ARRESTO DEL LEGHISTA RIZZI, IL GIP: “POTERE POLITICO PER ACCUMULARE RICCHEZZE”
INDAGATO ANCHE MARIO LONGO, COMPONENTE LO STAFF DEL BRACCIO DESTRO DI MARONI
Hanno usato “il potere politico” come “strumento per accumulare ricchezze” e non hanno esitato a intimidire facendo valere la loro posizione, chi appare recalcitrante alle loro pretese”.
Questa una delle riflessioni che hanno portato il giudice per le indagini preliminari a firmare il provvedimento che ha scatenato una nuova bufera sul Pirellone e nel settore della sanità .
Il giudice fa riferimento a Fabio Rizzi e Mario Longo, rispettivamente consigliere della Regione Lombardia e presidente della Commissione Sanità e componente dello staff dell’uomo considerato il braccio destro del governatore Maroni.
L’imprenditrice a capo dell’associazione
Ma non solo per gli indagati il giudice parla di un “sistematico e spregiudicato è il ricorso all’alterazione e alla contraffazione di documenti anche con l’ausilio dei dipendenti delle società riferibili a Canegrati (l’imprenditrice considerata il capo dell’associazione a delinquere, ndr), per tacere della collusione dei funzionari pubblici o ex funzionari pubblici ‘fedeli’” a lei.
Una donna, che secondo gli inquirenti, ricopriva cariche societarie in moltissime società . “Costei ha già , infatti, dimostrato di disporre — argomenta il gip — di una fitta rete di connivenze disposte, per convenienza personale, a fare quadrato intorno a Canegrati e ad ostacolare verifiche ed accertamenti”.
Un personaggio di primo piano nell’inchiesta perchè si è visto come “abbia fatto della corruzione il principale, se non esclusivo, strumento, per garantirsi l’aggiudicazione delle gare di appalto presso le strutture pubbliche o la gestione di centri odontoiatrici presso strutture convenzionare, usando come grimaldello i politici al suo remunerato servizio…”.
I pubblici ufficiali “asserviti”
“Quanto ai pubblici ufficiali/incaricati di pubblici servizi coinvolti non si può che ribadire il loro totale asservimento all’imprenditrice o piuttosto ai vantaggi personali dalla stessa garantiti e in ragione dei quali vengono disinvoltamente sacrificati i doveri connessi alla loro funzione. Alcuni di loro — prosegue il giudice — risultano tutti legati da anni a Canegrati e da anni la favoriscono e la tutelano. La sfrontatezza e la facilità che tutti gli indagati svolgenti una pubblica funzione dimostrano nel violare costantemente i loro doveri istituzionali e le norme dello Stato, portano ragionevolmente a ritenere che lo spaccato di illegalità che traspare dalla presente indagine costuisca per tutti (anche per coloro che non vantano particolari legami di conoscenza con Canegrati) l’abituale modo di gestire la res publica, totalmente svilita in ragione del proprio personale rendiconto“.
Un rendiconto molto remunerativo se si pensa che, secondo i calcoli della Procura di Monza, il business attivato sarebbe stato di 400 milioni dal 2004 in poi.
E che di fatto necessitava di creare anche società per l’accumulo del denaro: “L’attività pubblica diventa l’occasione per ottenere, se non quando esigere, pagamenti illeciti la cui consistenza e la cui programmata entità sono tali da richiedere la costituzione di società estere ove fare convogliare il denaro frutto della ben più remunerativa attività illecita parallela a quella pubblica”.
“A discapito della salute pubblica”
Come sempre la corruzione provoca anche danni collaterali: “Tutto ciò porta a concludere per un’elevata pericolosità sociale di tutti i soggetti coinvolti, ciascuno nella propria funzione incuranti degli interessi pubblici sacrificabili — chiosa il giudice -in ragione del proprio interesse anche a discapito, in concreto, della salute pubblica attraverso la fornitura di servizi e materiali scadenti o con costi superflui per la collettività ”.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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