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SONDAGGIO “YOUTREND”, LA SINDACA DI GENOVA SILVIA SALIS IN CASO DI PRIMARIE DEL “CAMPO LARGO” SI GIOCHEREBBE LA NOMINATION CON IL 28%, A UN’INCOLLATURA DA ELLY SCHLEIN (IN TESTA CON IL 31%) E DA CONTE (ACCREDITATO DI UN 29%)

Dicembre 11th, 2025 Riccardo Fucile

SILVIA DIVENTERA’ CANDIDATA PREMIER DEL CAMPO LARGO A FUROR DI POPOLO, LO SOSTENIAMO DA MESI A RAGION VEDUTA E VI SPIEGHIAMO PERCHE’ E A QUALI CONDIZIONI… SOLO LEI PUO’ ASFALTARE I PATRIDIOTI

Secondo l’ultimo sondaggio di Youtrend, in caso di primarie del campo largo, è la segretaria del Pd Elly Schlein a raccogliere il maggior numero di consensi. Il 31 per cento. Ma i suoi diretti avversari la seguono a ruota: il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte con il 29 per cento e la sindaca di Genova Silvia Salis con il 28.
Il dato che desta stupore è come Silvia Salis, peraltro ancora poco conosciuta a livello nazionale, in pochi mesi abbia raggiunto due politici navigati come il presidente del M5S Conte e la segretaria del Pd Schlein, considerando che non ha un partito alle spalle e nonostante non si sia mai candidata per quella carica, ribadendo più volte che intende rimanere sindaca di Genova. E’ un classico esempio di “candidatura spinta dal basso”, con una fascia di consenso in costante aumento.
Il nostro commento
Quando Silvia Salis è stata candidata dal “campo largo” a sindaca di Genova la conoscevamo solo per i precedenti sportivi e per la carica di vice-presidente del Coni. L’abbiamo “studiata” per diversi giorni nelle sue prime uscite pubbliche e abbiamo tratto una convinzione: sarebbe diventata sindaca di Genova.
E così è stato perché è una “bella persona” ; empatica, carismatica, di grande comunicazione, preparata, tosta come non immaginate, diretta, gran capacità di sintesi, instancabile, una sindaca al servizio dei cittadini, mai una parola oltre le righe ma capace di fulminarti con uno sguardo.
Ne sanno qualcosa i becero-sovranisti locali che rimediano da mesi brutte figure attaccandola sul nulla, mentre Bucci che è l’unico intelligente tra loro ha scelto la via della collaborazione e arranca dietro di lei.
Veniamo al sondaggio.
1) Elly Schlein e Giuseppe Conte si escluderanno a vicenda: entrambi non riuscirebbero a fare il pieno di voti nel partito alleato. Nel M5S c’e’ chi non voterà mai Schlein premier e nel Pd chi non voterà mai Conte premier (nel timore che cambi schieramento dopo un anno).
2) In caso di primarie Silvia Salis non si presenterà mai perché non intende sottrarre voti a Elly. Il sondaggio Youtrend va letto che la somma Schlein-Salis è al 59%, Conte al 29% e corrisponde al peso dei due partiti di riferimento.
3) Se non ci saranno primarie i partiti potrebbero chiedere a Silvia di accettare la candidatura (onde evitare rottura dello schieramento o sconfitta certa). A quel punto Silvia potrebbe accettare a una sola condizione: che tutti i partiti del campo largo accettino di farne parte. A Genova ha chiesto e ottenuto questo e fine delle polemiche.
4) Salis è l’unica che può competere con i sovranisti e far tornare a votare una percentuale di scazzati e disillusi, raccogliendo consensi anche nella destra moderata e sociale. E in un confronto Tv con la Meloni è una che non segue canovacci, è imprevedibile e ha la battuta che fulmina e sa portarla con la cattiveria necessaria per fare male.

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MEDITERRANEA, SECONDO FERMO ANNULLATO DAI GIUDICI: “E’ ILLEGITTIMO”. LA ONG: “SCHIAFFO A PIANTEDOSI”

Dicembre 11th, 2025 Riccardo Fucile

INVECE CHE SALVARE VITE UMANE QUALCUNO PERSEGUITA CHI LE SALVA, MA VERRA’ IL GIORNO CHE NE RISPONDERANNO

Il fermo di Mediterranea, la nave dell’omonima ong è totalmente illegittimo e per questo deve essere sospeso.
Senza neanche convocare l’avvocatura di Stato per ascoltare la tesi del Viminale, il tribunale di Agrigento ha annullato “inaudita altera parte” il fermo ordinato dopo l’ultima missione, perché – emerge dal provvedimento – mancano i presupposti legali di base.
Fermo privo di presupposto legale
Il nodo è la reiterazione, contestata al comandante e all’ong, per imporre uno stop di venti giorni e una multa di 10mila euro. Peccato che nessuno dei precedenti fermi che hanno raggiunto la nave, sia quando era in mare come Sea Eye4, sia da quando è diventata Mediterranea, sia mai diventato definitivo.
Una vittoria per l’ong italiana, che da agosto, quando ha inaugurato la sua nuova omonima nave, per due volte è andata in missione e per due volte è stata fermata, con provvedimento in seguito annullato dai giudici.
Due missioni, due stop entrambi sospesi
Il pretesto per il fermo è sempre stato il medesimo: non aver rispettato il porto sicuro assegnato. Genova, la prima volta. Livorno, la seconda. Peccato che, nel primo caso, quella decisione – ha stabilito il giudice con un provvedimento d’urgenza che nel merito sarà discusso il 17 dicembre – sia stata presa “esclusivamente per motivi solidaristici” e per “tutelare la vita delle persone”, bene anche giuridico che merita speciale tutela al pari dei diritti di chi, come l’equipaggio di una nave di
soccorso, lavora per salvaguardarla.
Nel secondo caso, lo stop ha avuto del surreale: il fermo per non aver rispettato il porto assegnato è arrivato nonostante i provvedimenti di due procure- quella per i minorenni di Palermo, a firma di Claudia Caramanna, e quella di Agrigento, con ordine del capo dell’Ufficio, Giovanni Di Leo – che hanno ordinato lo sbarco a Porto Empedocle. Mediterranea incassa l’ennesima vittoria che disinnesca quella che definiscono “la vendetta” del Viminale.
Mediterranea: “Uso arbitrario del decreto Piantedosi per arrivare alla confisca”
Ma nell’ong c’è preoccupazione perché – si spiega – alla luce di quanto successo negli ultimi mesi, “il reiterato abuso, arbitrario e addirittura illegale, dei poteri sanzionatori previsti dal Decreto Legge Piantedosi” non sarebbe per nulla casuale o occasionale ma figlio di una strategia: “violando qualsiasi regola vogliono arrivare alla definitiva confisca della nave”. L’obiettivo ultimo, denunciano, è “togliere di mezzo testimoni scomodi che denunciano quotidianamente le violazioni dei diritti delle persone migranti e la distruzione sistematica del diritto internazionale, marittimo e umanitario, in mare”. Nel mirino, si ragiona nel mondo del soccorso in mare, non è solo la nave dell’ong italiana, ma tutta la flotta civile.
Fermata anche Humanity1
Ventiquattro ore fa, anche Humanity1, che a dispetto del tempo pessimo aveva diligentemente raggiunto il porto assegnato di Ortona, è stata fermata per venti giorni e multata per diecimila euro. Motivo? Non aver comunicato con la Guardia costiera libica, che contro quella nave in passato ha sparato, di recente lo
ha fatto contro Louise Michel e per un attacco a Ocean Viking con spari e raffiche di mitra, durato oltre venti minuti, è al centro di un’inchiesta della procura di Catania.
Crimini noti, al pari di torture, abusi e violenze finite al centro non solo di rapporti di agenzie delle Nazioni Unite e ong, ma anche dell’inchiesta delle Corte penale internazionale che coinvolge l’ex comandante libico Almasri, costata al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e altri membri del governo un’indagine a carico, che solo per il no della maggioranza all’autorizzazione a procedere non si è trasformata in un processo. Ma per il ministro dell’Interno, che ieri ha rivendicato il fermo di Humanity con un tweet, però “il coordinamento nelle attività di salvataggio in mare assicurato dagli Stati è essenziale per tutelare al massimo la vita umana”. Incluso con la Libia.
“L’Europa cambi rotta”
“Qualcosa è andato pericolosamente storto quando chi difende i diritti umani viene punito, mentre chi li viola viene protetto e attivamente sostenuto dall’UE e dai suoi Stati membri”, afferma Janna Sauerteig, di Humanity, una delle ong della flotta civile entrata a far parte della Justice fleet, rete di tredici sigle che ha deciso di darsi comuni linee legali e operative, a partire dal rifiuto di ogni contatto con la Guardia costiera libica. “Non ci faremo costringere a rivelare le nostre posizioni operative a milizie armate finanziate dall’UE che sparano contro persone in cerca di protezione e contro i nostri team di soccorso”.
La strategia del silenzio
Crimini su cui – è preoccupazione condivisa fra chi si occupa di soccorso a terra e a mare – si sta tentando di imporre il silenzio. Con i fermi, certo. Ma anche con i nuovi regolamenti e direttive
in discussione in Ue, a partire da quella sul favoreggiamento dell’immigrazione clandestina che per la prima volta esclude la “scriminante umanitaria”. In concreto, significa che, anche chi fornisce supporto umanitario a chi attraversa le frontiere di mare e di terra, può essere legalmente considerato e processato come trafficante.
Il provvedimento è in via di definizione, ma ha già allarmato le Nazioni Unite, che con un duro comunicato del panel of experts hanno criticato la bozza in circolazione, invitando l’Ue a tornare sui propri passi. “I difensori dei diritti umani e la società civile sono sempre più soggetti a procedimenti penali, in un contesto in cui lo spazio della società civile in Europa si sta restringendo – si legge nella nota – Garantire la tutela dei diritti umani in tutte le azioni intraprese per combattere il traffico di migranti è un obbligo legale ed è vitale per un’efficace protezione della vita e dei diritti delle persone in movimento”. Ma anche loro, dovesse essere approvata la nuova direttiva sui “diritti delle vittime” potrebbero essere ridotti al silenzio. Con le modifiche in discussione, infatti, per i migranti senza documenti che denuncino crimini o abusi non è prevista alcun tipo di tutela, rinviata al massimo a decisioni tutte nazionali in sede di conversione in legge. “In tutta Europa – spiega Louise Bonneau, dell’ong europea Picum – le persone prive di documenti si trovano già di fronte alla scelta impossibile tra sopportare abusi o rischiare la detenzione e la deportazione se cercano aiuto. Questo accordo rafforza quella paura segnalando che alcune vittime sono meno meritevoli di protezione, minando l’uguaglianza davanti alla legge e i diritti fondamentali che l’UE afferma di sostenere”.
(da agenzie)

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“PIERDUDI” DÀ IL BENSERVITO A TAJANI, PIER SILVIO BERLUSCONI RIBADISCE CHE FORZA ITALIA “HA BISOGNO DI FACCE NUOVE” (VEDI IL GOVERNATORE ROBERTO OCCHIUTO, CHE LA PROSSIMA SETTIMANA PRESENTERÀ LA SUA CORRENTE): “HO GRATITUDINE VERA PER TAJANI CHE HA TENUTO IN PIEDI IL PARTITO DOPO LA SCOMPARSA DI MIO PADRE, MA PER IL FUTURO SERVONO INEVITABILMENTE IDEE NUOVE E UN PROGRAMMA RINNOVATO”

Dicembre 11th, 2025 Riccardo Fucile

IL MESSAGGIO ALLA CHEERLEADER DI TRUMP, GIORGIA MELONI: “L’EUROPA DEVE RIUSCIRE AD ESISTERE, AD AGIRE E A DIFENDERSI”… L’ATTACCO AI GIGANTI DEL WEB: “OPERANO SENZA REGOLE, PRATICAMENTE, SONO AVVANTAGGIATI NEL PAGAMENTO DELLE TASSE”

Nel futuro di Mediaset, una certezza c’è: La ruota della fortuna girerà per sempre. Bilancio natalizio, l’albero bianco luccicante è addobbato come da tradizione, l’amministratore delegato Pier Silvio Berlusconi dice sorridendo che “La ruota potrebbe andare in onda 366 giorni l’anno, non stancherebbe nessuno”.
Loda Gerry Scotti che tutte le sere porta a casa 5 milioni di spettatori (“Giustamente la Rai si è entusiasmata per il successo di Sandokan che alla prima puntata ha superato i 5 milioni, ma noi li facciamo tutti i giorni”). Quindi La ruota, (oggetto di studio anche all’Università Bocconi, dice con un certo orgoglio), girerà nell’access time anche nella settimana del Festival di Sanremo: “Non vedo perché no”.
Si capisce che farebbe una statua equestre a Scotti, che ha accettato di condurre anche Chi vuol essere milionario? .“Grandissimo Gerry, coraggioso e aziendalista”. Racconta che passerà le feste con la madre. “Con Silvia e i nostri figli e con Marina e i suoi, andremo da mamma che ha 86 anni ed è reduce da una broncopolmonite. Posso dirlo? Sarà un Natale bellissimo, sono la persona più felice del mondo. Al massimo faremo una gita a Montecarlo con i ragazzi, poi torniamo”.
Parla a 360 gradi, tv, vita privata, politica. Non si sottrae. Gli viene chiesto anche della vendita di Repubblica da parte di Gedi
alla famiglia Kyriakou. “È una notizia che mi trova stranito, Peccato. Il mercato è il mercato, ma da italiano il fatto che un pezzo di storia dell’editoria, del giornalismo, dell’informazione del nostro Paese vada in mani straniere un po’ mi dispiace. Ma non giudichiamo prima di vedere cosa succederà, magari chi arriva è bravissimo e mantiene una linea coerente con la storia delle testate e crea occupazione. Il pluralismo, l’indipendenza, l’occupazione, sono questi i valori del giornalismo in Italia. Essendo noi editori di tv, libri, e in qualche modo di periodici, è chiaro che siamo affascinati dal pensiero di mantenere una testata così storica in mani italiane, ma è fanta-economia, è fanta-editoria. Ognuno deve fare il proprio mestiere. E’ un treno che è passato, ma dire che non mi piacerebbe sarebbe falso”.
Rinnovare i volti della politica
E parla di politica, del futuro di Forza Italia, che va rinnovata, dell’Europa: “Penso che in un’economia globale con grandi squilibri tra le grandi potenze, i poveri singoli Paesi in Europa rischiano di non avere un futuro. L’Europa deve riuscire a resistere, a difendersi e a trovare intese”.
Lo dice chiaro e tondo, non seguirà le orme del padre. “La politica? Tutte le mie energie sono dedicate a Mfe (Mediaset for Europe) e alla mia famiglia, che è al centro della mia vita. Quindi non c’è spazio per altri impegni”.
“Non mi occupo di politica” spiega “ il mio pensiero non cambia, ma è naturale che io e mia sorella Marina ci appassioniamo al destino di Forza Italia, è uno dei lasciti di mio padre. Chi fa l’imprenditore non può essere lontano dalla politica. Ho gratitudine vera per Tajani, ha mantenuto in piedi il partito dopo la scomparsa di papà. Ma ritengo che siano
necessarie facce e idee nuove, e un programma rinnovato che però non metta in discussione i valori di Silvio Berlusconi. Ma i valori vanno portati alla realtà del 2025. Intendiamoci, il rinnovamento è generale, penso che si debbano rinnovare i volti della politica come quelli dell’imprenditoria”.
I risultati della “multinazionale italiana”
“Il 2025” dice Berlusconi “è un anno straordinario, oggi non siamo più quello che eravamo prima: in sette anni è cambiato tutto, siamo l’unica multinazionale italiana dei media. Nelle 24 ore abbiamo uno share del 37,5% la Rai il 35,8%. Canale 5 è davanti al servizio pubblico, nel target 15-64 anni, abbiamo il 40,2% contro il 30,2. Il palinsesto ospiterà dal 20 gennaio il ritorno di Striscia la notizia, ma in prima serata. “La decisione è stata presa con Antonio Ricci” dice l’ad di Mediaset “sarebbe stato sbagliato riportare Striscia in access time. Siamo molto fiduciosi”.
Che programma gli piacerebbe avere? “In un mondo globalizzato” spiega “ è importante avere un’informazione più stretta e specializzata sul territorio. Invidio alla Rai i tg regionali”. Sogna di rivoluzionare un po’ il palinsesto, anche se ammette che la tv è abitudine. Il progetto è proporre una bella offerta in seconda serata “quando gli spettatori vanno sulle piattaforme”, accorciando i programmi o le puntate delle fiction. Intanto arriveranno in seconda serata gli speciali del Tg5, poi sempre su Canale 5 i nuovi programmi di Bianca Berlinguer e Federico Rampini.
Il successo della Ruota della fortuna
Berlusconi, che ha voluto riproporre La ruota questa estate, esperimento che si è rivelato un successo, spiega che i rapporti con la Rai sono buoni. “Non confondete i termini della sfida, solo perché li abbiamo battuti nell’access time con La ruota. Non critico Affari tuoi, ma da cittadino mi permetto di mettere in discussione i soldi che si regalano, mi chiedo: è giusto? E ho posto la domanda all’amministratore delegato della Rai Rossi. Poi ritengo che la Rai abbia un grandissimo merito , tenere alto il benchmark e ha un ruolo fondamentale in Italia, è una grande azienda con tanti dipendenti”.
Tra i titoli di Mediaset c’è anche Ok, il prezzo è giusto!, storico gioco che in realtà sembrava destinato a Viale Mazzini. “Non so se lo abbiamo sfilato alla Rai” chiarisce “abbiamo un accordo di collaborazione con Fremantle e abbiamo chiesto di avere anche Ok, il prezzo è giusto! Ma non è ancora previsto in palinsesto, è ancora tutto da capire dove e con chi lo faremo”.
Sulla necessità di vedere facce nuove in Forza Italia “il mio pensiero non cambia”. Lo ha affermato il vicepresidente e amministratore delegato di Mfe – Media for Europe, Pier Silvio Berlusconi, parlando con i giornalisti durante gli auguri di fine anno negli studi Mediaset.
“Io ho gratitudine vera per Antonio Tajani e per tutta la squadra di Forza Italia, hanno tenuto in piedi il partito dopo la scomparsa di mio padre, cosa tutt’altro che facile”, ha osservato. Ma per il futuro “ritengo che siano inevitabilmente necessarie facce nuove, idee nuove e un programma rinnovato.
Attenzione, che non metta in discussione i valori fondanti di Forza Italia – ha sottolineato -, che sono i valori fondanti del pensiero e dell’agire politico di Silvio Berlusconi, ma valori che devono essere portati a ciò che è oggi la realtà, cioè all’anno 2025”. E sulle facce nuove, “quello che vale per Forza Italia vale per la politica in generale”.
Anche sullo Ius Scholae, ha proseguito, “non ho cambiato idea” ha aggiunto, rispondendo con una battuta a chi gli faceva notare che anche Matteo Salvini aveva bocciato la proposta di Forza Italia sulla cittadinanza: “Anche io ma non perché mi senta particolarmente in linea con Salvini…”.
“Che io e Marina ci si appassioni ai destini di Forza Italia, siamo
onesti, è naturale. Tra i lasciti di mio padre, uno dei più grandi, se non il più grande, è proprio Forza Italia. Noi siamo due persone che lavorano, appassionate e impegnate nel proprio lavoro. Chi fa l’imprenditore non può essere distante dalla politica” ha poi concluso Pier Silvio Berlusconi.
“Non è un tema che oggi esiste”. Pier Silvio Berlusconi, durante la consueta cena di fine anno con i giornalisti negli studi Mediaset, replica così a chi gli chiede di una sua possibile discesa in campo in politica.
“Tutte le energie sono dedicate a Mfe, alla nostra Europa e quelle che rimangono alla mia famiglia che è il centro della mia vita” ha aggiunto Pier Silvio Berlusconi durante il tradizionale incontro per gli auguri di fine anno negli studi Mediaset. E a chi gli fa notare che nel 2027 avrà la stessa età di suo padre Silvio quando si è candidato in politica, Pier Silvio risponde con una battuta: “Oggi la scienza porta la vita ad allungarsi, c’è
“Di sicuro ciò che è stato fatto fino ad oggi non è sufficiente, ma l’Europa deve riuscire ad esistere, ad agire e a difendersi”. Lo ha detto il vicepresidente e amministratore delegato di Mfe – Media for Europe, Pier Silvio Berlusconi, parlando con i giornalisti durante gli auguri di fine anno negli studi Mediaset. “Di questo sono certo. Prima di tutto da cittadino italiano ed europeo, e ancora di più da imprenditore italiano ed europeo”, ha aggiunto.
“Non so rispondere se l’Europa sia sotto tiro o no. Perché qualunque risposta sarebbe strumentalizzata – ha proseguito Pier Silvio Berlusconi -. Penso però che l’Europa esista e che agisca su alcuni fronti fondamentali in maniera coesa e compatta. E penso che sia fondamentale anche che si difenda. Perché altrimenti, in un’economia globale fortemente sotto pressione,
con dei grandi squilibri, le grandi potenze e due guerre in atto, i singoli paesi in Europa rischiano di non avere un futuro”. “Non è per nulla facile, è molto complicato – ha concluso -, è una questione di trovare delle intese su tanti e diversi temi fondamentali”.
“Sul risultato finale dell’anno restiamo positivi e non mettiamo in discussione la possibilità di chiudere in utile e di fare un utile più alto dell’anno scorso con una distribuzione dei dividendi simile all’anno scorso”: lo ha detto il vicepresidente e amministratore delegato di Mfe – Media for Europe, Pier Silvio Berlusconi. “Il momento economico del mercato pubblicitario in Italia, Germania e Spagna è complicato. Non è dal punto di vista di mercato un bel quadrimestre. Tutti e tre i Paesi vedono ricavi pubblicitari Tv in deciso calo con un mercato Tv che registra un -10% in Spagna, -8% in Germania e -2% in Italia”, ha aggiunto.
(da agenzie)

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HAI ATTACCATO TRUMP SUI SOCIAL? NON ENTRI NEGLI STATI UNITI: L’AMMINISTRAZIONE AMERICANA VUOLE IN INTRODURRE UNA NORMA SECONDO CUI CHI INTENDE VISITARE GLI STATES DOVRÀ PREPARARSI A “RIVELARE” GLI ULTIMI CINQUE ANNI DELLA PROPRIA VITA SUI SOCIAL MEDIA

Dicembre 11th, 2025 Riccardo Fucile

LE REGOLE INTERESSERANNO ANCHE I CITTADINI DELL’UNIONE EUROPEA CHE SONO ESENTI DAL VISTO E CHE DOVRANNO AGGIUNGERE GLI INDIRIZZI SOCIAL COME “ELEMENTO OBBLIGATORIO DEI DATI”

Chi intende visitare gli Stati Uniti dovrà prepararsi a «rivelare» gli ultimi cinque anni della propria vita sui social media. Le nuove regole, ed è questa la novità più significativa, si applicheranno anche a chi appartiene al programma di esenzione dei visti, come i cittadini dell’Unione europea (italiani compresi). È quanto si legge nella nuova proposta dell’amministrazione Trump. Anche se al momento non è noto quando i cambiamenti diventeranno effettivi, secondo gli esperti si guarda al secondo trimestre 2026.
Secondo l’avviso pubblicato mercoledì dal Dipartimento della Sicurezza interna, coloro che chiederanno di entrare negli Stati Uniti — nell’ambito del programma di esenzione dal visto — saranno tenuti ad aggiungere i social media come «elemento obbligatorio dei dati». Finora, infatti, questa voce è opzionale.
La modifica proposta riguarderebbe i 42 Paesi i cui cittadini e nazionali possono soggiornare negli Stati Uniti fino a 90 giorni senza un visto, previa una procedura di controllo pre-viaggi
tramite l’Electronic System for Travel Authorization (il famoso «ESTA»). Le proposte sono soggette a un periodo di preavviso di 60 giorni che servono anche a ricevere proposte di modifica.
Oggi i richiedenti provenienti da Paesi con esenzione dal visto devono registrarsi al programma ESTA, pagano 40 dollari e forniscono un indirizzo e-mail, l’indirizzo di casa, il numero di telefono e le informazioni di un contatto di emergenza. Viene anche chiesto di inserire i propri account social, ma su base volontaria. L’autorizzazione al viaggio ha una validità di due anni.
Questa iniziativa segue azioni simili del governo statunitense per effettuare controlli sui social media per alcuni richiedenti visto, inclusi i richiedenti dei visti H-1B concessi a lavoratori stranieri qualificati, così come i richiedenti visti per studenti e studiosi. Segue anche i piani, ancora in attesa di approvazione, del governo di riscuotere una nuova tassa di 250 dollari per l’integrità dei visti da molti visitatori, benché i visitatori provenienti da Paesi con esenzione dal visto siano esenti da tale tassa.
Tra le novità del documento c’è anche l’introduzione di una funzione — via app — per segnalare volontariamente la propria uscita dagli Usa che si dovrebbe effettuare caricando un selfie e autorizzando la geolocalizzazione per «certificare» che il viaggiatore ha effettivamente lasciato l’America.
(da agenzie)

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L’ITALIA È IL GRIMALDELLO DI TRUMP PER SPACCARE L’EUROPA: LA CASA BIANCA FINGE DI SMENTIRE LA VERSIONE ALLARGATA DELLA STRATEGIA USA PER LA SICUREZZA NAZIONALE, IN CUI SI PARLA CHIARAMENTE DI “LAVORARE DI PIÙ CON ITALIA, AUSTRIA, UNGHERIA E POLONIA PER ALLONTANARLI DALL’UE”. MA IL PIANO È PROVATO DAI FATTI

Dicembre 11th, 2025 Riccardo Fucile

LA MELONI È INSERITA A PIENO TITOLO NELL’INTERNAZIONALE SOVRANISTA: È OSPITE QUASI FISSO ALLA CONFERENZA CPAC…PATRIOTI? NO SERVI DI INTERESSI STRANIERI

Prima che la Strategia Usa per la sicurezza nazionale venisse pubblicata dalla Casa Bianca — secondo il sito Defense One — ne circolava internamente una versione più lunga, che proponeva che gli Stati Uniti puntassero su alcuni Paesi per «rendere l’Europa di nuovo grande»: Paesi dove i governi sono ideologicamente allineati con quello americano come Austria, Ungheria, Italia e Polonia, con cui «lavorare di più… con l’obiettivo di allontanarli» dall’Ue, scrive il sito che afferma di aver visionato il testo.
«E dovremmo appoggiare partiti, movimenti, figure intellettuali e culturali che puntano alla sovranità e alla preservazione-restaurazione di modi di vita europei tradizionali… restando pro-americani».
Defense One aggiunge che il testo propone di creare un nuovo raggruppamento di Paesi, chiamato C5 (Core 5) con i 5 Paesi «chiave» Usa, Cina, Russia, Giappone e India, svincolato dalle regole del G7 e senza la Ue.
La Casa Bianca nega: «Non esiste altra versione alternativa, privata o classificata» della Strategia, ha detto ieri la vice-portavoce della Casa Bianca Anna Kelly. «Il presidente Trump è trasparente, ha messo la firma su una Strategia di sicurezza nazionale che dà chiare indicazioni al governo Usa… altre cosiddette “versioni” vengono fatte uscire da persone lontane dal presidente».
Il dipartimento di Stato ha confermato comunque di apprezzare la politica dell’Italia sull’immigrazione, sottolineando la preoccupazione per quella dell’Ue in un briefing con i giornalisti dopo l’invio di un cablo alle ambasciate e ai consolati Usa in Europa, Canada, Australia e Nuova Zelanda, in cui si chiede loro di raccogliere dati sui crimini e gli abusi dei diritti umani legati ai migranti poiché «le migrazioni di massa sono una minaccia esistenziale alla civiltà occidentale e minano la stabilità degli alleati-chiave» (temi in linea con la Strategia Usa).
II 24 novembre, a una domanda del Corriere , un portavoce del dipartimento di Stato ha risposto che «ci sono un paio di governi in Europa che hanno avuto il coraggio di contrastare la narrazione prevalente, le bugie sull’apertura radicale dei confini e la premier Meloni è una di essi, con il premier Orbán e alcuni amici in Polonia».
Pochi giorni fa Matt Schlapp, presidente della Conservative Political Action Conference, la lobby trumpiana più potente degli Stati Uniti, ci aveva detto che vorrebbe organizzare una conferenza in Italia per promuovere l’agenda sovranista. Fonti vicine al governo hanno lasciato intendere di non essere interessate, ma lui ha risposto così a Repubblica: «We will get it done», lo faremo.
(da “Corriere della Sera”)

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LA CUCINA ITALIANA E’ PATRIMONIO DELL’UNESCO, PECCATO CHE GLI ITALIANI NON POSSANO PIU’ PERMETTERSELA

Dicembre 11th, 2025 Riccardo Fucile

MENTRE MELONI CELEBRA IL RICONOSCIMENTO CHE “ONORA LA NOSTRA IDENTITA’” (QUALE?), GLI ITALIANI FANNO I CONTI CON IL CAROVITA ALIMENTARE… ORMAI IL MADE IN ITALY SE LO POSSONO PERMETTERE SOLO GLI STRANIERI

Mentre il Titanic affondava, l’orchestrina suonava valzer e inni religiosi per calmare le persone. Allo stesso modo, mentre in Italia sempre più persone devono fare i conti con l’aumento dei prezzi degli alimenti e dei ristoranti, il governo celebra il riconoscimento che l’Unesco ha assegnato alla cucina italiana, che da oggi è “patrimonio dell’umanità”.
“Siamo i primi al mondo ad ottenere questo riconoscimento che onora quello che siamo, che onora la nostra identità. – si gonfia il petto Giorgia Meloni – Perché per noi italiani la cucina non è solo cibo, non è solo un insieme di ricette”. Bene, bravi, bis. Ma ci sarebbe anche da dire, già che ci siamo, che per gli italiani la cucina sarebbe comunque soprattutto cibo, cibo che scarseggia sempre di più sulle nostre tavole. O che comunque costa sempre più caro.
Ce lo dice l’Istat, quando racconta che nel 2024 gli italiani hanno mantenuto invariata la spesa per i consumi, tagliando tuttavia quella per alimentari e bevande, a causa del sensibile aumento dei prezzi, pari a circa il 2,5%. Un dato, questo, che si somma a quello degli anni precedenti e che, nel giro di quattro anni appena, ha portato a un aumento dei prezzi alimentari di circa 25
punti percentuali, quasi otto punti percentuali in più rispetto all’inflazione generale.
Le cose non vanno meglio quando si mangia fuori casa, peraltro. Un’indagine di Altroconsumo dello scorso anno, infatti, ci racconta che oggi per mangiare in pizzeria spendiamo in media il 16% in più rispetto all’estate 2021.
Ecco: forse per onorare al meglio la nostra identità servirebbe potersela permettere la cucina italiana. Magari facendo qualcosa affinché gli stipendi si adeguino al crescente costo della vita, ad esempio.
Altrimenti, come ormai accade sempre più spesso, il made in Italy finisce per essere un bene di lusso che gli italiani non si possono più permettere. Vale per i vestiti, per le località turistiche, per le case in città sempre più in mano al mercati degli affitti brevi, e ora pure per una pizza.
Insomma, l’Italia è diventata il patrimonio del resto dell’umanità, quella più ricca di noi.
Triste nemesi, per il governo dei patrioti.
(da Fanpage)

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LE RAGAZZE DEL NAPOLI WOMEN OGGETTO DI INSULTI SESSISTI DOPO UNA PARTITA CON UNA SELEZIONE UNDER 14 MASCHILE: “TORNATE A FARE LE BALLERINE, PU**ANE”

Dicembre 11th, 2025 Riccardo Fucile

UNA FECCIA DI 13ENNI SFIGATI CHE NEANCHE LO SPORT RENDE UMANI… E BASTA CON LE TEORIE SOCIOLOGICHE, CALCI SI’ MA NEL CULO E MAI PIU’ SU UN CAMPO DI PALLONE

Dopo la partita tra la squadra femminile Napoli Women Under 17 e la selezione maschile Under 14/15 del Don Guanella di Scampia, alcuni giovanissimi calciatori del Don Guanella, tutti appena 13enni, hanno pubblicato sui social una serie di insulti sessisti contro le ragazze. Dai commenti offensivi come «tornate a fare le ballerine» fino a espressioni volgari come «le avete prese, pu**ane» e «vogliamo i reggiseni», il linguaggio usato ha scatenato indignazione per la gravità delle offese e per l’età dei
protagonisti. Le immagini diffuse sui social dai ragazzi hanno fatto il giro delle chat dei familiari che hanno denunciato l’accaduto. Sul caso è intervenuto il deputato di Avs, Francesco Emilio Borrelli, che ha parlato di «degrado morale»: «Questi messaggi, di cui i ragazzi si sono persino vantati sui social, non sono goliardia, ma manifestazioni di un sessismo inaccettabile che non possiamo permettere venga tollerato».
La lettera aperta della squadra femminile
Il Napoli Women ha pubblicato una lettera aperta per condannare l’accaduto e offrire una risposta costruttiva. «Le nostre ragazze – minorenni, atlete, figlie, studentesse – sono state oggetto di insulti sessisti e omofobi che nulla hanno a che fare con lo sport. Frasi volgari, allusioni esplicite, commenti sul corpo femminile e versi che imitavano atti sessuali. Parole pesanti, violente, che non dovrebbero mai essere pronunciate da un adulto, figuriamoci da ragazzi così giovani», si legge nella missiva. L’associazione denuncia che «nessuna ragazza dovrebbe mai sentirsi umiliata per il semplice fatto di essere donna» e che il calcio deve essere un luogo sicuro e inclusivo. La società invita la squadra, i tecnici e i ragazzi coinvolti a partecipare a una giornata formativa presso un centro antiviolenza e antidiscriminazione, per riflettere sul rispetto, sulla parità di genere e sull’uso delle parole. «Non per punire, non per umiliare, ma per offrire un’occasione vera di consapevolezza», conclude il Napoli Women.
(da agenzie)

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LA “SOLUZIONE COREANA” PER LA GUERRA IN UCRAINA: COSA SIGNIFICA E CHI LA PROPONE

Dicembre 11th, 2025 Riccardo Fucile

NEL PACCHETTO NEGOZIALE DI KIEV C’E’ UNA ZONA DEMILITARIZZATA LUNGO LA LINEA DEL CESSATE IL FUOCO, MONITORATA DA UNA FORZA DI INTERPOSIZIONE, MENTRE L’ENTRATA NELLA UE ARRIVEREBBE NEL 2027… IL PIANO DI RICOSTRUZIONE ECONOMICA E’ UN AFFARE PER GLI STATI UNITI E UN FAVORE ALLA RUSSIA

Una soluzione coreana per la crisi ucraina. Nel pacchetto negoziale su cui discutono Stati Uniti e Russia ci sono tre documenti: il piano di pace, le garanzie di sicurezza e la ricostruzione economica.
I punti sono in totale sette e tra questi c’è quello di una zona demilitarizzata che dovrebbe essere creata lungo l’intera linea del cessate il fuoco, dal Donetsk alle regioni di Zaporizhzhia e Cherson, e monitorata come quella tra le due Coree.
Resta però l’ostacolo principale, quello su cui le posizioni sembrano irremovibili. Ovvero la cessione della parte di Donetsk ancora in mani ucraine, che Vladimir Putin pretende a tutti i costi.
La soluzione coreana per l’Ucraina
Il piano è stato raccontato dal Washington Post. Quello della soluzione coreana è un termine geopolitico che fa riferimento alla Guerra di Corea (1950-1953). L’armistizio tra Sud e Nord prevedeva una linea di demarcazione permanente lungo il 38esimo parallelo che divide in due la penisola.
La nascita della Zona Demilitarizzata (DMZ) in Ucraina implica il congelamento del conflitto lungo le attuali linee del fronte. E la divisione del paese in due blocchi, con la parte occidentale legata all’Europa e quella orientale lasciata alla Russia. L’Ucraina riceverebbe garanzie di sicurezza da potenze occidentali, ma non l’adesione completa alla NATO. E questa soluzione richiede la disponibilità di forze di interposizione. Che potrebbero essere statunitensi, europee o Onu.
L’adesione all’Ue
In questa prospettiva l’Ucraina entrerebbe nell’Unione Europea già nel 2027. Superando l’opposizione dell’Ungheria. L’ingresso contribuirebbe alla ripresa del commercio e degli investimenti e costringerebbe Kiev a riforme contro la corruzione. Sarebbe una vittoria perché «questa guerra riguarda la questione se l’Ucraina possa diventare un Paese europeo».
Mentre in questo impegno si parla anche di garanzie di sicurezza «tipo-Articolo 5». Che secondo gli ucraini dovrebbero essere divise in due parti. Con un patto firmato da Donald Trump e ratificato dal congresso Usa. E un altro con gli europei.
L’esercito
Un altro punto di discussione è l’esercito. Il piano iniziale in 28 punti parlava di 600 mila soldati. Quello di 19 lo aveva rivisto a 800 mila. Kiev rifiuta l’idea che un numero massimo venga definito nella Costituzione, come richiesto da Mosca. La Russia
vuole che l’Ucraina rinunci al 25% del Donetsk che ancora controlla. Gli inviati di Trump sostengono che Kiev perderà quei territori nei prossimi sei mesi. Altri, come il generale David Petraeus, non ci credono. Infine, la ricostruzione. L’amministrazione Trump vede i 200 miliardi di dollari in asset russi congelati in Europa come fonte di investimenti. E indica di usarne 100. Insieme arriverebbero gli investimenti europei. Secondo il motto di Trump «fate gli affari, non fate la guerra».
Gli affari
Il Wall Street Journal rivela anche alcuni retroscena del contenzioso tra Usa e Ue. Dopo la soluzione coreana per l’Ucraina l’amministrazione Trump nelle ultime settimane ha consegnato agli europei una serie di documenti, ognuno di una sola pagina in cui espone la propria visione per la ricostruzione dell’Ucraina e il reinserimento della Russia nell’economia globale. Le proposte hanno scatenato una dura battaglia al tavolo dei negoziati tra Washington e i suoi tradizionali alleati europei. L’esito potrebbe modificare profondamente la mappa economica del continente.
Il piano statunitense è stato illustrato in appendici agli attuali progetti di pace, non pubblici, ma descritti al Wall Street Journal da funzionari americani ed europei. I documenti dettagliano piani per far sì che le società finanziarie statunitensi e altre imprese possano utilizzare circa 200 miliardi di dollari di asset russi congelati per progetti in Ucraina — incluso un enorme nuovo centro dati alimentato da una centrale nucleare attualmente occupata dalle truppe russe, quella di Zaporizhzhia.
Le terre rare e il petrolio
Un’altra appendice presenta la visione generale americana per reintegrare l’economia russa, con investimenti delle aziende statunitensi in settori strategici, dall’estrazione di terre rare alla perforazione di petrolio nell’Artico, contribuendo a ristabilire i flussi energetici russi verso l’Europa occidentale e il resto del mondo. Alcuni funzionari europei che hanno visto i documenti hanno detto di non essere sicuri se prendere sul serio alcune delle proposte statunitensi.
Un funzionario le ha paragonate alla visione di Trump di costruire uno sviluppo in stile Riviera a Gaza. Un altro, riferendosi agli accordi energetici proposti tra Usa e Russia, ha detto che si tratta di una versione economica della conferenza del 1945, in cui i vincitori della Seconda Guerra Mondiale si divisero l’Europa: «È come Yalta», ha detto.
Il gas russo
L’Europa, che dal 2022 cerca di ridurre la propria dipendenza dal gas russo per indebolire le risorse del Cremlino e diminuire la propria vulnerabilità verso un rivale strategico, è riluttante a riprendere gli acquisti di energia da un Paese che considera la sua più grande minaccia alla sicurezza. I funzionari europei vogliono utilizzare gli stessi fondi russi congelati — detenuti nelle istituzioni europee — per concedere un prestito al governo ucraino, ormai a corto di liquidità, così che possa acquistare le armi necessarie per difendersi e continuare a operare mentre le casse si svuotano.
E temono che l’approccio statunitense dia alla Russia la pausa necessaria per rilanciare la propria economia e rafforzarsi militarmente. Una nuova valutazione di un’agenzia di intelligence occidentale ha rilevato che la Russia è tecnicamente in recessione da sei mesi. E che le difficoltà di gestire
un’economia di guerra mentre tenta di controllare i prezzi rappresentano un rischio sistemico per il settore bancario.
I capitali privati
Washington, invece, prevede di coinvolgere dirigenti di Wall Street e miliardari del private equity per investire il denaro e aumentare la quantità disponibile. Un funzionario ha dichiarato che il fondo potrebbe arrivare a 800 miliardi di dollari sotto gestione americana.
(da Open)

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MODELLO ORBAN, SILENZIARE LA STAMPA D’OPPOSIZIONE, L’EVENTUALE ACQUISTO DI “REPUBBLICA” DA PARTE DEL GRECO KYRIAKOU PIACE A GIORGIA MELONI: NELLE INTERLOCUZIONI TRA L’EDITORE ELLENICO E QUALCHE ESPONENTE DI GOVERNO, E’ EMERSA QUALE SAREBBE LA NUOVA LINEA EDITORIALE DEL QUOTIDIANO. I MODELLI SONO “LE MONDE” E “EL PAÌS”

Dicembre 11th, 2025 Riccardo Fucile

KYRIAKOU VUOLE UN GIORNALE INTERNAZIONALE, MA “ORDINATO”. TRADOTTO: SGUARDO SULLE QUESTIONI GLOBALI, MENO SULLE BEGHE INTERNE (E DUNQUE MENO ROTTURE DI COJONI PER IL GOVERNO)

Meloni “loda” Kyriakou, l’editore che punta al giornale Kyriakou viene ritenuto da Gedi un editore affidabile, le sue ambizioni concrete e reali perché rispetta le richieste di indipendenza e pluralità. L’annuncio della possibile cessione non arriverà prima della festa dei cinquant’anni, il 14 gennaio 2026.
Al momento di ufficiale c’è una trattativa, in esclusiva, con Kyriakou, scaduta il 30 novembre e riprorogata. Quello che non è mai stato scritto è che Kyriakou si è mosso da editore puro. Ha informato il governo. Ha cercato un’interlocuzione con Palazzo Chigi, e l’avrebbe avuta, per spiegare il suo piano, gli investimenti. Chi è Kyriakou? Viene da una famiglia di editori, il solo figlio che si occupa di media. E’ un editore che non ama gli spifferi, neppure la formula “fonti”.
Intende investire sul gruppo Gedi, in particolare sulle radio, perché è convinto che sia un business redditizio. E’ dell’opinione che sia necessario possedere più piattaforme: radio, quotidiani. Nel suo progetto italiano manca solo una rete televisiva e non si esclude possa essere uno dei prossimi obiettivi. In Italia ha come riferimento Urbano Cairo.
Quando si è iniziato a parlare di veti e golden power, Kyriakou ha scelto di muoversi istituzionalmente.Si parla (e con verifiche) di contatti fra l’editore ed esponenti di primo piano del governo, sottosegretari. Sarebbero state conversazioni franche. L’investimento ha spiegato Kyriakou è interamente del gruppo, non ci sono fondi stranieri. Il governo non si è dichiarato ostile. “Kyriakou investe solo se gradito al paese dove investe altrimenti si sarebbe già dileguato”.
Nelle interlocuzioni fra l’editore e i rappresentanti istituzionali sarebbero state formulate domande sulla linea editoriale. Kyriakou avrebbe risposto che non si snatura un giornale ma che servono quotidiani ordinati. I suoi modelli sarebbero il Monde e il Paìs. Vuole un giornale internazionale che si trasformi nel portale italiano del mondo, con la versione in lingua inglese. La sua comunicazione è stata affidata all’agenzia Comin & Partners. Kyriakou ha già rilevato altri media risanandoli (Bulgaria, Inghilterra).
In Italia punterebbe solo su un quotidiano, Repubblica. I giornalisti di Repubblica, in assemblea, hanno sollevato dubbi.
(da agenzie)

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