ASSE CALENDA-ZINGARETTI PER IL FRONTE DEMOCRATICO: IN UN GIORNO 40.000 ADESIONI
OBIETTIVO SUPERARE IL M5S E DIVENTARE LA SECONDA FORZA POLITICA… IL SONDAGGISTA NOTO: “UNA COALIZIONE APERTA ALLE ASSOCIAZIONI E ALLA SOCIETA’ CIVILE GIA’ OGGI SUPEREREBBE I GRILLINI”
L’ambizione è alta, quella di essere «la prima lista» delle Europee, quella con più voti, quindi necessariamente l’asticella si fissa oltre il 30%.
Il nome non è stato deciso, verrà «testato», perchè come insegna la prima regola di marketing, «non bisogna mai farsi condizionare dalle proprie intuizioni ma bisogna verificarle», dice Carlo Calenda.
Quindi siccome il brand ancora non è stato lanciato, ancora non si può pesare il suo appeal in termini di consensi.
«Sono d’accordo con Letta, non sono a favore dei fronti “contro”, ed è per questo che partiamo da un manifesto con un’analisi e con sei proposte», è la risposta di Calenda all’obiezione di Enrico Letta. Intanto in 24 ore di vita online, il Manifesto ha raccolto 36 mila adesioni. Ma il nome e il simbolo arriveranno dopo il congresso Pd del 3 marzo.
Nei due mesi di riunioni preparatorie di questa sfida elettorale di nomi per questa lista se ne sono ipotizzati diversi: quello preferito da Calenda, Fronte repubblicano, non piace granchè, il più gettonato sembra essere Fronte democratico.
Andrà deciso pure se nel logo possano comparire i marchi dei partiti aderenti: il dibattito è aperto, Calenda non lo esclude, altri sì, insomma si vedrà se sia meglio nascondere il simbolo Pd oppure no.
Tra i cento firmatari del Manifesto annunciato ieri, un gruppo più ristretto si è raccolto più volte in conclave insieme all’ideatore per definire i contorni dell’iniziativa: e a proposito di conclave non c’è solo la presenza di personaggi di spicco del mondo cattolico come Mario Giro di S.Egidio, ex sottosegretario e capofila della sigla Democrazia solidale, che si rifà alla tradizione del cattolicesimo sociale; sotto traccia pare esserci interesse anche da parte delle gerarchie e dei responsabili di varie associazioni cattoliche, europeisti a prescindere.
Calenda ha anticipato il suo lancio ai candidati alle primarie, inviando il Manifesto a Martina e Zingaretti che infatti hanno subito applaudito.
Renzi è più freddo perchè teme la trappola: ovvero che attraverso questa iniziativa vengano riciclati personaggi della sinistra fuoriusciti dal Pd.
Ma così non sarà , nel documento è chiarito che il perimetro è chiuso a chi non esclude alleanze con i Cinque Stelle e con Salvini, quindi a LeU e Forza Italia; anche se nel giro di Zingaretti è stato apprezzato che dopo il placet della Boldrini, nessuno se ne sia uscito per chiuderle la porta.
Il governatore – che si muove in tandem con Gentiloni – è stato il primo a lanciare una lista aperta; e i dati dei congressi di circolo dicono che è probabile sia lui il vincitore: anche i renziani seguono molto preoccupati il trend di una sua affermazione anche in Toscana contro la classe dirigente espressa dall’ex leader, in primis Lotti che ne tiene le fila.
E se vincerà il congresso, Zingaretti ha intenzione di allargare e coinvolgere tutti: Calenda sarà capolista alle Europee di una lista aperta, baricentro il Pd.
Ma per ora l’interlocuzione su questa lista unitaria è con +Europa, che deve valutare, col Pd, con «Italia in Comune» di Pizzarotti che deve decidere cosa fare.
E dunque sorge naturale l’interrogativo su quale possa essere la ricaduta elettorale. «Visti i numeri a cui è sceso il M5S, circa il 23%, una sfida per il secondo posto è possibile. Direi che un sorpasso da parte del Pd e dei suoi alleati è persino probabile», dice Antonio Noto.
«Ma i problemi del centrosinistra non si risolvono cambiando logo al Pd o con una lista unitaria. Il nodo è l’identità , il progetto. Ad oggi fuori dal Pd non c’è molto, la lista potrebbe dunque ambire a un 22-23% mettendo insieme quello che c’è. Ma l’obiettivo del 30% e di una sfida alla Lega resta molto distante».
(da agenzie)
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