LA FLOTTILLA DOMANI NOTTE ARRIVERA’ NELLA ZONA ROSSA MILITARIZZATA DA ISRAELE, L’ALLARME DI 007 DELLO STATO EBRAICO E DEL GOVERNO ITALIANO: “ANCHE NELL’ABBORDAGGIO SI RISCHIA IL MORTO”
IL MINISTRO CROSETTO: “SIAMO PREOCCUPATI, VISTO ANCHE L’INCIDENTE AVVENUTO NEL 2010 IN QUELLA ZONA, IN CUI SONO MORTI DIECI TURCHI. LE BARCHE SONO TROPPE. E IL GRAN NUMERO DI NAVI AUMENTA ANCHE IL RISCHIO DI INCIDENTI”
Gli attivisti continuano verso Gaza, nonostante gli appelli, nonostante l’annuncio dell’accordo tra Donald Trump e il premier israeliano Benjamin Netanyahu, e nonostante la minaccia sempre
più concreta che un altro attacco per dissuaderli possa avvenire in queste ore, prima che si avvicinino alla zona rossa militarizzata da Israele.
Il punto di contatto lungo il blocco navale imposto da Israele di fronte alla Striscia è previsto tra domani notte e giovedì. Una volta lì, può succedere di tutto.
Nelle triangolazioni tra l’intelligence israeliana e gli 007 di alcuni Paesi europei, tra cui l’Italia, emerge il timore che negli abbordaggi ci scappi il morto con effetti disastrosi.
Questo è l’incubo dei servizi segreti dello Stato ebraico, rimbalzato da Bruxelles. Troppe le navi che compongono la Flotilla, una cinquantina, molte di più di tutte le altre missioni umanitarie sabotate da Israele in questi anni.
In quella parola poi, «abbordaggio», risuona tutto il terrore di rivivere la tragedia della nave Mavi Marmara, avvenuta nel 2010. Un’altra Freedom Flotilla diretta a Gaza, un altro stop israeliano inascoltato, un altro tentativo di forzare il blocco, un epilogo drammatico con dieci attivisti morti.
Il ministro della Difesa Guido Crosetto sa che nel timore espresso da Israele è nascosto un avvertimento, e così è ancora lui ad assumersi la responsabilità di rilanciarlo su Raiuno: «Siamo preoccupati, visto anche l’incidente avvenuto anni fa in quella zona, in cui sono morti dieci turchi.
Quello che sto dicendo alle persone sulle barche: non conta la volontà o il sentimento ma i rischi che si possono trovare davanti». Crosetto naturalmente auspica che non ci siano conseguenze fatali, anche alla luce del fatto che il presidente della Repubblica di Israele Isaac Herzog ha assicurato che l’ordine è di «non usare la forza letale». Ma questo non basta ad avere la certezza che il peggio verrà scongiurato: «La cosa che mi preoccupa di più è che le imbarcazioni saranno intercettate e il gran numero di navi porta anche il rischio di incidenti».
Anche quel giorno di quindici anni fa i soldati dello Stato ebraico avrebbero dovuto solo affiancare le imbarcazioni della missione umanitaria, e portare a terra gli attivisti. Gli israeliani sono addestrati a non fidarsi e, come riportano fonti diplomatiche, nessuno può dare loro la certezza che a bordo non ci siano armi o malintenzionati. Anche questa è una preoccupazione trasmessa al governo italiano, che lo stesso ministro degli Esteri Antonio Tajani ha implicitamente tradotto ai microfoni di fronte a Palazzo Chigi: «Non sappiamo chi c’è a bordo».
Il governo ammette la propria impotenza e confida nella nave Alpino, della Marina Militare, che ha ricevuto il mandato solo di soccorrere e salvare i passeggeri se finiranno in mare. È però fuorviante la voce che il governo italiano avrebbe dato ordine alla fregata di fermarsi a 100-120 miglia marine da Gaza.
Ambienti vicini alla Difesa chiariscono meglio le indiscrezioni: è vero che ci si interroga su quando la nave debba fermarsi. Ma non è a 100-120 miglia. Semmai lì si moltiplicheranno le invocazioni dirette alla Flotilla da parte dell’equipaggio militare, perché ci si starà avvicinando al punto di non ritorno.
Il blocco navale è indicato nei documenti ufficiali del governo israeliano: la zona interdetta inizia a 50 miglia nautiche dalla linea delle 12 miglia delle acque territoriali. Acque che secondo molti attivisti e anche molti governi dovrebbero essere
considerate di sovranità palestinese, ma anche queste Israele le contesta in mancanza di uno Stato di Palestina.
La vera “linea rossa”, insomma, che Israele ha tracciato sul mare, che la si consideri legittima oppure no, scatterebbe a 62 miglia dalla costa.
Nel 2010, nella tragedia della Mavi Marmara, gli israeliani abbordarono 5 delle 6 navi della Flotilla a 72 miglia dalla costa.
Su quell’abbordaggio ci sono state due commissioni d’inchiesta, una in Israele e una in Turchia, totalmente in disaccordo, e due Report delle Nazioni Unite.
(da agenzie)
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