AL PD LA MANOVRA NON PIACE: “PER DIGERIRLA VA CAMBIATA TANTISSIMOâ€
EPIFANI CRITICO… I RENZIANI: “LE NUOVE TASSE SULLA CASA SONO PEGGIO DELL’IMU”
«Bisogna cambiare un sacco di roba…». L’imbarazzo del Pd è appena camuffato.
Epifani vuole evitare un frontale con il premier Letta sulla legge di stabilità , che è il banco di prova per eccellenza della tenuta del governo.
Ma persino Stefano Fassina, il vice ministro di Saccomanni, ha confidato di trovare indigesta questa manovra.
Di certo lo è per i pensionati, per i lavoratori dipendenti, per le aspettative di imprese e sindacati con uno sgravio delle tasse sul lavoro, il famoso cuneo fiscale, irrisorio; per le necessità dei Comuni impiccati a un patto di stabilità alleggerito di un miliardo.
Il segretario democratico lo dice chiaro. È il volano per la crescita che ancora manca.
Ma più insofferenti sono i renziani.
Il ministro Graziano Delrio si limita a indicare «il cambio di tendenza». Un punto tuttavia andrebbe riconsiderato: «Non avere paura della tassazione degli immobili, il carico fiscale va tolto da lavoro e imprese e messo sulle rendite».
E il braccio destro di Renzi, Luca Lotti, responsabile degli enti locali del partito, suona l’allarme: «Dall’Imu alla Tasi si va di male in peggio, la cosa preoccupa. Non si può continuare a scaricare sui sindaci».
Analisi impietosa, quella di Lotti, su una nuova imposta che «senza le detrazioni prima previste per i contribuenti più poveri, penalizza queste fasce e abbassa la pressione fiscale sui contribuenti più ricchi che pagheranno di meno».
Sarcastico Paolo Gentiloni: «… e ora speriamo nell’effetto placebo».
L’insofferenza dei renziani si salda per una volta con quella di Bersani e della sinistra democratica che appoggia Gianni Cuperlo nella corsa per la segreteria.
L’ex segretario usa il fioretto: «Dobbiamo ricordarci, noi del Pd, che siamo non solo in un governo di coalizione ma di larghe intese e bisogna tenere conto di molte cose…».
Al netto del realismo, per Bersani sarebbe stato meglio agire sull’Irpef piuttosto che sul cuneo fiscale. «Prima ancora che sul cuneo fiscale — spiega — avrei fatto un intervento sull’Irpef e sugli scaglioni mediobassi, perchè quella che abbiamo è una crisi di domanda, e non di offerta».
Epifani tiene una conferenza stampa per dire che va bene, che è apprezzabile, però «si deve migliorare, ci vuole maggiore equità ».
Nessun cannoneggiamento al governo, è evidente; tuttavia il Pd è a disagio.
Matteo Colaninno, il responsabile dell’Economia, convoca nel pomeriggio una riunione riservata con i parlamentari democratici delle commissioni bilancio, finanze, attività produttive più i capigruppo e i vice sia della Camera che del Senato. «Sostengo a spada tratta questa legge di stabilità », premette Colaninno.
Ma il risultato è che ci sarà una task force del Pd per coordinare gli emendamenti da presentare. Quanti? «Beh, tanti immagino», è la previsione di Cesare Damiano.
L’ex ministro del Lavoro ha già un suo lungo elenco di cose che non vanno. «Personalmente non capisco perchè non sia stata aumentata la tassazione delle rendite dal 20 al 22%, così allineandoci agli standard europei ».
Sarebbero state un po’ di risorse in più per dare fiato ai pensionati. «Si sono messe le mani sul potere d’acquisto dei pensionati, ritoccando al ribasso l’indicizzazione delle pensioni che doveva scattare nel 2014», sottolinea.
Quindi per Damiano va ripristinata l’indicizzazione prevista nel 2012; ampliata la platea degli esodati salvaguardati; e ci vogliono altre risorse per la Cassa integrazione in deroga.
Tra le raccomandazioni che Epifani ha fatto a Renzi, quando si sono incontrati una settimana fa, c’è anche quella di non trasferire la sfida congressuale sulla manovra con piogge di emendamenti che servano più alla campagna per le primarie che a migliorare le cose. «Ragioniamo insieme », ha esortato.
E anche il tono di Cuperlo, lo sfidante di Renzi, è pacato però con un obiettivo preciso: «La legge di stabilità va migliorata in Parlamento a favore dei lavoratori. Per invertire la tendenza ci vuole uno sforzo ulteriore. Bisogna trovare altre risorse che permettano al mondo del lavoro di reggere l’urto della crisi».
Troppo poche le risorse a disposizione per abbattere il cuneo fiscale: critica Matteo Orfini.
Giovanna Casadio
(da “La Repubblica“)
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