SULL’UCRAINA PIOVONO MINE: PICCOLE, COLORATE E A FORMA DI GIOCATTOLO
I MORTI, I RISCHI, I COSTI
L’invasione russa ha reso l’Ucraina il Paese più minato al mondo: 40 mesi di conflitto tra Mosca e Kiev hanno creato una delle più grandi sfide di operazione di bonifica dalla Seconda guerra mondiale in poi. E non si vede ancora la fine. Si stima che attualmente circa 2 milioni di ettari di terreni agricoli ucraini siano contaminati da ordigni bellici esplosivi. Tra questi rientrano le mine anticarro, che prendono di mira i veicoli, ma non fanno distinzione tra un tank e lo scuolabus; e le mine antiuomo, fabbricate con lo specifico scopo di amputare e non riconoscono il piede di un militare da quello di un bambino.
Da Mosca la ferale PFM-1
La mina antiuomo più utilizzata da Mosca in Ucraina è la piccola e micidiale PFM-1: progettata all’inizio degli anni ’70 e utilizzata in Vietnam, durante l’invasione sovietica in Afghanistan e in Cecenia, ma pure dall’Azerbaijan in Nagorno-Karabah. È nota in Italia come «pappagallo verde» dal titolo di un romanzo di Gino Strada, in cui il fondatore di Emergency e chirurgo di guerra racconta l’impatto di questi ordigni sui bambini, che ne sono attratti perché è verde e a forma di giocattolo, o di pappagallo appunto. Le PFM-1 o PFM-1S vengono seminate sul territorio da aerei ed elicotteri tramite un
sistema a dispersione, oppure dai razzi da artiglieria, che possono trasportare fino 312 mine ciascuno. Non detonano all’impatto, ma si attivano qualche ora dopo e basta una pressione di 5 kg per farle esplodere. La forma irregolare e i colori mimetici le rendono estremamente difficile da individuare, e possono rimanere nascosta nella vegetazione o nel fango anche per anni.
Gli ordigni sul terreno
Al contrario della Russia e degli Stati Uniti, l’Ucraina aveva aderito alla convenzione di Ottawa del 1997 che vieta l’uso di mine antiuomo. Convenzione dalla quale ha ufficializzato l’uscita una settimana fa.
In realtà le mine antiuomo Kiev le stava già usando da tempo, compresi i pappagalli verdi: secondo Human Rights Watch le truppe ucraine le hanno lanciate vicino alla città di Izium, nella regione di Kharkiv, riconquistata alla Russia nel 2023. Ci sono poi le mine anticarro utilizzate per rallentare l’avanzata russa fornite dai partner occidentali, inclusi gli Stati Uniti. Alle mine si aggiungono gli ordigni inesplosi che entrambe le parti hanno sparato sul fronte. In gergo le chiamano UXO. Si stima che questi ordigni abbiano contaminato 174.000 chilometri quadrati, pari a circa il 30% del territorio ucraino. Parliamo di un’area più grande della Grecia. Secondo Human Rights Watch, la presenza di mine è stata documentata in 11 delle 27 regioni dell’Ucraina, però esperti e sminatori internazionali sostengono che si tratta di una sovrastima perché la Russia non avrebbe la capacità o la necessità di minare tutto il terreno conteso. Certo è che al momento quel terreno è off-limits.
Scopo: amputare e terrorizzare
I campi minati devono essere registrati dai reparti specializzati, sia per evitare di passarci sopra in previsione di un’avanzata, sia in previsione dello sminamento. Invece queste aree non sono state opportunamente mappate, e le mine piazzate a casaccio o in fretta, o con l’intenzione di terrorizzare. Un modus operandi adottato dalla Russia durante il suo ritiro dalle zone occupate. Le autorità ucraine denunciano di aver trovato mine nei frigoriferi, nei giocattoli, o granate dotate di fili a scatto, rendendo ancora più difficile la rimozione. Addirittura, ha denunciato il presidente Volodymyr Zelensky, i militari russi in ritirata hanno piazzato trappole esplosive sui corpi dei soldati morti. Dall’inizio della guerra fino all’aprile scorso, secondo le autorità ucraine 1.158 civili sono stati colpiti da oggetti esplosivi, tra di loro più di 100 bambini. Ad oggi 335 persone sono morte, di cui 18 bambini. Il 50% degli incidenti si è verificato nelle regioni di Kharkiv, Mykolaiv e Kherson. «Questi ordigni continueranno a uccidere anche e dopo la fine delle ostilità perché – spiega Erik Tollefsen, capo dell’Unità di contaminazione delle armi presso il Comitato internazionale della Croce Rossa – le mine terrestri restano attive». Intanto gli sminatori militari sono tutti impegnati in bonifiche rapide, spesso sotto il fuoco nemico, per creare un percorso sicuro per superare le linee difensive. Il resto rimane dov’è.
Decenni per bonificare
L’ex ministro della Difesa Oleksiy Reznikov ritiene che all’Ucraina serviranno circa 30 anni e almeno cinquemila specialisti per sminare tutti i terreni. A condizione che l’Ucraina si muova al ritmo della Croazia, dove la guerra è finita 28 anni fa, ma parte dei territori è ancora minata. Il ministro degli Affari
interni ucraino Ihor Klymenko parla di 10 anni necessari solo per bonificare terreni agricoli. Ihor Bezkaravainyi, vice ministro dell’Economia che sovrintende alla bonifica delle mine, e lui stesso rimasto ferito da un ordigno sul fronte di Donetsk nel 2015, sostiene che l’Ucraina sta dando priorità allo «sminamento per esigenze civili». Da febbraio 2022, gli sminatori hanno ispezionato circa 35 mila chilometri quadrati, all’incirca le dimensioni della Moldavia, e hanno bonificato circa 4.700 chilometri quadrati. Per l’economia ucraina la priorità sono i campi di grano a Sud e le foreste a Est, ma il personale specializzato non basta. Il governo ucraino ha messo in atto un programma di aiuto agli agricoltori che in pratica dice: organizzatevi per bonificare i terreni e i costi saranno coperti al 100%, mentre per i campi sminati nel periodo dal 22 febbraio 2022 al 15 aprile 2024 avrete un risarcimento fino all’80%. Oggi molti contadini denunciano di non aver ricevuto nulla, e che per mangiare hanno dovuto provvedere da soli alla bonifica.
I contadini fanno da soli
Di fatto, nonostante l’assistenza e la competenza di Ong internazionali e altre organizzazioni, gran parte delle operazioni di sminamento viene svolta dagli stessi ucraini: insegnanti, tassisti e mamme sono stati addestrati a questo lavoro incredibilmente pericoloso. Del resto l’Ucraina ha circa 3.000 specialisti impegnati in questo settore e prevede di formarne altri, ma ne servono migliaia, perché sminare è un’operazione lunga e costosa.
La Banca Mondiale stima che bonificare tutta l’Ucraina costerà circa 37 miliardi di dollari. Si sono attivate, stanziando risorse, le organizzazioni internazionali, singoli donatori e singoli Stati,
come la Svizzera e l’Italia, che di recente attraverso la cooperazione italiana ha stanziato 6 milioni di euro, mentre gli Stati Uniti hanno impegnato fin qui circa 182 milioni di dollari.
I droni antimine
A partire dal 2024 gli ucraini stanno testando i droni cercamine dotati di telecamere a infrarossi, magnetometri e connessi all’intelligenza artificiale. Tra le équipe specializzate c’è l’Ailand System, società di Kiev che dispone di 12 ingegneri, 3 fisici e 2 sminatori per sviluppare nuovi prototipi di droni. Il team sta già lavorando in partnership con i servizi di sicurezza ucraini e le aziende agricole del Paese. Stando alle dichiarazioni della vice prima ministra ucraina Julija Svyrydenko è una strada promettente perché nel rilevamento delle mine alcuni di questi test hanno prodotto un tasso di successo del 70%. Il problema è che si tratta di un processo lento e ancora troppo costoso. L’unica buona notizia di questa storia è che di tutte le mine seminate in Ucraina, molte sono sparse sul terreno, anziché essere interrate, «quindi è possibile vederle», spiega Jennifer Hyman, portavoce di HALO Trust, una delle organizzazioni umanitarie tra le più attive nelle operazioni di sminamento. Ma per vederle la strada è lunghissima: solo per analizzare attentamente le foto e i video raccolti dai droni di un unico campo agricolo, un analista impiega almeno due giorni. Intanto ogni giorno dal cielo ne piovono migliaia.
Milena Gabanelli e Marta Serafini
(da corriere.it)
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