LA COLLETTA DEGLI IMMIGRATI CHE VOGLIONO SALVARE LA DANTE ALIGHIERI: UNA LEZIONE PER TANTI ITALIANI IMBECILLI
APPELLO DI “NUOVI ITALIANI” PER SALVARE LA SOCIETA’ CHE PROMUOVE LA LINGUA E LA CULTURA ITALIANA NEL MONDO…AL MINISTRO TREMONTI CHE AVEVA SUGGERITO DI “FARSI UN PANINO CON LA DIVINA COMMEDIA” E CHE HA TOLTO IL 53% DEI FONDI A 423 COMITATI SPARSI NEL MONDO E A MIGLIAIA DI CORSI DI LINGUA ITALIANA PER RISPARMIARE 600.000 EURO, IL PRESIDENTE CHE RACCOGLIE 41.000 STRANIERI CHE VIVONO IN ITALIA RISPONDE LANCIANDO UNA SOTTOSCRIZIONE… MA LA VERGOGNA NON ESISTE?
Dice bene Gian Antonio Stella, quella di “Nuovi italiani” e del suo presidente è proprio una lezione.
Molto bella, e anche un po’ imbarazzante, a dirla tutta.
«La lingua italiana è quel meraviglioso collante che ci unisce al di là delle differenze delle nostre origini, fede, credo e che ci permette di appartenere a una grande nazione che abbiamo scelto come nostra nuova patria».
A parlare è Radwan Khawatmi, l’imprenditore parmigiano di origine siriana e presidente del movimento “Nuovi italiani”, che raccoglie 41mila stranieri integrati nel nostro paese.
È a loro che Khawatmi rivolge un appello accorato per salvare la Dante Alighieri, la società che promuove la lingua e la cultura italiane nel mondo che è ora a rischio estinzione per via dei tagli del Governo.
Per risparmiare 648mila euro, l’ente avrà il 53,5 per cento di fondi in meno rispetto al 2009, il che vuol dire che ora la Dante, presente in tutto il mondo con 423 comitati e migliaia di corsi di lingua italiana, dovrà riuscire a sopravvivere con 600mila euro e rischierà seriamente la chiusura dei battenti.
«Noi, nuovi italiani, che ci identifichiamo nella cultura e nella ricchezza della lingua italiana, non possiamo rimanere indifferenti di fronte a questa tragedia», esorta Khawatmi.
E al ministro Giulio Tremonti che mezzo serio e mezzo scherzoso aveva detto di farsi un bel panino con la Divina Commedia, al ministro Franco Frattini che giustifica la stangata alla Dante con la eccezionale difficoltà della congiuntura economica, e a quegli italiani di origine e sangue che restano indifferenti di fronte al caso, lui risponde così: «Il mio appello a tutti è di partecipare con un dono anche modesto di ciascuno di noi, quale segno tangibile della nostra fedeltà e amore verso coloro che hanno fatto e continuano a promuovere la lingua italiana nel mondo. Io stesso provvederò ad aprire la sottoscrizione…».
Non sarà un gesto risolutivo, non si ricaverà tanto quanto se – come suggerisce su Io donna Sergio Rizzo – si rinunciasse a qualche lussuosa auto blu di troppo, si tagliassero un po’ le spese voluttuarie di Camera e Senato, si perdesse l’abitudine di utilizzare gli aerei della presidenza del Consiglio come taxi, ma la proposta ha di certo un valore simbolico di grande rilievo.
Suona come un grido d’amore patrio pronunciato da chi l’Italia non l’ha avuta in eredità familiare, ma per scelta.
E come l’attestato orgoglioso di un’italianità profonda e responsabile, che magari non scorre nelle vene, ma pulsa forte nel cuore.
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