IL COMITATO NAZIONALE DELLE FONDAZIONI LIRICO SINFONICHE, IN UNA LETTERA APERTA, LE SUONA AL SOTTOSEGRETARIO ALLA CULTURA DI FDI, GIANMARCO MAZZI, CHE HA ANNUNCIATO “VERIFICHE ARTISTICHE”: “LA DELEGITTIMAZIONE DEL NOSTRO VALORE ARTISTICO E LE SUE INTIMIDAZIONI FANNO DISONORE A CHI DOVREBBE RAPPRESENTARE LE ISTITUZIONI”
“IL NOSTRO ‘CONTROLLO QUALITÀ” È QUOTIDIANO, RIGOROSO, PUBBLICO. SE VUOLE VERIFICARLO DI PERSONA, NON HA CHE DA FARSI UN GIRO IN UNA FONDAZIONE LIRICO-SINFONICA. E POICHÉ SEMBRA APPASSIONATO DI CLASSIFICHE, RIPORTI QUELLE UFFICIALI SULL’INVESTIMENTO IN CULTURA IN ITALIA RISPETTO AL RESTO D’EUROPA E DEL MONDO”
Sottosegretario Mazzi, 
desideriamo risponderle non in qualità di sindacalisti – che lo hanno già fatto con chiarezza – ma come lavoratrici e lavoratori che da anni prestano servizio in una Fondazione lirico-sinfonica.
Ogni giorno il nostro mestiere è sottoposto a un controllo di qualità diretto e costante: da parte dei maestri, dei direttori, dei colleghi e soprattutto del pubblico.
Nel coro, in fase di preparazione, si canta spesso a due a due: ogni voce è esposta, ogni incertezza si sente. I maestri del coro fanno richieste specifiche e dettagliate non solo al gruppo, ma ad ognuno di noi singolarmente. È un loro diritto, ed è nostro dovere sottoporci continuamente alla verifica della nostra professionalità.
Per ottenere anche solo una frase solistica in un’opera, affrontiamo audizioni interne davanti alla direzione artistica.
Ha presente le ancelle in Turandot o le tante sorelle di Suor Angelica?
I professori d’orchestra, dal canto loro, ricevono osservazioni puntuali dai direttori quando il risultato non è soddisfacente: si lavora, si corregge, si ripete finché l’esecuzione non è all’altezza.
Le loro “audizioni pubbliche” si riscontrano nei numerosissimi assoli operistici e sinfonici.
Ad esempio quello del violoncello nel Don Carlo, del clarinetto nella Traviata, del flauto in Madama Butterfly, del fagotto nel
Barbiere di Siviglia, del corno nel Tannhäuser, della viola nella Manon Lescaut, dei fiati della Sagra della Primavera, solo per citarne alcuni. Tutte frasi solistiche che chi ama l’opera conosce. Tutti esempi di come il singolo musicista venga messo sotto i riflettori, replica dopo replica, davanti a un pubblico pagante.
Questo è il nostro “controllo qualità”: quotidiano, rigoroso, pubblico. Se vuole verificarlo di persona, non ha che da farsi un giro in una Fondazione lirico-sinfonica: troverà prime parti e artisti del coro, aggiunti e professionisti prossimi alla pensione che studiano in salette individuali, che si confrontano ogni giorno con l’altissimo livello richiesto da questo mestiere.
Se vuole occuparsi davvero di qualità e merito, perché non verifica quante Fondazioni liriche portano avanti – accanto alla normale programmazione – progetti sociali di valore pubblico, aperti alla cittadinanza?
Lei sostiene che i giovani si annoino all’opera. Venga all’anteprima giovani del Teatro Regio di Torino e vedrà, per ogni titolo di cartellone, oltre mille ragazzi e ragazze sotto i trent’anni, entusiasti di assistere a un’opera lirica
E poiché sembra appassionato di classifiche, riporti agli italiani quelle ufficiali sull’investimento in cultura in Italia rispetto al resto d’Europa e del mondo.
Restando solo sul FUS – Fondo Unico per lo Spettacolo – sappiamo tutti che, fin dalla sua istituzione nel 1985, si è rivelato una coperta troppo corta, contesa da tutte le realtà dello spettacolo dal vivo, spesso gestita più per tamponare emergenze croniche che per garantire una vera programmazione stabile.
Eppure, anche tralasciando l’idea – che pure dovrebbe essere centrale – della cultura come presidio della democrazia, l’intera filiera culturale genera un indotto economico significativo, rendendola un settore strategico che richiederebbe investimenti strutturali ben più lungimiranti. Di questo vorremmo sentirla parlare.
Chi svolge questo lavoro non chiede indulgenza, ma rispetto. La delegittimazione del nostro valore artistico e le sue intimidazioni, usate come esercizio di potere contro chi ha espresso dissenso, fanno disonore a chi dovrebbe rappresentare le istituzioni democratiche.
Il Comitato Nazionale delle Fondazioni Lirico Sinfoniche
Leave a Reply