ARTEM USS HA AVUTO CON SE’, FINO A 9 GIORNI PRIMA DELLE FUGA, I SUOI TELEFONI CHE NON SONO STATI SEQUESTRATI
HA AVUTO PIU’ DI TRE MESI PER ORGANIZZARE IN MODO INDISTURBATO LA SUA FUGA… LA ROGATORIA ARRIVATA AI PM DI MILANO CON DUE MESI DI RITARDO, NESSUNO HA REALIZZATO UNA “COPIA FORENSE” DEI TELEFONI DI USS (BYE BYE CONTATTI, MESSAGGI E MAIL)
Sul caso di Artem Uss si apre l’ennesimo scontro sotterraneo tra magistrati e ministero della Giustizia. Dopo l’alert degli Usa, ora la questione si sposta sui due cellulari dell’imprenditore russo, figlio di un governatore della Siberia molto vicino a Putin. Telefonini, che stando al mandato di cattura internazionale eseguito il 17 ottobre dovevano essere sequestrati in quella data. Ma così non è stato.
I cellulari saranno sequestrati dalla Procura di Milano solo il 13 marzo scorso, nove giorni prima della sua fuga dalla villa di Basiglio avvenuta dopo il via libera della Corte d’appello alla sua estradizione negli Stati Uniti dove è accusato di traffico di materiale bellico, di petrolio, frode e riciclaggio. Il sequestro tardivo avviene in base a una rogatoria americana, inviata parallelamente a quella più complessa sull’estradizione.
Secondo quanto risulta al Fatto il documento Usa redatto dal Dipartimento di giustizia presso l’Ambasciata di Roma atterra sul tavolo del ministero in dicembre. Rispetto a questo, gli uffici di via Arenula non spiegano che la rogatoria americana fu solo un sollecito rispetto al mancato sequestro di ottobre. Allora il fermo, era il 17 ottobre, fu eseguito dalla Polaria. Come per l’alert americano rispetto al pericolo di fuga, quindi siamo di nuovo nel rimbalzo delle responsabilità.
In ogni modo, la rogatoria di dicembre resta ferma al ministero fino al 17 febbraio, quando viene ricevuta dalla Procura di Milano e dall’aggiunto Fabio De Pasquale, che il 20 iscrive il procedimento chiedendo gli atti alla Corte d’appello. La Guardia di finanza dà esecuzione il 27 febbraio, studiando le carte
Il 13 marzo vi sarà il sequestro. I cellulari al momento sono a Milano, ma gli americani, in un incontro in Procura hanno fatto richiesta di averne una copia. Ma perchè il ministero, consapevole che il sequestro doveva avvenire già a ottobre (cosa che la polizia non fa), invia la rogatoria a Milano solo a febbraio?
Il risultato è che dal 2 dicembre, quando va ai domiciliari, Uss ha di nuovo in mano i due cellulari che gli erano stati tolti il 17 ottobre. Per oltre tre mesi potrà disporne (al momento non risultano intercettazioni), così come per oltre tre mesi riceverà le visite autorizzate dalla Corte, come quella dei legali o del console russo a Milano, Alexander Nurizade, visita quest’ultima definita in Procura di routine.
E che gli americani, dopo il mancato sequestro di ottobre, abbiano agito velocemente nelle comunicazioni con il nostro governo, lo dimostra il fatto che già il 29 novembre, quattro giorni dopo l’ok ai domiciliari, inviano una nota a Nordio in cui si legge: “Dato l’altissimo rischio di fuga che Uss presenta esortiamo le autorità italiane a prendere tutte le misure possibili per disporre nei confronti di Uss la misura della custodia cautelare”.
Questa nota arriva alla V sezione della Corte d’Appello di Milano il 19 dicembre (lo dimostra il timbro), 20 giorni dopo l’invio dagli Usa al Dipartimento per gli affari di giustizia. Che risponde il 6 dicembre 2022 spiegando che è l’autorità giudiziaria a decidere sulle misure cautelari e che “nell’ordinamento giuridico italiano la misura cautelare degli arresti domiciliari (…) è in tutto equiparata alla misura cautelare della custodia in carcere”.
Dal timbro si vede che la Corte d’Appello di Milano riceve questa nota di risposta il 9 dicembre scorso. Ora Giorgia Meloni parla di “anomalie” e punta il dito contro i giudici che hanno deciso per gli arresti domiciliari. Eppure il suo ministro Nordio, tramite gli uffici, nella risposta agli americani non critica questa misura e successivamente non ne chiede una differente, come pure era in suo potere.
(da Il Fatto Quotidiano)
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