Luglio 18th, 2025 Riccardo Fucile
“ERA UN AVVERTIMENTO? NOI DA QUI NON CE ANDIAMO, QUALUNQUE COSA ACCADA. CONTINUEREMO A OCCUPARCI DELLA GENTE. C’È TANTA FAME, MANCANO GLI OSPEDALI, C’È POCA ACQUA. QUESTA GUERRA ASSURDA VA FERMATA”
La telefonata dopo gli spari, i crolli, le urla, lo choc, le notizie sui feriti e subito dopo sulle prime vittime, la preoccupazione per il parroco padre Gabriel Romanelli e la valanga di chiamate di solidarietà, a partire da quella di papa Leone XIV. Non è stata una mattina facile quella del Cardinale Pierbattista Pizzaballa, Patriarca di Gerusalemme dei Latini.
Voce autorevole che si è levata alta contro l’orrore del massacro dei civili a Gaza. Ieri incrinata dall’amarezza: «Siamo molto preoccupati per i feriti, ce ne sono ancora alcuni gravi e gli ospedali non possono fare molto», dice. Prima di lanciare un appello: «È ora di fermare questa guerra che è sempre stata assurda e ora è ancora più insensata. Oggi hanno colpito i cristiani, ma ogni giorno muoiono ancora decine di persone nella Striscia»
Nel cortile della Chiesa della Sacra Famiglia un cecchino aveva ucciso due donne più di un anno fa. Ma mai nessuno aveva colpito l’unica parrocchia cattolica della Striscia. Un luogo sacro, divenuto punto di riferimento per i civili in cerca di cibo, acqua, riparo dalle bombe. In 500 vivevano all’interno. […]
Cardinal Pizzaballa, non siete terroristi, non avete mai fatto differenze sui civili soccorsi, è universale il riconoscimento del grande compito umanitario svolto dalla Chiesta della Sacra Famiglia. Perché siete diventati improvvisamente obiettivo?
«Non siamo un obiettivo. Loro dicono che è stato un errore. Anche se tutti qui credono che non sia così».
Non si può non pensare al fatto che tre giorni fa c’era stato un ordine di sgombero israeliano della zona.
«Sì, ma era un ordine generale, per tutta la zona. Non era rivolto alla nostra comunità, non c’è mai stato detto. La Chiesa non è un “target”».
Pensate che l’attacco alla Sacra Famiglia sia stato un avvertimento? Un invito, brutale, a lasciare Gaza?
«Non lo so. Noi continueremo ancora a occuparci della situazione drammatica della gente. A portare gli aiuti necessari al sostentamento».
Non avete pensato neanche un istante: è ora di andar via?
«Assolutamente no. Noi rimaniamo. Qualsiasi cosa accada».
Come è cambiata la situazione dall’inizio dell’occupazione israeliana della Striscia di Gaza?
«La situazione è peggiorata molto, distruzione delle case e delle cose. Ma soprattutto per via della fame. Ce n’è tanta. Mancano gli ospedali. C’è anche poca acqua».
La comunità internazionale cosa può fare per fermare questo massacro quotidiano di innocenti?
«Cercare di andare oltre le dichiarazioni. Questo stillicidio continuo non è umanamente e moralmente più sostenibile».
In Italia c’è chi chiede di sospendere il trattato di cooperazione con Israele. secondo lei sono iniziative politiche che possono aiutare?
«Non lo so. Io sono un frate. Occorre fare le pressioni necessarie affinché si arrivi alla fine della guerra».
È ottimista?
«Dovrei esserlo. Sono un uomo di fede. Ho la speranza».
(da agenzie)
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Luglio 18th, 2025 Riccardo Fucile
IL SUPER BAZOOKA DELL’UE NON SI LIMITEREBBE SOLO A BIG TECH, MA POTREBBE COLPIRE ANCHE LA FINANZA. LA COMMISSIONE POTREBBE ESCLUDERE LE AZIENDE USA DAGLI APPALTI PUBBLICI COME RITORSIONE
A Bruxelles nessuno si sbilancia. Saggia prudenza, dopo che una settimana fa l’accordo
con gli Stati Uniti era stato dichiarato vicino e all’improvviso Trump ha ribaltato il tavolo. Ma anche consapevolezza che per arrivare ad un’intesa “equa”, o almeno accettabile, restano varie distanze da colmare.
Trump vuole che la Ue ammorbidisca le regole su digitale e sicurezza alimentare che – a torto – giudica delle barriere commerciali. Ma questa resta una linea rossa: l’Europa non può accettare ricatti sulle sue leggi, per questo ha creato il bazooka anti coercizione che ora qualche paese vorrebbe puntare contro la Casa Bianca.
La Commissione – sostenuta da una maggioranza di governi – lo considera prematuro. Nel frattempo però sta provando ad aggiungere una nuova arma al suo arsenale di ritorsioni, a fianco ai due pacchetti di controdazi contro le merci americane già
definiti e non attivati
È un terzo pacchetto che, secondo indiscrezioni del Ft,prenderebbe di mira i servizi, dove gli Stati Uniti registrano un importante avanzo commerciale. E che non si limiterebbe a Big Tech, ma andrebbe oltre, per esempio alla finanza.
Una norma del 2021 prevede che in caso di violazione di accordi commerciali la Commissione possa adottare contromisure, per esempio escludendo le aziende Usa dagli appalti pubblici.
Fino al primo agosto, in ogni caso, la linea è trattare e non alzare i toni. Andrebbe letta in questo senso anche l’indiscrezione secondo cui Bruxelles ha messo in pausa l’indagine contro X per sospetta violazione della legge sui servizi digitali. Anche se Trump e Musk non sono più amici, meglio non stuzzicare l’orso.
La trattativa continua sulle misure settoriali con l’Unione che cerca di spuntare il massimo su farmaci e automotive
(da agenzie)
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Luglio 18th, 2025 Riccardo Fucile
INTRODOTTO UN NUOVO “PRICE CAP” PER IL PETROLIO, CHE FISSERÀ IL PREZZO DEL 15% IN MENO RISPETTO AL COSTO MEDIO DI MERCATO DEL GREGGIO RUSSO. INTRODOTTO UN NUOVO DIVIETO DI TRANSAZIONE RELATIVO AI GASDOTTI NORD STREAM 1 E 2
Il Consiglio Ue Affari generali ha appena adottato il 18esimo pacchetto di sanzioni, forte ed efficace, contro la Russia, che include nuove e significative misure in ambito energetico, finanziario e commerciale.
“Ora stringiamo il nodo alla Russia prendendo di mira le entrate energetiche, le esportazioni, l’elusione e la flotta ombra. Sotto la presidenza danese, l’Ue ha adottato il suo 18esimo pacchetto di
sanzioni che aumenterà la pressione sulla Russia”, ha annunciato su X il ministro degli Affari esteri danese Lars Lokke Rasmussen.
Come emerso al termine del Coreper viene introdotto un nuovo meccanismo dinamico di Oil Price Cap che fisserà il prezzo del 15% in meno rispetto al prezzo medio di mercato del greggio russo. Nello specifico, ciò significa che il prezzo sarà ridotto da 60 centesimi di dollaro Usa a circa 47,6 dollari al barile.
Viene introdotto un nuovo divieto di transazione relativo a Nord Stream 1 e 2 e vengono aggiunte 105 nuove navi alla ‘flotta ombra’ sanzionata. Si estendono i limiti sul sistema di transazioni internazionali Swift a un divieto totale di transazione. E si limita ulteriormente l’accesso dell’Ucraina alle tecnologie a duplice uso/avanzate. Tra le 26 nuove entità incluse nell’elenco di sanzioni figurano anche undici entità che sono paesi terzi diversi dalla Russia (7 in Cina, di cui 3 a Hong Kong, e 4 in Turchia).
Le sanzioni della Ue contro la Russia sono “illegali”. Lo ha affermato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, citato dalla Tass. “Abbiamo detto ripetutamente che consideriamo tali restrizioni unilaterali come illegali e ci opponiamo ad esse”, ha affermato Peskov.
(da agenzie)
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Luglio 18th, 2025 Riccardo Fucile
TRUMP SOSTIENE CHE E’ FALSA… LA MISSIVA OSCENA PER I 50 ANNI DEL MILIARDARIO PEDOFILO
Il caso Epstein sta esplodendo in faccia a Donald Trump. Il Wall Street Journal rivela
l’esistenza di un album con lettere scritte al
defunto finanziere pedofilo Jeffrey Epstein per il suo 50esimo compleanno da vari amici. Tra queste ce n’è una attribuita al presidente degli Stati Uniti, oscena come le altre.
La missiva contiene diverse righe di testo dattiloscritto incorniciate dalla sagoma di una donna nuda, che sembra disegnata a mano con un pennarello. La firma del futuro presidente è una sinuosa scritta “Donald” sotto la vita, a evocare i peli pubici.
Questa la chiusa: «Buon compleanno e che ogni giorno possa essere un altro meraviglioso segreto». Trump ha reagito accusando il Wsj di aver pubblicato un falso e chiedendo la desecretazione dei file di Epstein.
La lettera
Trump ha risposto alla notizia sulla sua piattaforma Truth Social, affermando che avrebbe fatto causa al giornale e a Rupert Murdoch, che controlla la casa editrice News Corp.
«Il Wall Street Journal e Rupert Murdoch, personalmente, sono stati avvertiti direttamente dal presidente Donald J. Trump che la presunta lettera da loro stampata dal presidente Trump a Epstein era un falso e, se la pubblicassero, verrebbero citati in giudizio», ha scritto Trump.
«Il presidente Trump farà causa a breve al Wall Street Journal, a News Corp e al signor Murdoch», ha concluso. Un portavoce del Wall Street Journal e della sua società madre, Dow Jones & Co, ha rifiutato di commentare con Reuters la notizia o la minaccia di Trump di intentare causa.
Il testo
Nella lettera c’è una conversazione immaginaria tra due interlocutori scritta in terza persona. «Voce fuori campo: Nella vita ci deve essere qualcosa di più che avere tutto», iniziava il messaggio. Donald: Sì, c’è, ma non ti dirò di cosa si tratta. Jeffrey: Nemmeno io, perché so di cosa si tratta. Donald: Abbiamo alcune cose in comune, Jeffrey. Jeffrey: A pensarci bene, sì. Donald: Gli enigmi non invecchiano mai, l’hai notato? Jeffrey: In effetti, lo era così chiaro per me l’ultima volta che ti ho visto. Trump: avere un amico è una cosa meravigliosa. Buon compleanno e che ogni giorno possa essere un altro meraviglioso segreto. L’album rilegato in pelle è stato il regalo speciale nel 2003 della compagna Ghislaine Maxwell, poi condannata a 20 anni come complice di Epstein nel traffico sessuale di minorenni.
Tra i mittenti delle lettere figurano il miliardario Leslie Wexner, l’avvocato Alan Dershowitz (che lo difese dopo il primo arresto nel 2006), un economista di Harvard ora deceduto.
I documenti
Secondo le persone che hanno esaminato le pagine dell’album, si tratta di documenti esaminati dai funzionari del Dipartimento di Giustizia che hanno indagato su Epstein e Maxwell anni fa. Non è chiaro se alcune di queste pagine facciano parte della recente revisione dell’amministrazione Trump, che ha chiuso il caso tra le polemiche. L’esistenza dell’album e il contenuto delle lettere di compleanno non erano stati precedentemente resi noti. Il vicepresidente J.D. Vance ha risposto all’articolo su X, dicendo: «Perdonate il mio linguaggio, ma questa storia è una totale stronzata. Il WSJ dovrebbe vergognarsi di averla pubblicata». Le accuse secondo cui Epstein avrebbe abusato sessualmente di ragazze sono diventate pubbliche nel 2006, dopo la compilazione del libro dei compleanni. Quell’anno è stato arrestato prima di accettare un patteggiamento.
L’indagine
Epstein è morto in carcere nel 2019 dopo essere stato arrestato una seconda volta e accusato di associazione a delinquere finalizzata al traffico sessuale. Il Dipartimento di Giustizia questo mese ha concluso che non c’erano prove a sostegno di una serie di teorie cospirative di lunga data sui suoi clienti e sulla sua morte in carcere nel 2019. E questo ha causato una frattura fra i Maga sostenitori di Trump e il presidente. Che, dopo aver cavalcato per anni il caso Epstein, ha detto che si trattava di una bufala.
La resa del presidente
La pubblicazione della lettera e le polemiche hanno portato Trump a un repetino cambio di strategia sui file di Epstein. «A causa dell’assurda pubblicità data a Jeffrey Epstein, ho chiesto alla procuratrice generale Pam Bondi di produrre qualsiasi testimonianza pertinente del gran giurì, previa approvazione della Corte. Questa truffa, perpetuata dai Democratici, dovrebbe finire, subito!», ha annunciato il presidente su Truth.
Poco dopo, la ministra della Giustizia ha dichiarato su X che il Dipartimento di Giustizia è pronto a chiedere alla corte venerdì di desecretare le trascrizioni della giuria. Intanto il presidente è ancora molto arrabbiato con i giornali. Il Wall Street, scrive, «si
è davvero rivelato essere un ‘giornalaccio disgustoso e lurido‘ e, scrivendo menzogne diffamatorie come questa, dimostra la sua disperazione nel cercare di restare rilevante».
(da agenzie)
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Luglio 18th, 2025 Riccardo Fucile
SOLO DEI MAGISTRATI POLITICIZZATI POTEVANO ASSOLVERE SALVINI, DISAPPLICANDO E IGNORANDO NORME NAZIONALI E INTERNAZIONALI… IN UN PAESE CIVILE IL SOGGETTO SAREBBE IN GALERA DA TEMPO
La Procura di Palermo ha deciso di impugnare direttamente in Cassazione l’assoluzione di Matteo Salvini nel processo sulla nave Open Arms. I magistrati contestano la sentenza del Tribunale, che aveva assolto il leader della Lega dalle accuse di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio per i fatti dell’agosto 2019, quando da ministro dell’Interno bloccò lo sbarco di 147 migranti.
La scelta è quella del cosiddetto “ricorso per saltum”, una via giuridica rara e in parte inedita, che consente di portare subito il caso davanti alla Corte di Cassazione, evitando il passaggio in appello.
A firmare l’iniziativa sono il procuratore capo Maurizio De Lucia, l’aggiunta Marzia Sabella e la sostituta Giorgia Righi, convinti che la questione riguardi esclusivamente principi di diritto, e non ricostruzioni fattuali.
I motivi del ricorso: «Norme disattese, diritto violato»
Alla base del ricorso, una critica netta alla motivazione della sentenza di assoluzione, depositata lo scorso giugno. I giudici avevano sostenuto che l’Italia non fosse obbligata a concedere un porto sicuro alla nave della Ong spagnola, per via di un quadro normativo internazionale ritenuto «incerto» e segnato da «molte aree grigie».
Una lettura che la Procura contesta frontalmente, soprattutto alla luce di una recente pronuncia della Cassazione civile, relativa al caso della nave Diciotti (episodio simile, avvenuto nel 2018). In
quel verdetto, sottolineano i pm, i giudici hanno escluso che esistano dubbi sull’obbligo per gli Stati, in base al diritto internazionale e alle convenzioni firmate, di accogliere nei propri porti le persone soccorse in mare.
Secondo l’accusa, la sentenza del Tribunale sarebbe dunque «manifestamente viziata» per non aver tenuto conto delle norme sulla libertà personale e delle convenzioni sul soccorso marittimo. Da qui la decisione di chiedere alla Cassazione di intervenire.
I due possibili scenari possibili
Il ricorso apre una strada nuova nel processo. Se la Cassazione dovesse respingerlo, l’assoluzione di Salvini diverrebbe definitiva, chiudendo la vicenda senza passare dall’appello. Ma se la Suprema Corte dovesse invece accoglierlo, il caso tornerebbe in Corte d’appello ma solo per analizzare i principi di diritto che i giudici del «palazzaccio» romano dovessero eventualmente individuare cancellando la sentenza di primo grado.
La mossa dei pm di Palermo riflette la volontà di non arrendersi a un verdetto che loro ritengono giuridicamente errato, e che potrebbe avere effetti duraturi sull’interpretazione delle leggi in materia di immigrazione e salvataggio in mare.
Il processo a Matteo Salvini
La vicenda Open Arms è sempre stata al centro di forti tensioni politiche. Il processo fu possibile solo dopo che il Parlamento autorizzò a procedere contro Salvini, nel 2021, quando la coalizione Lega–5Stelle era ormai finita. In precedenza, per il caso Diciotti, l’autorizzazione era stata negata proprio grazie al voto compatto della maggioranza. All’epoca, la richiesta di rinvio a giudizio per Salvini fu avanzata dalla Procura guidata
all’epoca da Franco Lo Voi, che oggi è procuratore a Roma. A settembre 2023 i pm avevano chiesto per lui sei anni di carcere. A dicembre dello stesso anno arrivò l’assoluzione, oggi messa in discussione dalla decisione di Palermo di giocarsi tutto davanti alla Cassazione.
(da agenzie)
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Luglio 18th, 2025 Riccardo Fucile
IL GIP: “PERQUISIZIONE ESEGUITA FUORI DAI CASI PREVISTI PER LEGGE E CON MODALITA’ ABUSIVE”
Sarà indagato per il reato di perquisizione e ispezione personale arbitraria il sostituto
commissario della questura di Bologna che nel luglio del 2024 perquisì e trattenne per oltre nove ore alcune attiviste di Extinction Rebellion.
Una di loro fu addirittura costretta a spogliarsi in un bagno e le venne ordinato di fare dei piegamenti sulle gambe. Il tribunale del capoluogo emiliano ha chiesto l’iscrizione del sostituto commissario del registro degli indagati, nonostante lo scorso gennaio la pm incaricata delle indagini avesse chiesto l’archiviazione. A questa richiesta si era opposta proprio la donna vittima delle perquisizioni, supportata dal legale Ettore Grenci e dal movimento ambientalista.
L’ordinanza del gip
Nell’ordinanza del gip si legge che la perquisizione degli attivisti di Extinction Rebellion «deve ritenersi eseguita fuori dai casi previsti dalla legge e comunque con modalità tali da renderla abusiva». Secondo il giudice per le indagini preliminari, inoltre, «appare inverosimile, priva di qualsiasi fondamento, non normativamente prevista, la giustificazione di rintracciare possibili strumenti idonei a provocare atti di autolesionismo». Il Gip ribadisce quindi come nessuna «prassi» possa giustificare comportamenti che vanno contro la legge o
che prevedono «l’utilizzo di modalità vessatorie e umilianti».
Il dibattito in Parlamento e la posizione di Piantedosi
Quanto accaduto nella questura di Bologna fu oggetto di numerose interrogazioni parlamentari, tutte presentate da esponenti delle opposizioni. In un’intervista televisiva, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi descrisse le perquisizioni come «una pratica operativa che in determinate circostanze è consentita» e aggiungendo che «tutto si è svolto nella piena regolarità».
L’attivista di XR: «A distanza di un anno mi viene restituita la mia dignità»
Secondo Extinction Rebellion, la lettura del governo stride con quanto scritto dal gip di Bologna nell’ordinanza. «In uno stato democratico non può esserci spazio per una gestione dell’ordine pubblico basata su abusi e intimidazioni, sempre più frequenti nelle Questure e nelle piazze italiane per ordine del Governo», scrive il movimento ambientalista in una nota.
Mentre Valentina, la donna che ha denunciato il sostituto commissario per la perquisizione corporale, aggiunge: «A distanza di un anno dagli eventi viene finalmente restituita dignità a me e a chissà quante altre persone senza trattamenti del tutto arbitrari e per questo illegittimi».
(da agenzie)
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Luglio 18th, 2025 Riccardo Fucile
DOPO LE MOSCHEE E LA CHIESA ORTODOSSA, ORA ISRAELE SPARA ANCHE ALLE CHIESE CATTOLICHE
Anche il prete di Gaza che quasi ogni sera riceveva una telefonata da papa Francesco ha avuto il suo colpo di artiglieria, nell’impazzimento progressivo della politica di Israele. Tre delle persone rifugiate in quella chiesa sono morte.
Risulta sinistramente comico, come in precedenti occasioni, il comunicato del ministero degli Esteri: “Israele non prende mai di mira chiese o siti religiosi e si rammarica di qualsiasi danno arrecato a un sito religioso o a civili non coinvolti”.
Molte moschee sono state bombardate a Gaza, la chiesa ortodossa di San Porfirio distrutta (diciassette morti); quanto ai “civili non coinvolti”, ne sono stati uccisi decine di migliaia, compresi bambini.
L’altro giorno era toccata alla Siria la sua dose di bombe, “per proteggere gli amici drusi”. Domani chissà quali altri obiettivi militari e civili verranno risucchiati nel parossismo bellico seguito al 7 ottobre, e largamente preceduto, in ogni modo, da una annosa politica di annessione territoriale aggressiva e ingiustificata.
In molti ci domandiamo: come è possibile che accada? Possibile che non ci sia modo di fermare il massacro? Si aggiunge una forma specifica di malessere e di sbalordimento: per molti Israele rappresenta un esperimento di democrazia e di regole in un contesto — diciamolo con un eufemismo — meno abituato. E ognuno ha ben presente la condizione di minaccia nella quale gli israeliani vivono da sempre.
Ma questa condizione deve considerarsi, a questo punto, un’aggravante: lo sperpero di un doppio status, quello di paese democratico e quello di comunità assediata. La violazione dei diritti umani vale allo stesso modo chiunque la commetta: ma commetterla dall’alto di una (presunta) migliore qualità etica e politica è decisamente un’aggravante.
(da repubblica.it)
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Luglio 18th, 2025 Riccardo Fucile
IL POTERE IN MANO A MANTOVANO
Nessuno avrebbe immaginato che il governo Meloni avrebbe trovato nel sottosegretario
Alfredo Mantovano il suo Savonarola in modalità Opus Dei.
L’ex magistrato, cattolico osservante e intransigente, nei tre anni a Palazzo Chigi, ha via via concentrato nelle sue mani molti poteri.
Uno di questi è davvero buffo e sorprendente, visto i tempi in cui sopravviviamo: d’accordo con Giorgia Meloni, presa la bacchetta dell’istitutore dei sacri valori, si è messo in testa di dettare l’ortodossia morale ai Fratellini d’Italia
Va detto che è un “comandamento” del tutto ignoto e sempre ignorato dai camerati della Fiamma
Ma dopo i decenni vissuti come reietti nelle grotte di Colle Oppio, vanno capiti: oggi tutto è cambiato e, sempre più avidi di potere e di vanità, ne combinano di tutti i colori.
Nel suo ruolo di attentissimo fustigatore di ogni fonte di ”dissolutezza” e di ”depravazione”, non solo nel partito e nel governo, ma anche sconfinando nel Deep State, Mantovano non
transige sui principi e regole di comportamento cui hanno l’obbligo di attenersi. E chi sgarra, viene scomunicato e finisce incenerito sul “rogo delle vanità”.
Una serie integerrima di prescrizioni che non poteva non scontrarsi con la vivacità cazzona di alcuni meloniani di complemento: ci sarebbe lo sguardo moralizzatore di Mantovano a far precipitare nel cono d’ombra prima Andrea Giambruno e poi Francesco Lollobrigida.
I due guasconi si sono “macchiati”, agli occhi del Savonarola di Palazzo Chigi, di colpe esecrabili, per nulla in armonia alle esigenze morali e del vivere civile: la vivacità sessuale ostentata nei due fuorionda di ‘Striscia la notizia’ dal ciuffo erettile dell’ex compagno della Meloni fa venire un coccolone al devoto Mantovano.
Sentir Giambruno parlare di “threesome” e “foursome”, toccandosi il “pacco” inguinale, su, ammettiamolo, non è proprio consono a chi propugna il terno secco “Dio, patria e famiglia”.
Non parliamo poi dello “Stallone di Subiaco”, coniugato con Arianna Meloni, trafitto da indiscrezioni malevole sui suoi vivaci comportamenti.
L’eccesso di testosterone alla Fiamma è stato punito con una doppia fatwa dell’agente della buon costume di Palazzo Chigi.
Ma purtroppo, in politica, passare dall’etica alla cotica, basta un attimo.
Il caso Almasri, ad esempio, non fa dormire sonni tranquilli al sottosegretario con delega ai servizi segreti: aumentano i punti
oscuri sul mancato fermo e successivo rilascio del torturatore libico con tanto di rimpatrio con volo di Stato, fino a lambire le stanze del potere di Palazzo Chigi.
Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, non ci pensa proprio a dimettersi né intende assumersi responsabilità politiche sul rilascio di Almasri, né sembra così disponibile a sacrificare il suo braccio destro e influente capo di gabinetto, Giusi Bartolozzi.
D’altronde, a via Arenula ribadiscono che la decisione di rimettere in libertà il simpatico Almasri e di esfiltrarlo in Libia sia stata presa da Palazzo Chigi, compreso il sottosegretario con delega ai servizi segreti (perché il capoccione dell’Aise, Gianni Caravelli, anziché imbarcare Almasri su un aereo di Stato con tanto di bandierina tricolore, non ha fatto volare a casa il libico con un velivolo commerciale, non si sa).
Non solo Almasri. Il sottosegretario, da ex magistrato deve anche fronteggiare la sempre più turbolenta relazione del governo con le toghe contrarie alla separazione delle carriere tra Pm e giudici, che tanto piace alla destra per ridurre il Csm a organo di pura amministrazione e gestione.
Il testo della riforma Meloni-Nordio, passata in Senato a colpi di “canguro”, modifica l’articolo 102 della Costituzione, riuscendo nel miracolo di unire le varie correnti dei magistrati, da sempre l’una contro l’altra.
I magistrati sono convinti di avere dalla loro parte i cittadini: in un recente sondaggio, il 58% degli intervistati ha detto di riporre “molta” o “abbastanza” fiducia nella magistratura.
Dati che il presidente dell’Anm, Cesare Parodi, ha commentato con ottimismo, anche in vista del possibile referendum abrogativo: “Li accogliamo con la consapevolezza che i magistrati ogni giorno lavorano con serietà, impegno e abnegazione.
Ma non ci accontentiamo: l’auspicio è che il dato migliori sempre più”. Come a dire: se il governo va avanti, ce la giochiamo alle urne.
Intanto il martellamento governativo suila magistratura non accenna a diminuire.
Anzi, va avanti a tutta callara aprendo vari varchi nelle procure.
Si veda quello che è successo a Milano al processo per falso in bilancio a carico della ministra Daniela Santanchè.
Quando i giudici decidono di rinviare al 16 settembre il processo, i pm insorgono evidenziando il “rischio prescrizione”: “Con questi ritmi rischiamo di andare troppo in là”. Ma alla fine, dopo un botta e risposta tra i pm e il presidente Giuseppe Cernuto, è stato confermato il rinvio…
(da Dagospia)
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Luglio 18th, 2025 Riccardo Fucile
“MOLTEPLICI CARENZE NELLA GESTIONE DELLE FERRORIE” E ORA L’ITALIA RISCHIA 2 MILIONI DI MULTA: CHE LI PAGHI SALVINI NON IL CONTRIBUENTE
Matteo Salvini è il simbolo perfetto di questo governo: occupa un ministero, usa il potere come pedana per la prossima campagna elettorale, tratta i disastri come se fossero incidenti di percorso durante un comizio.
Dalla guida delle Infrastrutture, il leader della Lega si è specializzato nell’arte della comunicazione: i social, gli slogan, gli insulti da aula parlamentare e qualche gita in cantiere ben fotografata. Intanto i treni – il cuore del suo dicastero – deragliano, in senso reale e metaforico, e ritardano.
Il 2 ottobre 2024, un guasto elettrico ha paralizzato per ore la stazione di Roma Termini. Più di mille treni coinvolti, oltre seicento cancellati, 70mila minuti di ritardo accumulati.
Salvini si è affrettato a puntare il dito contro un chiodo piantato male, evocando complotti e sabotaggi. Ma ora l’Autorità dei trasporti ha smentito la narrazione del ministro: l’incidente non fu dovuto a un atto isolato, ma a “molteplici carenze nella gestione” da parte della società pubblica sotto la vigilanza del
suo ministero.
Il danno non è solo di immagine. L’Italia rischia ora una sanzione fino a due milioni di euro, che pagheranno i contribuenti, non il ministro che ha ridotto il caso a barzelletta da talk show.
Nel frattempo, alle richieste di chiarimento in Parlamento Salvini risponde con frasi precotte: “Ogni cittadino può accedere in tempo reale allo stato dei lavori”. Come se il diritto alla mobilità fosse garantito da un QR code, come se il disagio fosse colpa di chi non si è aggiornato con l’app.
Nel frattempo, sulle tratte ad Alta Velocità continuano a registrarsi ritardi, cancellazioni, mancanza di informazione a bordo e nei tabelloni. E nessuna risposta concreta sugli indennizzi. Le interruzioni di linea – solo tra Roma e Milano – sono aumentate del 20% nel 2025.
La risposta del ministro? Fare finta che i cantieri siano il segno del progresso. Come se la paralisi fosse un effetto collaterale del futuro.
In un Paese dove la politica si misura in apparizioni, Salvini incarna il ministro che c’è anche quando non serve. Ride dei disastri finché può darne la colpa a qualcun altro, si ritira nel silenzio quando le responsabilità toccano le strutture che dovrebbe governare.
Ma in questo governo, dove tutto è propaganda, è proprio per questo che resta saldo: perché non serve risolvere problemi, basta raccontare che sono colpa d’altri.
(da lanotiziagiornale.it)
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