BERLUSCONI ACCELERA: “ENTRO LUGLIO LANCIO IL NUOVO PARTITOâ€
LA DELUSIONE DI ALFANO E DEI COLONNELLI PER ESSERE STATI TENUTI ALL’OSCURO
Sono gli ultimi giorni del Pdl, uscito a pezzi dalle amministrative e ora sull’orlo di una crisi di nervi.
Sul partito sta per abbattersi il ciclone Berlusconi.
A luglio la rivoluzione annunciata – il nuovo “predellino” – sarà compiuta.
«Si cambia tutto, non ha più senso tenerlo in piedi così» ripete il Cavaliere alla vigilia del suo rientro di oggi a Roma.
In serata vertice quasi obbligato a Palazzo Grazioli coi dirigenti usciti malconci dalle elezioni romane e da quelle nel resto d’Italia.
Malconci ma malmostosi perchè tenuti all’oscuro del ritorno a Forza Italia messo a punto ad Arcore.
Per nulla convinti, da Cicchitto a Gasparri a tanti altri, della svolta movimentista. Ma il dado è tratto. Il capo ha preferito parlarne ieri pomeriggio a Villa San Martino con Daniela Santanchè, piuttosto che il giorno prima con il giovane sindaco “formattatore” di Pavia Alessandro Cattaneo.
A Roma i suoi brancolano nel buio.
Il nome sarà spazzato via, come il capo desiderava da almeno un anno.
Addio Pdl, ancora aperta l’opzione di un ritorno tout courta Forza Italia.
Di certo, saranno azzerati tutti i coordinatori regionali e locali, che pessima prova hanno dato non solo nelle ultime amministrative, salvo poche eccezioni.
E poi partito «snello », come viene ripetuto, finanziamenti privati da fund raising,abbandono della sede di via dell’Umiltà da fine giugno e trasferimento nei vicini, più piccoli e meno costosi locali di Piazza San Lorenzo in Lucina.
Sono alcune delle indiscrezioni filtrate per una rivoluzione che in realtà sarà molto più ampia.
E che – chi conosce bene il Cavaliere non ne fa mistero – potrebbe essere preludio di un ritorno a breve alle urne, se da qui a fine anno la situazione dovesse precipitare per lui dal punto di vista giudiziario.
Per adesso la linea resta quella del «nessun fallo di reazione» e delle difesa dell’esecutivo.
Ma fino a quando?
Silvio Berlusconi ha poca voglia di aprire dibattiti interni. Torna d’umore nero da Arcore, preoccupato e piuttosto concentrato – raccontano – sui delicati pronunciamenti che lo attendono nelle aule di giustizia da qui alla fine del mese: dalla Consulta il 19 giugno sul legittimo impedimento alla sentenza Ruby del 24 a Milano.
Questa sera ai dirigenti che lo andranno a trovare a Grazioli per un primo vertice e poi domani sera alla cena prevista con i quattro ministri e i (pochi) governatori Pdl, il leader si limiterà a prendere tempo, ad accennare al da farsi, a ribadire la necessità di «cambiare tutto».
Il restyling però è rinviato alle prossime settimane, fine mese o primi di luglio.
Ieri sera il segretario Angelino Alfano ha convocato in via dell’Umiltà lo stato maggiore del partito per fare il punto dopo la disfatta nei Comuni e alla vigilia del ritorno del capo.
Tutto è sospeso.
«Ho consegnato insieme a Verdini e Capezzone questo nuovo modello di partito – racconta la Santanchè, che oggi rientrerà a Roma col presidente – Posso solo dire che a giorni sarà Berlusconi a comunicarlo».
Tracce poi da un’altra fedelissima come il sottosegretario Michaela Biancofiore: «Credo che il Pdl debba restare così e che accanto debba anche nascere Forza Italia. È tempo di rottamare, ma non il nostro leader: il cambiamento nel centrodestra non può essere rappresentato da Cicchitto».
Sulla stessa linea “forzista” Giancarlo Galan. È benzina che fa esplodere un mezzo incendio. Basta ascoltare Fabrizio Cicchitto: «La definizione di un modello di partito non può essere realizzata attraverso un’operazione del tutto verticistica, senza alcun confronto collegiale e collettivo».
E Gasparri contro la svolta movimentista: «Non serve un partito leggero. Serve un partito radicato».
Invano Sandro Bondi prova a frenare invitando a «smettiamola una volta per tutte con la pantomima dei falchi e delle colombe, la nostra debolezza non è l’attuale dirigenza del partito ». Ma tutto ormai sta per saltare per aria. Alimentando ancor più l’insofferenza e la voglia di azzerare da parte dell’ex premier.
«Ho incontrato Berlusconi ad Arcore e non l’ho trovato adirato: era consapevole della sconfitta, imputandola principalmente all’astensionismo » raccontava ieri a Omnibus il sindaco pidiellino di Pavia Alessandro Cattaneo.
Sarà tra i protagonisti della svolta movimentista anche se per il momento glissa: «Il presidente ha in testa la ricostruzione del partito, perchè ormai qualche dirigente è un po’ spremuto».
A Roma in tanti già tremano.
Carmelo Lopapa
(da “La Repubblica“)
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