BATTISTI, LA CORTE SUPREMA BLOCCA “TEMPORANEAMENTE” L’ESTRADIZIONE
ACCOLTA ISTANZA DIFESA, UDIENZA DEFINITIVA IL 24 OTTOBRE
Si complica il caso Battisti. l giudice del Tribunale Superiore Federale (TSF), Luiz Fux, ha deciso di sospendere temporaneamente la richiesta di estradizione avanzata dall’Italia. Ha accolto la domanda della difesa per l’habeas corpus – una procedura prevista nel codice portoghese e brasiliano che equivale ad una garanzia sulla libertà dell’imputato ribadita da una sentenza – e ha ordinato di trasmettere il fascicolo al primo Comitato del TSF.
Di questo fanno parte cinque consiglieri: lo stesso Fux, Rosa Weber, Marco Aurèlio Mello, Gilmar Mendes e Luis Roberto Barroso. Quest’ultimo, tuttavia, dovrebbe astenersi. In passato è stato uno degli avvocati della difesa di Battisti. La sua presenza sarebbe in conflitto.
La decisione ha forti implicazioni politiche, non basta il parere di un giudice monocratico, c’è bisogno di una sentenza collettiva. La data dell’udienza è fissata per il 24 ottobre.
Si ripete così lo scenario del 2009, quando il TSF si dovette pronunciare sulla prima richiesta di estradizione, accogliendola con cinque voti contro quattro.
La sentenza fu poi annullata dall’allora presidente Lula proprio nel suo ultimo giorno del secondo mandato a Planalto, il 31 dicembre del 2010.
Nel giugno del 2011 ci fu un secondo pronunciamento del Supremo organo che approvò con 6 voti contro 3 la scelta del Capo dello Stato. Su questa, Cesare Battisti ha sempre fatto perno.
Nelle diverse interviste che ha rilasciato nei giorni scorsi e anche ieri ai media brasiliani, ha ripetuto cronologicamente la sua vicenda giuridica qui in Brasile. “Estradarmi sarebbe una violazione del diritto acquisito”, ha concluso.
L’unica differenza, rispetto ai due passati pronunciamenti, riguarda appunto l’oggetto del ricorso: in questo caso la concessione di un verdetto che si tramuti in una garanzia di libertà .
La domanda di estradizione seguirebbe il suo corso. Ma la sentenza del giudice Flix rallenta la procedura e affida al collegio dei 5 i consiglieri del TSF, la decisione finale. Anche in questo caso il verdetto non è scontato.
Negli ultimi sei anni è molto cambiata la composizione del Supremo. Solo quattro degli 11 consiglieri-ministri sono gli stessi. Due, Gilmar Mendes e Ricardo Lewandowski, erano favorevoli all’estradizione; gli altri due, Carmen Lucia, presidente, e Marco Aurèlio Mello si espressero con voto contrario.
Il presidente Michel Temer, che si è detto favorevole a restituire Battisti all’Italia, non ha ancora apposto la sua firma sull’estradizione. Su suggerimento dei suoi consiglieri giuridici ha deciso di attendere un pronunciamento del Supremo e solo dopo prendere una decisione.
Con una raffica di interviste, appelli e dichiarazioni, scandite da continui colpi di scena, si consuma da giorni la battaglia politico-diplomatica su un caso che si trascina da almeno 15 anni nel gigante sudamericano.
Scendono in campo i pezzi grossi della maggioranza di governo, le figure di spicco di quella coalizione che reggono il potere del presidente Michel Temer.
Parla il ministro della Giustizia e della Pubblica Sicurezza, Torquato Jardim, già consigliere del Tribunale Superiore Federale (TSF), fedelissimo dell’inquilino di Planalto e tra i più ascoltati consiglieri in materia giuridica.
“Cesare Battisti”, spiega in un’intervista alla Bbc Brasil, “ha rotto il rapporto di fiducia con il paese che lo sta ospitando. Ha cercato di uscire da Brasile senza una ragione precisa dicendo che stava andando a comprare materiale da pesca. In questo modo ha rotto quel rapporto di fiducia che si instaura sempre tra un ospite particolare come l’italiano e il paese che lo accoglie. Ha commesso un illecito. Stava andando in Bolivia con una somma di denaro superiore a quella consentita e senza un valido motivo apparente”.
Joà£o Doria, potente sindaco di San Paolo, figura emergente del PSDB, lo stesso partito di Temer e probabile prossimo candidato alla presidenza nelle elezioni dell’ottobre 2018, coglie l’occasione di una visita a Milano per esprimere una posizione netta sulla tumultuosa vicenda legata all’ex militante dei Pac. “Adesso”, chiarisce, “abbiamo un governo veramente democratico in Brasile. Non possiamo dare protezione ad un criminale. L’estradizione deve essere concessa e applicata”.
Cesare Battisti replica colpo su colpo. Da tre giorni concede brevi interviste. Solo a quotidiani e tv brasiliane.
Lo fa con il contagocce, seguendo una strategia mediatica ben precisa. Parla al paese che lo ospita, quello che deve decidere il suo futuro.
Due giorni fa aveva dichiarato che la sua eventuale estradizione equivaleva “ad una condanna a morte”. Oggi, dalla pagine di Folha de Sà£o Paolo, il quotidiano della capitale finanziaria ed economica del Brasile, si è scagliato contro l’Italia, definendola un “paese così arrogante”.
Il nostro connazionale, latitante da 36 anni, condannato in via definitiva a due ergastoli per due omicidi e altri due per concorso in omicidio, dice che “in Italia sono convinti che sia un compito facile portarmi via da qui. Nei miei confronti c’è un chiaro atteggiamento di orgoglio e vanità “.
Per Battisti, la nuova richiesta di estradizione e la stessa operazione di polizia che aveva portato al suo fermo e successivo arresto, poi revocato da una seconda sentenza, “esiste un chiaro piano organizzato dalla nostra ambasciata su indicazione del governo italiano”. Si appella a Michel Temer e gli chiede di valutare bene prima di dare seguito alla domanda di estradizione. “Ha l’occasione, presidente”, afferma l’ex militante della galassia armata, “per compiere un grande atto di giustizia e umanità . Vorrei che prendesse coscienza profonda della situazione. Ha tutti gli strumenti giuridici e politici per fare un atto di umanità e lasciarmi qui in Brasile”.
(da “La Repubblica”)
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