Dicembre 13th, 2025 Riccardo Fucile
IL COMMISSARIO EUROPEO PER LA DIFESA ANDRIUS KUBILIUS: “DOBBIAMO ESSERE PRONTI”
Il commissario europeo per la Difesa e lo Spazio Andrius Kubilius dice che la Russia può attaccare l’Ue entro quattro anni. O meglio: «Potrebbe essere pronta a “testarci” in un conflitto reale». Mentre gli americani ci sfidano ad assumersi maggiori responsabilità per la difesa europea. Perché devono spostare risorse verso l’Indo-Pacifico: «Dobbiamo individuare quali sono le capacità più importanti per le quali oggi riceviamo un supporto decisivo dagli Stati Uniti. In particolare, i cosiddetti “abilitatori strategici”: dati spaziali, intelligence, comunicazioni satellitari», dice a La Stampa.
Mosca e l’Ue
Kubilius dice che «l’economia russa si è trasformata in un’economia di guerra. È per questo che dobbiamo rafforzarci: abbiamo una tabella di marcia molto chiara e due sfide da affrontare. Esiste la minaccia di una possibile aggressione russa: i nostri servizi di intelligence lo affermano pubblicamente e con chiarezza». Sulla Nato, sostiene Kubilius, «sinceramente non vedo gli americani abbandonare la Nato, ma dobbiamo capire che, se gli Stati Uniti si sposteranno sempre più verso l’Indo-Pacifico, sul continente europeo dovremo assumerci sempre più responsabilità, non solo in generale sulla sicurezza, ma anche all’interno della Nato come organizzazione. Il tema del cosiddetto pilastro europeo della Nato deve diventare centrale nelle nostre discussioni. Al momento tra gli europei ancora non se ne parla molto ma dobbiamo iniziare».
La Russia e l’Ucraina
Sull’esercito europeo, invece, «se, come prevedono i nostri servizi di intelligence, la Russia dovesse essere in grado di lanciare un’aggressione contro Stati membri dell’Ue o dellaNato, dovremo affrontare un esercito russo addestrato dalla guerra, più forte di quanto fosse nel 2022 e capace di utilizzare milioni di droni. Né nella Nato né nell’Unione Europea abbiamo esperienza di combattimento, solo gli ucraini ce l’hanno. Per questo, oltre a discutere delle garanzie di sicurezza per l’Ucraina, dobbiamo chiederci come integrare le capacità di difesa ucraine, già collaudate sul campo, con quelle europee, per rafforzare anche noi stessi».
Kiev
Perché, sostiene Kubilius, «le loro capacità industriali, così come la loro esperienza e le nuove dottrine militari, sono impressionanti e cruciali per noi. È per questo che dobbiamo parlare anche di una possibile Unione Europea della Difesa, una nuova architettura di sicurezza che includa anche Regno Unito, Norvegia e Ucraina, per consolidare le capacità difensive del continente europeo. Quanto all’idea di un esercito europeo, probabilmente è troppo presto per dire qualcosa di concreto. È una strada difficile e complessa, ma dobbiamo iniziare a discuterne apertamente, guardando ai prossimi cinque o dieci anni».
(da agenzie)
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Dicembre 13th, 2025 Riccardo Fucile
MATTARELLA: “È INSENSATA LA PACE EVOCATA DA CHI, MUOVENDO GUERRA, PRETENDE IN REALTÀ DI IMPORRE LE PROPRIE CONDIZIONI”… IL CAPO DELLO STATO, SEPPUR NON NOMINANDOLI, RIFILA UNO SCHIAFFONE A TRUMP E MUSK: “NON È ACCETTABILE UN MONDO CON POCHI PREDESTINATI SEDUTI A BANCHETTO E MOLTI ALTRI DESTINATI A SPERARE DI RICAVARNE ALCUNE BRICIOLE”
L’ordine internazionale «vacilla», prevalgono «logiche di potenza e di sopraffazione»
e la funzione di pilastri dell’Occidente come l’Onu, costruiti per «salvare le future generazioni dal flagello della guerra», è messa in discussione. Ed
è ripartita la corsa alle armi nucleari, la cui sola minaccia «appare un crimine contro l’umanità»
Lo sguardo di Mattarella è rivolto verso Kiev, con Ue e Italia che «restano saldamente al fianco dell’Ucraina». E certo non si cura dell’ennesimo attacco verbale della portavoce Maria Zakharova, convinta che la «crisi profonda» delle relazioni tra Mosca e Roma sia dovuta a una «Italia sotto pressione».Il presidente ricorda che la prospettiva di pace si è «bruscamente dissolta» quando l’esercito di Putin ha invaso l’Ucraina, accampando «presunte esigenze di sicurezza per alterare la bilancia strategica».
E sfida il Cremlino: «La Federazione Russa ha sciaguratamente scelto di travolgere questo percorso», scegliendo la «crudele prepotenza delle armi». Col pensiero alle trattative in corso, definisce «insensata la pace evocata da chi, muovendo guerra, pretende in realtà di imporre le proprie condizioni».
Mattarella coltiva la virtù della prudenza. Dopo l’attacco della Casa Bianca all’Europa, ha taciuto e aspettato. Quale fosse il suo stato d’animo sulle strategie di sicurezza di Trump lo aveva fatto capire mercoledì nella Giornata dei diritti umani, parlando della Costituzione europea come di uno «spazio di pace e di diritti senza precedenti».
Finché ieri al Colle — nel fare gli auguri al Corpo diplomatico, assenti gli ambasciatori di Russia e Bielorussia — si è concentrato sul destino dell’Ucraina e sul perché la Ue vada protetta da chi spera di distruggerla. Gli organismi edificati dal secondo Dopoguerra per sostituire gli equilibri della guerra fredda con quelli della collaborazione, del benessere e della
fiducia reciproca, sono a rischio. Dinamiche «puramente bilaterali», che mettono «il più debole alla mercé del più forte», di nuovo guidano le sorti del mondo e questo «non è accettabile».
E qui sembra rispondere direttamente a Trump, a Putin, a Musk e a quanti vivono come un intralcio il sistema di valori delle nostre democrazie: «La libera condivisione di principi e di norme non è una gabbia che costringe, ma un sostegno che tutela». E non sorprende, aggiunge il capo dello Stato, che «vengano contestate da corporazioni internazionali che si espandono pretendendo di non dover osservare alcuna regola». E se Elon Musk ha respinto la multa della Ue a X come un freno alla libertà di espressione, Mattarella (pur senza nominarlo) controbatte: «Questa non sarebbe libertà, ma arbitrio».
Il senso profondo dell’intervento sta chiuso in un’immagine: «Non è accettabile un mondo con pochi predestinati seduti a banchetto e molti altri destinati a sperare di ricavarne alcune briciole». Il cuore del presidente è con la «popolazione stremata» di Gaza, che ha subìto la fame come arma di guerra.
(da Corriere della Sera)
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Dicembre 13th, 2025 Riccardo Fucile
LA FIGURA DA PESCE LESSO FATTA DA TRUMP: PRIMA SI VANTA SUI SOCIAL DEGLI ACCORDI E POI VIENE SBUGIARDATO
Donald Trump ha annunciato su Truth, dopo una telefonata con i loro leader, che Thailandia e Cambogia hanno accettato di cessare le ostilità “a partire da stasera e di tornare all’accordo di pace originale stipulato con me e con loro, con l’aiuto del Grande Primo Ministro della Malesia, Anwar Ibrahim”.
“Ho avuto stamattina – scrive – un’ottima conversazione con il Primo Ministro della Thailandia, Anutin Charnvirakul, e con il Primo Ministro della Cambogia, Hun Manet, riguardo al molto sfortunato riaccendersi della loro guerra di lunga data. Hanno concordato di cessare ogni sparatoria a partire da questa sera e di tornare all’Accordo di Pace originale stipulato con me e con loro, con l’aiuto del Grande Primo Ministro della Malesia, Anwar Ibrahim”.
“Entrambi i Paesi sono pronti per la pace e per continuare il commercio con gli Stati Uniti d’America”. “È per me un onore – conclude – lavorare con Anutin e Hun per risolvere ciò che avrebbe potuto evolvere in una grande guerra tra due Paesi altrimenti meravigliosi e prosperi! Vorrei anche ringraziare il Primo Ministro della Malesia, Anwar Ibrahim, per la sua assistenza in questa questione così importante”.
Thailandia, continueremo le operazioni militari contro la Cambogia
La Thailandia ha dichiarato di non avere intenzione di interrompere le operazioni militari contro la Cambogia, nonostante il presidente degli Stati Uniti Donald Trump abbia affermato che i due paesi vicini avevano accettato di interrompere i combattimenti.
“La Thailandia continuerà a svolgere azioni militari finché non sentiremo più danni e minacce alla nostra terra e al nostro popolo”, ha dichiarato il primo ministro Anutin Charnvirakul in un post su Facebook. Il centro stampa congiunto di Bangkok ha confermato che le forze thailandesi hanno “reagito” contro obiettivi militari cambogiani nella notte.
(da agenzie)
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Dicembre 13th, 2025 Riccardo Fucile
AMICO DEI “NERI” DEL CRIMINE ORGANIZZATO, UNA SUA SOCIETÀ, “MR. TAILOR”, HA OTTENUTO ANCHE UN AFFIDAMENTO GOVERNATIVO DA 137 MILA EURO PER FORNIRE “LE UNIFORMI PER GLI ADDETTI ALLE ANTICAMERE ISTITUZIONALI E DIPARTIMENTALI” … I SUOI LEGAMI CON MATTEO COSTACURTA, DETTO “IL PRINCIPE”, POI DIVENTATO KILLER DEI BOSS ALBANESI E AMICO DI CARMINATI
«Esistono sfide che si possono vincere solo tra Fratelli». A scriverlo è Martin Avaro,
fedelissimo di Fratelli d’Italia, con un passato da duro e puro. Dal neofascismo di Forza Nuova agli affari istituzionali il passo è stato breve. E passate brillantemente le burrasche giudiziarie, in un caso condannato in primo grado per lesioni aggravate ai danni di due carabinieri è stato salvato
dalla prescrizione (2017), ora è diventato un imprenditore di successo. Fedina penale intonsa e guai alle spalle.
La sfida alla quale si riferisce nella foto pubblicata sui social è stata ampiamente superata: la festa di Atreju, organizzata dai giovani di Fratelli d’Italia, anche quest’anno partecipata e ricca di ospiti. L’amico del partito oggi è imprenditore di successo e, come può rivelare Domani, fa incetta di appalti con enti pubblici, anche con la presidenza del Consiglio.
Avaro nella foto risalente a poco prima dell’inizio di Atreju posa con le braccia conserte e al suo fianco c’è un dipendente di Italica Solution, la srl che l’ex camerata amministra e possiede (ha il 90 per cento delle quote attraverso un’altra srl da lui controllata). Sullo sfondo dello scatto si intravedono i preparativi e la pista di pattinaggio già montata, una delle attrazioni di Atreju.
La sua società si occupa proprio di organizzazioni di eventi e di allestimenti, già in passato a lavoro per organizzare l’evento dei giovani meloniani e non solo. Era presente alla festa per la vittoria elettorale di Meloni, come svelato da questo giornale ormai due anni fa. All’epoca, era il 2023, lavorava con l’ausilio di un’altra ditta per Atreju. Poi nonostante il clamore per la notizia pubblicata si è messo in proprio. Adesso sono le sue società a organizzare eventi e fare incetta di affidamenti e appalti pubblici.
«Quella di Italica Solution, fra le offerte vagliate, è risultata anche quest’anno la più competitiva e la migliore nel rapporto qualità prezzo. Martin Avaro non ha alcun ruolo all’interno del partito», dice a Domani l’ufficio stampa di Fdi.
Sul sito della società ci sono le foto che mostrano i tanti eventi elettorali e politici organizzati: «Grazie alla nostra iscrizione al portale del Mepa (il portale della pubblica amministrazione), allestiamo e progettiamo grandi eventi nella P.A. garantendo il massimo della professionalità, serietà e concretezza nel centrare l’obiettivo richiesto da parte del nostro cliente».
L’ex segretario romano di Forza Nuova, amico di Arianna Meloni, del sottosegretario Andrea Delmastro Delle Vedove e dei maggiorenti del partito, ne ha fatta di strada.
Mentre allestisce palchi per accompagnare fasti e successi del partito incassa anche soldi da regione Lazio e, perfino, da Palazzo Chigi per l’acquisto delle «uniformi per gli addetti alle anticamere istituzionali e dipartimentali». Tutto legittimo, ma i rapporti certificano quanto il richiamo della foresta sia forte e quanto le radici profonde non siano mai gelate, come amano ripetere i vertici del partito.
Il demiurgo degli eventi meloniani, oltre a Italica Solution ha un’altra società: Mr. Tailor, amministrata dall’ex camerata, che detiene anche il cinquanta per cento delle quote. Si tratta di una società a responsabilità limitata semplificata che si è aggiudicata un affidamento diretto lo scorso anno dalla presidenza del consiglio dei Ministri. Sul sito l’azienda si presenta così: «Una sartoria dove la tradizione sartoriale italiana incontra l’innovazione. Realizziamo abiti su misura garantendo una vestibilità perfetta e un’attenzione ai dettagli che faranno risaltare la vostra personalità in ogni occasione».
Una miscela tra cuore nero, il passato da fascista, gli eventi del partito e i soldi pubblici. Domani ha letto la determina, firmata
dal coordinatore dell’ufficio patrimonio, gare e contratti, Filippo Guagnano. I presupposti per l’affidamento diretto sussistono «alla luce del preventivo fornito in ossequio al principio di rotazione, dalla società Mr Tailor», si legge. La cifra? Una spesa stimata in 137 mila euro oltre Iva, pagati in tre tranche come risulta dalle rilevazioni sui pagamenti della presidenza del Consiglio.
Ma cosa ha fornito la società di Avaro? «Uniformi per gli addetti alle anticamere istituzionali e dipartimentali» in ragione di un decreto della presidenza del Consiglio del 27 marzo 2024 «che aggiorna la disciplina delle uniformi PCM, ripristinando, tra le altre cose, la doppia foggia estate/inverno e prevedendo una durata della fornitura non inferiore a tre anni». A rispondere presente, la società di Avaro.
Scordiamoci il passato, l’oggi è fatto di appalti e forniture a Chigi. Eppure negli anni in cui l’ambiente di Avaro era un altro spunta un’amicizia inedita con un altro ex fascista, che però ha preso un’altra strada: quella delle pistole. Nel 2023 questo giornale aveva pubblicato un’inchiesta in tre puntate nella quale svelavamo affari e rapporti con il partito della società di Avaro. Raccontavano delle performance canore dell’ex camerata durante il raduno di Forza Nuova, ripreso dalle telecamere del regista autore del documentario Nazirock.
Erano gli anni della sua militanza fascista quando cantava a squarciagola strofe del genere: «Ho il cuore nero, e me ne frego e sputo in faccia al mondo intero». Rinnega il suo passato, Avaro? «Ma che domanda è, non le rispondo», diceva a Domani, così come non rispondeva sugli esiti dei suoi procedimenti, di
certo mai terminati con una condanna definitiva. Di alcuni si trova traccia in informative dei carabinieri che svelano anche un’amicizia mai rivelata, quella con Matteo Costacurta, detto Il Principe, all’epoca nero tra i neri e oggi in carcere perché killer al soldo dei boss albanesi.
«Giova segnalare come costoro (Matteo Costacurta e Marco Di Dio, militante di Forza Nuova, ndr) siano in diretto contatto con Avaro Martin, leader di Forza Nuova, condannato, in primo grado, dal Tribunale di Roma VII Sezione Collegiale – in data 15.12.2009 per assalto alle caserme a seguito del decesso di Gabriele Sandri e denunciato dalla Digos di Roma il 26 aprile poiché trovato in possesso di migliaia di volantini inneggianti il fascismo», si legge in un’informativa dei carabinieri datata giugno 2010.
Il casellario di Avaro risulta intonso, mai condannato definitivamente. Resta il passato con dentro i volantini inneggianti al fascismo, le amicizie con neofascisti poi diventati criminali feroci, gli episodi nei quali è rimasto coinvolto. In uno si è salvato con la prescrizione: la sentenza della corte di Appello di Roma è del 2017. In primo grado era stato condannato per resistenza a pubblico ufficiale, invasione di edifici, lesioni aggravate ai danni di due carabinieri.
I militari erano intervenuti, nel 2005, dopo l’occupazione dell’ex sede dell’Asl di Tivoli, da parte di militanti di Forza Nuova. Avaro si è sempre dichiarato estraneo alle contestazioni. Abbiamo scritto email e contattato telefonicamente l’imprenditore in affari con Fratelli d’Italia. «Lei parla con nessuno», ha risposto prima di riattaccare. Alle nostre domande neanche una risposta. Di certo però gli affari coi meloniani vanno a gonfie vele.
(da “Domani”)
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Dicembre 13th, 2025 Riccardo Fucile
L’IMMOBILIZZAZIONE DEGLI ASSET RUSSI È STATA VOTATA DA 25 PAESI, NO DI UNGHERIA E SLOVACCHIA. ITALIA, BELGIO, MALTA E BULGARIA HANNO DETTO SÌ, MA CON LA CONDIZIONE CHE SOLO I LEADER DEI PAESI POTRANNO DECIDERE COSA FARE DEI 210 MILIARDI … ROMA E PARIGI SONO I PAESI PIÙ TIMIDI: LE IMPRESE DI ENTRAMBI I PAESI HANNO FANNO ANCORA AFFARI IN RUSSIA
L’unico punto fermo è che gli Stati Ue hanno reso permanenti (ma temporanee) le sanzioni che immobilizzano gli asset della Banca centrale russa, precondizione necessaria per poi decidere di usarli per finanziare il «prestito di riparazione» da 90 miliardi da dare a Kiev.
La decisione è stata presa a maggioranza qualificata: Ungheria e Slovacchia hanno votato contro.
Belgio, Italia, Malta e Bulgaria a favore ma hanno anche sottoscritto una dichiarazione, visionata dal Corriere, in cui sottolineano che «questo voto non pregiudica in alcun caso la decisione sull’eventuale uso dei beni immobilizzati russi, che deve essere presa a livello di leader (che decidono per consenso e non a maggioranza, ndr) e che non costituisce un precedente per l’area della Politica estera e di sicurezza comune».
Queste sanzioni sono permanenti nel senso che non dovranno essere rinnovate ogni sei mesi come avviene ora all’unanimità, ma il divieto di trasferire a Mosca le attività della Banca centrale russa immobilizzate nell’Ue è «temporaneo» e resterà fino a quando — spiega una nota del Consiglio — «la messa a disposizione di ingenti risorse finanziarie e di altro tipo alla Russia» per sostenere la guerra contro l’Ucraina «pone,
minaccia di porre, gravi difficoltà economiche all’interno dell’Unione e dei suoi Stati membri».
Sono sanzioni temporanee perché altrimenti si tratterebbe di una confisca che è vietata dal diritto internazionale. La decisione è stata «presa con urgenza per limitare i danni all’economia dell’Unione»: è la formula usata dal Consiglio per giustificare l’uso della maggioranza qualificata e non l’unanimità, appellandosi all’articolo 122 del Trattato sul funzionamento dell’Ue.
Immediata la reazione di Mosca. La Banca centrale russa ha annunciato di voler intentare una causa presso la Corte arbitrale di Mosca contro Euroclear, la società con sede a Bruxelles in cui sono depositati 185 dei 210 miliardi di euro di asset russi immobilizzati nell’Ue. Euroclear è accusata di rendere «impossibile per la Banca disporre dei suoi fondi e titoli».
Inoltre la Banca di Russia ha avvertito che contesterà qualsiasi uso non autorizzato dei beni da parte della Commissione Ue presso tutte le autorità competenti disponibili, compresi i tribunali nazionali, gli organi giudiziari di Stati esteri e le organizzazioni internazionali e cercherà inoltre «l’esecuzione delle decisioni giudiziarie» in qualsiasi Stato.
La Russia chiederà — secondo Bloomberg che cita l’agenzia di stampa Interfax — un risarcimento danni pari all’importo totale dei suoi beni congelati, oltre alle ulteriori entrate perse. La mossa di Mosca punta ad aumentare la pressione sul Belgio e sugli Stati Ue che giovedì al summit dovranno decidere in che modo sostenere le necessità finanziarie dell’Ucraina.
Nella dichiarazione Italia, Belgio, Bulgaria e Malta «invitano la Commissione e il Consiglio a continuare a esplorare e discutere opzioni alternative in linea con il diritto dell’Ue e internazionale, con parametri prevedibili e che presentino rischi significativamente minori» come «un meccanismo di prestito dell’Ue o di soluzioni ponte, in modo da garantire la continuità del sostegno prima che una qualsiasi delle opzioni sul tavolo possa effettivamente entrare in vigore».
(da Corriere della Sera)
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Dicembre 13th, 2025 Riccardo Fucile
PER FORTUNA ANCORA LONTANO IL RIENTRO A CASA DEI TRE BIMBI CRESCIUTI NEL BOSCO E ATTUALMENTE AFFIDATI A UNA CASA FAMIGLIA
Sembra ancora lontano il rientro a casa dei tre fratellini cresciuti nei boschi di Chieti
affidati a una casa famiglia dal Tribunale. I genitori avevano dato l’ok per la ristrutturazione della casa in pietra nella quale i minori vivevano, spostandosi in un’altra casa nel bosco offerta gratuitamente da un imprenditore e situata poco lontano dall’abitazione da riorganizzare.
A poco però è valsa questa mossa: la tutrice che segue i tre bimbi, infatti, ha parlato ai media di “tempi più lunghi” per il riaffido anche per poter parlare con i genitori dell’obbligo scolastico. Il Tribunale vuole ulteriori garanzie, mentre la tutrice Maria Luisa Palladino ha recentemente parlato del percorso educativo dei minori che prima di entrare in casa famiglia seguivano un percorso di homeschooling regolarmente autorizzato da un istituto scolastico della zona.
I piccoli, stando a quanto risulta dai documenti, hanno superato gli esami di fine anno per accedere alla classe successiva e proseguire con il percorso di homeschooling, ma secondo Palladino i tre fratelli non saprebbero in realtà leggere e solo ora starebbero imparando l’alfabeto.
La bimba più grande, che dovrebbe accedere alla terza elementare, saprebbe scrivere sotto dettatura solo il suo nome. “La mia relazione – sottolinea Palladino – sarà redatta nell’interesse dei minori”.
Martedì i genitori dei tre bambini hanno incontrato i rappresentati dell’ambasciata australiana e gli assistenti sociali della casa famiglia di Vasto. Secondo quanto riporta Il Messaggero, il papà dei piccoli avrebbe riferito ad alcuni amici di essere “più fiducioso” sul rientro a casa della famiglia prima di Natale.
Nei prossimi giorni i tre bimbi saranno sottoposti alla visita di un neuropsichiatra infantile e nel frattempo si lavora per permettere al padre di trascorrere più tempo con i figli: martedì, giovedì e sabato potrebbero diventare giornate regolari di incontro.
Nel frattempo, il 16 dicembre in Corte d’Appello dell’Aquila ci sarà l’udienza per il ricorso contro l’ordinanza del Tribunale per i minorenni con la quale era stato disposto l’allontanamento dei bambini dalla casa familiare.
(da agenzie)
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Dicembre 13th, 2025 Riccardo Fucile
GAZA E IL PIANO DI TRUMP: CHE COSA DOVRA’ FARE
Già ministro del Lavoro, Sviluppo, Esteri e vicepremier, oggi è inviato speciale dell’Ue nel Golfo Persico. Per il 39enne da Pomigliano D’Arco si stanno per aprire le porte di una nuova carriera internazionale
La carriera di Luigi Di Maio sta per fare un altro salto importante, che potrebbe portarlo a ricoprire un incarico di peso per le Nazioni Unite. Oggi Di Maio è rappresentate speciale dell’Unione europea per il Golfo Persico. Proprio quel ruolo lo avrebbe fatto apprezzare a livello internazionale, con tanto di vialibera anche del governo italiano.
Il nuovo ruolo di Di Maio
Di Maio potrebbe diventare presto coordinatore speciale delle Nazioni unite per il processo di pace in Medio Oriente (Unico). Come spiega il quotidiano diretto da Claudio Cerasa, si tratta di un incarico che porterebbe Di Maio a conquistare un’altra poltrona importante: vice segretario generale delle Nazioni Unite, con ufficio che fa base a Gerusalemme.
he cosa farà Di Maio per l’Onu
Ma cosa dovrebbe fare Di Maio? Dopo aver abolito la povertà nel 2018, lui che in carriera è già stato ministro dello Sviluppo, del Lavoro, degli Esteri, vicepremier e promessa del M5s finché non ha rotto con Beppe Grillo nel 2022, ora si dovrà occupare del piano di pace a Gaza. Spiega il Foglio infatti che il ruolo di Di Maio sarebbe di coordinare i diversi soggetti dell’Onu che si occupano del futuro di Israele e dei territori Palestinesi. Compito di Di Maio sarà quindi sostenere per quel che gli compete lo sviluppo del piano di pace di Donald Trump.
(da agenzie)
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Dicembre 13th, 2025 Riccardo Fucile
PREOCCUPANO I NUMERI CHE IL GOVERNO FINGE DI NON VEDERE
Che il governo contesti le cifre sullo sciopero di ieri, che secondo la Cgil ha sfiorato il
70% di adesione, fa parte del gioco delle parti e non stupisce più di tanto. Preoccupano molto di più altri numeri che dalle parti dell’esecutivo, nella migliore delle ipotesi, fingono di non vedere e, nella peggiore, sottovalutano.
Presi dalla frenesia di difendere una Manovra di galleggiamento che per il 2026 metterà sul tavolo poco più di 18 miliardi, contro i quasi 33 (fonte Osservatorio Milex) destinati alle spese militari – cioè quasi il doppio delle risorse della Finanziaria – a destra sorvolano, interpretano o minimizzano i dati che raccontano il disastro del Paese. Qualche esempio? Sbandierano il record dell’occupazione (che nel terzo trimestre l’Istat certifica in calo di 45mila unità), ma non spiegano come mai, parallelamente, sia crollato il Pil (nel 2027 saremo il fanalino di coda d’Europa, secondo le stime della Commissione Ue) mentre per 32 dei primi 36 mesi di governo Meloni, la produzione industriale abbia inanellato un calo dietro l’altro.
Se lo facessero, dovrebbero infatti ammettere che a crescere è soprattutto il lavoro povero. Quello degli oltre 6 milioni di italiani che percepiscono meno di mille euro al mese. O del 50% degli occupati del Sud che non superano i 15mila euro di reddito lordo annuo. Per effetto di un costante calo dei redditi reali che, solo tra gennaio 2021 e settembre 2025, hanno registrato una perdita dell’8,8% del loro potere d’acquisto. Ma non è tutto. Parlano di investimenti poderosi nella Sanità, ma si limitano a strombazzare il dato in valore assoluto anziché in rapporto al Pil che di questo passo, secondo la Fondazione Gimbe, scenderà nel 2028 sotto la soglia psicologica del 6%.
Numeri che spiegano, da un lato perché 5,8 milioni di italiani abbiano rinunciato alle cure (per le liste d’attesa troppo lunghe nel pubblico e i costi proibitivi del privato) e, dall’altro, l’impennata della spesa sanitaria delle famiglie – quelle che potevano permetterselo – che nel 2024 hanno sborsato 40 miliardi di euro per pagarsi le cure. Ma per raccontare il Paese reale bisognerebbe scendere dal palco della propaganda. Al governo lo sanno talmente bene che ci si sono incollati sopra.
(da anotiziagiornale.it)
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Dicembre 13th, 2025 Riccardo Fucile
UNA CHIARA STOCCATA DOPO IL CASO PARAGON… “LE INFORMAZIONI RISERVATE NON DEVONO ESSERE USATE PER INTIMIDIRE, MANIPOLARE , RICATTARE, SCREDITARE”
Papa Leone XIV ha incontrato in audizione alcune centinaia di dirigenti e funzionari dell’intelligence italiana, a cento anni dalla sua fondazione: in platea c’era anche il sottosegretario Alfredo Mantovano, responsabile del governo per i servizi segreti. E dal pontefice non è mancato un riferimento, anche se indiretto, ai casi che hanno scosso l’intelligence nazionale negli ultimi anni – su tutti la vicenda di Paragon, azienda il cui spyware è stato trovato nei telefoni di giornalisti di Fanpage.it e non solo. Uno spyware che, stando alle dichiarazioni dell’azienda, viene venduto solamente ai governi e alle agenzie di sicurezza nazionale.
“Occorre vigilare con rigore affinché le informazioni riservate non siano usate per intimidire, manipolare, ricattare, screditare il servizio di politici, giornalisti o altri attori della società civile”, ha affermato papa Leone. Come detto, non ci sono stati riferimenti a casi specifici. Ma evidentemente non è stata casuale la scelta di parlare di come debbano essere usate le informazioni su cui l’intelligence mette le mani.
“Lo scambio massiccio di informazioni”, ha continuato Prevost “chiede di vigilare con coscienza critica su alcune questioni di vitale importanza: la distinzione tra la verità e le fake news,
l’esposizione indebita della vita privata, la manipolazione dei più fragili, la logica del ricatto, l’incitamento all’odio”. Anche perché “il mondo delle comunicazioni è notevolmente cambiato negli ultimi decenni, e oggi la rivoluzione digitale è qualcosa che semplicemente fa parte della nostra vita e del nostro modo di scambiarci informazioni e di relazionarci”.
Per quanto riguarda il Vaticano, “in diversi Paesi la Chiesa è vittima dei servizi di intelligence che agiscono per fini non buoni, opprimendone la libertà”. Ma è proprio il passaggio sull'”intimidire, manipolare, ricattare, screditare” giornalisti e politici che ha attirato la maggiore attenzione.
Nei nostri telefoni e computer passa tutta la nostra vita, e questo ci espone anche a “continui pericoli”. Questi pericoli “vanno sempre valutati ed esigono un’alta statura morale in chi si prepara a svolgere un lavoro come il vostro, e in chi lo svolge da tempo”. Un lavoro che “richiede competenza, trasparenza e insieme riservatezza”, e che “rischia di essere strumentalizzato”.
E questo lavoro, ha insistito il pontefice, va fatto “oltre che con professionalità, anche con uno sguardo etico che tenga conto almeno di due aspetti imprescindibili: il rispetto della dignità della persona umana e l’etica della comunicazione”. Non deve “mai venir meno il rispetto della dignità e dei diritti di ciascuno. In certe circostanze difficili, quando il bene comune da perseguire ci sembra più necessario di tutto il resto, si può correre il rischio di dimenticare questa esigenza etica e, perciò, non è sempre facile trovare un equilibrio. È necessario allora che vi siano dei limiti stabiliti, secondo il criterio della dignità della persona, e che si resti vigilanti sulle tentazioni a cui un lavoro come il vostro vi espone”.
(da agenzie)
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