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CON CHI CE L’HA LA DUCETTA QUANDO SIBILA CONTRO CHI PENSA “O FAI QUELLO CHE DICIAMO NOI O VEDRAI”? MATTARELLA E DRAGHI, DUE CHE HANNO RELAZIONI INTERNAZIONALI E SE NE FREGANO DI “IO SO’ GIORGIA E VOI NON SIETE UN CAZZO”

Gennaio 5th, 2024 Riccardo Fucile

DIETRO IL RIGETTO DEI NAZI-TEDESCHI DI AFD C’È LA VOLONTÀ DI MELONI DI SPACCARE L’ALLEANZA EUROPEA DI SALVINI, IDENTITÀ E DEMOCRAZIA, CERCANDO DI CONVINCERE LA NEO-CENTRISTA MARINE LE PEN DI TRASLOCARE NEL SUO GRUPPO, QUELLO DEI CONSERVATORI

La conferenza stampa di ieri ha confermato che Giorgia Meloni sta sviluppando un Super-Io patologico, tipico delle personalità narcisistiche.
Per tre ore è stato un ‘’Io, io io, qui comando io!’’. Il “Noi” non viene mai preso in considerazione, il suo Super-Ego non lo concepisce, pur essendo a capo di un esecutivo formato anche da Lega e Forza Italia.
Prigioniera dalla sindrome del “Marchese del Grillo” (io so’ Giorgia e voi non siete un cazzo”), parla del governo come se fosse casa sua. Non riesce proprio a concepire la politica come mediazione e dialogo, e quando si trova con il culo per terra si diverte a inanellare una bugia sull’altra, dato che non è previsto che il giornalista presente alla conferenza stampa possa replicare alle fregnacce.
E quando non si allunga il naso di Pinocchio, allora rifila certe rispostine elusive che sembrano un quiz o una definizione di cruciverba: 7 verticale, otto caselle.
Quando rispolvera l’ormai celebre frase con cui rispose, a ottobre 2022, agli appunti piccati di Silvio Berlusconi, “Non sono ricattabile”; sapete con chi ce l’ha la Ducetta?
Spalancando gli occhioni vittimistici da “underdog” (più under che dog), la premier fa presente che “diversi attacchi alla sottoscritta” sono dovuti al fatto che “affaristi, lobbisti, e compagnia cantante non stiano passando un bel momento”. Nomi? Zero.
Con l’espressione arcigna della caposala che viene a infilarti la supposta, si affaccia al balcone immaginario di Piazza Venezia e sibila: “Sono una persona che non si spaventa facilmente e lo stanno capendo in parecchi”, soprattutto “chi in passato ha pensato a dare le carte”. Anche qui, non scuce un nome.
Sottolinea Ilario Lombardo su “La Stampa”: “Qualche minuto prima aveva parlato di “quelli che pensano “o fai quello che diciamo noi o vedrai”, individui “che possono indirizzare le scelte” e da cui – assicura – non si farà “spaventare”. Un clima di complotto evocato anche a dicembre, sul palco della festa di Atreju, senza specificare chi e come”.
Ora non ci vuole la palla del mago Otelma per capire chi sta scassando i nervi alla signorina Meloni. In prima fila brillano coloro i quali hanno relazioni internazionali e possono permettersi di volare sulla sua testolina. “Io so’ Giorgia” ha rischiato un coccolone quando Ursula von der Leyen ha incoronato Mario Draghi come “una delle grandi menti economiche europee”, per chiedergli gentilmente di ‘’preparare un rapporto sul futuro della competitività europea”.
Su quanto possa sopportare la personalità di Giuliano Amato, e le sue interviste contro la deriva autoritaria del suo governo, lasciamo perdere. Non ce l’ha fatta proprio a trattenersi e si è fatta apparecchiare una domanda dal giornalista “Libero” per sfancularlo: “Sul tema della commissione algoritmi, credo si sappia che non è stata una mia iniziativa e ho detto tendenzialmente quello che pensavo ma al di là di questo, non ho nulla da dire nello specifico al professor Amato, sono rimasta francamente basita dalle sue dichiarazioni che riguardano la Corte Costituzionale“.
Atteggiamento che non può minimamente permettersi con il Capo dello Stato. Ma è noto che le dà fastidio (eufemismo) lo stretto rapporto che ha Mattarella con i suoi omologhi di Francia (Macron) e di Germania (Frank-Walter Steinmeier). L’ex balilla di Colle Oppio è convinta che il Quirinale la ostacoli, anziché cercare di tappare i buchi della sua politica.
Lo si evince chiramente dalla sgarbata risposta che ha dato sul rischio isolamento dell’Italia. Ha citato Jacques Chirac, il presidente francese che sottopose a referendum la Costituzione europea che nelle urne venne bocciata. Per concludere, petto in fuori, tuonando: “Nessuno disse alla Francia che gliel’avrebbero fatta pagare. L’Italia non ha meno diritti di altre nazioni”.
A molti osservatori poi è sfuggito il sottotesto della dichiarazione: “Con i tedeschi dell’Afd ci sono distanze insormontabili a partire dal tema dei rapporti con la Russia, a differenza di Marine Le Pen che fa un ragionamento più interessante”.
Una puntura velenosa dietro la quale c’è la volontà di Meloni di spaccare l’alleanza europea di Matteo Salvini, Identità e Nazione, gettando all’inferno i nazi-tedeschi di Afd e nello stesso tempo cercando di convincere Marine Le Pen, a capo del primo partito in Francia, di traslocare nel suo gruppo, quello dei Conservatori.
Marine Le Pen in vista del voto delle europee di giugno ha cambiato musica, dice cose molte diverse da quelle di Salvini (infatti ha evitato di partecipare di persona al recente convegno fiorentino del leader della Lega) e ha cominciato a dislocare il suo Rassemblement National verso il centro (vedi il voto a favore sui migranti che ha spiazzato Macron).
Contemporaneamente la Ducetta sta lavorando ai fianchi dell’amato Xavie Abascal, presidente del partito basco Vox, per depurarlo e rieducarlo della zavorra della destra estrema. Il sogno Meloni sarebbe di esportare a Bruxelles un centrodestra compatibile con il Partito Popolare Europeo.
(da Dagoreport)

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A BOLOGNA STANNO PER PROIETTARE UN FILM DI PROPAGANDA PUTINIANA, “IL TESTIMONE”, IL COMUNE: “INACCETTABILE”

Gennaio 5th, 2024 Riccardo Fucile

IL LUNGOMETRAGGIO E’ FINANZIATO DAL CREMLINO ED E’ STATO UN FLOP PERSINO IN RUSSIA

«Abbiamo appreso dai social network della proiezione del film di propaganda anti-ucraina “Il Testimone” in programma nei prossimi giorni presso la casa di quartiere Villa Paradiso. Convocheremo a stretto giro il gestore dello spazio in convenzione, è inaccettabile utilizzare una sede istituzionale per attività di propaganda, siamo contrari a questa iniziativa e chiederemo agli organizzatori di ritirarla».
A scriverlo, in una nota, il Comune di Bologna. La pellicola fa discutere perché “Il Testimone“, o meglio “The Witness” è il primo lungometraggio russo sull’invasione dell’Ucraina, finanziato dal ministero della Cultura russo. Presentato il 17 agosto in Russia, è stato un flop al botteghino. Con un budget di 200 milioni di rubli (1,75 milioni di euro), ha incassato meno di 14 milioni di rubli (128.000 sterline) nelle prime due settimane.
Racconta il punto di vista di un violinista belga, Daniel Cohen, a Kiev per esibirsi nel febbraio del 2022, pochi giorni prima dell’inizio della guerra e poi sul fronte, davanti a soldati ucraini dipinti come nazisti veri e propri, cultori del “Mein Kampf”.
(da agenzie)

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SCOPPIA LA GUERRA NEL CENTRODESTRA PER LE REGIONALI IN SARDEGNA, LA LEGA VUOLE LA RICONFERMA DI SOLINAS, FRATELLI D’ITALIA: “SE VOGLIONO ROMPERE SI ACCOMODINO”

Gennaio 5th, 2024 Riccardo Fucile

FDI CANDIDERA’ IL SINDACO DI CAGLIARI PAOLO TRUZZU

«Noi facciamo tesoro delle parole di ieri di Giorgia Meloni. Il Centrodestra è un valore e l’unico modo per vincere è riconfermare i candidati che hanno governato bene per cinque anni».
Il vice segretario della Lega, Andrea Crippa, ad Affaritaliani.it, rilancia lo scontro – mai sopito – sulle Regionali in Sardegna, dopo la decisione di ieri di FdI di ufficializzare la candidatura in Sardegna di Paolo Truzzo, sebbene la Lega insista per ricandidare Christian Solinas (che, piccolo particolare, è indagato per corruzione).
«Prima delle Europee – spiega Crippa – vanno al voto quattro regioni e la Lega è per riconfermare i presidenti uscenti: se così non fosse anche per una sola Regione, si riaprirebbero i giochi e il tavolo su tutte le altre regioni”.
I nomi da confermare in effetti sono quello di Solinas in Sardegna, Marsilio in Abruzzo, Bardi in Basilicata e Cirio in Piemonte.
Un equilibrio che vede due nomi in quota Forza Italia (Bardi e Cirio) e uno per uno per gli altri due partiti, frutto di una stagione politica molto diversa dall’attuale e che neppure gli azzurri, ovviamente, vogliono rimettere in discussione.
«Prima inizia la campagna elettorale – sottolinea il vice segretario della Lega – e meglio è: l’obiettivo è vincere uniti. Non è una questione di partiti, due di questi quattro candidati sono di Forza Italia (Bardi in Basilicata e Cirio in Piemonte) e per noi si deve andare avanti con gli uscenti che hanno ben governato. Noi siamo per la continuità, vedremo se altri si prendono la responsabilità di rompere e cercare alternative».
La Lega segue le parole di Meloni in conferenza stampa: l’unità del Centrodestra è un valore, abbiamo quattro presidenti uscenti che hanno amministrato bene e non c’è alcun motivo per cambiare nomi. Quindi per noi il candidato in Sardegna resta Solinas», conclude Crippa.
Ma la senatrice Antonella Zedda di Fratelli d’Italia è drastica: «Sia chiaro, il nome di Paolo Truzzu come candidato per il centrodestra sardo è ufficiale da ieri».
L’annuncio del nome è infatti arrivato dopo che il giorno precedente c’era stato un vertice fiume di tutta la coalizione. Le cronache locali dicono che la riunione ha tenuto i vertici regionali delle forze di centrodestra al tavolo in un hotel cagliaritano per oltre nove ore. Contattata da Ansa, Zedda risponde: «Truzzu è il candidato per il centrodestra a larga maggioranza. Se Lega e Psd’Az vogliono tagliare i ponti con il centrodestra facciano pure», avvisa.
Non sono noti i dettagli sull’incontro nazionale annunciato ieri sera dal coordinatore regionale della Lega Michele Pais e dallo stesso governatore uscente Christian Solinas, ma la posizione nazionale della Lega mostra la visione più ampia della spartizione delle regioni al voto. Questa mattina il coordinatore Pais è laconico: «Noi siamo per la continuità e per Christian Solinas presidente».
Certamente non è solo la Lega a non aver digerito la scelta fatta ieri. Alessandra Zedda, esponente di Fi e già vicepresidente della Giunta Solinas (quasi omonima di Antonella Zedda di FdI) sempre ieri ha annunciato di voler correre da sola, sebbene il coordinatore del partito Ugo Cappellacci l’abbia aspramente criticata parlando di fine della sua carriera politica: «Sono in campo – conferma – e vado avanti per presentare la mia candidatura da indipendente».
(da agenzie)

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CASTELLAMARE, LA STORIA DI ANNA PROCIDA, LA GIOVANE INFERMIERA PRESA A PUGNI AL PRONTO SOCCORSO: “HO SEMPRE SOGNATO QUESTO LAVORO, MA NON POSSO CONTINUARE COSI'”

Gennaio 5th, 2024 Riccardo Fucile

AGGREDITA SELVAGGIAMENTE DA UN PARENTE-DELINQUENTE DI UNA DEGENTE… LA POLIZIA ASSENTE PERCHE’ NON CI SONO PIU’ I PRESIDI DI POLIZIA NEGLI OSPEDALI (PIANTEDOSI NON HA NULLA DA DIRE?)

Anna Procida, infermiera di 30 anni originaria di Castellamare di Stabia, è stata aggredita dal parente di un degente la sera del 3 gennaio. Si trovava al Pronto Soccorso dell’ospedale San Leonardo. Quando è tornata a casa, con il viso tumefatto, sua figlia più grande (4 anni e mezzo) le ha chiesto cosa fosse accaduto: «Le ho risposto che ero caduta dalle scale al lavoro. Ma lei subito si è accorta che qualcosa non quadrava. Allora, le ho detto che avevo discusso con un uomo e che questo mi aveva strattonato facendomi perdere l’equilibrio», racconta al Corriere della Sera.
L’aggressione
Ripensando a quella sera, la prima sensazione che le viene in mente «è quella del sapore del sangue e dei denti rotti in bocca. Mi ci è voluto un po’ per realizzare ciò che mi era accaduto. Che un uomo mi aveva sferrato un pugno improvvisamente, mentre non facevo altro che il mio lavoro. Il dolore fisico è venuto dopo». Una violenza non solo brutale, ma anche gratuita: «La sala del codice rosso era piena di parenti di persone che avevano bisogno di cure: sembrava un mercato. Mia sorella Maria Rosaria, che pure fa l’infermiera al Pronto Soccorso del San Leonardo, aveva già detto più volte di uscire, che era pericoloso stare in tanti in uno spazio limitato, in primis proprio per i pazienti. Ma come risultato aveva ottenuto solo insulti. (…) Quando ho visto che mia sorella subiva un’aggressione da parte di una donna e ho tentato di avvicinarmi per aiutarla, improvvisamente, ho ricevuto un pugno fortissimo che mi ha fatto saltare l’incisivo superiore, scheggiato tre denti, mi ha procurato una infrazione alle ossa nasali e un trauma facciale: in tutto, 25 giorni di prognosi».
«Non si può andare avanti così»
Qualcuno, come il chirurgo del Pronto Soccorso, ha provato a intervenire in suo aiuto. Ma non ha potuto fare molto, «perché è molto più piccolo rispetto all’uomo che mi ha aggredito». Sul posto non c’è un drappello di polizia. Ma se non altro, ci sono le telecamere: così tutta la dinamica dell’episodio è stata cristallizzata in video. Così come il seguito: «L’uomo ha continuato ad essere una furia. Dopo di me, se l’è presa con altre due colleghe, sputandole in faccia. Solo dopo è fuggito». Adesso, Anna ha denunciato tutto alla polizia.
Ma rimane l’amarezza: «Io e mia sorella da sempre abbiamo voluto fare le infermiere, è una passione che abbiamo ereditato in famiglia. Amiamo svolgere il nostro lavoro in Pronto Soccorso. Ma mai avremmo pensato di subire una aggressione simile». «Non si può andare avanti così – conclude -, tra insulti e aggressioni. Io, quantomeno, non me la sento: con due bambine piccole, devo dire pure che mi è andata bene. Anche quella che ho subito io è una violenza di genere: non solo non si è fermato davanti a una donna, mi ha pestato proprio perché donna».
(da agenzie)

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LA VERGOGNA DEL CONVEGNO A MODENA “LA RINASCITA DI MARIUPOL”, L’EVENTO FILORUSSO CHE CELEBRA I CRIMINALI DI PUTIN CHE HANNO UCCISO MIGLIAIA DI CITTADINI INNOCENTI

Gennaio 5th, 2024 Riccardo Fucile

SE IL SINDACO PD NON REVOCA LA CONCESSIONE DELLA SALA COMUNALE, DIVENTERA’ UN GROSSO PROBLEMA DI ORDINE PUBBLICO , IN PIAZZA CI SARANNO CENTINAIA DI PATRIOTI VERI (NON QUELLI TAROCCO)

Dopo averla rasa al suolo e conquistata, la Russia vuole ricostruire la città ucraina di Mariupol e l’associazione culturale “Russia Emilia-Romagna” porta a Modena un evento con un ricco panel di invitati (tra cui il console generale russo a Milano, Dmitry Shtodin) per mostrare come avverrà la “rinascita della città dopo la guerra”.
L’ambasciata ucraina in Italia ha chiesto giovedì alla città di Modena di ritirare l’autorizzazione all’uso di una sala civica per ospitare l’incontro. Mariupol, città portuale sul Mar d’Azov, nel sud dell’Ucraina, è stata teatro di alcuni dei più pesanti combattimenti nelle prime fasi dell’invasione di Mosca nel 2022 compreso il famoso assedio dell’acciaieria Azovstal durato circa un mese. La città era stata quasi completamente distrutta dai bombardamenti quando la Russia l’ha conquistata a maggio 2022.
Il convegno
La conferenza, accompagnata da una mostra, si terrà a Modena il 20 gennaio. L’iniziativa viene presentata descrivendo Mariupol «città-simbolo della rivolta popolare del Donbass contro la giunta di Kiev, città martire dell’occupazione banderista durata 8 anni che affronta ora un veloce processo di ricostruzione sotto l’egida delle Istituzioni della Federazione Russia di cui è divenuta parte integrante».
Tra i partecipanti, oltre il console generale russo, il presidente dell’Associazione “Russia Emilia-Romagna” Luca Rossi, il rappresentante italiano del Movimento Internazionale dei Russofili (Mir) Eliseo Bertolasi e il giornalista indipendente Andrea Lucidi.
La rabbia dell’Ucraina
«Consideriamo questo evento di grande cinismo, un insulto alla memoria di migliaia di vittime civili, un evento incentrato sulla propaganda russa e una violazione di tutti i principi e le basi morali», ha dichiarato l’ambasciatore ucraino Yaroslav Melnyk al sindaco di Modena Gian Carlo Muzzarelli in una lettera. Ha aggiunto che Modena dovrebbe fare tutto il possibile per proteggere i suoi residenti dalla disinformazione.
Da Kiev il consigliere del ministro degli Affari interni dell’Ucraina, Anton Gerashchenko grida allo scandalo spiegando che «non si deve permettere alla Russia di farla franca raccontando bugie sui suoi crimini contro gli ucraini». «La Russia», commenta Gerashchenko sui social, «ha distrutto la città ucraina di Mariupol, uccidendo decine di migliaia di persone e costringendone altre decine di migliaia a fuggire, salvando loro la vita. Ora vogliono mostrare i loro omicidi come ‘”liberazione” dalla “giunta di Kiev”».
Le reazioni della politica italiana
Il sindaco di Modena Gian Carlo Muzzarelli, del Partito Democratico, respinge «ogni tentativo di strumentalizzazione dell’appuntamento in una sala civica di un Quartiere della città noleggiata per l’occasione da un’associazione culturale». «Non c’è alcun patrocinio del Comune – aggiunge Muzzarelli – e nessuna forma di sostegno, tantomeno economica, a questo appuntamento per il quale l’associazione ha sottoscritto l’impegno previsto dal regolamento comunale a condividere i valori sanciti dalla Costituzione e dalla Repubblica Italiana e, segnatamente, il divieto di professare e/o praticare ideologie e comportamenti fascisti e razzisti. Un impegno che auspichiamo venga rispettato pienamente».
Il sindaco Mazzurelli, dopo che il senatore del Pd, Filippo Sensi, aveva espresso la sua indignazione sui social, ha ricordato come l’amministrazione comunale sia impegnata «nell’accoglienza dei profughi ucraini e, insieme a tante associazioni del territorio, in iniziative a favore della pace».
Anche i Radicali Italiani hanno inviato al sindaco di Modena una lettera in cui lo invitano a «ripensare la concessione della sala civica, anche a fronte del disciplinare che regola la concessione». «Si tratta, con evidenza, di un evento non di pace, non di verità, ma di propaganda di guerra – si legge nel testo dei Radicali italiani. Una conferenza apertamente in sostegno alla guerra d’aggressione russa ci sembra il contrario dell’affermazione dei diritti della persona, nonché dei valori di giustizia, libertà, democrazia e pace. La guerra d’aggressione russa va condannata, non celebrata, e i suoi responsabili meritano semmai il giudizio del Tribunale penale internazionale dell’Aja».
(da agenzie)

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IL BALLO IN MASCHERA DI GIORGIA, SI È PERFEZIONATO IL CAMALEONTISMO DELLA PREMIER

Gennaio 5th, 2024 Riccardo Fucile

SI È PASSATI DALLA FIERA OPPOSITRICE DEL “CHIUDIAMO I PORTI”, “NON FACCIAMOLI PARTIRE” A “DARE AGLI EMIGRANTI IL DIRITTO DI NON PARTIRE”…” … FINO A QUANDO ANDRA’ AVANTI LA COMMEDIA?

C’è una frase rivelatrice nella conferenza stampa di Giorgia Meloni che colpisce il comunicatore di professione: a una domanda sul premierato, dopo aver ribadito che il progetto di legge non toccherà il ruolo del Presidente della Repubblica, la premier ha detto che l’elezione diretta del Presidente del Consiglio influirà soprattutto sulla stabilità dei governi.
Per troppo tempo – ha detto Meloni – i cittadini italiani si sono ritrovati governi che non hanno mai votato e a subire provvedimenti che non hanno mai chiesto. Ecco: con questa conferenza stampa si è perfezionato il camaleontismo della premier.
Anche lei – infatti e, da un certo punto di vista, per fortuna – non è quella che hanno votato i suoi elettori: tutto, dal linguaggio del corpo, al tono di voce, alla cortesia con cui salutava ogni giornalista e ringraziava per la domanda, ha comunicato una Giorgia Meloni completamente diversa dalla pasionaria che ha raccolto i voti della maggioranza degli italiani.
“Faccia qualcosa di centro” le ha detto un giornalista di un quotidiano amico, “nomini Mario Draghi alla guida della Commissione Europea”. La “fiera oppositrice di Mario Draghi” – queste le sue parole – non le ha impedito di assumerne le sembianze.
Dimentichiamo – forse – i comizi di sostegno a Vox e le soluzioni usa e getta sull’immigrazione e sulle periferie: non è un caso che sia stata la stampa cattolica a porre domande su questi temi, illuminando le contraddizioni della “fiera oppositrice”, che prometteva inseguimenti agli scafisti lungo il globo terracqueo e si ritrova, come un Draghi qualsiasi, ad approvare un decreto che porterà in Italia 452.000 immigrati in tre anni, che faceva accordi con i comunisti albanesi poi rimasti al palo, prometteva punizioni esemplari alle ONG ed è costretta ad ammettere, al giornalista del Tg3 che le aveva posto la domanda e di fronte alla platea che l’ascolta incredula:
“Non sono soddisfatta. Si possono annunciare iniziative che ti danno un consenso immediato ma è un lavoro serio che occorre fare, azioni a lungo termine, c’è una complessità obiettiva, un carico di lavoro enorme”.
Si è quindi passati dalla Meloni fiera oppositrice del “chiudiamo i porti”, “non facciamoli partire”, “non gli daremo tregua” a una più ragionevole alleata di Ursula von der Leyen che afferma pensosa “di lavorare per dare agli emigranti il diritto di non partire” (vasto programma che, ha specificato, richiede tempo).
Dopo un inizio noioso, ricco di assist perfino dalla stampa di opposizione (si può, come ha fatto la giornalista del renziano Riformista chiederle: “Aumenterà le tasse o taglierà la spesa pubblica?” Sembrava una domanda trabocchetto, in realtà ha dato modo alla premier di rispondere semplicemente quello che il popolo non avrà difficoltà a comprendere: aumentare le tasse? Mai!
La riduzione della spesa pubblica è troppo difficile da capire, poi però se le scuole languono nell’abbandono e occorrono sei mesi per avere l’appuntamento per una visita medica il popolo si lamenta ma senza dare la colpa a lei, paladina di un sistema fiscale amico.
Ci aspettavamo qualcosa di più dal Manifesto, invece la domanda ce la siamo già dimenticata. Il giornalista del Tg1 è apparso terrorizzato di essere epurato e anche lui ha parlato invano, ma a metà della conferenza stampa Giorgia ha rassicurato tutti: non è in atto una melonizzazione della Rai, ci mancherebbe.
Meno male che il Corriere della Sera ha almeno ricordato che l’Italia è agli ultimi posti per attrattività di investimenti esteri ma, anche qui, Giorgia-Super Mario (Draghi) ha avuto buon gioco a dire che sta governando da solo un anno e che saranno la riforma della burocrazia e quella della giustizia, che lei ha in agenda, a risolvere il problema.
Intanto ha chiamato Elon Musk, amico del suo governo, e alla giornalista di Domani che le ricordava il suo considerare criminali internazionali quelli che fanno nascere i figli con il cosiddetto “utero in affitto”, come ha fatto Musk, Meloni ha risposto che lei continua a pensarla così ma il tecnocrate americano aveva cose interessanti da comunicare sull’Intelligenza Artificiale.
Sulla quale la Meloni ha aperto, snocciolando una serie di banalità da bar sotto casa. La più marchiana: una volta la tecnologia sostituiva il lavoro fisico, ma oggi l’Intelligenza Artificiale rischia di sostituire l’intelletto (ha detto proprio così).
La domanda sull’antisemitismo l’ha dribblata virando tutto su Israele e sui terroristi islamici che sarebbero oggi i veri antisemiti, dimenticando la bella gioventù documentata quotidianamente da Paolo Berizzi su ‘’Repubblica’’ che popola le curve sud degli stadi, occupa palazzi nel centro di Roma, tiene in salotto i busti di Mussolini e parla di bande musicali in via Rasella, sempre rifacendosi ai fulgidi ideali nazisti e fascisti che, per fortuna, a Giorgia-Zelig oggi hanno cominciato a far orrore.
La sua voce si è incrinata quando la giornalista del Fatto Quotidiano le ha fatto una domandina semplice semplice sulla questione morale: come la mette con la Santanchè, Tommaso Verdini, il cognato che ferma i treni, la sorella e tutti i suoi alleati che sembrano usare il loro potere per fare i loro interessi?
La Meloni dice che “bisogna valutare caso per caso” e poi butta il pallone in tribuna dicendo che anche i 5 Stelle non si sono mai dimessi, ma la sua voce vacilla, stenta a trovare le parole “con me non si indirizzano le scelte…io sono quella che si assume le responsabilità”.
Un’altra giornalista (le donne sempre più efficaci): “Penso alla sua frase: ‘non sono ricattabile’. Ce la può spiegare meglio alla luce dei problemi che ha con molti rappresentanti della classe dirigente che ha scelto per il suo governo e del suo partito?”.
Ecco: invece di domandarle l’universo mondo per far vedere quanto sono bravi, erano domande basiche quelle che la stampa di opposizione doveva farle, se voleva metterne in luce l’inconsistenza.
Poteva mancare il pistolero, no vax, e ammiratore mai redento di Benito? Se ne è occupato l’inviato di Fanpage, con la domanda sul colpo di pistola dell’onorevole (si fa per dire) Emanuele Pozzolo detto Manny: “Perché ridono tutti?” ha chiesto a microfono aperto la Meloni che comunque ha risposto così: “Se uno porta in tasca una pistola deve custodirla con serietà. Per questo ho chiesto che Pozzolo venga deferito in commissione garanzia probiviri – tutti a googlare di nascosto, ma poi, chiaro e forte – e venga sospeso”. Sipario.
(da Fanpage)

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MA CHI STA RICATTANDO GIORGIA MELONI?

Gennaio 5th, 2024 Riccardo Fucile

ORMAI SIAMO ALLA ENNESIMA REPLICA DEL MALATO IMAGINARIO… QUANDO BERLUSCONI LA DEFINI’ “SUPPONENTE, ARROGANTE, PREPOTENTE E RIDICOLA”

“Non sono ricattabile, sono una persona che sceglie liberamente”. Giorgia Meloni rispolvera una celebre frase pronunciata esattamente due anni fa e ribadisce di non essere condizionabile.
Ma chi sta ricattando la presidente del Consiglio? Chi sta facendo pressioni sul governo e sulle istituzioni italiane? Per ottenere cosa?
Sono domande destinate a restare senza risposta, almeno per ora, visto che di fronte alle richieste di chiarimenti Meloni si limita a tagliare corto, dicendo di non aver altro da aggiungere.
Facciamo un passo indietro, precisamente al gennaio 2022. Il Parlamento era impegnato in una difficile elezione, quella del presidente della Repubblica, conclusasi poi con un secondo mandato a un riluttante Sergio Mattarella. Tra una votazione e l’altra i cronisti catturano l’immagine di un foglio su cui Silvio Berlusconi sta scrivendo una lista di aggettivi: “Supponente, arrogante, prepotente, ridicola”. Sono tutti riferiti a Meloni. Incalzata dai giornalisti, Meloni replica: “Ha dimenticato un punto, che non sono ricattabile”.
Se in quel momento era chiaro a chi fosse indirizzato il commento, adesso lo è molto meno. Ai giornalisti che le chiedono spiegazioni su questa frase, sul perché viene ripetuta ora, Meloni si limita a ripetere: “Non sono ricattabile, sono una persona che sceglie liberamente. Non dico che gli altri si facciano condizionare, dico che io non lo faccio, non ho altro da dire”.
Le cose sono due.
O c’è qualcuno che continua effettivamente a fare pressioni sulla presidente del Consiglio e a cercare di condizionare l’operato del governo, ma Meloni non ne vuole rivelare l’identità; oppure siamo di fronte alla ricetta del nemico immaginario, una narrativa molto utile se si vuole distrarre l’opinione pubblica da ciò che accade nel Paese e, contestualmente, trovare un alibi per sé stessi, per non essere riusciti a dare le risposte e soluzioni necessarie.
In ogni caso, è grave.
Se qualcuno sta cercando di ricattare i vertici decisionali del Paese per un proprio tornaconto, i cittadini hanno il diritto di sapere cosa sta accadendo.
Se invece le frasi sui ricatti sono solo parte di una narrazione vittimista e complottista, architettata per non rispondere nel merito alle questioni che vengono poste, i cittadini hanno diritto a non essere presi in giro.
(da Fanpage)

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GLI OTOLITI DEVONO AVER COLPITO ANCHE LA MEMORIA DI GIORGIA MELONI: IERI HA MENTITO SAPENDO DI MENTIRE, QUANDO HA DETTO DI NON AVER MAI CHIESTO LE DIMISSIONI DI MINISTRI E POLITICI AVVERSARI PER QUESTIONI DI OPPORTUNITÀ

Gennaio 5th, 2024 Riccardo Fucile

È UNA BALLA SESQUIPEDALE: NEL 2016 INVOCAVA UN GIORNO SÌ E L’ALTRO PURE LE DIMISSIONI DELL’INTERO GOVERNO RENZI … GLI STRALI CONTRO LA BOSCHI, JOSEFA IDEM E, PIÙ RECENTEMENTE, LUCIA AZZOLINA”

Giorgia Meloni ha gravi problemi di memoria oppure ha mentito deliberatamente. In conferenza stampa ha dichiarato di non aver mai chiesto che ministri e politici avversari si dimettessero per questioni di opportunità a causa di un’indagine della magistratura. La bugia è ingenua: il web e gli archivi dei giornali grondano di dichiarazioni che dimostrano il contrario
Le campagne di Meloni per le cacciate dei ministri erano quotidiane ai tempi del governo Renzi. Ad aprile 2016, quando scoppiò l’inchiesta sul petrolio di Tempa Rossa, la Meloni chiese subito le dimissioni della ministra dello Sviluppo economico, Federica Guidi (non indagata).
Un caso abbastanza inquietante”, lo definì la futura premier. […] Meloni voleva lo scalpo di tutto l’esecutivo: “[…] è l’intero governo Renzi ad essere in perenne conflitto di interessi perché è il governo delle lobby, delle banche e dei poteri forti. Fratelli d’italia non chiede le dimissioni del ministro Guidi ma le dimissioni di Renzi e dell’intero governo”.
Stessa formula su Luca Lotti e il caso Consip: “Io voterei la mozione di sfiducia, ma la farei a tutto il governo”. Sempre lo stesso spartito anche nei confronti di Maria Elena Boschi: “Avrebbe dovuto dimettersi molte volte – dichiarò Meloni il 9 maggio 2017 –. Doveva farlo già quando ci fu il decreto su Banca Etruria. Secondo me la mozione di sfiducia non andrebbe presentata individuale alla Boschi, ma a tutto il Governo Gentiloni”
L’inflessibile Meloni – una vita e una Giorgia fa – riteneva inevitabili anche le dimissioni di Josefa Idem, ministra dello Sport nel governo Letta, finita nei guai per irregolarità edilizie e fiscali. Parole del 20 giugno 2013: “Dimettersi sarebbe un gesto importante e significativo, un
Pochi mesi dopo, novembre 2013, chiese la testa dell’ex ministra della Giustizia, Annamaria Cancellieri, in imbarazzo per le telefonate ai familiari del costruttore Salvatore Ligresti: “Comportamento totalmente inopportuno […] e credo che il ministro non abbia più la possibilità di avere un mandato pieno
Infine Lucia Azzolina, accusata di aver copiato la tesi. Il 10 ottobre 2020 Giorgia scriveva su Facebook: “Fratelli d’italia questa mattina al fianco dei ragazzi di Gioventù nazionale davanti il ministero dell’istruzione per chiedere le dimissioni dell’incapace ministro Azzolina. La scuola merita di più”.
(da La Repubblica)

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L’ATTACCO DI CONTE: “MELONI E’ UN LEONE IN CAMPAGNA ELETTORALE E UN AGNELLINO ALL’ESTERO”

Gennaio 5th, 2024 Riccardo Fucile

“PREMIER VITTIMISTICA INCAPACE DI FARE AUTOCRITICA”

Giorgia Meloni è un «leone in campagna elettorale e agnellino ai vertici internazionali». Fa la vittima mentre i casi politico giudiziari fanno «esplodere la questione morale» nel governo. Giuseppe Conte, leader del M5s, va all’attacco della premier in un’intervista a la Repubblica. Meloni, secondo Conte, «pur di coprire i suoi fallimenti in economia, immigrazione e politica estera dice bugie e ricorre al solito ‘vittimismo meloniano’».
Con accuse agli avversari politici e complottismi «anziché autocritica sui suoi tanti errori. Nessuna visione, nessuna ricetta per la crescita». In compenso, secondo il presidente dei grillini la Meloni attua «stravolgimenti della realtà che da un presidente del Consiglio non ci si aspetterebbe, il rischio è che ci si abitui un po’: anche per questo ho chiesto un Giurì d’onore sulle accuse che mi ha rivolto sul Mes». E se oggi la premier si dice «soddisfatta» dell’accordo sul Patto di Stabilità, Conte si chiede: «È soddisfatta degli oltre 12 miliardi di tagli l’anno che il Patto impone all’Italia?». E dice anche «una sfacciata bugia quando afferma di essere l’unica che ha tassato le banche: non si è mai vista una tassa sugli extraprofitti che genera zero euro». Infine sul confronto annunciato con Schlein: «Meloni può fare le strategie che vuole e scegliere di confrontarsi con chi vuole. Con me ha rifiutato, intimando ai vertici di FdI il niet a una mia presenza ad Atreju. Ciò che però non può fare è scegliersi gli oppositori e dare patenti di legittimità ai suoi avversari. Sulla strada dell’opposizione, contro le sue bugie e i suoi fallimenti, troverà sempre me e il M5s».
(da agenzie)

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