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IL SOLITO VOLTAFACCIA ALL’ITALIANA: A PAROLE SIAMO ALLEATI DELL’UCRAINA, MA LE NOSTRE AZIENDE VENDONO COMPONENTI PER MISSILI ALLA RUSSIA

Ottobre 14th, 2025 Riccardo Fucile

SECONDO KIEV, IL NOSTRO PAESE È IL SECONDO FORNITORE AL MONDO, DOPO LA CINA, DI RESINE EPOSSIDICHE, FONDAMENTALI PER PRODURRE LA FIBRA DI CARBONIO DI CUI SONO FATTI I MISSILI BALISTICI ISKANDER… IL CASO DELL’AZIENDA SIR INDUSTRIALE, DI MACHERIO, CHE HA INVIATO (E POTEVA LEGALMENTE FARLO) 232 TONNELLATE DI RESINE ALLO “STATO PRIMARIO”

”La natura umana è tale che ci siamo abituati anche alle notti dei bombardamenti russi. Al mattino assorbiamo senza sussulti le notizie sulle centinaia di droni e le decine di missili caduti sulle città, sui treni o le centrali elettriche. Per chi è lì sotto è diverso.
I sistemi di Mosca si sono evoluti al punto che l’antiaerea ucraina è riuscita ad intercettare appena il 6% della trentina di missili balistici lanciati in settembre. Gli altri hanno colpito i loro bersagli, quasi sempre civili. In agosto erano stati il doppio, in luglio quasi il triplo.
La più pericolosa tra queste armi è l’Iskander-M, una testata balistica dal raggio di cinquecento chilometri, ottocento metri al secondo di velocità, che viaggia a combustibile solido ed è in grado di eseguire manovre imprevedibili che rendono difficile anche per i Patriot americani intercettarli.
L’Iskander-M oggi rappresenta forse la minaccia più letale per l’Ucraina, alle spalle del fronte. A fine agosto è stato uno di questi proiettili a danneggiare la sede dell’Unione europea, in pieno centro a Kiev.
A metà settembre un Iskander-M è stato puntato da un’autostrada di Kaliningrad verso la Polonia per «esercitazione». Ma già da mesi l’intelligence ucraina aveva esaminato ogni componente di quel missile. Ed era giunta a una conclusione che coinvolge l’Italia e le contraddizioni della stessa Unione europea. Vediamo.
Uno dei segreti dell’Iskander-M lo accomuna a settori che non hanno niente a che fare con il conflitto. Il suo motore è racchiuso in una sede di fibra di carbonio e dello stesso materiale è il cono
posteriore da cui esce il calore fra tremila e quattromila gradi Celsius sprigionato per raggiungere una velocità supersonica.
La fibra di carbonio è più nota per l’uso nell’aerospazio, nell’aeronautica, ma anche nelle auto o nelle biciclette di lusso e nelle turbine eoliche, perché ha caratteristiche uniche: è dell’80% più rigida e del 30% più robusta e leggera di qualunque lega metallica. Ma questo materiale ha anche una resistenza alle alte temperature doppia rispetto all’acciaio e assorbe le onde radar; dunque aumenta la capacità di un missile di restare nascosto fin quando diventa tardi per intercettarlo.
Senza fibra di carbonio, non ci sarebbe l’Iskander-M.
La fibra di carbonio è dunque strategica e la Russia è capace di produrla, simile a filamenti di tessuto sintetico.
All’apparato militare-industriale di Mosca manca però un segmento fondamentale della filiera: non fabbrica il collante liquido che impregna la fibra carbonio e, indurendosi in modo irreversibile con il calore, le conferisce le qualità che in un missile diventano letali.
Questo collante è assicurato da elaborati chimica di base che vanno sotto il nome di resine epossidiche. La Russia ne produce appena per l’1,5% del proprio fabbisogno. Lì si nasconde un anello nella catena militare-industriale che oggi ricopre un’importanza vitale per la guerra.
Per questo l’intelligence ucraina si è messa in cerca di esportatori di resine epossidiche verso la Russia.
Gli analisti del Consiglio di sicurezza economica di Kiev hanno
esaminato migliaia di voci nei registri del commercio internazionale sotto il codice doganale “HS 3907300009”, quello delle resine epossidiche.
E sono giunti alla loro conclusione: il maggiore fornitore di questo prodotto alla Russia l’anno scorso è stato la Cina, con il 42% delle importazioni.
Surprise, surprise. Ma non è tutto. Così il Consiglio di sicurezza dell’Ucraina: «L’Italia è stata la maggiore fornitrice europea di resine epossidiche e la seconda maggiore fornitrice al mondo dopo la Cina», almeno nel periodo fra gennaio e settembre del 2024, «rappresentando il 21% delle importazioni totali di questo materiale da parte della Russia».
Anche nei primi due mesi di quest’anno si trovano una decina di spedizioni per volumi sostanziali.
Il fornitore, secondo le autorità ucraine, è uno solo: un’azienda di chimica di base di Macherio in Brianza di nome Sir Industriale, che ha circa duecento dipendenti e un’articolata presentazione sul proprio sito sull’etica legata alla responsabilità sociale d’impresa.
«Fra gli acquirenti russi – continua il Consiglio per la sicurezza economica dell’Ucraina – si contano le imprese Uralprotekt LLC, NPP Yazpk e Prime Top LLC, tutte legate a KBM (Kolomna Engineering Bureau, ndr), l’ufficio di progettazione responsabile per il missile Iskander-M».
A questo punto ho guardato i tabulati di un registro disponibile in commercio di transazioni doganali, che potesse mostrare
l’import della Russia.
Risultavano centinaia di spedizioni di prodotti chimici da parte Sir Industriale, di cui 71 spedizioni di resine epossidiche in buona parte proprio alle imprese indicate dagli ucraini. Qualche altra fornitura risultava partita dalla stessa azienda di Macherio, transitata attraverso la polacca Kamex Magazyn e consegnata sempre agli stessi clienti russi.
Ho scritto a Sir Industriale. Ho [ chiesto se avessero eseguito verifiche – come oggi è possibile da fonti aperte – sull’identità dei clienti dei loro clienti.
Giusto per capire a chi altri avrebbero potuto passare le resine. In un paio di giorni mi è arrivata la risposta dell’amministratore delegato Marco Bencini, cortesissima.
Mi ha presentato vari argomenti. Il primo, indiscutibile: non esisteva alcun divieto di fornire resine epossidiche alla Russia, né nessun obbligo di svolgere verifiche sulle proprie controparti nel commercio di questi prododi. Incredibile, ma vero.
Le sanzioni sulle resine epossidiche sono scattate solo il 20 luglio scorso, dopo tre anni e mezzo di guerra; di conseguenza per un’altra settimana a partire da oggi sarà ancora perfettamente possibile per le aziende europee onorare i contratti e spedire in Russia quei prodotti, quale che possa essere il loro effetto sull’Ucraina.
Quel che ha fatto Sir Industriale – qualunque cosa abbia fatto – è legale. Peraltro, Bencini afferma che in anni di scambi non avrebbe mai percepito zone d’ombra nelle attività delle sue controparti russe («al meglio delle nostre conoscenze»).
Già, ma cosa ha fatto Sir Industriale? Bencini mi ha spiegato che ero fuori strada, perché i loro prodotti sono impiegabili solo per uso civile («non sono dual use»). Qui il manager si è scusato di entrare nel merito, perché siamo a un passaggio decisivo di questa strana vicenda.
Sir Industriale informa che esporta in Russia prodotti utilizzabili per vernici di scatolette di tonno, conserva o di manufatti in acciaio. E spiega: «Le nostre resine epossidiche non sono impiegate per ‘impregnare’ la fibra di carbonio, poiché si tratta di prodotti solidi ad alto peso molecolare», mentre per consolidare il materiale che va nei missili «si usano in genere epossidiche liquide a basso peso molecolare». In particolare, «più la catena è lunga ed il peso molecolare è elevato, più ci si allontana dallo stato liquido»: che poi sarebbe quello che serve nella fibra di carbonio degli Iskander
Spiega ancora l’amministratore delegato di Sir Industriale: per la fibra di carbonio «si usano epossidiche a basso peso molecolare» perché è così che si ottengono i materiali durissimi e leggeri dei missili.
Ne deriva che le loro resine solide e dunque ad alto peso molecolare dell’azienda di Macherio non sono utilizzabili dall’apparato militare-industriale russo, ma solo da inscatolatori di pelati e simili.
Ho chiesto a uno specialista di chimica di base per l’industria. Mi ha spiegato che la versione di Sir Industriale stava in piedi.
Dunque, vicenda chiusa.
Poi per sicurezza ho guardato una ad una dentro le voci scaricate dalla banca dati sul registro delle importazioni russe in provenienza dall’impresa brianzola.
Nei casi in cui lo stato del materiale viene specificato – sempre che la banca dati sia corretta – risultano inviate nel 2024 da Sir Industriale verso la Russia 232 tonnellate di resine epossidiche allo stato liquido anche detto in alcuni casi «stato primario»: quello che, in teoria, si può usare per consolidare la fibra di carbonio che va (anche) negli Iskander.
Dunque le banche dati sui registri doganali sembrano dare una versione diversa da quella del manager italiano.
Risulterebbero 18 spedizioni di resine liquide da Sir Industriali verso la Russia al costo medio di poco meno di 30 mila dollari a tonnellata: solo nel 2024, un fatturato di qualcosa più di mezzo milione di euro. In alcuni casi nello stesso giorno, o nel giro di due giorni, la banca dati mostra che Sir Industriale avrebbe venduto allo stesso cliente russo (l’azienda Uralprotekt) venti tonnellate di resina liquida e altre venti di resina solida.
Ulteriori transazioni appaiono poi dall’impresa di Macherio ai suoi clienti russi tramite la polacca Kamex Magazyn e in un caso sarebbero, di nuovo, resine liquide (ma il manager italiano spiega di non aver mai sentito parlare di questo intermediario).
La morale, in questa storia, immagino non ci sia. Nulla prova che Sir Industriale abbia collaborato al programma per l’Iskander-M, tanto meno consapevolmente. L’azienda – lo
ripeto – non ha violato la legge.
Non la violerebbe neanche se, entro lunedì prossimo, inviasse su contratti preesistenti da luglio grandi quantità di resine che servono a costruire quel missile. Sir è una delle tante aziende che aveva antichi rapporti con la Russia e ha continuato ad averli grazie alla lentezza e allo strabismo delle sanzioni europee: per anni si è proibito inviare a Mosca un foulard da 305 euro, ma non componenti integrabili in un’arma letale.
Peraltro Sir Industriale è trasparente, in confronto alla Starlinger & Co.: al Consiglio di sicurezza economica ucraino risulta che questa azienda austriaca avrebbe venduto in Russia nel 2024 una macchina per modellare la fibra di carbonio (altra tecnologia necessaria all’Iskander-M e altro affare del tutto legale); ma Starlinger non si è neppure curata di rispondermi, quando gliel’ho fatto notare.
Olena Yurchenko, del Consiglio di sicurezza ucraino, osserva che l’Unione europea ancora non ha messo sotto sanzioni nessuna delle aziende russe nella filiera industriale dell’Iskander-M, né in parte dei materiali. «Gli esportatori europei possono verificare i legami dei loro clienti russi con il governo o l’industria militare», dice. «E dovrebbero farlo». È una dimensione che prima non c’era: all’intelligence di Roma forse sì, ma agli analisti ucraini non sfugge più nessuna delle mosse delle imprese italiane attive a Mosca.
(da Il Fatto Quotidiano)

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JD VANCE HA IMPARATO LA LEZIONE DI TRUMP: NEGARE L’EVIDENZA A TUTTI I COSTI

Ottobre 14th, 2025 Riccardo Fucile

IL CONDUTTORE DI “ABC NEWS” GEORGE STEPHANOPOULOS INTERROMPE L’INTERVISTA A QUEL BURINO RIPULITO DEL VICEPRESIDENTE AMERICANO… IL MOTIVO? VANCE NEGAVA L’ESISTENZA DI PROVE CHE LO ZAR DELLA FRONTIERA TOM HOMAN ABBIA ACCETTATO UNA TANGENTE DI 50MILA DOLLARI, NONOSTANTE HOMAN FOSSE STATO PIZZICATO DA UNA REGISTRAZIONE AUDIO DELL’FBI, MENTRE ACCETTAVA LA MAZZETTA

Il conduttore di Abc News George Stephanopoulos ha interrotto l’intervista con JD Vance dopo che il vicepresidente aveva negato l’esistenza di prove che lo zar della frontiera Tom Homan abbia preso una tangente di 50 mila dollari, accusando il giornalista di aver perso credibilità.
Stephanopoulos ha incalzato ripetutamente Vance chiedendo se Homan avesse accettato denaro e ha affermato che Homan era stato “registrato in un audio nel settembre 2024, una intercettazione dell’Fbi, mentre accettava 50.000 dollari in contanti”, dopo aver suggerito che avrebbe potuto aiutare a ottenere contratti governativi con una seconda amministrazione Trump. Una vicenda su cui l’Fbi ha chiuso subito l’indagine.
“Non so – ha risposto Vance – a quale registrazione ti riferisci, George. Ho visto resoconti giornalistici secondo cui Tom Homan avrebbe accettato una tangente. Non ci sono prove di ciò. Ed ecco perché sempre meno persone guardano il tuo programma e perché stai perdendo credibilità”.
Il vicepresidente ha affermato che l’anchor avrebbero dovuto concentrarsi su “problemi reali” e che stava “cadendo in una strana tana del Bianconiglio di sinistra, dove i fatti dimostrano chiaramente che Tom Homan non ha commesso alcun illecito penale”.
“Non è – ha risposto il conduttore – una strana tana del Bianconiglio di sinistra. Non ho insinuato nulla. Le ho chiesto se Tom Homan avesse accettato 50.000 dollari, come si è sentito in una registrazione audio dell’Fbi nel settembre 2024, e lei non ha risposto alla domanda”, ha risposto Stephanopoulos prima di concludere bruscamente l’intervista.
(da agenzie)

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FRANCIA, LA MOSSA DI LECORNU PER SALVARE IL GOVERNO E IL BILANCIO: “SOSPESA LA RIFORMA DELLE PENSIONI FINO ALLE ELEZIONI PRESIDENZIALI”

Ottobre 14th, 2025 Riccardo Fucile

MANO TESA AI SOCIALISTI CON MACRON PRONTO A SCIOGLIERE L’ASSEMBLEA SE CI SARANNO MOZIONI DI CENSURA

Il primo ministro francese, Sebastien Lecornu ha annunciato che sospenderà la riforma delle pensioni in autunno e fino alle elezioni presidenziali. «Proporrò al Parlamento in autunno di sospendere la riforma delle pensioni del 2023 fino alle elezioni presidenziali. Non ci sarà alcun aumento dell’età pensionabile da ora fino a gennaio 2028», ha dichiarato. «Ma lo dico in modo molto diretto: sospendere per il gusto di sospendere sarebbe irresponsabile. Questa sospensione deve infondere la fiducia necessaria per costruire nuove soluzioni. Sospendere per fare
meglio è la soluzione», ha aggiunto.
«Non siamo in una crisi di regime»
«Dobbiamo saper trarre profitto da una crisi», ha poi aggiunto Lecornu nel preambolo delle sue dichiarazioni programmatiche. «Ho accettato la missione affidatami dal Presidente della Repubblica, perché la Francia deve avere un bilancio, perché ci sono misure d’urgenza da adottare senza indugio. È un dovere. Lo porterò a termine a determinate condizioni che derivano chiaramente dalla composizione di questa assemblea», ha aggiunto. «Viviamo e continueremo a vivere in un’epoca di crisi. O le sopportiamo, o le usiamo, o cambiamo, o saremo cambiati. Ecco cosa significa liberarsene. Chi non cambia, chi si aggrappa a vecchi riflessi e atteggiamenti, scomparirà», ha detto il primo ministro.
Il numero uno dell’Eliseo Emmanuel Macron è pronto a sciogliere l’Assemblea Nazionale in caso di censura al governo Lecornu. Questa l’intenzione emersa dopo la riunione del Consiglio dei ministri che ha approvato la manovra di bilancio e poco prima dell’inizio della seduta parlamentare in cui il primo ministro espone il suo discorso di politica generale. Le mozioni di censura presentate contro il governo sono «mozioni di scioglimento e devono essere considerate come tali», ha detto Macron ai ministri secondo la portavoce del governo, Maud Bregeon.
Sia il Rassemblement National che la France Insoumise hanno depositato una mozione di censura contro il governo, mentre i
Socialisti hanno fatto sapere che aspetteranno di sentire l’intervento prima di decidere. Macron «ha preso atto che sono state presentate due mozioni di censura (di LFI e RN) e ha ribadito che le mozioni di censura presentate sono mozioni di scioglimento e devono essere considerate come tali», ha riferito Bregeon. «I disaccordi sono degni di riconoscimento, ma sono accettabili solo se sono possibili compromessi», ha aggiunto il Capo dello Stato. I francesi «sono stanchi del tumulto politico».
(da agenzie)

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“THE NEW YORK TIMES”: ‘’TRUMP SEMBRA INCONSAPEVOLE DEL PARADOSSO DI IMPORRE LA PACE ALL’ESTERO E DI COMPROMETTERLA GRAVEMENTE IN PATRIA, DI PLACARE LA VIOLENZA IN MEDIO ORIENTE E DI FOMENTARLA IN AMERICA, DIMOSTRANDO UN PROFONDO DISPREZZO PER LA COSTITUZIONE”

Ottobre 14th, 2025 Riccardo Fucile

“NON PUOI RICEVERE IL NOBEL PER AVER PROMOSSO LA DEMOCRAZIA QUANDO HAI CERCATO DI ROVESCIARE LA DEMOCRAZIA CHE STAVI RAPPRESENTANDO’’

Ho sempre pensato che fossimo fortunati che Trump non fosse più incline alle invasioni, come il suo collega evasore Dick Cheney, data la sua personalità bellicosa, la sua natura vendicativa, il suo fascino per le insegne militari e la sua spavalderia da macho delle arti marziali.
Ha insistito per organizzare una parata militare qui a giugno e sta pianificando un incontro di arti marziali il prossimo giugno sul prato sud della Casa Bianca per il 250° anniversario della nascita del Paese.
Sebbene la maggior parte dei progressisti abbia cercato di dipingere Trump come un falco squilibrato nell’animo, l’ex promotore immobiliare è sempre sembrato, fortunatamente, più
attratto dall’arte dell’accordo che dallo stupore e dalla meraviglia.
Mentre bombardava gli impianti nucleari iraniani, minacciava il Venezuela e attaccava presunte navi della droga al largo delle sue coste, sembrava più spesso considerare la guerra uno spreco di tempo e denaro che avrebbe potuto essere meglio speso per costruire una proprietà sul mare in Corea del Nord o a Gaza.
“A differenza di altri candidati alla presidenza, la guerra e l’aggressione non saranno il mio primo istinto”, affermò nel suo primo discorso di politica estera a Washington durante la corsa presidenziale del 2016. Aggiunse: “Una superpotenza capisce che cautela e moderazione sono davvero segni di forza”.
Nonostante avesse sostenuto tiepidamente l’invasione dell’Iraq, nel mezzo della spinta patriottica di punire qualcuno, chiunque, per l’11 settembre, in seguito l’avrebbe definita “la peggiore decisione mai presa”.
A maggio ha denunciato i fallimenti dei “neoconservatori” e degli “interventisti”, promettendo un futuro “in cui persone di diverse nazioni, religioni e credi costruiscono città insieme, senza bombardarsi a vicenda fino a farle scomparire”.
Se Trump riuscisse a sciogliere il nodo gordiano del Medio Oriente, sarebbe un’impresa spettacolare, anche se sarebbe stata compiuta assecondando il brutale annientamento e la fame di Gaza da parte di Bibi. E, naturalmente, probabilmente ci sarebbe del denaro da guadagnare, per lui e la sua famiglia.
Ma la regione è un cimitero di accordi di pace. Come ha scritto David Sanger sul Times: “Molto potrebbe andare storto nei prossimi giorni, e in Medio Oriente succede spesso. L’accordo di ‘pace’ annunciato da Trump su Truth Social mercoledì sera potrebbe sembrare più un’altra pausa temporanea in una guerra iniziata molto prima della fondazione di Israele nel 1948 e mai finita”.
Come ha sottolineato Tom Friedman, è l’indifferenza morale di Trump verso le violazioni dei diritti umani da parte dei suoi partner nel piano di pace che gli consente di infrangere i vecchi paradigmi.
Questa è la stessa indifferenza morale che gli impedirà di vincere un Nobel. Non puoi ricevere una medaglia per aver promosso la democrazia quando hai cercato di rovesciare la democrazia che stavi rappresentando.
Ha dimostrato un profondo disprezzo per la nostra Costituzione e per le leggi che ci hanno reso la più grande democrazia del mondo.
Una volta, nel 2016, gli chiesi della violenza che si scatenava durante i suoi comizi. Mi disse che pensava che aggiungesse un po’ di entusiasmo ai comizi.
Trump pubblica costantemente immagini crudeli e sgradevoli su Truth Social. Ama i combattimenti tra gladiatori, le scene di agenti dell’ICE mascherati che malmenano la gente, anche se ha il passaporto americano in tasca.
Quale tipo di persona, per non parlare di un presidente, non si oppone a titoli come questo su The Hill: “Un alto funzionario del DHS difende l’agente dell’ICE che ha sparato al pastore con una
palla di pepe”?
Il reverendo David Black stava protestando pacificamente presso una struttura dell’ICE in un sobborgo di Chicago, con le mani in mano, offrendosi di pregare con gli agenti, quando un agente dell’ICE su un tetto gli ha sparato alla testa con una palla di pepe.
Se Trump ha scatenato il caos nelle strade del Medio Oriente, ha anche scatenato il pericolo nelle strade degli Stati Uniti. Sta schierando truppe americane nelle città democratiche, distorcendo la missione in gran parte umanitaria della Guardia Nazionale e trasformandola, come ha scritto John Ismay del Times, in “una forza d’attacco partigiana al servizio del presidente”.
Di recente Trump ha espresso un altro agghiacciante capriccio ai generali quando ha dichiarato di aver detto a Pete Hegseth: “Dovremmo usare alcune di queste città pericolose come campi di addestramento per i nostri militari”.
Anche se afferma che avrebbe dovuto vincere il Nobel cinque volte per il suo lavoro nella risoluzione dei conflitti all’estero, sta creando conflitti in America, creando pericolose crisi nelle città americane.
Il governatore dell’Oklahoma Kevin Stitt, presidente repubblicano della National Governors Association, ha dichiarato al Times che il presidente stava violando i diritti degli stati: “Gli abitanti dell’Oklahoma perderebbero la testa se Pritzker dell’Illinois inviasse truppe in Oklahoma durante l’amministrazione Biden”.
Mentre libera gli ostaggi a Gaza, Trump ne cattura alcuni qui. Sta costringendo Pam Bondi a interpretare la serva torturata Renfield per il suo oscuro e narcisista Dracula. Lei corre in giro mangiando insetti, facendo il lavoro sporco del presidente: incriminare i suoi nemici ed epurare chiunque abbia lavorato con loro.
Il Dipartimento di Vendetta, ex Dipartimento di Giustizia, ha incriminato James Comey, l’ex direttore dell’FBI, e Letitia James, il procuratore generale di New York, e altre incriminazioni vendicative truccate sono sicuramente in arrivo.
Richard Nixon aveva una lista di nemici, ma non ne fece molto. Poteva solo sognare di fare il genere di cose che Trump è riuscito a fare francamente.
Trump sembra inconsapevole del paradosso di imporre la pace all’estero e di comprometterla gravemente in patria, di placare la violenza all’estero e di fomentarla qui.
Mentre ha ribattezzato il Pentagono con il nome di “Dipartimento della Guerra”, si vanta di aver formato un Consiglio per la Pace, di cui lui stesso, ovviamente, è il principale pacifista, per supervisionare il nuovo organo di governo di Gaza.
La contraddizione è difficile da risolvere. Non farà vincere al nostro presidente un premio per la pace
Maureen Dowd
per “The New York Times”

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“NICOLAS SARKOZY IN CARCERE DAL 21 OTTOBRE”: L’EX PRESIDENTE SCONTERÀ NELLA PRIGIONE PARIGINA DELLA SANTÉ (LA STESSA DI ARSENIO LUPIN) LA PENA DI CINQUE ANNI PER ASSOCIAZIONE A DELINQUERE FINALIZZATA ALLA RACCOLTA DI FONDI PER LA CAMPAGNA ELETTORALE DEL 2007 DALLA LIBIA

Ottobre 14th, 2025 Riccardo Fucile

SAREBBE GIÀ PRONTA PER LUI, AD OPERA DEI SUOI LEGALI, UNA RICHIESTA DI LIBERTÀ CHE SARÀ PRESENTATA SUBITO DOPO L’INIZIO DELLA DETENZIONE

L’ex presidente francese Nicolas Sarkozy inizierà il 21 ottobre, nella prigione della Santé, nel cuore dI Parigi a Montparnasse, a scontare la sua pena detentiva di cinque anni per associazione a delinquere finalizzata alla raccolta di fondi per la campagna elettorale del 2007 dalla Libia, secondo quanto riportato lunedì da Rtl.
Sarebbe già pronta per lui, ad opera dei suoi legali, una richiesta di libertà che sarà presentata subito dopo l’inizio della detenzione.
La sentenza ha rappresentato un caso per il conservatore che ha guidato la Francia dal 2007 al 2012, con i giudici che hanno affermato che la loro sentenza ha tenuto conto della “gravità
eccezionale” della vicenda.
Sarkozy è stato riconosciuto colpevole di associazione a delinquere per i tentativi dei suoi stretti collaboratori di procurarsi fondi dalla Libia durante il regime del defunto dittatore Muammar Gheddafi per la sua vittoriosa campagna presidenziale del 2007.
È la terza volta che Sarkozy viene condannato per accuse di frode.
(da agenzie)

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MELONI VOLA SUL NUOVO GULFSTREAM, IL JET DA VIP DA 77 MILIONI DI EURO

Ottobre 14th, 2025 Riccardo Fucile

I PRIMI DUE ESEMPLARI CONSEGNATI AD APRILE, LA PREMIER LI HA GIA’ UTILIZZATI PER RECARSI IN PUGLIA IN OCCASIONE DELLE VACANZE

Anche per raggiungere Sharm el-Sheikh Giorgia Meloni ha volato sul nuovissimo Gulfstream G-650, un jet che sembra diventato l’”Air Force One” di Palazzo Chigi. I primi due esemplari sono stati consegnati al 31° Stormo dell’Aeronautica lo scorso aprile e – stando alle notizie di stampa – la premier li ha già utilizzati per recarsi in Puglia in occasione delle vacanze agostane. Ognuno costa circa 77 milioni di euro. Si tratta della versione ER – ossia con autonomia prolungata a 13 mila chilometri – di uno dei più diffusi bireattori per trasporto vip: una dote che gli permette di arrivare senza scalo fino in California, in Argentina, in Sudafrica, in Giappone o in Australia.
Viaggia a circa mille chilometri orari, con una totale silenziosità interna e un comfort straordinario per massimo diciannove passeggeri, seduti su poltrone che si trasformano in letti. La fusoliera lunga trenta metri dispone di finestrelle ampie, mentre l’allestimento standard prevede cucina, wi-fi, schermi tv a scomparsa, divani per riunioni che possono mutarsi in letti
ancora più confortevoli. Non è nota la formula degli interni scelta dal ministero della Difesa, presentata nei capitolati come “aeroambulanza” specificando però che non sono state indicate le strumentazioni mediche.
Sì, perché i Gulfstream G650 sono stati acquistati ufficialmente per questa missione. Con una spesa di 307 milioni, l’Aeronautica ha ne ha comprati quattro il 23 dicembre 2023 – sotto il governo Meloni – con un contratto in cui si parla esclusivamente dell’impiego per “il trasporto sanitario d’urgenza”.
All’epoca c’era l’esigenza di sostituire due Dassault Falcon 50, con più di trent’anni d’attività e destinati a fermarsi entro il 2024, oltre a tre Falcon 2000, alcuni attivi da quasi un ventennio: è stata anche inclusa l’opzione per comprare un quinto jet americano, che dovrà essere sciolta rapidamente.
La scelta dei Gulfstream statunitensi rispetto ai Dassault francesi è stata infatti particolare, visto che la produzione cesserà a fine anno. A pesare è stato il fatto che il 14° Stormo li utilizza già come aerei radar e da guerra elettronica, permettendo così di ottimizzare addestramento dei piloti, gestione dei ricambi e interventi di manutenzione con un risparmio sui costi. Il contratto include due anni di assistenza, che possono venire portati a cinque, e la formazione degli equipaggi. La grande diffusione mondiale del G650 – venduto in oltre cinquecento esemplari a molti magnati, tra cui il patron della Roma Dan Friedkin e il cofondatore di Google Sergey Brin – permette di trovare in qualsiasi nazione tecnici in grado di ripararlo. Ed
anche questa è una caratteristica che ha poco a vedere con “il trasporto sanitario d’urgenza”.
I viaggi condotti dai Gulfstream per questa missione vitale sono cominciati l’8 giugno scorso e avvengono quasi sempre all’interno del territorio nazionale: trasferiscono malati, soprattutto bambini, dalle isole agli ospedali di Roma e Milano o consegnano organi per i trapianti. Si tratta di attività che vanno completate in tempi rapidissimi perché c’è in gioco la vita e la morte. Quello che ha giustificato nei documenti presentati in Parlamento l’adozione del superjet, perché le prestazioni del Gulfstream devono “garantire la più alta probabilità di sopravvivenza dei pazienti”. Nel contratto è stato chiesto al produttore di predisporre l’installazione di apparecchiature per le comunicazioni sicure e per l’autoprotezione, termine quest’ultimo con cui in genere si indicano sistemi per individuare minacce come missili terra-aria e cercare di neutralizzarle con contromisure elettroniche.
Un altro equipaggiamento necessario soprattutto per i viaggi dei membri del governo più esposti. Ma da tanti anni negli hangar del 31° Stormo di Ciampino non c’è distinzione tra missioni salvavita e voli di Stato: l’Aeronautica garantisce entrambi H24 tutti i giorni dell’anno.
(da Repubblica)

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I CONCORSI TRUCCATI, IL PRIMARIO CHE GIOCA A GOLF, LA DIRIGENTE CHE VA DALL’ESTETISTA

Ottobre 14th, 2025 Riccardo Fucile

COSA C’E’ NELLA MAXI INCHIESTA SULL’ASL4 DI TORINO… SONO 38 GLI INDAGATI… UN GRUPPO DI INFERMIERI AVREBBE LASCIATO SENZA CURE ANZIANI “PERCHE’ VOLEVANO DORMIRE”

La dirigente delle Professioni sanitarie dell’Asl To4 timbrava il cartellino e andava dall’estetista. Il primario di otorinolaringoiatria di Chivasso Libero Tubino, quando era in orario di lavoro, si divertiva bellamente sul green di un campo a golf. Le infermiere di Settimo Torinese abbandonavano gli anziani senza medicine perché durante la notte «volevano riposare». Per non parlare dei concorsi truccati, con candidati raccomandati che ricevevano le risposte del test il giorno prima. È un vero e proprio vaso di Pandora quello che la procura di Ivrea ha scoperchiato riguardo alla gestione della sanità pubblica nel Torinese e che ha portato i pm a iscrivere nel registro degli
indagati 38 persone. I reati vanno dalla rivelazione di segreti d’ufficio alla truffa all’esercizio abusivo della professione.
Carla Fasson, i test truccati e le promozioni facili
Il fulcro principale dell’indagine, che si è concentrata sul quadriennio 2021-2024, è Carla Fasson. La dirigente delle Professioni sanitarie dell’Asl To4 che, approdata nell’azienda dopo essere stata tecnico di laboratorio biomedico, ha scalato le gerarchie fino ad arrivare ai vertici. Da qui, con la compiacenza – secondo l’ipotesi accusatoria – dell’ex dirigente Stefano Scarpetta, faceva tutto ciò che voleva. Dalle scappatelle dall’estetista dopo aver timbrato il cartellino fino al controllo dei concorsi per le nuove assunzioni o le promozioni. La prassi, che si sarebbe concentrata soprattutto tra i mesi di maggio e ottobre 2022, era molto ben rodata: i candidati che Fasson gradiva ricevevano via WhatsApp il giorno prima le domande (o addirittura le risposte) dell’esame, facilitando così il buon esito. In questo modo, secondo La Stampa, Fasson avrebbe pilotato le nomine e le progressioni dei laboratori analisi degli ospedali di Ivrea e Chivasso, del coordinatore della Radiologia Territoriale, del responsabile della Radiodiagnostica di Ivrea e Cuorgné e della radiologia dell’ospedale di Chivasso.
Il controllo di Fasson sui promossi: «Facevano tutto quello che lei diceva»
Fasson, licenziata due anni fa quando l’inchiesta divenne pubblica, ne traeva un duplice vantaggio. In primo luogo, sceglieva chi assumere e chi promuovere. In secondo luogo,
come scrivono i pm, «i candidati vincenti invece di svolgere i loro compiti al meglio, si prestavano a ogni rischiesta di Fasson perché lei aveva assicurato a loro l’agognata promozione».
Una pratica che Carla Fasson condivideva con l’ex presidente della commissione d’esame e direttore amministrativo dell’Asl, Stefano Loss Robin. Entrambi avrebbero garantito un guadagno economico indebito ai vincitori avrebbero ricevuto, sotto forma di«un aumento stipendiale incassato dagli indagati a discapito di tutti i candidati che avevano affrontato le prove in modo onesto».
Chi sono gli altri indagati
La maxi indagine non si ferma però ai concorsi truccati. Ci sono primari pizzicati mentre giocano a golf in orario di lavoro. Infermieri e infermiere che nei migliori casi ignoravano, nei peggiori maltrattavano i pazienti, lasciati senza cure e sporchi. E la chat degli orrori, in cui alcuni operatori dell’ospedale di Settimo Milanese commentavano con disprezzo l’atteggiamento di alcuni colleghi, che tralasciavano il loro lavoro per «dormire»: «Anche stanotte le infermiere non sono passate. Solo una si è alzata alle 4,15 per spegnere il campanello che la signora… omissis… suonava da ore. La donna stamattina piangeva, non voleva nemmeno fare colazione. Ho trovato tutte le flebo di medicine che le avrebbero dovuto fare che erano ancora lì sul letto»
(da agenzie)

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“REPUBBLICA” VERSO LA VENDITA AI GRECI DEL GRUPPO KYRIAKOU?

Ottobre 14th, 2025 Riccardo Fucile

LA EXOR HA DUE COMPRATORI PRONTI PER IL QUOTIDIANO ROMANO E PER “LA STAMPA”

La Repubblica e La Stampa vanno verso la vendita. Probabilmente più vicina è La Stampa, per la quale Gedi ha avviato colloqui con il gruppo Nem (Nord Est Multimedia). A cui la finanziaria della famiglia Agnelli-Elkann ha venduto nel 2023 i quotidiani del Nord Est (Il Corriere delle Alpi, Il Piccolo, Messaggero Veneto, La Nuova Venezia, Il Mattino di Padova, La Tribuna di Treviso). Per Repubblica ci sono contatti con il gruppo greco guidato da Kyriakos Kyriakou, editore di Atenna TV con interessi che spaziano nei diversi tipi di media e con filiali negli Usa e nel Regno Unito.
Chi sono gli acquirenti
Il Giornale precisa oggi che gli Elkann hanno acquistato tutto nel dicembre 2019 dalla Cir dei fratelli De Benedetti per 102 milioni di euro. Con l’Opa successiva il valore è arrivato a 200 milioni. Nem è il gruppo guidato da Enrico Marchi, presidente di Save, che controlla il Marco Polo e gli altri aeroporti veneti oltre a Banca Finint. Partecipano imprenditori del Nord Est tra cui i Benedetti (gruppo Danieli), i Carraro, la Confindustria di Udine e Vicenza, i Banzato (Acciaierie Venete). L’offerta non è ancora arrivata sul tavolo.
Repubblica ai greci (e agli arabi)
Atenna Tv è nato nel 1988. Con finanziamenti provenienti dall’Arabia Saudita. Oggi Repubblica figura nel bilancio di Gedi per soli 65 milioni. Valeva 150 milioni nel 2019. Nel 2020 il patrimonio netto del gruppo era di 226 milioni con debiti finanziari netti per poco più di 100 milioni. Nel 2024 il
patrimonio netto del gruppo è sceso a 68 milioni con debiti finanziari netti raddoppiati a 200 milioni, di cui 140 in capo a Exor che l’anno scorso per rafforzare il capitale ha pure rinunciato a 40 milioni di crediti verso Gedi.
(da Open)

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IL MINISTRO SCHILLACI NOMINA IL PARISI SBAGLIATO ALLA COMMISSIONE ANTIDOPING

Ottobre 14th, 2025 Riccardo Fucile

CONFERISCE AL DOCENTE DI FISICA LA PRESIDENZA DELL’ORGANISMO INVECE CHE A UN MEDICO DELLO SPORT CON LO STESSO COGNOME… ENNESIMA BRUTTA FIGURA, NESSUNO DEI DUE NE SAPEVA NULLA

Il ministro della Sanità Orazio Schillaci ha nominato il Parisi sbagliato. Alla commissione antidoping del ministero ha conferito l’incarico a Giorgio, premio Nobel, a causa di un errore di persone. E a quanto pare a sua insaputa.
Probabilmente la nomina invece spettava al medico dello sport Attilio, rettore dell’Università di Roma Foro Italico. Lui, raggiunto da Repubblica, dice di non sapere nulla della nomina. Evidentemente nessuno si è accertato che avesse detto di sì al nuovo ruolo.
Schillaci è finito sulla graticola nei mesi scorsi per le nomine della commissione per la vaccinazione. Adesso c’è l’effetto Giorgio Parisi. Il ministero della Salute ha nominato il Comitato tecnico Sanitario. Che si occupa di lotta all’Aids ma anche di biotecnologie. Tra le altre c’è la «sezione per la vigilanza e il controllo sul doping e per la tutela della salute nelle attività sportive». I suoi 14 membri sono stati indicati dallo stesso ministero alla Salute, dal Dipartimento dello sport della presidenza del Consiglio, dalla conferenza Stato-Regioni, dal Coni, dai Nas, dall’Istituto superiore di sanità e dal ministero del Lavoro. Prevalentemente esperti di medicina dello sport, diritto e tossicologia.
Il presidente Parisi
La presidenza a Parisi sarebbe stato un qui pro quo. «Per forza, l’hanno nominato per sbaglio», raccontano al quotidiano da dentro la struttura ministeriale: «Qualcuno ha fatto un errore».
L’altro Parisi invece è un professionista con un curriculum tutto dedicato alla medicina sportiva. A lui sarebbe stato promesso l’ingresso nella commissione e pure la sua presidenza. Ma qualcuno, all’interno del ministero, avrebbe frainteso il nome della persona che doveva ricevere la lettera di incarico. E, pensando appunto che si trattasse del premio Nobel, ha scritto il nome di Giorgio Parisi, indicandolo non solo come membro ma anche come presidente della sezione.
Il Comitato
Nel frattempo il Comitato si è insediato. E Parisi non si è visto. Schillaci sarebbe molto nervoso per l’accaduto. Ma adesso è difficile tornare indietro. Perché comporterebbe di ammettere l’errore davanti a un Nobel. E perché comunque quello di Giorgio Parisi è un nome pesante e sempre spendibile. Intanto al suo omonimo Attilio sarebbe arrivata una telefonata di scuse direttamente dai piani alti del ministero.
(da agenzie)

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