego irregolare di lavoratori, invece, ha contribuito per il 39,2%: c’è stato l’equivalente di 2,99 milioni di lavoratori a tempo pieno in nero. Hanno avuto un peso molto più ridotto (8,3%) le mance e gli affitti in nero.
In generale, anche l’economia sommersa è ‘ripartita’ dopo la pandemia: il suo valore aggiunto è arrivato a 173,9 miliardi di euro, ovvero 16,5 miliardi in più del 2020. Il sommerso è stato pari al 9,5% del Pil italiano, proprio come nel 2020.
In numeri assoluti, un tax gap che non è sceso è quello dell’Irpef. Al contrario, la differenza tra quanto ci si aspettava e quanto lo Stato ha incassato è salita di circa 2 miliardi di euro. In gran parte, questo è legato all’Irpef che avrebbero dovuto versare i lavoratori autonomi e le imprese in regime di flat tax.
Guardando ai singoli settori, è leggermente sceso il sommerso (-1,2 punti percentuali) in diversi ambiti che normalmente sono critici da questo punto di vista: agricoltura, costruzioni e commercio, ma anche trasporti, alloggio e ristorazione.
L’evasione invece è aumentata (+1,2 punti percentuali) tra i servizi professionali, scientifici, tecnici e di supporto alle imprese.
(da Fanpage)
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Gennaio 4th, 2024 Riccardo Fucile
SUL POTERE D’ACQUISTO IL 53% BOCCIA IL GOVERNO MELONI, SOLO IL 35% LO ASSOLVE
Economia e lavoro sono il problema più urgente per gli italiani
Lo rivela il sondaggio annuale realizzato da Ipsos per il Corriere della Sera, sulla “agenda delle priorità” degli italiani.
Dovendo citare i tre problemi più urgente per l’Italia, il 56% ha parlato di lavoro ed economia. È la risposta più frequente di tutte, ma un anno fa il dato era al 66%. L’anno prima al 74%. Insomma, nel 2023 la situazione economica è rimasta il pensiero principale ma molti altri si sono fatti spazio.
Al secondo posto, infatti, c’è la sanità con il 31% delle risposte. Questo tema era molto frequente negli anni della pandemia (57% nel 2020), ma l’anno scorso era tornato più in basso con il 21%.
Invece quest’anno, complici forse gli scioperi dei medici, gli scarsi fondi messi in manovra, le liste d’attesa ancora lunghissime, la grande difficoltà della sanità pubblica e anche un ritorno dei casi di Covid-19, c’è stato un nuovo salto in avanti.
Chiude il podio la “tenuta del potere d’acquisto”, quindi l’aumento dei prezzi rispetto ai salari e le pensioni. È una risposta meno frequente rispetto a un anno fa (il 30% contro il 42%), cosa normale dato che a fine 2022 l’inflazione era su livelli altissimi e nell’ultimo anno è scesa progressivamente. Ma è comunque parecchio in alto.
D’altra parte, gli stipendi continuano a rimanere in gran parte fermi o quasi, mentre il calo dell’inflazione non significa una discesa dei prezzi, ma solo un aumento più lento.
Su questo punto c’è anche un giudizio politico sul governo Meloni. Quando viene chiesto di dare un voto all’operato del governo di centrodestra sull’inflazione, abbondano le insufficienze. Il 53% boccia l’esecutivo, con un voto da 1 a 5, mentre il 35% dà un voto positivo.
L’immigrazione è passata dal 18% al 27%: in un anno in cui il governo Meloni si è impegnato molto pubblicamente sul tema, gli sbarchi di persone migranti sono aumentati e gli italiani risultano più preoccupati di prima.
Anche welfare e assistenza, nell’anno della fine del reddito di cittadinanza, hanno visto un aumento dal 19% al 25%. Infine, la preoccupazione sulle questioni di sicurezza è aumentata dal 13% al 21% degli intervistati.
Nella sezione dedicata alle guerre in corso, il 50% dice che tra Russia e Ucraina non appoggia “nessuna delle due parti”, mentre il 40% appoggia Kiev e il 9% Mosca. L’invio di armi all’Ucraina ottiene una risposta più mista: il 29% è favorevole, il 46% contrario, il 25% non si esprime. Guardando a Israele e Palestina, invece, il 45% degli intervistati pensa che la risposta militare israeliana a Gaza sia “sproporzionata rispetto al diritto di Israele di difendersi”. Appena il 6% pensa che l’Italia dovrebbe appoggiare Israele, con il 46% che pensa che la priorità sia cercare una mediazione e il 15% che vorrebbe “condannare Hamas, ma appoggiare la causa palestinese”.
(da Fanpage)
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Gennaio 4th, 2024 Riccardo Fucile
QUANDO SALVINI INSULTAVA IL RE DELLE CLINICHE PRIVATE… POI IMPROVVISAMENTE DIVENTA EDITORE DI GIORNALI SOVRANISTI E ALLORA SCOPPIA L’AMORE
Nel 2015 Vittorio Sgarbi, oggi sottosegretario alla Cultura, definì
Denis Verdini una «scorreggia fritta», «un ladrone». Parole, come di consuetudine per il critico d’arte, a dir poco offensive.
Ma anche Matteo Salvini aveva armato il bazooka degli insulti contro l’allora leader di Ala, spalla politica del governo guidato da Matteo Renzi. Da allora però sono accadute molte cose che hanno prodotto un’intesa, che oggi non passa solo per il fidanzamento di Salvini con Francesca Verdini, la figlia di Denis, ma anche dall’incrocio con Antonio Angelucci, re delle cliniche private ed editore di riferimento della destra in grande espansione. Angelucci ha un passato in Forza Italia, oggi parlamentare leghista, oltre che grande finanziatore, e amico dell’ex senatore Verdini.
GLI INSULTI DI MATTEO
Dalle parti di Fratelli d’Italia, la Lega è stata da tempo ribattezzata il partito dei Verdini. Lo ritengono, con buona pace delle smentite, il vero demiurgo in grado di garantire al leader leghista relazioni, contatti e purtroppo, facile prevederlo, inevitabile bufere politiche.
Lo dimostra l’indagine della procura di Roma che vede indagato Denis Verdini e il figlio Tommaso, attualmente ai domiciliari. I Verdini, è la tesi dei pm, avevano messo le mani su Anas, la società controllata dal ministero delle Infrastrutture, guidato proprio dal genero Salvini. Nella maggioranza, perfino nella Lega, storcono il naso per l’ingenuità politica di Salvini che si è messo a prendere consigli da chi, con due condanne definitive, era stato stampella del governo Renzi.
Vecchi nordisti del partito ironizzano: «Siamo passati da Bossi a Verdini». All’epoca il leader leghista aveva scatenato la bestia contro il coordinatore del Pdl e poi leader del partitino Ala, sostenitore della riforma costituzionale renziana, bocciata dal referendum.
«Fini, Alfano e Verdini: mi fanno schifo i traditori», diceva Salvini nel 2015. E poi, nell’ordine, aveva bollato così l’ex berlusconiano: «Traditore», «voltagabbana», «riciclato», «residuato da prima repubblica», «vada a casa, in cantiere».
Quando erano cominciati i guai seri di Verdini nelle aule di giustizia, i leghisti non nascondevano un certo disprezzo. E Salvini aveva assicurato tutti: «Verdini? Non nella Lega», «Chi ha fregato una volta ti frega la seconda», diceva. Una Cassandra. L’avvicinamento tra i due non è solo segnato dal fidanzamento di Salvini con Francesca Verdini, ma è stato anche suggellato da Antonio Angelucci, amico di Verdini da anni.
VERDINI E ANGELUCCI
Nel 2016, sull’isola di Ponza, durante un’intervista con Verdini mattatore, nel pubblico c’era l’imprenditore della sanità privata. Insieme avevano militato nel partito berlusconiano. Oltre la militanza c’è l’amicizia e anche aiuti economici: cinque milioni di euro di prestito quando Verdini era in difficoltà con il Credito fiorentino. Cene, incontri, chiacchierate, al bar Ciampini, in piazza San Lorenzo in Lucina, dove Verdini ha bevuto per anni il caffè di buon mattino sfogliando giornali, incontrando amici e dettando l’agenda.
Un’agenda fatta di inciuci, passaggi di casacca. Tutto questo in una parola è il “verdinismo”. L’ex coordinatore del Pdl, a differenza di Salvini che prende i voti infiammando le piazze e poi rimangiandosi ogni promessa, non ha mai nascosto la sua condotta, ha sempre avversato i populismi e, nel 2018 visto il compromesso quadro giudiziario, aveva deciso di non ricandidarsi alle elezioni politiche tornando alle vecchie passioni. «Vede a me non piacciono né donne né gioco, mi piace la puzza dei giornali», diceva.
Proprio nel 2018 è diventato presidente del gruppo editoriale della famiglia Angelucci, che editava all’epoca di Libero e oggi Il Giornale, il Tempo ed è in corsa per nuove acquisizioni. Per Angelucci, con la Lega diventata partito dei Verdini, il passaggio al Carroccio è stata una scelta naturale, con Forza Italia al tramonto.
Della Lega è anche uno dei primi finanziatori, nel 2022 ha versato 40 mila euro, nel 2023 altri 10 mila. Proprio a casa Angelucci, Salvini ha organizzato a settembre una cena di partito con ministri e deputati leghisti. È l’ultima giravolta del camaleonte Salvini: si è convertito al verdinismo dopo averlo ricoperto di insulti.
(da editorialedomani.it)
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Gennaio 4th, 2024 Riccardo Fucile
“COSA FACCIO NEL MIO TEMPO LIBERO, DI SERA, HATER DI MERDA, SONO FATTI MIEI” … POI MANDA A QUEL PAESE UN “CRETINO” PRIMA DI SCATENARSI: “LA INFORMO, COGLIONE…”… QUESTO ERA QUELLO CHE IN FDI SIGNORILE E PRESENTABILE?
Guido Crosetto scatenato su Instagram. Il ministro della Difesa risponde duramente a diversi commenti a un suo post su una partita a Burraco. Albertinothorrino commenta sarcastico: «Ministro nel frattempo la informo che Putin ha invaso l’Ucraina ormai da mesi e la guerra è finita. Buon anno».
E qui arriva la reazione del co-fondatore di FdI: «La informo, coglione, che se alle 11 di sera decido di rilassarmi, lo posso fare senza che uno come lei si permetta di scrivere schifezze così». Controreplica l’utente: «Ministro anzitutto io non l’ho offesa».
Ma albertinothorrino non è l’unico a finire nel mirino del ministro. «Con tutti i problemi che abbiamo in Italia», commenta cicaladario. E Crosetto ribatte: «Problemi di cui mi occupo sempre, stia tranquillo. Cosa faccio nel mio tempo libero, di sera, hater di m… sono fatti miei. Si faccia una vita propria».
Non c’è due senza tre e così ad andrea_falconero che scrive: «Ma fai sul serio? mamma mia senza parole», Crosetto risponde: «Ma vada a quel paese, cretino».
E Crosetto ne ha anche per glaera1962 che definisce il post del ministro «da liceale». «Non è da liceale ignorante, è da persone che si rilassa alle 11 di sera con gli amici. Da liceale sfigato e invidioso è la sua risposta».
(da Il Corriere della Sera)
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