INTERVISTA A NICOLA GRATTERI: “MAGISTRATI, PARLATE ALLA GENTE, NON PIEGATEVI ALLA POLITICA”
IL PROCURATORE DI NAPOLI: “IL GOVERNO VA SEMPRE IN DIREZIONE CONTRARIA ALLA NOSTRA: LA RIFORMA LIMITA LE INDAGINI, COSI’ PASSA UN MESSAGGIO DI IMPUNITA’”
«Parlate alle persone, il silenzio è complicità. Siate incorruttibili, inattaccabili». Il procuratore capo di Napoli Nicola Gratteri pare quasi un allenatore e un motivatore mentre parla al convegno organizzato a Roma dall’Associazione magistrati Corte dei Conti. «Non sono un osservatore politico e non riesco a cogliere le ragioni di queste riforme. Posso dire, però, che oggettivamente il segnale che viene dato è quello di un arretramento nella tutela della collettività e nel rispetto delle regole».
I giudici contabili in scioperto, l’Anm che incontra il ministro Nordio. La mobilitazione è comune?
«L’impatto di queste riforme non coinvolge lo status dei magistrati ordinari e contabili, ma i cittadini. La mobilitazione dev’essere comune: dobbiamo essere uniti e compatti».
Come mai?
«Per far comprendere quali incredibili danni provocheranno queste riforme».
Dal governo dicono di essere aperti al confronto.
«Non so se ci sia una reale apertura, sino ad oggi non vi è stata. Spero di
sbagliarmi, ma non sono molto fiducioso».
E gli incontri e le audizioni passate?
«Ogni volta che siamo stati auditi, anche in sedi istituzionali, rappresentando tutta una serie di criticità, la risposta è andata in direzione opposta e contraria. Ovviamente, lo ribadisco, le leggi le fa il Parlamento e se verranno approvate, i magistrati le rispetteranno, anche se non sono condivise nel merito».
Come muoversi verso il referendum sulla riforma della Giustizia?
«Bisogna spiegare ai cittadini, in ogni modo e in qualunque contesto, quali sono i pericoli di questa riforma».
Ad esempio?
«La separazione delle carriere non migliora in alcun modo l’efficienza della giustizia, riducendo i tempi e migliorando la qualità delle decisioni, ma al contrario produce, nell’immediato, il serio rischio di cercare colpevoli ad ogni costo».
Ha invitato i magistrati ad essere inappuntabili, non ricattabili. Come mai?
«Nelle realtà in cui ho lavorato, ho avuto modo di constatare la propensione dei cittadini a denunciare, se hanno interlocutori credibili».
In caso contrario?
«Soprattutto nelle realtà piccole, se vedono che i magistrati, come anche gli appartenenti alle forze di polizia, hanno delle dubbie frequentazioni, perdono fiducia, si ritraggono, diventano omertosi».
L’esecutivo dice che queste riforme servono per contrastare il malaffare. Concorda?
«E come? Limitando la possibilità di fare indagini, stabilendo che un raccomandato possa vincere un concorso impunemente o stabilendo che un amministratore che arreca un danno all’erario possa essere condannato solo a un massimo del 30%?».
Non c’è proprio nulla da salvare?
«Queste riforme avranno conseguenze negative sulla vita dei cittadini in termini concreti».
In che senso?
«Limitare le indagini e non consentire di accertare chi ha commesso un illecito o non recuperare il danno effettivo arrecato all’erario significa
meno soldi per le opere pubbliche, gli ospedali, le scuole».
Il ministro Nordio dice: «È colpa dei magistrati se le carceri sono sovraffollate». C’è un’eccessiva rigidità?
«Guardi io sono rimasto esterrefatto di fronte a parole di questo genere. Ma come si fa a parlare di colpa dei magistrati? Noi facciamo il nostro lavoro, applichiamo la legge e cerchiamo di tutelare la collettività. Se mi consente la considerazione, sembra che si stia perdendo il senso della misura».
Dl sicurezza, paura della firma, abolizione dell’abuso d’ufficio. Dove si sta andando
«La maggioranza di governo ha già cancellato l’abuso d’ufficio e neutralizzato il traffico di influenze. Adesso, si appresta ad allargare le maglie dei casi di danno erariale per scudare gli amministratori, oltre che in generale voler ridimensionare il compito della Corte dei Conti».
Quale messaggio passa?
«Di impunità. Tutto questo lascia i cittadini senza tutela. In tutti i settori».
Parliamo delle intercettazioni. Dal governo dicono che, se necessario, si potrà prolungare il termine di 45 giorni. Questione risolta?
«No, perché con la legge vigente se le intercettazioni sono negative non vanno prorogate, quindi già oggi non è così semplice».
Cosa cambia con le nuove disposizioni?«Sono inseriti ulteriori limiti, che di fatto rendono veramente difficile la proroga. Le intercettazioni sono un fondamentale e insostituibile mezzo di ricerca della prova».
C’è chi sostiene che le intercettazioni siano troppo invasive.
«Limitare l’uso delle intercettazioni ha un solo effetto: ostacolare la lotta al crimine».
Procuratore, sembra battagliero e pessimista. È così?
«Spero di sbagliare, ma a me pare ci sia un disegno globale di eliminare qualunque forma di controllo. Da una parte si limitano le intercettazioni, e sarà impossibile provare reati contro la pubblica amministrazione, dall’altra si elimina, o si limita fortemente, il controllo a valle. Insomma, il controllore non vuole essere controllato, con buona pace dei cittadini onesti».
(da agenzie)
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