IL GRANDE BLUFF – ALLA GRANCASSA SUONATA IN GLORIA DI GIORGIA MELONI DA PARTE DEI MEDIA FILO-GOVERNATIVI SULLA DECISIONE DI FITCH DI PROMUOVERE IL RATING ITALIANO, HA FATTO IERI IL CONTROPELO L’EDITORIALE SULLA PRIMA PAGINA DEL “CORRIERE DELLA SERA’’
SENZA I 200 MILIARDI DEL PNRR PORTATI NEL 2022 DA CONTE E DRAGHI IN DOTE AL GOVERNO MELONI, ANCHE LA MINIMA CRESCITA DELLO 0,5% NON SAREBBE MAI AVVENUTA E LA PROMOZIONE L’ARMATA BRANCA-MELONI LA VEDEVA COL BINOCOLO,,, IL BELPAESE DEI MELONI REGISTRA I SALARI TRA I PIÙ BASSI D’EUROPA, FERMI A DIECI ANNI FA, CHE ABBASSANO SEMPRE DI PIU’ IL NOSTRO POTERE D’ACQUISTO
La grancassa suonata a tutto volume in gloria della Statista della Sgarbatella da parte dei media filo-governativi sulla decisione di Fitch di promuovere il rating italiano, portandolo a BBB+, ha ricevuto l’atteso controcanto al termine dell’editoriale di Federico Fubini sul “Corriere della Sera’’ di ieri, intitolato ‘’L’Italia promossa. E adesso?’’.
L’articolo mette in risalto due dati inconfutabili. Primo: senza i 200 miliardi del Pnrr, portati nel 2022 da Conte e Draghi in dote al governo Meloni, la promozione di Fitch l’Armata Branca-Meloni la vedeva col binocolo.
Il Belpaese dei Meloni registra i salari che sono fermi a dieci anni fa, tra i più bassi d’Europa.
A proposito della cuccagna del Pnrr, scrive Fubini: “Malgrado i vasti e numerosi cantieri del Piano nazionale di ripresa nel 2025 — che si chiude tra meno di un anno — il Paese crescerà metà di quanto previsto inizialmente, dello 0,5% o poco più”.
Sul secondo punto, si legge: “E malgrado i continui record dell’occupazione, ai dati più recenti sale verso nuovi record anche la quota di abitanti a rischio di povertà o esclusione sociale: quasi un quarto del totale’’.
‘’Com’è possibile avere allo stesso tempo più occupati, ma più poveri?’’, argomenta il vice direttore del ‘’Corriere”. “Il nesso è nelle inefficienze del sistema: ogni ora lavorata in Italia produce in media il 20% di reddito in meno rispetto alla Germania e il 14% in meno della Francia (secondo la banca dati della Commissione europea). E questo scarto di produttività, a differenza dello spread finanziario, in questi anni sta continuando ad allargarsi”, conclude Fubini..
Infatti, i salari reali in Italia all’inizio del 2025 erano del 7,5%
inferiori rispetto a inizio 2021. In questi anni, quindi, i salari nominali sono aumentati, tuttavia non abbastanza per recuperare le perdite dovute all’inflazione, rendendo più bassi i salari reali, abbassando così il nostro potere d’acquisto.
La Retribuzione Annua Lorda (RAL) media si aggira attorno ai 32.000 euro, ma lo stipendio netto mensile è di circa 1.700-1.850 euro.
Morale della favola: senza i miliardi del Pnrr accompagnati da salari da sopravvivenza, anche la minima crescita dello 0,5% non sarebbe mai avvenuta.
Un altro punto di cui tenere conto è il ‘’Fiscal Drag’’, o drenaggio fiscale, vale a dire l’aumento della pressione fiscale dovuto all’inflazione, in cui i redditi nominali aumentano ma il potere d’acquisto rimane lo stesso o diminuisce, portando i contribuenti in scaglioni di reddito più alti e facendogli pagare più tasse senza un reale miglioramento del loro benessere.
Ebbene, il “Fiscal Drag” ha aumentato il gettito IRPEF di 17 miliardi nel lavoro dipendente e di 25 mld se vengono messi dentro anche i pensionati. Significa che l’eventuale taglio delle aliquote in manovra non è un vero taglio di tasse ma la mitigazione di un inasprimento delle tasse sul ceto medio in questi ultimi due anni
(da Dagoreport)
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