SE LA SICUREZZA E’ SOLTANTO UNO SPOT ELETTORALE
C’E’ UN’IMPENNATA DI REATI COMUNI, CRIMINALITA’ SPICCIOLA E DELINQUENZA GIOVANILE, MA I SOVRANISTI FANNO FINTA DI NULLA…SUL MARKETING DELLA PAURA HANNO COSTRUITO LE LORO FORTUNE
Non serve il mago Otelma per svelare il duplice obiettivo del “caso Garofani”, impapocchiato dai patriottici Dan Brown de’ noantri di palazzo Chigi con il contributo operoso di zelanti gazzettieri del regime. Montato alla carlona intorno a una chiacchiera conviviale tra tifosi romanisti più o meno eccellenti, manipolato a capocchia intorno a un virgolettato-fantasma funzionale all’ipotesi farlocca del “golpe istituzionale”, lo scandalo sollevato intorno a un inesistente «provvidenziale scossone» invocato dal consigliere di Sergio Mattarella per far cadere la Sorella d’Italia è solo un «complotto alla vaccinara», come l’ha giustamente derubricato Filippo Ceccarelli.
Una “intentona” da Strapaese, perfettamente coerente con i deliri cospirazionisti delle destre al comando: in termini psico-politici, la paranoia come patologia dell’identità, specchio di un “io” blindato e diviso che per definire se stesso ha sempre bisogno di crearsi intorno un universo ostile e un nemico necessario.
Dietro al pastrocchio non ci sono “menti raffinate”, ma solo intenzioni dissimulate. Il primo obiettivo, più subdolo, è supportare l’opa sul Colle avviata da Giorgia Meloni: la foga con cui i suoi Fratelli hanno cavalcato la vicenda, trasformando due frasi di un consigliere nel “piano del Quirinale”, e il comunicato ambiguo con il quale la stessa premier ha finto di chiuderla, confermano che l’Underdog è pronta per l’assalto al cielo, cui sono propedeutiche la delegittimazione strisciante del Capo dello Stato in carica e la rappresentazione distorta della “vecchia” presidenza della Repubblica (quella di Scalfaro, di Napolitano e implicitamente di Mattarella) come “motore immobile” delle trame segrete e dei giochi di palazzo. Il secondo obiettivo, più smaccato, è far calare l’ennesima cortina fumogena sulle vere condizioni materiali del Paese.
Qui, davvero, si combatte la sfida del consenso. Non c’è da nascondere solo l’inquietante accelerazione della crisi economica (crollo di consumi e salari reali, boom di prezzi e
carrello della spesa, crescita zero certificata da Istat, Bankitalia e ora anche Eurostat) cui fa da contraltare l’insostenibile leggerezza della legge di bilancio. Ora c’è anche da mettere la sordina a un’altra emergenza che sta scoppiando nelle mani del governo, ed è l’allarmante impennata dei reati comuni, della criminalità spicciola, della delinquenza giovanile.
Ogni giorno, per le strade delle nostre città grandi e piccole, si consumano storie di “ordinaria” violenza, al crocevia tra marginalità e malavita, teppismo e bullismo. Un problema drammatico, ma anche il grande “rimosso” della fase. E sono d’accordo con chi, come Walter Veltroni, sostiene che ha sbagliato la sinistra a sottovalutare o persino ignorare il tema della sicurezza: come scriveva Franco Cassano nel magnifico L’umiltà del male, troppe volte i progressisti si sono trincerati dietro una presunta superiorità morale, lasciando la debolezza degli uomini nelle mani degli avversari e guardando con supponenza al diffuso bisogno di protezione che emerge dalla società italiana.
Elly Schlein sembra averlo capito, come dimostra la riunione con i sindaci a Bologna, servita a ribadire che un partito la cui “ragion politica” è la giustizia sociale non può non mettere al primo posto la sicurezza delle persone, diritto essenziale che va garantito perché si possano esercitare tutti gli altri.
Chi oggi fa finta di nulla mi sembra invece la destra. Proprio quella che sul marketing della paura, sulla strategia della tensione e sul bisogno di sicurezza ha costruito in passato le sue
fortune elettorali. Non si può dimenticare cosa fecero le tv del duopolio berlusconiano Rai-Set ai tempi dell’Ulivo e dell’Unione, quando ogni tg versava sangue nelle case degli italiani: il Belpaese era il Bronx, le metropoli erano terra di conquista per immigrati e “zingari”, ladri e tagliagole, spacciatori e scippatori.
Non si può dimenticare la gioia feroce con la quale Forza Italia, An e Lega speculavano sui più truci delitti romani come la morte della giovane Vanessa Russo uccisa con un ombrello in un occhio da una sinti in una stazione della metro, lo stupro e l’uccisione della povera Giovanna Reggiani da parte di un rom assassino o della piccola Desiree Mariottini drogata e violentata fino alla morte da pusher africani in un covo di San Lorenzo.
Da Fini a Salvini, allora i leader li trovavi sempre sui luoghi del delitto, a denunciare l’ignavia delle sinistre al governo e a gridare forca e vendetta, ruspe e pugni di ferro, pene esemplari e leggi speciali. Ora non ce li vedi mai, in quei posti del disagio e del dolore. Eppure di delitti ne succedono più di prima, in un’escalation di crudeltà e di gratuità.
La “bamba” scorre, tra cocaina e droghe sintetiche, responsabili di investimenti di pedoni sulle strisce e incidenti mortali come quello di San Nicandro Garganico, dove un neopatentato di 22 anni positivo alla cannabis ha appena patteggiato dopo aver investito e ucciso un quattordicenne in motorino. Le baby-gang imperversano, vedi lo studente di 22 anni appena aggredito dal branco in Corso Como a Milano. I femminicidi dilagano, da Sara
Campanella massacrata a coltellate dal suo stalker a Messina a Cleria Mancini uccisa a colpi di pistola dell’ex compagno a Pescara.
L’insicurezza, reale e percepita, sta aumentando. Lo dicono i numeri del Viminale. I delitti denunciati all’autorità giudiziaria sono 2,38 milioni, con un’impennata del 3,4% rispetto al pre-Covid. Crescono soprattutto micro-criminalità e reati di strada. I furti in abitazione salgono del 4,9%, i reati connessi all’uso di stupefacenti del 3,9, le lesioni dolose del 5,8, le violenze sessuali del 7,5.
L’aspetto più preoccupante, rispetto al pre-pandemia, è il picco dei reati commessi da minori: più 30%, contro una crescita dell’8,1 di quelli compiuti da stranieri. La fotografia di questa Italia brutta e insicura la presidente del Consiglio la tiene chiusa nel cassetto.
I notiziari di tele-Meloni la ignorano, e così i parlamentari della maggioranza, sempre pronti a celebrare il governo e i suoi misteriosi “primati storici” a colpi di veline recitate a pappagallo davanti a telecamere rigorosamente mute. In compenso, spacciano per risolutivi i decreti-Caivano, i piani Albania e i pacchetti-sicurezza. Ma quest’anno siamo già a oltre 60mila sbarchi, in assenza sia di integrazione che di respingimento.
E poi, crimini e misfatti quotidiani alla mano, non pare stiano dando frutti il pan-penalismo punitivo e ossessivo, l’introduzione di 14 nuovi reati compreso il Daspo urbano, le poche assunzioni di nuovi agenti che non coprono il buco da 10mila unità tra forze
di polizia e carabinieri.
Per fortuna ci sono i mitici ministri Nordio e Roccella che dopo il coming out sulla separazione delle carriere e la scoperta delle “gite ad Auschwitz” ci regalano altre perle di saggezza: è inutile cercare di prevenire i femminicidi con l’educazione sessuale e affettiva a scuola, il maschio è cacciatore per natura e non imparerà mai la parità di genere.
Ma abbiate fede, cittadini insicuri. Domani, magari, qualche “giornale d’area” ci racconterà che quelle frasi del Guardasigilli erano solo chiacchiere da bar, dal sen fuggite tra un cocktail e l’altro. E se lo facesse, stavolta, avrebbe assolutamente ragione.
(da Repubblica)
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