Ottobre 9th, 2025 Riccardo Fucile
UNA DOPPIA DOSE IN UN GIORNO SOLO E’ UN ATTENTATO ALLA PSICHE
Antagonisti e cattivi maestri ovunque in questo clima d’odio generale. Bisognerebbe
scrivere un breve dizionario del lessico della destra che, nonostante vinca e stravinca, continua a raccontarsi come vittima sacrificale.
Non basta Matteo Salvini che si paragona umilmente a Gesù Cristo in quanto personaggio «divisivo» – nel climax del ministro c’erano anche Trump e Berlusconi, mancavano giusto i Beatles –, si unisce al coro anche Giorgia Meloni, la presidente del Consiglio che si stupisce di quanto tutte le attenzioni, soprattutto quelle negative, siano focalizzate su di lei. Strano che avvenga con un ruolo così secondario.
Doppia dose in un giorno solo, come si faceva col Johnson&Johnson, Meloni va da Vespa sia nel giallo pre-pacchi di 5 Minuti che nel classico azzurro della terza Camera. Sono ore calde, quelle che seguono la scritta sull’ascensore Rai «Vespa
infame» (altra vittima, questa volta degli Uniposca), ma l’atmosfera in studio è così amichevole che si finisce pure a ricordare i bei tempi in cui le vignette di Osho, sempre imparziali nella loro raffinata satira, si potevano leggere ad alta voce. Non un appunto né un accenno di contraddizione in ciò che dice Meloni, neanche quando fa riferimento al fatto che chi la accusa di essere complice di un genocidio lo fa per imbarbarire il dibattito, mica per fare opposizione.
«Non conto più le minacce di morte», dice. E allora perché lo racconta a Vespa invece che alla Digos? Controbatte qualche canale più in là Augias. Perché gli uffici della Digos non hanno luci, telecamere e uffici stampa pronti a rilanciare la notizia, forse. O perché la carta della vittima, l’agnello del Colle Oppio, quando il dissenso si fa reale è l’uscita più facile. Chissà se a insegnarglielo è stato qualche cattivo maestro.
(da agenzie)
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Ottobre 9th, 2025 Riccardo Fucile
NEI SUOI ROMANZI L’ANTICIPAZIONE DI UN’AMERICA SFASCIATA, FATTA DI PERSONE SEMPRE PIU’ SOLE, INFRELICI E CON TURBE PSICHICHE GALOPPANTI
La distopia americana, con il governo che manda la Guardia Nazionale a “garantire l’ordine” negli Stati democratici, e gli Stati dem (in media i più ricchi e istruiti) che minacciano di tenersi le tasse auto-abolendo la quota federale, era stata sostanzialmente anticipata nei romanzi di Kurt Vonnegut (Comica finale, Il grande tiratore) che raccontavano un’America sfasciata, ossessionata dalle armi da fuoco e devastata dagli psicofarmaci, con l’Imperatore del Michigan che si giocava il suo regno a carte. (Neppure la sua fervida fantasia poteva immaginare Trump e la sua megalomania neroniana: forse lo
avrebbe considerato eccessivo perfino per le sue satire).
Vonnegut non era ovviamente un politologo, men che meno uno storico. Era solo uno scrittore umorista, un vecchio libertario, un incoercibile umanista. Gli interessavano gli uomini, non le ideologie: e il suo allegro catastrofismo discendeva dalla percezione — già mezzo secolo fa — di una società fatta di persone sole, sempre più sole e infelici. E con turbe psichiche galoppanti.
Alla solitudine, allo smarrimento sociale, al disagio psichico (che nel frattempo si è conquistato uno spazio primario nella società) la destra, non solo in America, rimedia proponendo, anzi imponendo il ritorno all’aureo passato, alle buone vecchie cose di una volta (la religione di una volta, la famiglia di una volta, la società di una volta): un artificio, e in ultima analisi un imbroglio ideologico, perché “una volta” le cose non erano affatto così armoniose e salvifiche. O almeno: lo erano per pochi.
Quello che propongono i dem, per esteso la sinistra occidentale, è ancora molto misterioso. Mi chiedo quasi ogni giorno se vivrò abbastanza per vedere risolto questo mistero. Ma non mi ci rompo più la testa.
(da repubblica.it)
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Ottobre 9th, 2025 Riccardo Fucile
“LA MAGGIORANZA DELL’ASSEMBLEA NON VUOLE LO SCIOGLIMENTO”… OBIETTIVO APPROVARE LA FINANZIARIA
Il primo ministro dimissionario responsabile degli Affari correnti Sebastian Lecornu è
intervenuto in diretta a France 2 e ha dichiarato che «la sua missione è ormai terminata» e che «la situazione permette al Presidente la nomina di un nuovo premier in 48 ore».
«Ritengo che una strada sia ancora possibile, ma difficile – ha detto -. Credo che la situazione consenta al presidente della Repubblica di nominare un primo ministro entro le prossime 48
ore».
«Ho accettato la missione che mi ha affidato il presidente, questa sera considero la mia missione compiuta», ha aggiunto il primo ministro dimissionario, apparso al telegiornale delle 20:00 dopo le consultazioni per mettere insieme una maggioranza in grado di approvare la legge finanziaria. Lecornu ha avvertito che il prossimo governo dovrà essere «completamente slegato dalle ambizioni presidenziali» per il 2027.
«La situazione è già abbastanza difficile. Abbiamo bisogno di una squadra che decida di rimboccarsi le maniche e risolvere i problemi del Paese fino alle elezioni presidenziali». «Spetta al capo dello Stato guidare le trattative finali», ha proseguito l’ex ministro della Difesa, che si è detto «piuttosto ottimista».
«Ciò che ci manca è l’ultimo miglio» e «la capacità di raggiungere compromessi in Aula», ha detto ancora Lecornu, che ha citato nello specifico la riforma delle pensioni, definendola «fonte di blocco in Parlamento» e «uno degli ostacoli più grandi». «Sarà difficile dire che il dibattito non sia necessario», osserva il primo ministro uscente, «dovremo continuare a lavorare sulla questione delle pensioni. Dovremo trovare un modo per garantire che il dibattito sulla riforma delle pensioni abbia luogo». Sospendere la riforma, ha avvertito Lecornu, costerebbe «non meno di 3 miliardi di euro nel 2027».
Lunedì prossimo verrà presentata all’Assemblea Nazionale francese una proposta di legge di bilancio. «Ci sarà molto da
discutere», ha affermato Lecornu, «tutte le forze politiche, a parte Lfi (sinistra radicale, ndr) e il Rn (destra nazionalista, ndr), mi hanno detto che non potevamo correre il rischio di non avere un bilancio entro il 31 dicembre perché le conseguenze per la Francia e per il popolo francese sarebbero state drammatiche». La bozza è stata elaborata in tre settimane, ha spiegato, e «non sarà perfetta, c’è molto da discutere». «Bisogna nominare un governo, discutere e far approvare dal Consiglio dei ministri un progetto di bilancio per la previdenza sociale e lo Stato, e poi aprire i lavori all’Assemblea nazionale», ha concluso Lecornu.
(da agenzie)
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Ottobre 9th, 2025 Riccardo Fucile
SE NE VA UNA DELLE ESPONENTI DI PUNTA DELLLA LEGA IN TOSCANA: “IL PARTITO HA RINNEGATO I PROPRI VALORI E SMARRITO LA SUA ANIMA”
Ilaria Boggi, consigliera comunale Lega a San Giuliano Terme (Pisa) e candidata sindaco con il Carroccio lo scorso anno, ha deciso di uscire dal partito. La scelta arriva a pochi giorni dalle elezioni regionali, e potrebbe pesare parecchio per la Lega: la lista personale di Boggi alle comunali del 2024 ottenne oltre l’11%, uno dei risultati migliori in tutta la Regione per una civica (sia di destra che di sinistra).
La consigliera ha annunciato le dimissioni con una lettera in cui ha rivolto un attacco frontale a Roberto Vannacci: “Non posso più riconoscermi in ciò che vedo: un partito che ha smarrito la propria anima, rinnegato i propri valori, ignorato la propria gente”.
La consigliera ha spiegato a Fanpage.it cosa è cambiato nella Lega nell’ultimo anno e mezzo, e quali sono le responsabilità di Matteo Salvini.
Come ha deciso di lasciare il suo partito?
È stata una decisione molto sofferta, dolorosa. Mi sono iscritta alla Lega nel 2019, quando sono stata eletta consigliere comunale. La Lega in cui sono entrata era un partito popolare ampio, dove anche chi veniva da un’area liberale, riformista poteva trovare uno spazio. C’era pluralismo. Oggi purtroppo dentro la Lega non c’è più discussione, non c’è più base, non c’è più politica. È rimasto solo il rumore della propaganda.
A farla lasciare definitivamente è stato il post in cui Roberto Vannacci ha fatto un gioco di parole volgare con il termine “passera” sui social?
È stato la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Con Vannacci la Lega ha preso un indirizzo che che non riesce ad appartenermi. Ci sono state anche situazioni personali, attacchi nei miei confronti che sono stati minimizzati. Ma in quella frase non posso che vedere un’estrema volgarità, sessismo nei confronti di donne che ricoprono ruoli nelle istituzioni. C’erano ben altri modi e temi per attaccare l’assessore Nardini e il sindaco Vanni.
Lei ha criticato anche il fatto che la Lega non abbia preso le distanze da quelle parole. Pensava anche a Matteo Salvini?
C’è tanta confusione nel partito. Avrei voluto che la Lega, e quindi anche il suo leader, facesse scelte diverse di comunicazione e non solo. Ma oggi mi viene da domandarmi chi sia davvero il leader del partito. Io sono entrata in una forza politica che si chiamava Lega Salvini premier. Non nel “Mondo al contrario” di Vannacci. Mi sembra che il mondo al contrario l’abbia portato lui dentro la Lega. Non so cosa sia successo nell’ultimo periodo, ma ripeto, c’è da chiedersi chi sia il vero leader della Lega.
La “perdita dell’anima” del suo partito, di cui ha parlato, è quindi colpa di Salvini?
Le scelte del partito ricadono sulla persona che ha più responsabilità al suo interno. Non voglio però crocifiggere Matteo Salvini: alla Lega sono grata per tutte le possibilità mi ha dato, dalle candidature molto giovane in Consiglio comunale alla candidatura a sindaco nel terzo comune più popoloso della provincia di Pisa. Ma quando succedono certe cose e si tace si diventa complici. E io non posso esserlo.
È noto che Vannacci si sia imposto nelle decisioni sulle regionali in Toscana. Al contrario, un volto importante del partito come Susanna Ceccardi è stata ‘messa da parte’. Una situazione pesante?
Sì, la situazione è questa. È un motivo di sofferenza per tante persone nella Lega, molte che sono già uscite e anche alcune che rimangono. Susanna Ceccardi è una delle persone che mi ha ispirato ad entrare nel partito, che mi ha fatto anche rimanere nell’ultimo anno e mezzo. È sempre stata una che crede tanto nel significato della militanza, e a lei va la mia enorme gratitudine.
Per questo ha parlato di “imporre candidature dall’alto” e “zittire la base” nella lettera di dimissioni? E “riscrivere le regole per favorire scorciatoie” è un riferimento al fatto che la Lega ha permesso a Vannacci di diventare vicesegretario nonostante fosse iscritto da pochissimo al partito?
Sì. Posso parlare per la situazione che vedo in Toscana: le regole del gioco sono cambiate. Per noi, le imposizioni di Vannacci hanno in sostanza fatto naufragare ogni possibilità di far passare il candidato pisano in Consiglio regionale.
Vannacci ha detto in passato che la sua intenzione è “vannaccizzare” la Lega, causando malumori tra i leghisti storici. Le sue dimissioni dovrebbero essere un campanello d’allarme per il Carroccio, come a dire “se ne sta andando chi ci tiene veramente al partito”?
Non mi sento di dire che chi rimane dentro la Lega oggi non tiene al partito. Sicuramente posso dire che dopo la mia decisione mi hanno contatto molti esponenti, anche importanti, del panorama politico non solo toscano. Mi ha fatto piacere, ma deve anche far pensare.
Il suo è un nome importante nel centrodestra toscano, lo scorso anno la sua lista civica fece un ottimo risultato alle comunali. Ha pensato a quale sarà il suo futuro, qualcuno l’ha contattata?
Mi hanno cercata un po’ tutti in queste ore. Io non ho preso decisioni, non penso di prenderle a stretto giro. Voglio semplicemente concentrarmi sul fare quello per cui gli elettori mi hanno votato. Ho tanti amici candidati al Consiglio regionale,
spero che riescano a fare un buon risultato, spero che la Toscana possa cambiare colore e spero che Pisa possa avere una rappresentanza variegata del centrodestra
(da agenzie)
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