PERCHE’ IL REDDITO DI CITTADINANZA E’ NECESSARIO
I DATI UFFICIALI PARLANO CHIARO: SU 1,8 MILIONI DI BENEFICIARI IL 40% HA GIA’ UN LAVORO MA INSUFFICIENTE A SOPRAVVIVERE (QUINDI LO INTEGRA), IL 30% HA TROVATO UN LAVORO MA SI TRATTA PER IL 65% DI CONTRATTI CHE NON SUPERANO I TRE MESI
A un mese alle elezioni politiche, nell’indecoroso carosello di delazioni e reciproche squalifiche a cui la maggior parte dei partiti si sta dedicando, capita che si parli anche di programmi, e buona parte di queste discussioni si articolano attorno al destino del reddito di cittadinanza.
C’è chi propone di abolirlo e destinare quei fondi alle imprese come incentivo per nuove assunzioni, chi di depotenziarlo e ridurne l’estensione, chi di rafforzarlo e corredarlo di un salario minimo e una riduzione dell’orario lavorativo, chi invece propone di ricalibrarlo per renderlo più equo e sicuro.
A distanza di alcuni anni dalla sua prima introduzione, questa misura viene ancora da molti percepita come un’elargizione assistenzialista, o un “metadone di stato” per citare uno degli esponenti politici più critici, quando in realtà i dati parlano chiaro: lo scorso dicembre Anpal, l’Agenzia Nazionale Politiche Attive Lavoro, ha rivelato come il 40% degli 1,8 milioni di beneficiari di reddito di cittadinanza abbia continuato a svolgere un lavoro (che da solo, ed è questo il vero problema, non consentirebbe di condurre una vita dignitosa), mentre il 30% ha attivato un nuovo rapporto lavorativo in seguito alla percezione del reddito di cittadinanza. Il problema, semmai, a livello occupazionale, riguarda il fatto che nel 65% dei casi i lavori proposti ai percettori di RdC non superino i tre mesi, e che nel 50% si tratti addirittura di contratti limitati a un solo mese.
Con tutti suoi limiti e difetti, dunque, il reddito di cittadinanza ha contribuito ad ammortizzare situazioni di povertà drammatiche che il Covid e la crisi energetica hanno reso ancor più emergenziale.
(da agenzie)
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