A FORZA DI FAVORI ALLE SCUOLE PRIVATE, RENZI SI INVENTA IL CAPO-AZIENDA ANCHE NELLE PUBBLICHE
PIU’ POTERE AI PRESIDI, SALTANO 60.000 ASSUNZIONI PROMESSE
E’ il punto che gli interessa di più di tutta la riforma, dicevano i suoi già prima del consiglio dei ministri
che ha varato il disegno di legge sulla ‘Buona scuola’.
In conferenza stampa Renzi dedica molto spazio alla nuova figura che ha forgiato per imprimere il ‘cambia verso’ alla scuola pubblica: il “preside allenatore”.
Il premier lo definisce così. E’ di fatto il ‘capo azienda’ di ogni istituto, colui che in nome dell’autonomia scolastica deciderà il destino di un bacino di centomila precari. Sarà lui a sceglierli da un apposito albo e ad assumerli sulla base dei curricula.
Il preside è il capo, struttura piramidale nella scuola. Come sulla Rai, dove pure arriverà il ‘capo azienda’ scelto dal governo.
Con tutte le polemiche e probabilmente gli abusi discrezionali che ne deriveranno.
E’ la solita svolta verticista del capocaseggiato mancato Renzi.
Lo fa con la riforma della scuola, lo fa con la riforma della Rai, tema sul quale il governo non ha ancora varato un disegno di legge ma ha solo iniziato la discussione. Ma comunque anche lì, secondo i piani illustrati da Renzi, ci sarà un consiglio di amministrazione nominato a maggioranza dal Parlamento, ma il capo azienda dovrà poter “decidere” senza essere “costretto a mediazioni su mediazioni”.
La svolta in senso verticale poi si concretizza anche con la riforma della pubblica amministrazione all’esame del Senato: il testo rafforza il potere decisionale di Palazzo Chigi sulle nomine nelle società controllate, sfilandole di fatto ai ministeri, soprattutto al Tesoro che al momento detiene il maggior numero di controllate pubbliche.
Decide tutto lui, potesse nominerebbe lui anche i bidelli.
Per via delle critiche, arrivate anche dal Colle, sull’abuso della decretazione d’urgenza, il presidente del Consiglio presenta un disegno di legge.
E sfida il Parlamento ad approvarlo entro le amministrative del 31 maggio (stasera il consiglio dei ministri ne ha deciso la data con un decreto).
I centomila entreranno all’interno di un albo dal quale verranno pescati dai presidi, in base alla disponibilità di cattedre nell’istituto e in base al curriculum, che verranno pubblicati online come i bilanci di ciascun istituto.
E non ci sarà automatismo nella graduatoria: sceglierà il preside. Che poi in teoria verrà giudicato dal ministero per il suo operato.
Con il rischio che il preside chiami qualche suo amico, diciamo il Carrai di turno.
C’è poi il capitolo stabilizzazione.
Le assunzioni non sono più le 148 mila promesse qualche mese fa, ma 100 mila.
I posti andranno a chi è nelle graduatorie a esaurimento, le Gae. «Poi varranno solo i concorsi».
Esclusi i 23 mila maestri della scuola materna: «Su questi dobbiamo prima chiarirci con i Comuni. Manteniamo l’impegno ma le inseriamo dentro un ragionamento più ampio».
Campa cavallo…
L’importante è che domani tutti parlino dei presidi, chi se ne frega di 60.000 docenti bidonati.
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