Ottobre 12th, 2025 Riccardo Fucile
I RAPPORTI DI FORZA ALLE ULTIME ELEZIONI: CENTROSINISTRA 48,5%, CENTRODESTRA 40,5%… SE IL PRIMO SUPERA IL 40% E’ GOVERNATORE
Seggi aperti fino a lunedì 13 ottobre alle 15. La sfida tra il governatore uscente Giani e gli sfidanti Tomasi e Bundu. Come funziona il voto in Toscan
Urne aperte dalle 7 in Toscana per eleggere il presidente della Regione tra i tre candidati: Antonella Bundu per Toscana rossa,
Eugenio Giani per il centrosinistra e Alessandro Tomasi per il centrodestra, oltre ai 40 consiglieri regionali. Oggi si vota dalle 7 fino alle 23, domani dalle 7 alle 15. Sono circa tre milioni gli aventi diritto al voto. Lo scrutinio si svolgerà immediatamente dopo la chiusura dei seggi domani. Se nessuno dei tre candidati raggiungerà almeno il 40 per cento dei voti si andrà tra due settimane al ballottaggio: un’eventualità che nessuna delle leggi elettorali delle altre Regioni contempla.
Come si vota: urne aperte fino a lunedì alle 15
I toscani sono chiamati alle urne domenica 12 ottobre dalle 7 alle 23 e lunedì 13 ottobre dalle 7 alle 15. Due giorni come nel 2010 e 2020, uno in più rispetto al 2015. Lo scrutinio si svolgerà nel pomeriggio del lunedì. Nelle sezioni elettorali – 3.922 in tutta la Toscana, quattordici in meno rispetto al 2020 – presidenti, segretari e scrutatori, che sono oltre 23mila, saranno comunque al lavoro fin da sabato per autenticare le schede e attrezzare i seggi. Per votare occorrerà presentarsi con un documento di identità e la tessera elettorale. Se smarrita, un duplicato può essere richiesto in Comune. Gli uffici elettorali di ciascun Comune saranno aperti anche domenica. All’ultima revisione a fine settembre erano 3.007.106 gli elettori iscritti nelle liste (quasi 22mila in più rispetto a cinque anni fa), tra cui oltre 17mila diciottenni e 203mila toscani residenti all’estero e iscritti all’Aire.
Una scheda arancione: due scelte possibili
Ci sarà una sola scheda, di colore arancione, ma due sono i voti: uno per il presidente, l’altro per una delle liste in appoggio e dunque per la composizione della futura assemblea regionale. Due voti che possono essere anche disgiunti, come già si poteva fare dal 2010.
Sulla scheda i simboli sono incolonnati sulla sinistra e, a fianco, è indicato il candidato presidente collegato, il cui nome, in caso di coalizione, si trova all’interno di un rettangolo ampio corrispondente alle liste che lo sostengono. Accanto a ogni simbolo si trova l’elenco dei candidati consiglieri della circoscrizione con una casella a fianco da contrassegnare per indicare la preferenza.
Di circoscrizioni ce ne sono tredici in tutta la Toscana: quattro per la città metropolitana fiorentina e una per ciascuna altra provincia. I nomi dei candidati consiglieri, come l’ordine delle liste, variano da circoscrizione a circoscrizione. In questa tornata elettorale tutte le liste sono presenti in ogni circoscrizione.
Voto disgiunto e preferenze: come funziona
Il voto a una lista automaticamente si trasferisce al candidato presidente. Se invece un elettore indica solo il candidato presidente, il voto non andrà a nessuno dei partiti o dei movimenti che lo sostengono. È possibile anche votare il candidato presidente di uno schieramento e un partito di una diversa coalizione, cioè il cosiddetto voto disgiunto. Lo si può fare indicando anche uno o due aspiranti consiglieri.
Tornate nel 2015, rimangono infatti le preferenze: ovvero la possibilità di votare per uno o due candidati consiglieri di una stessa lista anziché su elenchi bloccati, salvo nel caso del listino regionale (possibilità consentita dalla legge e utilizzata, nell’attuale tornata elettorale, solo da Pd e Lega). Se la lista raccoglie un numero sufficiente di voti per entrare in Consiglio regionale i candidati del listino regionale bloccato – tre per il Pd e uno per la Lega – saranno i primi a essere eletti: i loro nomi non sono riportati sulla scheda, ma sono presenti nei manifesti ufficiali delle elezioni.
Nel caso un elettore esprima due preferenze, una dovrà riguardare un candidato uomo e l’altra una candidata donna (o viceversa), naturalmente tutti e due sempre della medesima lista. In assenza di alternanza di genere la seconda preferenza in ordine di lista sarà annullata. Con oltre tre nomi indicati tutti i voti di preferenza saranno annullati.
Ballottaggio: come funziona in Toscana
Si vota con la possibilità di un turno di ballottaggio, da svolgersi a distanza di due settimane: tra le Regioni la Toscana è l’unica che lo prevede. Ma a differenza della regola che riguarda le elezioni comunali, dove la soglia sotto cui si ricorre al ballottaggio è il 50 per cento più uno dei votanti, nel caso delle regionali toscane l’eventualità si concretizzerà solo se nessun candidato presidente raccoglierà almeno il 40 per cento dei voti validi.
La possibilità di un turno suppletivo è stata introdotta nel 2015. Al ballottaggio si presentano i due candidati più votati. Tra il primo e il secondo turno non sono ammessi ulteriori collegamenti tra le liste: le coalizioni rimangono invariate.
Cinque anni fa Eugenio Giani, candidato del centrosinistra, raccolse al primo turno il 48,62 per cento dei consensi contro il 40,46 per cento di Susanna Ceccardi, candidata del centrodestra. Alle urne si recò il 62,6 per cento degli elettori, un’affluenza più alta e in controtendenza rispetto al 2015 (quando fu il 48,28 per cento, la più bassa di sempre).
Dai risultati alla nuova giunta
I risultati dello scrutinio saranno pubblicati in tempo reale sul sito della Regione attraverso il portale nazionale Eligendo. Si tratta comunque di risultati ufficiosi: quelli ufficiali arriveranno dopo che i tribunali avranno esaminato e riletto i verbali di tutte le sezioni elettorali toscane. Spetterà alla Corte di appello proclamare il nuovo presidente: di solito nei dieci giorni successivi. A quel punto ci saranno altri dieci giorni per convocare la prima seduta del Consiglio regionale e in quell’occasione il neo presidente comunicherà i componenti della nuova giunta, che nella legislatura in corso ha contato otto assessori (quattro donne e quattro uomini).
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Ottobre 12th, 2025 Riccardo Fucile
L’ATTACCO CON DRONI IN TERRITORIO RUSSO A 1.400 KM DAL CONFINE UCRAINO
Secondo il Financial Times che cita fonti informate, da diverse settimane Kiev riceve
informazioni dall’intelligence americana per colpire risorse energetiche russe. Tra queste ci sono anche raffinerie di petrolio oltre la linea del fronte. Gli attacchi farebbero parte di una strategia più ampia, che punta a colpire l’economia russa.
«Questo sostegno si è intensificato da metà estate – riporta il Finalcial Times – gli attacchi di Kiev hanno fatto schizzare alle stelle i prezzi dell’energia in Russia e costretto Mosca a tagliare le esportazioni di gasolio e a imporrare carburante».
L’ultimo attacco a 1.400 km dal confine ucraino
I droni del Servizio di Sicurezza ucraino (SBU) hanno colpito all’alba dell’11 ottobre una raffineria di petrolio nella Repubblica russa del Bashkortostan, provocando esplosioni e un vasto incendio, come riporta il Kyiv Independent. L’attacco, che ha preso di mira l’impianto Bashnafta-UNPZ di Ufa, si inserisce nella più ampia strategia di Kiev di colpire le infrastrutture energetiche russe, pilastro economico che sostiene lo sforzo bellico del Cremlino. Secondo le prime informazioni, le esplosioni sarebbero avvenute nell’area di lavorazione del greggio ELOU-AVT-6, da cui si è alzata una densa colonna di fumo nero. Squadre di pompieri sono intervenute sul posto, ma l’entità dei danni non è ancora stata confermata. Il Ministero della Difesa russo ha affermato di aver abbattuto cinque droni ucraini ad ala fissa in Bashkortostan nella stessa giornata, ma non ha fornito dati su eventuali vittime o perdite materiali.
Il terzo attacco in un mese: il crollo della produzione russa
L’impianto colpito si trova a circa 1.400 chilometri dalla linea del fronte, e rappresenta uno dei principali centri di produzione di carburanti e lubrificanti destinati alle forze armate russe. Si tratta del terzo attacco in un mese contro strutture energetiche della regione: lo stesso tipo di droni a lungo raggio aveva già colpito, il 18 e il 24 settembre, il complesso Gazprom Neftekhim Salavat, mentre il 12 settembre un raid dell’intelligence militare (HUR) aveva danneggiato la raffineria Bashneft-Novoyl, sempre a Ufa.
Il comandante in capo delle forze armate ucraine, Oleksandr Syrskyi, ha dichiarato l’11 ottobre che la capacità di raffinazione russa sarebbe diminuita del 21% a causa dei raid mirati dell’SBU e dell’HUR. La riduzione della produzione ha già provocato carenze di benzina in diverse regioni della Federazione, costringendo Mosca ad aumentare le importazioni di carburante per stabilizzare il mercato interno.
L’inverno in arrivo e la guerra delle infrastrutture
Da parte sua, la Russia ha intensificato i bombardamenti contro le infrastrutture energetiche ucraine: il 10 ottobre, un’ondata di droni e missili ha causato blackout diffusi a Kiev e in altre città, nel tentativo di indebolire la capacità energetica del Paese in vista dell’inverno. Secondo una fonte citata da Ukrinform, l’attacco di Ufa rappresenta un messaggio strategico: «Non esistono più luoghi sicuri nelle retrovie della Federazione Russa. L’SBU può raggiungere qualsiasi obiettivo in territorio nemico che contribuisca all’aggressione contro l’Ucraina».
Gli effetti sul mercato globale
Gli attacchi alle raffinerie russe rischiano di avere ripercussioni globali sul mercato del petrolio. La Russia è tra i principali esportatori mondiali di greggio e derivati: una riduzione del 20-21% della sua capacità di raffinazione potrebbe comportare un aumento temporaneo dei prezzi internazionali del petrolio, in particolare se il conflitto dovesse prolungarsi o estendersi a nuove aree industriali
Le carenze interne di carburante già segnalate in alcune regioni russe potrebbero trasformarsi in un problema macroeconomico, costringendo Mosca a dirottare risorse per l’importazione di prodotti raffinati e aggravando la pressione sull’economia, già indebolita dalle sanzioni occidentali.
Per l’Europa, ricorda il Messaggero, che ha ridotto la dipendenza energetica dal greggio russo ma resta esposta alla volatilità dei mercati, gli effetti potrebbero tradursi in nuove oscillazioni dei prezzi alla pompa e in una maggiore incertezza energetica con l’arrivo della stagione invernale.
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Ottobre 12th, 2025 Riccardo Fucile
CENTINAIA DI MIGLIAIA DI SFOLLATI IN MARCIA PER TORNARE A QUELLE CHE UN TEMPO ERANO LE LORO CASE
Era la tarda mattinata di ieri quando Wessam con la madre, il padre e i due fratelli si è messa in viaggio tra altre centinaia di migliaia di persone: dal sud della Striscia verso il nord, verso Gaza City, verso le rovine delle case, verso i corpi dei cari ancora sotto le macerie, verso il futuro, tra la gioia del cessate il fuoco e l’odore nauseante del sangue versato.
Una marcia di dignità e speranza da Deir Al Balah fino al quartiere Al-Zaytun: “La gente era emozionata. Mentre camminavo lungo Al-Rasheed Street, c’era una grande folla. Alcuni stavano tornando per ricongiungersi con coloro che erano rimasti nel nord di Gaza, mentre altri stavano tornando alle
rovine delle loro case”, racconta a Fanpage.it Wessam, studentessa gazawi di 26 anni, “è stato incredibilmente lunga la strada, non ci sono più mezzi di trasporto a Gaza, abbiamo camminato per tutto il tempo su Al Rashid street fino a quando non abbiamo raggiunto Al-Zaytun. È stato un viaggio lunghissimo, le strade erano bloccate da persone ovunque. Centinaia di migliaia di sfollati in cammino per tornare al nord. Durante la traversata c’era distruzione ovunque, i robot esplosivi usati dall’esercito israeliano per costringerci a sfollare hanno distrutto tutto, è stato terribile”.
Dalle immagini dall’alto scattate ieri su Al-Rasheed Street si vede un fiume umano marciare verso il nord, “il sacro ritorno” l’ha definito Bissan Owda, giornalista di Gaza, in un video pubblicato sul suo profilo Instagram. Ma di sacro resta poco tra le macerie di un territorio reso lunare da due anni di incessanti e spietati bombardamenti israeliani.
“Ieri siamo finalmente potuti tornare al nord, nella nostra casa ad Al-Zaytun dopo essere stati sfollati a Deir Al Balah, ma dopo più di 5 ore di cammino a piedi dal sud al nord di Gaza, casa mia non c’era più”, continua Wessam con la voce spezzata dalle lacrime, “casa mia era completamente distrutta. Quando l’ho vista, quando ho visto le pareti della mia cameretta giacere tra le macerie, sono scoppiata a piangere. È così doloroso vedere tutti i tuoi ricordi ridotti in macerie, tutto lo sforzo e l’amore che hai usato per costruire la tua casa giacere a terra”, continua mentre ci
manda le immagini della casa distrutta.
Wessam prima del 7 ottobre 2023 studiava letteratura inglese, si era diplomata dopo mille difficoltà, tra le guerre precedenti e la fatica economica di portare avanti gli studi. Adesso sogna di continuare l’università in Italia.
“Al-Zaytun un tempo era una delle zone più verdi della Striscia, piena di alberi, case e vita, Al-Zaytun vuol dire alberi d’ulivo, ma come potete vedere in queste immagini gli alberi sono stati tutti recisi. Ad un certo punto abbiamo sentito rumore di colpi da arma da fuoco allora alcune persone ci hanno detto che la nostra area è ancora classificata come zona rossa e che i militari israeliani sono ancora lì. Quindi abbiamo deciso di tornare al sud ancora una volta, siamo arrivati molto tardi di notte, dopo più di 10 ore di cammino avanti e indietro, ma non avevamo altra scelta: non abbiamo più un posto per noi al nord”, continua la giovane.
E mentre Gaza è ancora in festa per la proclamazione del cessate il fuoco, per qualcuno è già arrivato il momento più difficile di questi due anni: fare i conti con ciò che resta e quello che sarà.
“È stata una delle situazioni più difficili che abbia mai affrontato nella mia vita. Vedere la mia casa distrutta è stato davvero molto doloroso. La carestia e la perdita dei nostri cari che abbiamo subito durante la guerra non erano sufficienti, hanno voluto distruggere anche la nostra unica casa. Questa non era solo una casa, ma ospitava circa 10 famiglie. Ora siamo di nuovo tutti
senza tetto, di nuovo tutti sfollati. Hanno distrutto la piccola gioia che abbiamo provato per il cessate il fuoco”, conclude Wessam dalla sua tenda nel campo sfollati di Deir Al Balah.
(da Fanapage)
argomento: Politica | Commenta »
Ottobre 12th, 2025 Riccardo Fucile
IN SALITA LA STRADA DEL BIS
Dal fortino di Palazzo d’Orleans non prova a gettare acqua sul fuoco. Anzi, in una nota diffusa
dall’ufficio stampa della Regione, senza dichiarazioni, ricorda alcune delle norme a lui care che sono state affossate nella mattanza di Sala d’Ercole: «Le dinamiche d’aula, e in particolare l’uso del voto segreto, hanno bloccato misure caratterizzanti, fortemente sostenute dal governo». Ci sono il film su Biagio Conte, la norma sui laghetti aziendali, quella sul south working. Insomma, la colpa è dell’Aula, di una maggioranza balcanizzata, degli alleati traditori. Per Schifani è un’altra giornata uggiosa. E il futuro non è più sereno.
Lunedì sarà il momento del vertice di maggioranza, che palazzo d’Orleans ha fatto filtrare fosse stato convocato dopo la
Caporetto di giovedì. Una ricostruzione smentita dagli alleati, che parlano invece di un appuntamento fissato almeno un paio di giorni prima. Il rapporto con il suo main sponsor, Ignazio La Russa, che lo scelse tra una rosa di nomi in quota Forza Italia, appare molto meno solido che in passato.
L’alleanza con Raffaele Lombardo, con cui aveva stretto un patto meno di un paio di mesi fa, concordando anche una linea comune sul tesseramento in vista del primo congresso regionale di Forza Italia, scricchiola in maniera significativa. Gli alleati di cui si fida maggiormente, Luca Sammartino e Totò Cuffaro, sono gli stessi contro cui è insorta la restante parte del centrodestra, inclusi alcuni dei suoi.
Noi Moderati di Saverio Romano prova a percorrere la strada della riappacificazione, ma è un sentiero costellato di insidie. Anche perché, guardando al quadro nazionale, non è affatto escluso che il prossimo presidente della Regione possa essere espressione di Forza Italia. Ma sarà davvero Schifani? i forzisti pronti a prendere il posto del governatore non mancano. Giorgio Mulè ha già spostato la residenza in Sicilia: il riferimento è a un precedente, reso noto di recente, secondo cui già alle scorse regionali il centrodestra aveva trovato la quadra attorno al profilo dell’attuale vicepresidente della Camera che, però, non era residente nell’Isola. Alla fine la scelta è ricaduta su Schifani ma, nel dubbio, Mulè ha già abbattuto l’ostacolo burocratico.
Ma ci sono altri nomi che Schifani potrebbe non aver (ancora)
visto arrivare. Come quello di Marco Falcone, fresco di assoluzione dal processo che lo vedeva coinvolto per tentata concussione. E poi c’è l’outsider che lavora nell’ombra: l’ex segretario della Lega siciliana, Nino Minardo, è di recente traghettato nelle file forziste, senza causare strappi traumatici con il Carroccio. La riconferma per Schifani, insomma, non è mai stata così in bilico. E le prossime tappe che la maggioranza terremotata dovrà affrontare non lasciano presagire nulla di buono.
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »