BERLUSCONI: “FITTO VUOLE FARMI FUORI. ALLE REGIONALI SERVE ALFANOâ€
LA RICERCA DELL’APPOGGIO DELL’ANGELO AZZURRO
Berlusconi gioca il tutto per tutto per stringere un patto con Alfano, per tenere dentro Salvini e salvare il salvabile alle regionali. Dal Veneto alla Campania.
Sarà la prova del nove per la tenuta della sua leadership.
Tant’è che, dopo la minaccia di sospensione dal partito, tira un altro colpo a Raffaele Fitto, imponendo d’autorità un candidato nella «sua» Puglia.
Vuole spingere con tutte le sue forze l’ex governatore fuori da Forza Italia. E non fa nulla per nasconderlo: «Raffaele deve adeguarsi, deve rispettare le regole del partito, altrimenti è bene che vada e che lo faccia prima delle Regionali», è lo sfogo che l’ex Cavaliere consegna ai tanti che vanno e vengono per tutto il giorno da Palazzo Grazioli, dai fedelissimi Toti, Bergamini, Rossi, Ghedini, al coordinatore pugliese Francesco Amoruso.
Il timore, non confessato, è che un’eventuale disfatta al voto di maggio nelle sette regioni – fosse pure con la conferma dell’unico uscente forzista Caldoro a Napoli – consenta ai dissidenti di chiedere ben più che l’azzeramento dei vertici: la sua testa. L’ultimo sondaggio consegnato allo staff berlusconiano sulle regioni al voto non è confortante.
Il dato più soddisfacente si registra proprio in Campania, dove Fi si attesterebbe al 21 per cento, ben oltre la media del 13-14 nazionale, ma per vincere occorre molto di più. E altrove è un disastro, dal 4,5 della Toscana al 7,8 del Veneto.
È una guerra dei nervi. In un partito già logorato dal recente strappo al patto del Nazareno.
Nelle seduta fiume di ieri, solo poco più della metà delle postazioni forziste si accendeva durante le votazioni.
Ieri intanto la scelta del candidato in Puglia dopo aver incontrato il solo coordinatore locale Amoruso. E la scelta del leader per fronteggiare Michele Emiliano cade su Francesco Schittulli, oncologo ed ex presidente della Provincia di Bari, assai gradito all’Ncd.
Fitto non fa una piega. Si limita a dire che Schittulli è suo «amico », che sul suo nome non c’è nulla da eccepire, ma che ancora una volta il problema è il metodo: lui e la sua corrente avevano invocato invano le primarie.
Stamattina l’ex governatore pugliese tornerà alla carica con una conferenza stampa alla Camera, mentre resta confermata la kermesse del 21 a Roma con cui tornerà a sparare a palle incatenate contro la gestione del partito.
«Mi auguro che Fitto non se ne vada, ma nemmeno che il suo diventi un bombardamento continuo al gruppo dirigente fine a se stesso – avverte il consigliere Giovanni Toti – Adesso o Fitto fa la sua proposta oppure viene da pensare che ci sia dietro qualcosa». La minaccia di sospensione entro due settimane resta in piedi.
Proprio Toti, con Deborah Bergamini, ha incontrato ieri sera nella stanza del governo di Montecitorio il leader Ncd Angelino Alfano.
Si lavora a un incontro con Berlusconi per la prossima settimana.
Il ministro ha risposto con la battuta che ripeteva ai suoi nel pomeriggio: «Siamo così importanti adesso per le regionali e per la Campania? Ma non eravamo un partito dell’1,6 per cento?»
Il loro orientamento sarebbe quello di presentare candidature autonome. Ed è un avvertimento per fronteggiare il veto contro di loro annunciato dal capo del Carroccio. Quanto alla Campania, «usciamo da una giunta con Caldoro, ma lì molto dipenderà dalla coalizione, dalla presenza della lista Salvini – ragiona Alfano – e da quel che accadrà in Veneto, per esempio ».
Perchè, per dirla con Quagliariello, Campania e Veneto per l’Ncd «camminano insieme ».
E dunque, o l’intesa di centrodestra si farà in quelle due regioni, oppure non si farà da nessuna parte.
A quel punto, addio al loro 8-9 per cento in Campania, decisivo per Caldoro.
Così, Berlusconi si ritrova stretto fra tre fuochi: Salvini e Alfano agli antipodi e Fitto sul fronte interno.
Ieri, prima di imbarcarsi per Milano, si mostrava fiducioso coi fedelissimi: «Convincerò Salvini ad accettare l’intesa con l’Ncd in Campania. Del resto, Zaia in Veneto ha bisogno dei nostri voti».
Ma è tutto appeso a un filo.
Carmelo Lopapa
(da “La Repubblica“)
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