“ADESSO STRAPPO LA TESSERA”: LO SDEGNO SUI SOCIAL, PIOGGIA DI INSULTI SUI RENZIANI
CRITICHE FEROCI ANCHE AI BERSANIANI: “L’ATTEGGIAMENTO TENTENNANTE DELLA MINORANZA È PURE PEGGIORE”
Compagni in ordine sparso, a Montecitorio e sui social network.
L’annuncio della fiducia sull’Italicum frammenta il Pd in Parlamento e fa esplodere la base — o la sua rappresentazione più o meno fedele — sulle piazze virtuali.
Facebook ribolle: “Fate come Mussolini e i democristiani”
L’account ufficiale del Pd su Facebook pubblica le parole del premier: “Se non vogliono fare le riforme andiamo a casa subito, come prevede la nostra Costituzione. Questo significa mettere la fiducia”.
Ci sono poche decine di commenti positivi (“Non accettare compromessi, vai avanti Matteo”, “Grandissimo Presidente, il Paese ha bisogno di te”) ma soprattutto un profluvio di proteste.
L’intervento con più apprezzamenti — i “mi piace”, per chi frequenta Facebook — è di Alessandro Rocca: “Gli unici due precedenti di fiducia sulla legge elettorale sono Mussolini con la legge Acerbo, e De Gasperi nel 1953 con la legge truffa. Complimenti, siete entrati nella storia”.
Gennaro Aulitano ha “strappato la tessera”, mentre Emanuele Fuffa si spende in altre congratulazioni ironiche: “State raccogliendo un sacco di applausi! Bravi (da un dirigente provinciale del Pd, ovviamente dimessosi)”.
Alberto Pieri (anche per lui decine di likes) ce l’ha con tutti: “Considero il presidente del Consiglio l’erede di Berlusconi, i suoi atteggiamenti irrispettosi non mi sorprendono più; ma l’atteggiamento tentennante della cosiddetta minoranza lo trovo peggiore della ferrea obbedienza della maggioranza del Pd”.
Passiamo alla minoranza, dunque.
Speranza, Bersani ed Enrico tra osanna e ironie
“A sinistra c’è Speranza”. Gioco di parole abusato, ma che torna buono — su Facebook — per chi ha apprezzato lo strappo dell’ex capogruppo, che non voterà l’Italicum.
Per l’ex pupillo bersaniano non ci sono solo complimenti.
Su Twitter, molti chiedono più coraggio: “Contro! Si vota contro! — scrive Nadia Madeddu — Basta astensioni da conigli!”.
Altri invece si aspettavano fedeltà : “Bersani non le ha detto che nel Pci sarebbe stato cacciato? — scrive Pietro Mancini — E non ha doveri verso la maggioranza che l’ha eletta?”.
Anche Pier Luigi Bersani affida ai social network la sua scelta sulla fiducia. I suoi commentatori, o molti di essi, non si accontentano: “Per una volta sia coerente — gli scrive Stefano Cardarella — Voti no e faccia cadere un governo che si permette di essere così anacronistico e menefreghista. Abbia la dignità di fare questo”.
Carmine Capacchione è lapidario: “Siete ridicoli e patetici, non avete saputo governare e ora vi state suicidando”.
C’è chi insiste sul paragone tra Renzi e Mussolini e come per magia, su Twitter, compare un profilo “troll” di Benito Mussolini, con occhi spiritati ed espressione minacciosa: “Non ci fermerete!”.
Poi c’è Enrico Letta. Dieci giorni fa, da Fabio Fazio, annunciava una sorta di addio alla politica.
Da quel momento non ha passato un giorno senza lanciare siluri su chi l’ha cacciato da Palazzo Chigi.
Ieri, sull’Italicum: “Dopo lo strappo voluto dal governo non voterò #fiducia”. Piovono hashtag e critiche. Silvia Pd scrive: “Agire così quando è stato al governo con #Berlusconi! Non votare fiducia è atto legittimo ma vile delusa davvero! #Italicum”. Un’altra Silvia rincara la dose: “Che poi è la stessa legge elettorale voluta dai suoi 35 saggi #incoerenza #italicum #rancore”.
La solitudine del renziano ortodosso
C’è pure il compito ingrato di chi difende le posizioni del leader senza averne il carisma.
Sul suo profilo Facebook, il “povero” Ettore Rosato — capogruppo reggente a Montecitorio — è abbandonato a se stesso. In mattinata scrive, con sicumera: “Vedrete, alla fine i voti contrari nel Pd si conteranno sulle dita di una mano”.
Sulle dita di una mano, invece, si contano i “mi piace”: 4.
Ma fioccano insulti: “Fate schifo… siete peggio dei fascisti…”, “Ma come fa a guardarsi allo specchio? Non si fa schifo da solo?”, “fascista!”, “E certo, se si vedono minacciare la poltrona. Ma non vi fate schifo neanche un poco?”.
Tommaso Rodano
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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