ANALISI DEI FLUSSI: SENZA I VOTI DELLA DESTRA I GRILLINI NON AVREBBERO VINTO
A TORINO DETERMINANTI PER LA APPENDINO… E A BOLOGNA I GRILLINI RICAMBIANO IL FAVORE AL CENTRODESTRA MA GLI VA MALE
Il partito non ufficiale del “tutti tranne Renzi” si conferma anche nei ballottaggi delle amministrative 2016.
Lo rivelano i flussi elettorali analizzati dall’Istituto Cattaneo.
Gli elettori di destra, davanti al duello a Torino tra il candidato del Pd, Piero Fassino, e quello del MoVimento 5 stelle, Chiara Appendino, preferiscono in gran numero quest’ultimo.
Ma se questo dato era già stato confermato da altri appuntamenti passati, per esempio a Livorno e Parma, il dato nuovo di questa tornata elettorale è che anche gli elettori che al primo turno scelgono M5s, al secondo poi tendono a preferire il candidato conservatore.
È la fase del MoVimento 5 stelle che l’Istituto Cattaneo chiama “politica”.
In questa fase la lealtà degli elettori verso il partito non è più legata esclusivamente ai temi (prima fase) o all’affermazione della propria alterità (seconda fase): il legame è piuttosto con gli obiettivi di vittoria politica del partito.
In quest’ottica, i “giochi” politici, i vincoli e le opportunità del contesto politico non sono più rifiutate in nome della purezza identitaria, ma contribuiscono in modo decisivo alle scelte degli elettori.
I casi di ballottaggi del 2016 tendono dunque a corroborare l’ipotesi di una nuova fase nella storia dell’identità del MoVimento 5 stelle caratterizzata da considerazioni di tipo “politico” nel suo elettorato.
L’intenzione di “punire”, attraverso i voti alle amministrative, il governo Renzi ha fatto sì che nelle città considerate molti (in alcuni casi la maggioranza) degli elettori che al primo turno avevano scelto M5s, al ballottaggio si sono spostati verso i candidati di centrodestra.
Tale fase viene confermata dall’analisi dei flussi in alcune citt�
Novara: tra coloro che avevano scelto il Movimento 5 stelle al primo turno, al ballottaggio la quota maggiore si è diretta verso il candidato di centrodestra (40%). Una quota di poco inferiore ha optato per l’astensione (38%) e solo una quota minoritaria (21%) ha optato per il candidato di centrosinistra.
Novara è un caso particolarmente interessante perchè consente di fare un confronto col 2011: qui il Movimento 5 stelle aveva ottenuto una discreta quota di voti già in quell’occasione. Cinque anni fa, però, il comportamento al ballottaggio degli elettori del M5s fu ben diverso da quello odierno: in quell’occasione le scelte premiarono di gran lunga (75%) il candidato di centrosinistra.
Bologna: gli elettori che avevano scelto Bugani al primo turno, nel ballottaggio hanno scelto in maggioranza per l’astensione (45,5%), ma una quota solo di poco inferiore (42,8%) ha scelto la candidata leghista Borgonzoni.
Il flusso in uscita verso Merola è largamente minoritaria (11,7%).
Grosseto: gli elettori del candidato del M5s al secondo turno hanno premiato maggiormente il candidato di centrodestra (43,4%). Una quota simile si è diretta verso l’astensione (42,5%) e solo il 14,1% ha premiato il centrosinistra.
Brindisi: il maggior flusso in uscita dal M5s (71,2%) va verso l’astensione. Un flusso minore, ma comunque rilevante, premia il centrodestra (28,8%). Assente è il flusso in uscita verso il centrosinistra.
Un caso a parte è quello di Napoli, dove si afferma per la seconda volta al ballottaggio Luigi de Magistris, con un ampia vittoria sul candidato del centrodestra, Gianni Lettieri.
Per l’Istituto Cattaneo De Magistris ha vinto soprattutto perchè è riuscito a confermare l’elettorato che lo aveva scelto al primo turno: l’86% di chi lo ha votato al primo turno ha ribadito il suo sostegno al ballottaggio.
Inoltre, il risultato positivo di De Magistris si spiega grazie alla sua capacità attrattiva nei confronti dell’elettorato del M5s: un consistente flusso in entrata proviene dagli elettori che al primo turno hanno votato il candidato del M5s (Brambilla).
Si tratta di un ulteriore flusso che conferma l’appeal di De Magistris nei confronti dell’elettorato del M5s, già emerso nei flussi analizzati dall’Istituto Cattaneo al primo turno.
Per quanto riguarda l’astensione, a Napoli c’è stato un vero e proprio crollo della partecipazione con circa 20 punti percentuali in meno rispetto al primo turno (da 54,11% a 35,97%, quindi circa un terzo degli elettori ha votato al ballottaggio). A disertare le urne, come era ampiamente prevedibile, sono gli elettori che al primo turno hanno votato candidati che non sono andati al ballottaggio.
(da “Huffingtonpost“)
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