Ottobre 11th, 2025 Riccardo Fucile
LE FALLE DEL PIANO DI SICUREZZA NAZIONALE… MA NON E’ UN PROBLEMA, TANTO CI ARRENDIAMO AL PRIMO SCOPPIO DI UN MORTARETTO
In caso di attacco esterno il presidente della Repubblica non ha adeguate misure di sicurezza. Come un bunker anti-atomico. Che all’epoca della guerra fredda era stato allestito per tutelare le più alte cariche istituzionali. Poi venne dismesso. Adesso non c’è più. Anche se in Italia il livello di allerta resta elevato. E, come dice Guido Crosetto, «un ministro della Difesa deve sempre pensare al peggio». E quindi cercare di colmare le falle del piano di sicurezza nazionale. Che secondo il Corriere della Sera deve essere aggiornato al più presto. Ma secondo il Quirinale questa non sarebbe una priorità. «Il bunker? Per il presidente Mattarella è veramente l’ultimo dei suoi pensieri», dice una fonte definita qualificata e interpellata dall’Ansa, commentando la questione posta dal ministro della Difesa.
Il bunker e il presidente
L’unico che dispone di un bunker a sua disposizione è il presidente del Consiglio. Per il quale, in caso di attacco atomico, sarebbe previsto il trasferimento a Forte Braschi. Ovvero nel «campo trincerato» di Roma gestito dai servizi segreti che si trova all’inizio di via Boccea. In una condizione estrema ci sono procedure per tutelare anche il ministro dell’Interno e quello della Difesa. Mentre al Viminale come in via XX Settembre ci sono alloggi blindati per la sicurezza. Ma, secondo una fonte accreditata consultata dal quotidiano, «quelle stanze non sarebbero capaci di resistere a un attacco aereo». Il sistema di tutele sconta il lungo periodo di pace. Durante il quale nessuno ha pensato ad aggiornarle. E adesso siamo in ritardo.
In realtà un luogo c’è. Anzi, c’era. Il vecchio bunker di Monte Soratte è un sistema di gallerie e cunicoli lungo 60 chilometri a nord della Capitale. Lo hanno creato nel 1937. Poi 30 anni dopo le modifiche per trasformarlo in bunker anti-atomico. Sotto il controllo della Nato. Ma è stato dismesso e affidato a un’associazione per le visite guidate. Ora c’è un solo sito attivo. Si chiama DC 75 e si trova a Montelibretti. Ovvero a 50 chilometri a est di Roma. Si trova nell’area della sede della Scuola di formazione operativa dei Vigili del fuoco. La struttura è anti-sismica e in cemento armato. Dovrebbe reggere ordigni ad alto potenziale. L’acronimo sta per Difesa Civile e contiene la sala operativa del Viminale, con personale e apparecchiature informatiche e telefoniche che in situazioni di emergenza entrerebbero in funzione per la gestione da remoto da parte del ministero dell’Interno.
Troppo distante
Ma il problema è che è troppo distante. Gli elicotteri non possono essere usati durante un attacco aereo. E così Crosetto, analizzando il dossier delle soluzioni, ha imprecato: «È incredibile che la Difesa per costruire un bunker debba seguire le stesse regole di un imprenditore che vuole costruire un capannone industriale». E il fatto che il governo possa «operare in deroga» per ragioni di «sicurezza nazionale», è una mezza verità: «Perché poi basta un comitato civico a bloccare i lavori».
Le nuove disposizion
Le nuove disposizioni inoltre impediscono alle alte cariche dello Stato di muoversi insieme. La disposizione è arrivata dopo ciò che successe il giorno delle esequie di Silvio Berlusconi. L’intero esecutivo volò a Milano con lo stesso aereo. Allora il titolare dell’Interno Matteo Piantedosi osservò la scena e tra il serio e il faceto commentò: «Qui basta un colpo e fanno fuori tutto il governo».
(da agenzie)
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Ottobre 11th, 2025 Riccardo Fucile
“SERVIAMO DEL CIBO CHE E’ ANDATO BEN OLTRE LA SCADENZA”
Dietro ai panini iconici e sempre più cari dell’Autogrill c’è una realtà ben diversa: uno scenario
al limite dell’immaginabile, dominato da un’unica logica: quella del risparmio a ogni costo e della riduzione degli sprechi che passa per prodotti scaduti, condizioni igieniche disastrose, turni di lavoro impossibili.
Ecco cosa hanno scoperto Andrea Sceresini e Claudia Carotenuto, gli inviati di Far West, la trasmissione di Salvo Sottile andata in onda ieri su Rai2, entrando nelle aree di servizio autostradali di uno dei principali colossi della ristorazione italiana.
Numerose le testimonianze raccolte tra i lavoratori di Autogrill, in diverse regioni, che hanno portato alla luce una lunga serie di criticità che partono dai prezzi dei prodotti venduti esageratamente alti (l’acqua è arrivata a quasi 3,20 euro al litro, il quintuplo rispetto ai supermercati, mentre un panino può costare più di 8 euro) fino ad arrivare alla presenza delle muffe nei prodotti che vengono acquistati da migliaia di automobilisti lungo le autostrade italiane. “Sì, serviamo del cibo che è andato oltre la data di scadenza”, ammette un lavoratore a Far West, spiegando che “quando la sera avanzano tanti panini, il giorno dopo si risistemano, si dà un’aggiustatina alla piccola onda e si rimettono fuori”. E questo non solo perché i dipendenti – secondo quanto denunciato alla trasmissione – sono sottoposti a ritmi di lavoro elevati e stressanti, tali da non poter dedicare la giusta attenzione alla pulizia dei locali e delle cucine. Ma anche perché sarebbero spronati da standard di produttività rigidissimi,
con i manager che imporrebbero alle maestranze di mettere in vendita anche i prodotti già scaduti, i quali verrebbero appositamente rietichettati sottobanco. Procedure che Far West ha mostrato: diversi panini già confezionati con l’etichetta del giorno dopo sarebbero stati serviti ai clienti ben oltre l’orario effettivo di scadenza. E non è andata meglio entrando nel retrobottega di una cucina di Autogrill dove si è registrata la presenza di insetti e muffe. Facendo analizzare in laboratorio alcuni panini acquistati in un punto vendita Autogrill, Far West ha constatato la presenza di “forti cariche batteriche” e, in un caso, di muffe e di enterobacteriaceae in quantitativi da 3 a 6 volte oltre i limiti. Autogrill dice di applicare “un sistema di gestione della sicurezza alimentare certificato” e che i suoi punti vendita sono “regolarmente ispezionati”.
(da agenzie)
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Ottobre 11th, 2025 Riccardo Fucile
UNA VOLTA SAREBBE STATO PRESO A PERNACCHIE
È possibile che Trump, dopo l’autocandidatura al Nobel per la Pace, ambisca anche a quello per la Medicina (grazie ai suoi approfondimenti sul rapporto tra paracetamolo e autismo), per la Fisica (ha scoperto la legge di gravità osservando le palline da golf), per la Letteratura (twitta disinvoltamente con entrambi i pollici) e quant’altro.
Anche nell’ipotesi che gli vengano assegnati tutti in blocco, e senza neanche dover invadere la Scandinavia, rimarrebbe lo sbalordimento per la totale naturalezza con la quale questo signore si proclama meritevole, ammirevole, bravissimo, formidabile, incoronabile.
Trump si piace come forse nemmeno Berlusconi (pioniere mondiale dell’autocelebrazione) si piacque. Parla di se stesso con una venerazione totalmente immune da quel tanto di esitazione, e di pudore, che in genere contraddistingue la persona intelligente e soprattutto la persona equilibrata. Bastano un briciolo di introspezione, un pizzico di saggezza, per dubitare di se stessi.
In nessuna cultura e in nessuna epoca vantarsi è stato considerato una qualità. Esattamente al contrario, colui che si vanta (dico colui perché è un’attitudine soprattutto maschile, ansia prestazionale allo stato puro) in genere è oggetto di critica e di dileggio. Parte il pernacchio.
Che cosa sia accaduto, al genere umano, perché il senso del limite (insieme a diversi altri) sia spazzato via, non è dato sapere. Bisognerebbe chiederlo alla immensa claque mondiale di Trump, ma non è abituata a rispondere alle domande.
(da La Repubblica)
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Ottobre 11th, 2025 Riccardo Fucile
ALLA GENTE ORMAI E’ CONSENTITO DI CONSUMARE SOLO A CONDIZIONE CHE CEDA LA SUA RICCHEZZA ALL’ELITE”
Tassare i ricchi per arginare la disuguaglianza che avanza inesorabile. Lo ripete come un
mantra Gary Stevenson, ex trader di successo per Citigroup, oggi attivista e divulgatore con oltre un milione di iscritti al suo canale Youtube e un libro autobiografico da poco pubblicato in Italia da Hoepli. Il Fatto lo ha incontrato a Milano al Festival dell’Economia Critica organizzato dalla Fondazione Feltrinelli con la curatela di Emanuele Felice. La sua profezia? Se la classe media non si sveglia torneremo indietro, molto indietro. A prima della Rivoluzione francese.
Come vengono accolte le sue proposte?
Da un lato c’è un consenso sempre più unanime nell’opinione pubblica sul fatto che abbiamo bisogno di un cambiamento e conosce me e le mie idee, specie nel Regno Unito. Dall’altra c’è una sorta di classe elitaria, che in molti casi comprende la sinistra e il centrosinistra in politica e nei media, che è tremendamente resistente e penso che sia in parte dovuto al fatto che semplicemente non vogliono cambiare, non vogliono rischiare di modificare un ordine sociale che li premia al vertice.
In Italia la Cgil propone una patrimoniale sopra i 2 milioni, in Francia si pensa agli over 100 milioni. Ma Tax the rich è solo
una questione di raccogliere soldi?
No. Ci troviamo in una situazione in cui la disparità di ricchezza sta aumentando rapidamente. Le persone non riescono a rendersi conto di ciò che sta accadendo e pensano che tassare i ricchi serva solo a raccogliere fondi. In realtà serve a impedire che la disparità di ricchezza aumenti ancora. Se non si tassano i ricchi molto di più di quanto si faccia ora, ciò che si vedrà sarà la loro ricchezza continuare a crescere, mentre quella di altri settori della società diminuirà. Questo significa livelli di indebitamento più elevati per le famiglie e livelli più bassi, ad esempio, di proprietà immobiliari. Sta succedendo in modo relativamente rapido. Nella stragrande maggioranza dei casi, le proposte sostenute da attivisti fiscali come me o economisti come Gabriel Zucman in Francia non sarebbero sufficienti, anche se avessero successo, a fermare l’aumento della disparità di ricchezza, ma solo a rallentarla.
Quindi pensa che torneremo come all’epoca precedente la Rivoluzione francese?
Sì, ne sono molto convinto. Ci sarà una classe molto elitaria e straordinariamente ricca. E una media molto piccola al servizio della classe ricca. Il 90-95% delle persone vivrà in condizioni di povertà estrema.
Com’è iniziata questa storia?
La disuguaglianza è aumentata in modo significativo e via via più rapido negli ultimi decenni. Il primo colpo è stato
probabilmente la crisi finanziaria del 2008. Quando ero bambino, la famiglia britannica media possedeva una casa di proprietà con un piccolo mutuo. Oggi, nessuna possiede una casa e quelle che ce l’hanno, hanno un mutuo molto, molto elevato. Il patrimonio delle famiglie medie sta diminuendo e non è possibile che continui all’infinito, alla fine si è costretti a ridurre i consumi. È possibile mettere un cerotto sulla ferita prestando del denaro che colmi il divario, ma in modo insostenibile. Il 2008 ha segnato la fine dei prestiti dei ricchi alla classe media per spendere. Poi nel 2011, e ora sempre di più, i ricchi hanno iniziato a prestare soldi ai governi per spendere in un modo che è chiaramente e ovviamente insostenibile e non sarà sostenibile. Quello che sta succedendo ora ai governi è esattamente quello che è successo ai consumatori nel 2008, ovvero abbiamo un modello di trasferimento di ricchezza in cui alla gente comune è permesso di consumare a condizione che ceda la propria ricchezza ai ricchi, e questo funziona solo finché non si esaurisce la ricchezza, finché i ricchi ti considerano un credito garantito. Cosa succederà? I governi saranno costretti a fare una scelta.
Ma quello laburista inglese non ha iniziato a tassare i ricchi tanto da metterli in fuga?
Penso che l’idea che i milionari stiano lasciando Londra a causa dei cambiamenti nella politica fiscale sia sbagliata. Innanzitutto, i dati sul numero di milionari che stanno lasciando il Paese sono discutibili. In ogni caso la politica fiscale per i milionari non è
cambiata e onestamente penso che si tratti solo di una voce messa in giro dai ricchi: le tasse sui ricchi non sono alte in Inghilterra. Penso che le persone stiano lasciando l’Inghilterra per una serie di motivi legati ai rapporti con la Russia, alla Brexit e al fatto che semplicemente lo Stato, inteso come servizi pubblici, sta cadendo a pezzi. Le persone se ne vanno per questi motivi.
(da ilfattoquotidiano.it)
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Ottobre 11th, 2025 Riccardo Fucile
IL RIDICOLO SEGRETARIO ALLA GUERRA DI UN PAESE RIDICOLO: UN ESERCITO “A SUA IMMAGINE”
Basta generali grassi e con la barba, basta ministri con le rughe. Sembra essere questo il mantra che il segretario alla Guerra americano, Pete Hegseth, ha deciso di incarnare in prima persona. Tanto da far installare nel bel mezzo del Pentagono un piccolo studio per il trucco, con tanto di luci e «sedia da regista». E cancellare le sue rughe con una serie di iniezioni di Botox. A rivelarlo è l’inglese Daily Mail, secondo cui l’ex militare e volto di Fox News sarebbe «ossessionato al suo corpo» e vorrebbe «rendere l’esercito a sua immagine e somiglianza».
La «Pete and Bobby Challenge» e i nuovi standard militari
«Basta con il programma DEI (Diversity, equality and inclusion), uomini in abiti femminili o delusioni di genere… preparatevi alla guerra», aveva detto il capo del Pentagono nella riunione straordinaria tenuta qualche settimana fa a Quantico, in Virginia, di fronte a tutti i più alti vertici dell’esercito americano. I requisiti fisici sono ferrei: per entrare a far parte dell’arme,
oltre a tutta una serie di test, bisogna completare anche la «Pete and Bobby Challenge», che prende il nome da Hegseth e Kennedy Jr, segretario alla Sanità. Si tratta di fare 50 trazioni e 100 flessioni in meno di 5 minuti, un’impresa che gli stessi ministri trumpiani non sono riusciti a compiere. Poco male, per scrollarsi di dosso la delusione a Hegseth basta farsi riprendere mentre si impegna in esercizi e interi training al fianco delle sue truppe.
L’ossessione per il look: «Ha l’ufficio tappezzato di sue foto»
«Ora che è segretario alla Guerra, il suo senso di importanza personale gli ha dato alla testa, insieme alla sua vanità», ha spiegato al Daily Mail una fonte interna. Oltre allo studio per il trucco, ovviamente a uso personale, il suo ufficio sarebbe tappezzato di foto di sé stesso e della terza moglie Jennifer Rauchet. «C’è qualcosa di maniacale in lui. O meglio, qualcosa di ancora più maniacale, il che la dice lunga. Ormai è fuori di sé».
(da agenzie)
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