RISSA ALLA CAMERA: FINISCE A PUGNI TRA DEPUTATI DI SEL E PD
LA NOTTE PORTA SCOMPIGLIO: A MONTECITORIO SUCCEDE DI TUTTO
La notte porta scompiglio. Pugni e insulti da stadio (“pezzo di merda”) tra un esponente del Pd e un suo collega di Sel, deputati M5s sui banchi a gridare ‘onestà , onestà ‘, seduta sospesa e un clima tesissimo.
Se qualcuno pensava che la seduta fiume alla Camera sul ddl Riforme dovesse calmare gli animi dopo una giornata convulsa è rimasto deluso.
Prima l’accordo sfiorato tra M5s e Pd, poi le tensioni a Montecitorio e, infine, la scazzottata tra deputati di Sel e di Pd.
La miccia alla ripresa dei lavori dopo la prima sospensione.
Prende la parola il capogruppo di Sel Arturo Scotto, critica l’operato del M5s (“Complimenti, non avete fatto parlare neanche l’opposizione”) e del Pd (“Ha fatto un capolavoro”) e si scatena la bagarre. Urla e insulti.
Per i vendoliani la colpa del clima di tensione è dei dem, che non ci stanno e reagiscono.
“La prendono male” spiega a ilfattoquotidiano.it Liliana Ventricelli (Pd), presente al momento della zuffa.
“Uno di loro (si riferisce a Daniele Martini, ndr) si gira con tono di sfida verso un parlamentare del Pd (Luigi Taranto, ndr), provando a dargli un ceffone.
La tensione sale a livelli altissimi — è la ricostruzione dell’esponente dem — Ho visto saltare su un banco Giorgio Airaudo (SeL). Aggiunga anche che tra uomini sale anche il testosterone”.
Airaudo cerca di raggiungere un collega posizionato due file sopra il capogruppo di Sel. Volano pugni. E’ zuffa.
La cugina di Matteo Renzi (la deputata Pd Elisa Simoni) finisce per terra nella zuffa. Che ha un bilancio dei ‘feriti’: due deputati di Sel (il segretario di presidenza Gianni Melilla e Donatella Duranti) hanno dovuto ricorrere alle cure dell’infermeria della Camera. Il primo ha avuto una ferita a una mano, la seconda ha una spalla dolorante.
Il tentativo di mediazione del M5s e il no del Pd
L’antefatto, però, è tutto in un colpo di scena avvenuto poco prima, quando inaspettatamente Riccardo Fraccaro (M5s) ha lanciato la mediazione che avrebbe permesso di superare l’ostruzionismo di M5s: accantonare l’articolo 15 del ddl, riguardante il referendum, e votarlo a marzo, assieme al voto finale sul testo.
La proposta ha ricevuto un sostanziale “niet” dal capogruppo del Pd Roberto Speranza, il quale ha ricordato sia la contrarietà del Pd all’emendamento di M5s di un referendum senza quorum, sia la contrarietà ad un “ricatto” al Parlamento.
Roberto Giachetti espelle i deputati dei 5 Stelle
Benchè sul merito del referendum senza quorum nessun gruppo sia d’accordo, comprese le opposizioni, queste hanno invitato il Pd ad accettare l’idea dell’accantonamento.
La seduta si stava svolgendo ordinariamente alla presenza di una schiera di commessi presenti in aula, visti i boatos di una occupazioni da parte di M5s.
Questi hanno invece inscenato improvvisamente una bagarre, gridando ritmicamente in aula “onestà , onestà “, e battendo i faldoni degli emendamenti sui banchi, impedendo così il prosieguo del dibattito e dei voti.
Il vicepresidente Roberto Giachetti ha espulso uno dopo l’altro ben cinque deputati Pentastellati. Giachetti ha perso la pazienza definendo “inaccettabile” il comportamento di M5s: “Neanche ai tempi del fascismo si impediva di parlare”. In questo clima, come una scintilla, è scoppiata la rissa.
Fiano (Pd): “Caos è colpa dei 5 Stelle”. Di Battista: “Loro si picchinao, noi siamo squadristi?”
Dopo l’inevitabile sospensione dell’aula, alla ripresa il relatore Emanuele Fiano ha accolto la mediazione di M5s, dicendosi d’accordo sull’accantonamento dell’articolo 15,
Ma era troppo tardi, e Fraccaro ha replicato definendo “una presa in giro” l’apertura di Fiano. A notte inoltrata, all’1,30 è arrivato anche Matteo Renzi, visti i mal di pancia all’interno del Pd.
La minoranza ha chiesto per oggi una assemblea del gruppo per esprimere il “malumore” per il “pantano” in cui è finita la riforma.
Richiesta concessa: parteciperà anche il premier. L’inizio è previsto alle 13.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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